Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

sabato 24 gennaio 2009

IL CORPO DI POLIZIA MUNICIPALE DI BARI, CONTINUA LA SUA MISSIONE DI ORDINE E LEGALITA'

Comunicato Stampa Bari, 24.01.2009
La Polizia Municipale di Bari prosegue la sua azione per far rispettare le norme igienico-sanitarie.
Sono stati intensificati anche i controlli nei confronti degli automobilisti che per tenere pulita la loro auto sporcano la strada gettandovi carte, pacchetti di sigarette, ed altro.
Ieri mattina, una delle pattuglie in abiti civili, che il Comando predispone ogni giorno, al fine di poter intervenire con maggiore efficacia a scoprire i cittadini che non rispettano le buone norme del vivere civile, ha sorpreso in via A. Gimma una ragazza che depositava un sacchetto pieno di giornali sulla sede stradale, vicino ai bidoni della raccolta differenziata invece che al loro interno.
Tali controlli hanno consentito nell’ultimo mese alle pattuglie di verbalizzare cinque automobilisti colti in flagranza a gettare rifiuti per strada.
Nel primo intervento una pattuglia di motociclisti in servizio su via Napoli ha sorpreso una automobilista a bordo di un lussuoso SUV, mentre abbassava il finestrino e gettava sulla strada un pacchetto di sigarette appena arrotolato.
In un altro intervento, avvenuto nella centralissima via De Giosa una pattuglia appiedata ha sorpreso il conducente di una Citroen che dopo aver terminato di mangiare un trancio di focaccia, acquistato da un vicino panificio, gettava la carta sul suolo pubblico.
Invece in corso Cavour un conducente di una Opel, mentre era in attesa del semaforo con luce rossa, ha pensato che era giunto il momento giusto per pulire il posacenere dell’auto, svuotandolo completamente sulla carreggiata.
Negli ultimi due interventi, uno in via P. Amedeo, nel quartiere Libertà, ed uno in via Ragusa i due automobilisti avevano invece deciso di ripulire l’interno delle loro auto depositando i rifiuti lungo il cordolo del marciapiede.
Durante le contestazioni non sono mancati momenti di tensione con due automobilisti, i quali erano convinti di non avere commesso alcuna infrazione con il loro incivile comportamento.
Tutti sono stati verbalizzati con € 22,00 previsto dall’art. 15 del Codice della Strada, ed obbligati a rimuovere i rifiuti dalle sede stradale.
La giovane è stata anch’essa verbalizzata ma con una sanzione di € 50,00 come previsto dall’O.S. 6161/30 del 1982.

LA POLIZIA MUNICIPALE COMUNICA
Bari 70126 – Via P. Aquilino n. 3 –
Comandante Tel. 080 - 5773411
Ufficio Stampa Tel. 080 – 5773404/54 Fax 080- 5775412
Responsabile Ufficio Stampa Dr. Stefano PICCIRILLI
e-mail: ufficiourp.poliziamunicipale@comune.bari.it
n. 11-09

venerdì 23 gennaio 2009

I PANNI SPORCHI DEL SUD

Su molti giornali locali del Sud, che sono poi quelli più attenti alla “storia” di un territorio specifico, si sta facendo strada la tendenza a riscoprirla, quella storia, e soprattutto a rivederla criticamente. In questo nostro Sito ci proponiamo di riprendere quanto si pubblica in materia. Ecco, per esempio, quanto ha pubblicato di recente “Meridiano del Sud” a firma di Gaetano Marabello, sotto il titolo “I panni sporchi dei mille”, che è un’ampia recensione di un libro che ha quel titolo, scritto da Angela Pellicciari per le Edizioni “Liberal”:
“Angela Pellicciari, studiosa di area cattolica del Risorgimento, ha recentemente pubblicato per le Edizioni LiberaI (via del Pozzetto 122, Roma) un interessante libretto intitolato I panni sporchi dei Mille, che racconta l'invasione del Regno delle Due Sicilie ad opera di Garibaldi attraverso la voce di tre suoi contemporanei, non sospettabili certamente di simpatie borboniche vista la loro matrice liberale. Trattasi di quegli scritti di Giuseppe La Farina, Carlo Pellion di Persano e Pier Carlo Boggio, cui la Pellicciari stessa aveva fatto cenno in una sua precedente opera edita nel 2000 da Piemme col titolo L'altro Risorgimento. Per non incappare nell'accusa di revisionismo che oggi si usa lanciare a chi rivendica la ragione dei vinti, la scrittrice si ripromette di non fare "questione di Savoia o di Borbone di massoni o di cattolici" e lascia che siano piuttosto i fatti a parlare, limitandosi ad illustrare alcuni aspetti della conquista del Sud in poche pagine di chiarimento, l’unica pecca è talora 1'assenza di riferimenti puntuali alle fonti. La studiosa riprende la tematica dibattuta nel 1998 dal suo Risorgimento da riscrivere, per dimostrare come la vera e propria guerra di religione condotta contro la Chiesa di Roma dal Parlamento di Torino tra il 1848 e il 1861 abbia fatto da prologo alla spedizione dei Mille, per ingraziarsi i favori degli Stati protestanti e della massoneria mondiale. Le tre testimonianze di cui si è detto rivestono notevole rilievo documentale perché svelano i retroscena non edificanti di un'azione, che fu studiata a tavolino per annettere al Piemonte con la violenza e l'inganno gli Stati della penisola. Massimo D'Azeglio, scrivendo al nipote Emanuele il 29 settembre 1860, mentre era ancora in corso quella che la stampa liberale già spacciava come un'epica impresa di un pugno di audaci, diceva che "quando si vede un regno di sei milioni ed un'armata di 100 mila uomini, vinti con la perdita di 8 morti e 18 storpiati, chi vuol capire capisca". L'accusa è grave anche se proviene da chi aveva scarsa simpatia per i metodi politici sin troppo disinvolti di Cavour. Ma come dubitare dei tre "galantuomini", le cui testimonianze costituiscono il fulcro del recente testo della Pellicciari? Poiché essi furono tutti fedelissimi del conte, quanto dicono appare per ciò stesso come oro colato. La Farina ne fu il braccio destro al punto di vantarsi nel suo epistolario di averlo visto "quasi tutti i giorni prima dell' alba", nel corso di una serie di "relazioni intime pur tenute segretissime dal' 56 al' 59". Egli, essendo stato messo alle costole di Garibaldi da Cavour, lo informa giornalmente degli scempi compiuti dai Mille, sottoponendogli un crescendo di episodi sufficienti da soli a polverizzare il mito da cui furono poi circondate le loro gesta. Non si comprende comunquecome La Farina osi gridare allo scandalo, dal momento che quale organizzatore della spedizione non poté ignorare che i suoi componenti erano (son parole di Garibaldi!) "tutti generalmente d'origine pessima e per lo più ladra; e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto". L'ingratitudine del condottiero non fu meno riprovevole perché. si concretizzò in un gesto squallido verso lo scomodo emigrato siciliano, che fu rispedito al mittente sotto scorta armata. A ricevere in consegna l'ingombrante personaggio è l'ammiraglio Persano, comandante della flotta piemontese inviata nelle acque siciliane per fornire ai garibaldini un appoggio mascherato dietro una neutralità di pura facciata. Anch'egli ha l'incarico di "proteggere - tallonare - controllare Garibaldi", cui deve assicurare l'invio di ulteriori uomini e armi e la complicità dell' Armata di mare borbonica. La sua opera di corruzione è infaticabile, come dimostrano i Diari da lui pubblicati meschinamente dopo essere stato processato per la vergognosa disfatta ,subita a Lissa ad opera della modesta flotta austriaca. Il libro della Pellicciari si conclude con un pamphlet di Pier Carlo Boggio, noto politico dell' epoca, che seppe morire da valoroso nella battaglia appena ricordata. Nell'opuscolo Cavour o Garibaldi?, uscito a fine settembre 1860 e, come nota la Pellicciari, "stranamente quanto ingiustamente dimenticato dalla, storiografia", egli paventa che la guerra in corso contro i Borbone possa fomentarne un'altra più vasta a causa dell'atteggiamento sconsiderato di "quell’ anima candida e onesta" di Garibaldi, "facile ad essere raggirato" dai rivoluzionari di professione che lo circondano. Boggio, per indurre il Dittatore a disfarsi dei cattivi consiglieri, non esita a ricattarlo con la divulgazione di qualche episodio squallido messo in atto da quella frotta di "immondi parassiti" che sono calati sulle nostre terre. Il "saggio di quel poco che del moltissimo giunge" sino a Torino è così infarcito di gesta criminali da indurci a non indulgervi sopra, auspicando che il lettore curioso abbia voglia di andarsele a scoprire da sé.”

Gaetano Mirabello

COMADO POLIZIA MUNICIPALE DI BARI

Al Comandante Polizia Municipale
Col. Dott. Stefano DONATI
Via P. Aquilino, 3
70126 Bari

Illustre Comandante Donati,

A nome della Redazione de il “Palazzuolo”, mia personale e del Blog international (www.corpomilitaresmom.blogspot.com), esprimo la più ampia considerazione per i Vostri Comunicati Stampa a noi pervenuti, per l’alta professionalità e chiarezza di esposizione. Noi baresi siamo e saremo sempre grati per la sicurezza e la fiducia che la Polizia Municipale, con i suoi interventi di Uomini e mezzi, assicurano alla Città di Bari. Ancora grazie, Sig. Comandante Donati.

N.B. Questo pezzo sarà pubblicato sul blog international. Le richiedo via e-mail, una foto di Suo gradimento, per il blog.

Bari li, 14 gennaio 2009

E' POSSIBILE IL DIALOGO TRA CRISTIANESIMO E ISLAM?

Dott. Pietro Vitale
Giornalista, scrittore e conferenziere
Vice direttore il “Palazzuolo”
Blog international:
www.corpomilitaresmom.blogspot.com

"...a simboleggiare una coppa o il Graal col suo prezioso contenuto, come anche l'accoglienza, l'inclusione sociale, culturale, religiosa, quali indirizzo di ricerca e di lavoro per migliorare se stessi a favore di tutta l'umanità…”

Cosa si è rotto nel cuore umano perché regni il rifiuto? Perché i fratelli si odiano? Che cosa c’è di sbagliato nel padre, nell’idea di Dio, per cui i fratelli si sentono nemici? Certamente a motivo del possesso, ma di che cosa? Di niente e di tutto, della loro casa, della loro città, della sua presenza, di sé…E allora cosa c’è di falso nell’idea di Dio, di così perverso, di così egoista per cui ognuno dei fratelli si sente nel giusto e nel diritto di colpire l’altro che lo rifiuta, prepotente e isolente?
Sembra che il problema fondamentale sia il rapporto tra padre e figlio e viceversa. Tra il cuore e la mente del Padre c’è un fantasma che divide, che domina come un antitodo, un ideale d’amore che nasconde allontanamento freddezza e morte.
Significative sono le immagini del film del regista Ridley Scott. Tutti e tre nei film (storia raccontata dal regista) vi è un problema di base: il rapporto padre-figlio. Nel gladiatore Marco Aurelio vuole Massimo come figlio adottivo, ma, questa scelta comporta l’ira del figlio naturale Comodo. Nell’ultimo film è la storia di un nipote che ama lo zio e che dopo l’abbandono trova la forza di ritornare da lui. Nel film “le Crociate” un figlio viene ripescato e diventa il centro della storia.
Anche qui vi è un padre che riconosce il suo amore per il figlio e che il padre ha il diritto e il dovere di possederlo…in questo ritrovato tra padre e figlio, investendolo gli onori cavallereschi e di una missione.
Leggendo il film con la chiave di lettura del regista, vediamo che i protagonista percorrono le stesse strade che portano all’uomo nuovo, come Gesù Cristo.
Come Gesù nasce in uno sperduto villaggio della Francia, non ha padre, come Gesù fa l’artigiano e come prima tappa nel suo ingresso del nuovo mondo, terra dei musulmani, deve affrontare il deserto con le sue tentazioni…Come Gesù va verso Gerusalemme passando per Cana, sceglie di aiutare un gruppo di famiglie e quindi si mette dalla parte dei poveri, e nel momento decisivo è pronto a sacrificare la sua vita per la salvezza di tutti.
Orbene, alla luce di queste considerazioni e avendo presente l’incontro tra il mondo cristiano e quello islamico, riformuliamo la domanda: può un Dio aver un figlio? E nel contesto del film, un uomo può essere un vero uomo se non è figlio di un nobile? E ancora: un figlio adottivo può essere considerato un vero figlio e vivere bene su questa terra? Il Corano risponde che in nessun modo si può pensare che Dio abbia un figlio. Il cristianesimo afferma che Dio avere un figlio invece, è proprio il cuore della religione. E allora, questo vorrebbe dire che il cristianesimo è un passo avanti? E allora l’Occidente può insegnare qualcosa all’Oriente? E’ noto infatti che ad ogni nostra accusa rispondono individuando una nostra colpa. E perché loro rifiutano un Dio che abbia un figlio? Loro rispondono perché Dio è assolutamente Uno.
Io personalmente, penso che quando nacque Maometto, i cristiani e gli ebrei erano in lotta.
Forse questa realtà umana spinse anche il mondo musulmano a concepire un Dio così Uno da evitare ogni filiazione perché troppo umiliante per Dio (fratelli cristiani ed ebrei che si odiano).
Torniamo ora al film io suggerisco l’ipotesi che con le sue scelte il regista Scott voglia indicare che la soluzione del conflitto consiste nella possibilità di superare il conflitto tra padre e figlio, che una comunione profonda tra un padre reale che vuole veramente suo figlio e un figlio autentico che supera la rabbia per la sua assenza e viva il progetto del padre come propria realizzazione: questa è la risposta del conflitto, che da una dimensione di vissuto quotidiano può arrivare a risolvere le opposizioni derivanti dalle ideologie legate alla due religioni.

Dico io, è in grado l’occidente di fare questo?

Nell’attualità storica in cui tanti negano Dio come padre, quando molti rifiutano l’immagine del Figlio, in un mondo in cui si sottolinea in maniera a volte straziante l’assenza e il silenzio di questo Dio, Questo Occidente cosa può dire all’Oriente? A una prima lettura sembra che in occidente solo il cristiano fondamentalista o il cristiano “popolare” credano ancora in Dio e nel suo Figlio. Può questo occidente convincere l’oriente, in particolare l’islam, che Dio “clemente e misericordioso” chiede ai suoi fedeli un passaggio storico, che noi chiamiamo di civiltà? Siamo in grado di offrire prove tangibili che per loro sia un bene lasciare il vecchio per il nuovo e che questa è la volontà di Dio?. Io penso che sarebbe possibile se il cristiano fosse in grado di dimostrare che è ancora in contatto con Dio. Questo atto di fede significa aver riconosciuto e accettato alcune verità storiche.
Nella figura di Gesù Cristo ha trovato la soluzione del conflitto tra padre e figlio, tra genitore come conduttore della vita e il suo frutto, il figlio, come possesso e realtà della sua esistenza. Come anche Freud ha ipotizzato, in Gesù Cristo vi è la soluzione del dramma edipico, dramma sempre esistito nella storia umana. E dramma sempre più consapevole nel mondo di oggi che con i suoi mezzi di comunicazione rende nota a tutti la violenza dell’uomo contro tutti i suoi figli, in particolare contro i bambini. In Gesù, l’uomo può percorrere il passaggio di trasformazione sia del padre sia del figlio, così che si formi una nuova coppia di genitori, (attraverso la nascita di figli nuovi), non più in conflitto tra loro e non più dominanti dalla visione di un Dio lontano e insensibile. Il Regista Scott pone all’inizio del suo film il problema del rapporto tra padre e figlio. Questo rapporto nasce da lontano, frutto di un atto d’amore tra diversi, tra due mondi separati e non comunicanti: il mondo dei nobili e il mondo della plebe. Questa situazione di partenza, questo conflitto non risolto rende il protagonista figlio incapace di aiutare la moglie a superare il dolore per la morte del figlio. Essa si suiciderà e per questo il giovane marito dovrà assistere impotente all’umiliazione totale della sua donna. Alla fine del film il regista ci presenta un nuova coppia. Ora essa è formata da un uomo e da una donna che la lotta tra due mondi (il mondo islamico colto e diviso, e il mondo franco.europeo-rozzo e forte, ha profondamente trasformato. Ora sono come Gesù e Maria: lui ora è diventato capace di salvare e lei ora cammina tra la sua gente, umile serva del popolo. Il dramma epocale delle crociate diventa racconto metaforico e allo stesso tempo reale dello svolgimento interiore, necessario di affrontare, perché un figlio e una figlia, trasformati nel loro intimo possono formare una nuova coppia.

L’islam di Maometto:

Parte da una istituzione grandiosa e potente. In un mondo e in territorio legato al deserto, il 600 D.C., in un contesto religioso popolato di divinità, una per ogni giorno dell’anno; in una situazione politica dominata da capi sempre divisi in lotta, da figli sempre litigiosi e ladri di ogni verso di altri, ricordo le frequenti razzie alle carovane, si sentiva il bisogno di un cambiamento radicale e definitivo. Questa operazione intraprende il profeta Maometto e lo fa attraverso una intuizione carica di altissimo potere culturale e trasformativo, che io sintetizzo così: il passaggio dal mondo orale a quello della srittura. Il libro sacro di Dio, la lingua reale di Dio materializzata nella scrittura, nel Corano, è ora la “nuova pietra nera”, vero fondamento di un nuovo mondo culturale politico e religioso, che unirà i fratelli come “fedeli” e imporrà a loro di non uccidersi, pena la condanna eterna dell’inferno. Maometto, con una forte comprensione della realtà, trova la soluzione alla divisione tra gli uomini e riesce a collocarla nel punto più significativo e reale dell’essere umano, nel passaggio evolutivo dell’uomo stesso.
Tutto questo è presente nella scrittura sacra, nel Corano, che da questo momento è reale lingua e volontà divina. Ora l’uomo ha un punto di riferimento unico e assoluto, e in questo punto di riferimento vi è la descrizione concreta di ogni descrizione umana. Un quadro potentissimo che accoglie ogni aspetto della vita. Ora la vita quotidiana d’ogni essere è circondata da una cornice vitale, da un utero divino di grande potere positivo (invito, il lettore di queste pagine a non correre rapidamente al confronto con gli scritti sacri di Israele e del Cristianesimo o con le opere classiche greche. Il fondamento di queste culture e religioni è nella oralità. Porto solo un esempio nel mondo cristiano, fino al 120 D.C. la tradizione orale era ancora più ritenuta più importante di quella scritta. Un Dio unico, clemente e Misericordioso. Un Dio assolutamente unico , come assolutamente uguali dovranno essere tutti gli uomini, umili servi di Allah. Il grande profeta Maometto, con un unico atto profondamente creativo, politico e spirituale allo stesso tempo, offre la soluzione del conflitto eterno tra fratelli , partito da Abele e Caino, e fonda l’unità su una legge non più soggettiva e temporale – qual è il mondo della oralità – ma oggettiva ed eterna come è il mondo della scrittura, che va oltre l’autorità e il tempo del singolo. Solo dopo ottocento anni l’Occidente riuscirà a tradurre nel proprio mondo questo passaggio evolutivo, che unito alla sua evoluzione storica sarà così grande da porre le basi della scienza moderna.