Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
venerdì 1 febbraio 2008
L'Invito alla follia
Nascondino? Cos’è? Domandò la Curiosità.
Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete… quando avrò terminato di contare, vi cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia.
Uno, due, tre… la Follia cominciò a contare. La Fretta si nascose per prima, dove le capitò; la Timidezza si nascose in un gruppo di alberi; la Gioia corse in mezzo al giardino; la Tristezza cominciò a piangere perché non trovava un angolo adatto per nascondersi; l’Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui, dietro a un sasso.
La Disperazione non sapeva cosa fare ascoltando che la Follia era già a novantanove… Cento, gridò la Follia, e cominciò a cercare.
La prima ad essere trovata fu la curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato scoperto per primo. Poi, la Follia vide il Dubbio, sopra un recinto, che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto, e così, di seguito, scoprì la Gioia, La Timidezza, la Tristezza…
Quando tutti furono riuniti, la Curiosità domandò: “ Dov’è l’Amore? “. Nessuno l’aveva visto.
La Follia cominciò a cercarlo, cercò in cima alla montagna, nei fiumi, sotto le rocce… ma non trovò l’Amore; vide poi un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a sbirciare tra i rami, finché non sentì un grido… era l’Amore, che gridava perché una spina lo aveva punto in un occhio.
Tratto dai quaderni di Serenamente S.O.M.I. d'Italia
Serve un codice morale per la politica!
“Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma và!) un aumento di stipendio per i Parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese, PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare), RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese, INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE + TELEFONO CELLULARE gratis, TESSERA DEL CINEMA gratis, TESSERA TEATRO gratis, TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis, FRANCOBOLLI gratis, VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis, CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis, PISCINE E PALESTRE gratis, FFSS gratis, AEREO DI STATO gratis, AMBASCIATE gratis, CLINICHE gratis, ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis, ASSICURAZIONE MORTE gratis, AUTO BLU CON AUTISTA gratis, RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!)
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in probabile violazione alla legge sul finanziamento ai partiti). Mantengono molti privilegi quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio. La classe politica ha causato al paese un danno (o un costo?) di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !
Si sta promovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i Parlamentari... queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani...”
Strana azienda quella italiana, infatti, gli amministratori (Parlamentari, Dirigenti pubblici ecc.) guadagnano sempre e molto, mentre i proprietari (gli Italiani) accumulano debiti stratosferici. Mi dicono che anche chi è stato Parlamentare una sola volta, e per un breve periodo, mantiene alcuni privilegi, ad esempio può continuare ad utilizzare, salvo disponibilità, autista ed “auto blu”.
“Tutto il vostro studio, tutta la vostra applicazione dovrà consistere nell’anteporre il vantaggio della Repubblica al vostro, perché non vi è vera Repubblica quando ognuno è avvezzo ad anteporre l’utile proprio a quello dello Stato… distruggete coraggiosamente quel terribile mostro divoratore delle repubbliche chiamato Egoismo” (dal discorso di Nicola Fiorentino - Repubblica di Napoli, 1799) - Tratto dai quaderni di Serenamente S.O.M.I. d'Italia
Testo ricavato da letture ed articoli di esoterismo massonico
Il Solstizio d’Inverno più che celebrare la Festa della Luce ripropone agli uomini la problematica dell’attesa. Infatti, essendo Stazione del Sole contiene un interrogativo di stasi, di regresso e di morte, che si scioglie felicemente nella ripresa del cammino dell’Astro. L’eventualità della fine della vita, adombrata nel sopravanzare delle Tenebre della Notte sulla Luce del Giorno, traduce il principio della Dialettica Universale.
Sul piano psicologico è comprensibile la molteplicità delle personificazioni della Luce discesa sulla Terra, in uno sforzo di attribuire al principio luminoso una nascita diversa da quella degli altri esseri e del tutto indipendente rispetto alla casualità naturale.
In ordine alle mitiche personificazioni della Luce nelle varie parti del mondo antico dobbiamo ricordare che: in Frigia ATTIS, nello Yucatan BACAB, in India KRISHNA, sempre in India BUDDHA, in Cina SCHING SCHIN, in Egitto OSIRIDE, a Babilonia TAMMUZ, nell’Estrema Thule ORO BAL, in Galilea GESU’, pervennero alla vita al di fuori del comune concepimento.
Gli aspetti mitici della problematica e della speranza solare rispondono allo stato d’animo dell’attesa dei popoli e delle generazioni, perciò conducono alla personificazione del culto: il simbolo raccoglie e tramanda le immagini, la riflessione ne ricava gli elementi di un modello etico universale ogni volta che l’uomo si ripiega su sé stesso.
Nella coscienza dell’individuo si compie il collegamento organico con la Luce. La solennità del Solstizio diventa allora veramente festiva, di fatto gli uomini arrivano a scorgervi le linee di un destino comune.
L’attesa della Luce e lo sforzo di ricominciare il cammino stanno a significare che è difficile essere liberi, sono molto più facili il sonno, l’oscurità e l’alienazione. La conoscenza simbolica del Solstizio coincide con la convinzione che la Luce – per manifestarsi – ha bisogno degli uomini; cioè che gli esseri risvegliati si rendano disponibili ad accoglierla e divengano Pietre Viventi di un edificio in perenne rinnovazione.
Ora nella Tradizione il Solstizio si presenta come Tempio dell’Altissimo, oppure come Tempio dell’Umanità!
La Luce comincia ad emergere dalla Pietra per autonoma opera di escavazione e, rispetto ad essa, il Solstizio va inteso come Stasi e Solennità nella stagione invernale, quando la discesa del Sole raggiunge il punto estremo e il tempo della notte sopravanza quella del giorno.
Sembra allora che l’oscurità sia uno spazio profondo e senza varchi, sospeso ad una linea di confine preclusa, che la solitudine sia una condizione di algida immobilità, che il respiro si fermi in un nulla angoscioso. Ma il respiro continua, oltre ogni ragione, a sollevare il petto e nei suoi recessi l’umanità ricerca la memoria di un principio, di una immortalità di cui ha perso il senso, ma che ancora alimenta la speranza e l’attesa.
Quando la mente sembra chiudere ogni passaggio la soccorrono mille storie tramandate di voce in voce e mille miti che parlano al cuore.
L’uomo sull’eco di una Parola esoterica ed escatologica ritrova l’amore che legittima la sua discendenza divina e si dispone al rito e alla esaltazione dell’Eterno Ritorno.
La speranza è un sentimento si università trasparente e festaiola, noi Liberi Muratori nel Solstizio d’Inverno celebriamo questa speranza con la speculazione simbolica propria della Scuola iniziatica di appartenenza.
Un antico detto recita che “il sole illumina tutti gli occhi ma non tutti gli occhi vedono il sole”. Questo evento che noi ricordiamo con tanta partecipata solennità nei nostri templi e nel quale rifondiamo la solidarietà della nostra Fratellanza, sembra vissuto nella cultura contemporanea con evidente superficialità che esaurisce ogni valore nel consumismo e nella mera appartenenza.
La dicotomia tra il nostro modello e quello del mondo profano sembra così profonda da inficiare il passaggio dall’una all’altra posizione, cosicché al fratello massone potrebbe sembrare impossibile ritrovare nello spazio quotidiano valori e principi tanto amorosamente alimentati nella Loggia.
Ma è proprio vero che il secolo non vive più di miti e tradizioni? Il questo tempo di dicembre, che appare così critico alla percezione sensoriale, non c’è più uno spazio dove coltivare la memoria dell’esperienza umana giunta fino a noi nelle codificazioni simboliche e rituali della Tradizione?
Fratelli miei questa terra c’è, anche se ridotta ad un’isoletta sempre più lontana e minacciata da un mare procelloso, ed è quella delle tradizioni popolari che ancora tenacemente resistono specie nell’universo simbolico che attiene al divino e al religioso.
Permettetemi di ricordare a noi tutti alcuni aspetti di tanti usi e consuetudini che forse ci hanno accompagnato nell’infanzia e che dovremo augurarci possano accompagnare l’infanzia delle generazioni future.
In quest’ottica non sembrerà riduttivo – uscendo dai limiti della descrizione etnografica – fissare l’attenzione a quegli elementi più vicini alla nostra cultura di appartenenza.
Anche per le tradizioni popolari il solstizio d’inverno è un momento unico e carico di valori simbolici ed esoterici.
Il sole declina … il sole si affievolisce come la vita di un vecchio ogni giorno di più, ma la speranza che il sole, giunto al limite, rinasca, non abbandona l’uomo che sente confusamente quell’eco alla stessa radice dell’energia vitale.
Quella che unisce tutti gli uomini di tutti i tempi è una storia lunga e tenace, una storia d’amore che noi Fratelli Massoni teniamo accesa e rafforziamo con la celebrazione del solstizio d’inverno nell’Athanor dei nostri templi, e non per noi, non solo per noi, ma affinché il sole ritorni a sorgere per gli occhi di tutti gli uomini.
Partecipazione Cultura e Società
Scampagnata Bianca Giochi, cibo, socializzazione, solidarietà e cultura, da merenda a notte inoltrata, nella villa della Sorella Mar. G. Vel.
La Chiesa e l’Ordine del Tempio Convegno organizzato dal Gran Priorato d’Italia dell’OSMTH. E’ seguita un’agape, una dimostrazione di uso spirituale della spada ed un intermezzo d’arpa
Incontro con il Buddismo Quattro monaci tibetani del Monastero di Gashar Sungchu Khangtsen, seguaci del Dalai Lama - venerato dai fedeli come Buddha della Compassione - hanno parlato delle loro tradizioni sacre e spirituali, offrendo un esempio di Mantra. Organizzazione Ara Pacis
Storia delle raccomandazioni. Conferenza dell’Ing. Celestino Grassi in collaborazione con l’Associazione Ara Pacis. L’importanza dei simboli antichi Conferenza del Prof. Fabrizio Bartoli in collaborazione con l’Accademia Templare Italiana e l’Associazione Ara Pacis.
Dai quaderni di Serenamente SOMI d'Italia
mercoledì 30 gennaio 2008
Carolina Kostner si conferma regina...
Trionfo Azzurro a Zagabria
Carolina Kostner si conferma la regina continentale trionfando a Zagabria con la conquista del suo secondo titolo Europeo, per di più consecutivo. Si è presentata più brava, più tesa, persino più capace di sbagliare visto che entrambi i programmi, il corto e il libero, non sono andati del tutto lisci.
Il livello tecnico degli elementi presentati è “di chi fa la differenza”. Oltretutto, è evidente che Carolina ha imparato ad usare la testa: è rimasta fredda come il ghiaccio sotto i suoi pattini ed ha saputo giocare sapientemente in difesa. Nonostante il nervosismo con il quale è scesa in pista, ha gestito molto bene lo stress da competizione, pensando attentamente a cosa e come fare.
È stata un’eccellente prova di maturità, dimostrandosi più furba e cosciente rispetto al passato. Considerato il futuro che attende la nostra brillante campionessa azzurra, è una qualità preziosa l’aver imparato a gestire “l’attimo”, sinonimo di vittoria o sconfitta, sfruttando ogni situazione a proprio vantaggio.
Il prossimo appuntamento importante è per fine marzo, con i Campionati Mondiali che si svolgeranno in Svezia. Qui Carolina si ritroverà a fronteggiare le asiatiche ed a contrastare il baby boom americano anche se, l’investimento, è a lungo termine, dato che il vero obiettivo da centrare è nel 2010 con le Olimpiadi.
Da sottolineare, oltre al bis dell’oro del singolo femminile, è l’intera spedizione azzurra: tredici atleti italiani ad una manifestazione internazionale di pattinaggio, non li ha mai visti nessuno. Per di più, tutti hanno ottenuto risultati degni di nota, segno di un cosiddetto “sport minore” che finalmente sta crescendo e prendendo piede anche in Italia.
Ma i successi, da soli, non bastano. Come ha segnalato Nicoletta Petrini, vice presidente della Federazione di Pattinaggio, è giunto il momento di dare una scossa all’intero ambiente, perché l’Italia del pattinaggio inizia e finisce al nord, ostinandosi ad ignorare i tanti potenziali atleti del centro – sud. Problema che si trascina già dall’anno precedente, visto che sono stati ottenuti degli ottimi risultati in pista, con la speranza di maggiori iniziative, e nella capitale, e nel meridione.
L’Italia si distingue, come sempre, per le sue anomalie. Nelle Olimpiadi del 2006 ha scoperto uno sport completo ed elegante creando, di punto in bianco, una domanda altissima. I vari club di pattinaggio oggi pululano di iscritti, in alcuni casi superando quota mille, eppure, salvo in poche realtà, non esistono gli impianti dove allenarsi.
Abbiamo un potenziale enorme e sarebbe un vero spreco non sfruttarlo. Il problema esiste e, nella migliore tradizione italica, si continua ad ignorarlo. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Alessandra Prioli
Il Giorno della memoria per sentirsi responsabili e partecipi alla vita
“ Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?” E ancora: “Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose. Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svégliati, perché dormi, Signore? Déstati, non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia!” (Salmo 44,20.23-27).”
Un grido di dolore (rinnovato da Benedetto XVI) che invoca aiuto per quanti soffrono per amore della verità e della giustizia; verità e giustizia che dovrebbero appartenere al libero arbitrio di ogni persona che ha l’opportunità di godere del dono della vita; verità e giustizia che dovrebbero essere ordinate, non codificate da regole imposte, all’interno del comportamento di ognuno e della ricerca della libertà interiore che determina il rispetto per gli altri, tutti, e ricompone lo spirito di servizio che deve invadere quanti sono al servizio della società, della gente, del miglioramento della vita.
Pensare a questo giorno come semplice ricorrenza significa non responsabilizzarsi abbastanza; significa non sapere (come già tanti giovani hanno dimostrato con il loro non conoscere); significa continuare vivere senza il coordinamento tra passato e presente; significa non vivere la bellezza del tempo o vivere una vita altra. Ogni esperienza nasce da quella precedente e mai la stessa esperienza è utile per tutte le circostanze; ciò che è utile per tutti i tempi è la capacità razionale di identificare i fatti e collegarne i motivi che generano prevenzione e crescita, personale e collettiva.
Mi chiedo a che cosa serve elevare agli onori della cronaca immagini di persone sofferenti, addolorate, moribonde e imporle con la forza della emissione e della comunicazione durante i momenti intimi e delicati della vita personale permettendo al mostro dei tempi moderni di abbeverarsi e di sfamarsi delle nostre debolezze, dei nostri sfinimenti, dei nostri esaurimenti. Una esperienza agghiacciante quella delle immagini di un moribondo, delle mattanze familiari, degli scontri di civiltà e di religioni, della consumazione dei corpi per effetto della acquisita rottura della difesa immunitaria; non di meno appare quella delle esternazioni, pro e contro, originate soltanto da uno strano senso di appartenenza politica che appartenenza non è, come certe decisioni eclatanti che d’un colpo sembrano andare a cancellare ogni rispetto per la persona umana, ogni principio di misericordia, ogni sentimento di pietà.
La “Shoà” , ma non solo! Ci sono altri comportamenti dell’uomo, in genere, non escluso il modo di fare politica, che devono trarre insegnamento opportuno e tradurre il loro impegno come servizio sociale e non come apparato personale da utilizzare secondo i propri interessi. I tempi moderni sono intrisi di azioni dell’uomo non positive, che creano e indicano percorsi nuovi e nuove difficoltà che l’uomo deve conoscere e tentare di superare con un corretto comportamento e rispettando la persona umana, sempre irripetibile.
Occorre sempre fare i conti con la propria coscienza, quando ci accorgiamo che i deboli non riescono a comprendere le problematiche del presente, ma non prima di aver riorganizzato il proprio percorso di vita che, da quel momento, non sarà più il suo unico percorso, ma quella della continuità e della sua progenie.
E’ dovere di ogni uomo aiutare chi è in difficoltà (diversamente c’è da chiedersi a che cosa servono certe istituzioni), come è dovere di ognuno trasmettere i propri saperi a chi non sa (altrimenti a camminare saranno sempre di meno), ma c’è anche l’obbligo per tutti di non permettere il prolungamento della sofferenza, specialmente quando è insostenibile, secondo il principio cristiano della misericordia. Non è importante vivere, è importante vivere bene per onorare il dono della vita.
Allora i sopravvissuti andarono quasi tutti in America ed in Palestina.
Il capo degli arabi in Palestina allora era molto amico di Hitler, e, casualmente, sarebbe diventato il nonno di Arafat.
Laggiù scoppiò un putiferio che dura sino ad oggi.
E tutto per una città chiamata Gerusalemme, dove ci abitano almeno tre dei: il Dio degli ebrei, il Dio dei mussulmani, ed il Dio dei cristiani.
E ggiu'bbotte in Nome del Nome Unico, Invisibile ed Eterno.
domenica 27 gennaio 2008
Il Simbolismo della Candela e del Candelabro a sette Bracci
Il Vicedirettore
scrittore e giornalista
Il * “Palazzuolo”
Bari
Cari amici, questa tavola mi è stata inviata da un amico di Taormina. Detta tavola, a sua volta, gli è stata inviata da Nicolai Homilius della R.: L.: “AKACIEN RANDERS” di Danimarca, scambiando con Lui i paramenti in una sorta di “gemellaggio” Fraterno. L’amico di Taormina mi ha chiesto di pubblicarla anche su il * “Palazzuolo”.
La sinergia alchemica tra la CANDELA ed il CANDELABRO
di Augello Pancrazio:
Il simbolismo della candela è legato a quello della fiamma. Nella fiamma di una candela sono attive tutte le forze della natura, diceva Novalis, scrittore tedesco 1797-99. La cera, lo stoppino, il fuoco e l'aria che si uniscono nella fiamma ardente sono i quattro elementi della natura. Candelabro a sette luci o MEMORAR: simbolo della luce spirituale del seme della vita e della salvezza.
Dalla Bibbia, (Esodo) farai un candelabro d'oro puro.
Il candelabro sarà lavorato a martello; il suo fusto, i suoi bracci, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutte di un pezzo...
Continuando con Zaccaria nella sua visione (4,1-14), l'angelo gli spiega il significato:
le sette lucerne rappresentano gli occhi di Jahvè che scrutano tutta la terra; i due rami di ulivo sono i due canaletti d'oro che dispensano l'olio, cioè il potere spirituale rappresentato da Giosuè e il potere temporale incarnato da Zorobabel: entrambi sono unti. Sette bracci quanti sono i pianeti; è imitazione terrena della sfera celeste archetipa.
Il candelabro (l’Amenorah) rappresenta il cielo con il sistema planetario al centro del quale brilla il sole, di cui il fusto centrale è il simbolo, simbolo del LOGOS, luce del mondo; simbolo della divinità e della luce che essa dispensa agli uomini.
Una leggenda di cui non conosco le origini, mi fu trasmessa da un Fratello Danese, in essa, un susseguirsi di amore e di bontà: saggezza, bellezza....: il giorno prima della consacrazione del Tempio di gerusalemme, il Re Salomone ebbe uno strano sogno:
un Angelo veniva dal cielo e gli consegnava sette candele d'oro. Quando l'indomani si svegliò trovò accanto a se, le sette candele del sogno. .
Allora si travestì da semplice operaio e si mise in cammino alla volta di Gerusalemme nascondendo sotto la cappa le sette candele.
Il primo uomo che vide sulla sua strada, entrando in città, fu un vecchio calzolaio che procedeva nell'umila lavorando al buio nel suo povero laboratorio. Il re Salomone fermatosi gli da la sua prima candela accesa illuminando tutto il tugurio del povero vecchio calzolaio. Che egli chiamò la “CANDELA della BONTA'”
II Re riprese il suo cammino verso il Tempio, quando intravede attraverso una finestra una donna sola con il suo dolore che nella sua umile stanza aspettava la morte. Allora il Re accende il quella stanza la sua seconda candela e la paura scompare dal volto della morente che si incammina senza dolore verso l'Oriente
Eterno. He chiamò la “CANDELA "CONSOLAZIONE”
Dopo la consacrazione, verso sera, incamminandosi verso casa percorrendo una mulattiera, incontra un viandante stanco solo e fuori strada, allora il Re accesa la terza candela la dona al viandante che così gli illumina la giusta strada per raggiungere la sua meta e dandogli allo sperduto viandante, coraggio e nuove forze. Chiamò la CANDELA "CORAGGIO E FORZA”
Il Re Salomone, riprese ancora il cammino e, strada facendo incontrò un mendicante alla posta, presso il ricovero dei ciechi e dei lebrosi. Il Re lasciò la quarta candela e, quando l'accese la cera si sciolse e caddero gocce d'oro che tramutandosi in monete d'oro riempirono il cappello dell’uomo. Il mendicante si mise a piangere e le sue
lacrime scorrendo sulle sue guance guarirono le piaghe e i suoi occhi rividero la luce. Il mendicante allora si mise a cantare un motivo così sublime che il Re lo trascrisse per farlo ricantare nel Tempio. Chiamo’ la “CANDELA BELLEZZA".
La quinta candela fu messa su un candelabro presso il gran Rabbino: Egli era rimasto per lungo tempo nell'oscurità a cercare i vari modi di interpretare alcuni passi della sacra scrittura senza successo; cercava la parola: il Messaggio Divino, e la cercava per se stesso perchè superbo e pieno di vanità. Il Re lo volle aiutare e trovare la parola am ad un patto: tutta l’umanità deve poterla apprendere perché di tutti sia la felicità. Il Rabbino promise, e quindi il cero fu acceso e il messaggio si potè leggere sulla trave più alta della camera. Chiamò il cero “Saggezza”.
La sesta luce fu accesa dal Re davanti la porta di una prigione e le porte dei condannati senza colpa si aprirono ed essi si trovarono liberi. Chiamò il cero "LIBERTA'". Quando il Re arrivò alla reggia vide davanti alla porta un
bambino, era calata la sera ed il piccolo non poteva ritrovare la via di casa. Era tanto piccolo e non sapeva parlare, come poteva essere aiutato?
Allora il Re accese il settimo cero e lo diede al bambino ed egli con certezza s'incammino verso casa al riparo e sotto la protezione della Madre.
Gli uomini che videro questo avvenimento definirono la candela come il più bello dei ceri dato da Dio e la chiamarono "TESTIMONIANZA D'AMORE".
La volta seguente , che il Re Salomone andò al Tempio, vide tra le tre colonne un candelabro a sette bracci, prese allora sette ceri e li mise sul candelabro, tre al lato sinistro, tre al lato destro e, proprio nel centro, mise il settimo cero che chiamò, in ricordo di quanto fu detto in precedenza: “LA LUCE CHE SERBA L'ETERNO AMORE".
La Commissione Internazionale permanente per lo studio degli Ordini cavallereschi
La Commissione Internazionale permanente per lo studio degli Ordini cavallereschi fu fondata dal V Congresso Internazionale di Scienze Genealogica ed Araldica durante la sua riunione in Stoccolma dal 21 al 28 agosto 1960. Detto Congresso1 , tenutosi sotto l’Alto Patronato di S.A.R. il Principe Bertil di Svezia, era composto da: il Barone Carl Hamilton of Hageby, presidente; il Barone Giovanni di Giura, vice presidente; il Marchese di Desio, vice presidente; il Conte Thierry de Limburg-Stirum, vice presidente; il Signor Invar Andersson, vice presidente; il Signor Gunnar Scheffer, direttore del Servizio Araldico dello Stato Svedese, segretario generale.
Nel rapporto della Commissione per l’Araldica di Stato, composta da: Alessandro Monti della Corte, presidente; Gèza de Grosschmid-Zsogod, vice presidente; Roger Harmignies, relatore ; e dai suoi membri: John Philip Brodhe Brook-Little, Robert Gayre of Gayre and Nigg; Robert Matagne, Iain Moncreiffe di Easter Moncreiffe, Elisabeth Prins, C.M.J.F. Swan, Paul Warming, al punto 4°: "furono ricordate le decisioni del III Congresso di Madrid (1955) relative alle condizioni giuridiche e storiche alle quali devono rispondere gli Ordini di Cavalleria indipendenti, sia dinastici che familiari e fu raccomandata a tal scopo la preparazione di un elenco, almeno provvisorio, di detti Ordini al fine che siano sottoposti all’esame ed all’approvazione del prossimo Congresso."2
Il VI Congresso Internazionale, svoltosi ad Edimburgo dall’8 al 14 settembre 1962 sotto la presidenza onoraria di S.A.R. il Duca di Edinburgo, era composto da: il Duca di Hamilton, presidente; il Barone Giovanni di Giura, vice presidente; il Conte Thierry de Limburg-Stirum, vice presidente; il Barone Carl Hamilton of Hageby, vice presidente e il Lt. Col. Robert Gayre of Gayre and Nigg, Barone di Lochoreshyre, segretario generale. Tra i membri del Comitato onorario figuravano: S.M. il Re Umberto II, Monsignore il Conte di Parigi, Capo della Real Casa di Francia; Monsignore il Conte di Barcellona, Capo della Real Casa di Spagna; S.A.I. il Granduca Wladimiro, Capo della Imperial Casa di Russia; S.A.R. il Duca di Castro, Capo della Real Casa delle Due Sicilie; S.A.R. il Duca di Würtemberg e S.A.S. il Principe Ernest August di Lippe. Il 13 settembre il Congresso iniziò a lavorare sul 3° tema che riguardava "gli Ordini Cavallereschi". Questo argomento, sotto la Presidenza di S.A.S. il Principe di Schwarzenberg, incluse numerose discussioni e decisioni. Il 14 settembre la Commissione preparò il suo rapporto sui principi implicati nel valutare la validità degli Ordini di Cavalleria e questi vennero accettati dal Congresso. In aggiunta, su mozione del Signor Paul Adam di Parigi, fu all’unanimità deciso in sessione plenaria del Congresso che la Commissione Internazionale (composta dalle alte personalità del Congresso e da eminenti esperti nel campo della cavalleria, della legge nobiliare ed araldica) sarebbe divenuta un corpo autonomo permanente nei seguenti termini: "dopo aver espresso il proprio apprezzamento per il lavoro della Commissione per gli Ordini di Cavalleria e del suo Presidente Barone Monte della Corte, il Congresso ritiene opportuno che, pienamente autonoma, la Commissione stessa prosegua in futuro i suoi lavori con carattere permanente, applicando, nella pienezza della propria responsabilità, i principi3 sviluppati nel rapporto presentato al Congresso4 ".
In proseguimento di queste istruzioni ed autorità, la Commissione Internazionale da allora pubblicò le sue decisioni a partire dal 1960 fino al 1998, tenendo riunioni nel 1964 (L’Aja), 1966 (Parigi), 1967 (Bruxelles), 1970 (Vienna e Monaco, dove vennero aggiunte le Corporazioni nobiliari), 1984 (Washington, dove vennero aggiunte le Altre corporazioni nobiliari), 1998 (Dublino, dove vennero aggiunte le Decorazioni ecclesiastiche), 1999 (Roma e Londra), 2000 (Londra), 2001 (Casale Monferrato).
La Commissione ha pubblicato sin dal suo inizio dei periodici ed aggiornati Registri degli Ordini di Cavalleria (Registers of Orders of Chivalry), l’ultimo dei quali nel luglio 1998, ma ad eccezione di quello del 1964, attualmente sono stati tutti abrogati. Il 3 giugno 1999 a Roma, presso il Senato della Repubblica, Sala dell’ex-Hotel Bologna, al termine del Convegno Le nuove fonti per la Storia di Famiglia all’inizio del III millennio venivano illustrati i nuovi Statuti, che in data 5 novembre 1999 a Londra venivano modificati
e resi più attuali, infine nuovamente integrati in data 9 novembre 2000, quando viene deciso tra l’altro che: "deve essere riesaminata nella sua integrità e su base scientifica tutta la materia cavalleresca (attinente Ordini indipendenti, semi indipendenti, dinastici, sistemi premiali, corporazioni nobiliari, altri corpi nobiliari e decorazioni ecclesiastiche) apparsa nel Registro 1998, e a questo scopo sono abrogati tutti i Registri posteriori al 1964; viene anche deciso di inserire nel prossimo Registro 2001 alcune nuove suddivisioni riguardanti la materia cavalleresca quali: associazioni di natura cavalleresca, associazioni di ispirazione cavalleresca, onori e decorazioni conferiti da Stati in esilio o non più esistenti".
Come tutte le organizzazioni composte da uomini, anche la Commissione in qualche caso ha commesso, per il passato, alcuni errori di valutazione; per questa ragione i nuovi Statuti richiedono una specifica preparazione accademica agli aspiranti membri, che devono dimostrare la loro esperienza nella materia cavalleresca attraverso pubblicazioni e studi di carattere scientifico. La sede della Commissione è stata trasferita a Milano, una città che anticamente faceva parte della Comunidad Hispanica, e per questo motivo è stata chiesta al Cronista de Armas del Regno di Spagna Don Vicente de Cadenas y Vicent (che nel lontano 1955 fu l’organizzatore del Congresso Internazionale di Madrid e il propugnatore delle decisioni che portarono alla nascita della Commissione nel 1960) una certificazione dello stemma usato dalla Commissione sin dal 19625 . La certificazione, concessa il 28 gennaio 2000, risulta vistata dal Ministero di Giustizia il 4 febbraio 2000.
I membri della Commissione, sino ad un massimo di 75, sono scelti tra i maggiori specialisti della materia e le loro osservazioni e commenti sono su base consultativa. Fra i membri possono essere nominati sino a 10 fellows che fanno parte del Comitato esecutivo, ma con voto consultativo.
Il Comitato esecutivo è composto dal President/Chairman, dal Vice President, dal Deputy Chairman e dal Segretario. I Patron, scelti per il loro rango nella società internazionale, includono Capi di Stato, Capi di Chiese, Capi o membri di Case Reali, regnanti od ex-regnanti. La Commissione ha avuto come presidenti: il Barone Alessandro Monti della Corte (*1902-†1975) dal 1962 al 1970; il Principe Ernst Auguste di Lippe (*1917-†1990) dal 1970 al 1990, il Lt. Col. Robert Gayre of Gayre and Nigg (*1905-†1996) dal 1990 al 1996; Terence MacCarthy (*1957) dal 1996 al 1999; il nobile dr. Pier Felice degli Uberti (*1955) dal 1999.
home
* President/Chairman della Commissione Internazionale permanente per lo studio degli Ordini Cavallereschi (o Commission Internationale permanente d’Études des Ordres de Chevalerie; o International Commission for Orders of Chivalry, o Comisión Internacional para las Ordenes de Caballería) .
1 Le titolature sono riportate senza entrare nel merito così come appaiono dalle fonti consultate.
2 Rivista Araldica, Roma 1960, p. 275.
3 Rivista Araldica, Roma 1962, pp. 264-265: "1° - Ciascuno Stato indipendente e sovrano ha facoltà di creare i propri Ordini o decorazioni di merito e di determinare gli statuti. Ma va sottolineato che soltanto alle classi o gradi superiori degli Ordini di Stato moderni, può competere la qualità cavalleresca, nel senso proprio dei termini, sempre che essi siano concessi dalla Corona o dal Capo "pro tempore" di uno Stato tradizionale. 2° - Gli Ordini Dinastici o di famiglia appartenenti "Jure sanguinis" a una Casa sovrana (cioè a quelle case regnanti o ex regnanti il cui rango sovrano venne riconosciuto internazionalmente all’epoca del congresso di Vienna o più tardi) conservano intatta la loro validità storica cavalleresca e nobiliare, indipendentemente da ogni rivolgimento politico. È da ritenersi pertanto giuridicamente "ultra vires" l’eventuale ingerenza dei nuovi Stati succeduti alle antiche Dinastie, sia sul piano legislativo che su quello amministrativo nei confronti degli Ordini dinastici. Che questi non siano riconosciuti ufficialmente dai nuovi governi, non inficia la loro validità tradizionale e il loro "Status", ai fini araldici, cavallereschi e nobiliari. 3° - è opinione di autorevoli giuristi che ex-Sovrani non abdicatari - la cui posizione è diversa da quella di semplici "pretendenti" - serbino, vita natural durante la loro qualità di "fons honorum" anche per quanto riguarda il gran magistero di quegli Ordini, cosiddetti di Corona, che altrimenti si potrebbero classificare fra quelli di Stato o di merito. 4° - Benché sia accaduto in passato - molti secoli fa - che semplici privati, di alto rango sociale, abbiano fondato degli Ordini di cavalleria indipendenti, i quali avendo successivamente raggiunto notevole prestigio ottennero poi la convalida della Chiesa e dei Principi, tale facoltà di creazione si deve ritenere oggi estinta e ai giorni nostri pertanto un Ordine Cavalleresco non può ritenersi legittimo se non emana direttamente dal Capo di una casa di riconosciuto rango sovrano, o si trova per antica costante tradizione sotto il suo patrocinio e la sua protezione. 5° - L’eventuale riconoscimento di un’Ordine da parte di Stati o di enti superstatali che non abbiano essi stessi i propri Ordini cavallereschi e le cui costituzioni non prevedano il riconoscimento di distinzioni cavalleresche e nobiliari, non può essere considerata una sufficiente convalida, giacché la sovranità da cui deriverebbe ha per parte sua rinunciato all’esercizio di ogni giurisdizione in questo campo. Lo "Status" internazionale di un Ordine cavalleresco riposa infatti sulla qualità di "fons honorum" che, tradizionalmente, si spetta all’autorità dalla quale esso viene concesso, protetto o riconosciuto. 6° - Il solo Ordine a cui si appartenga attualmente la qualità di "Sovrano" è quello di S.Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta, la cui sede fu portata in Roma nel 1834 e il cui statuto diplomatico internazionale di Potenza non territoriale indipendente è riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede e da numerosi altri Stati.
4 Rivista Araldica, Roma 1962, p. 264.
5 La descrizione araldica è la seguente: "di rosso, inquartato da una croce d’argento (rappresentante l’Italia): 1° una testa d’aquila bicefala d’argento (Spagna); 2° una testa di leone d’argento (Belgio); 3° una corona antica d’argento (Svezia); 4° una testa d’unicorno d’oro (Scozia)".
geovisit();