Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 28 agosto 2008

RAGAZZO KOSSOVARO PARAPLEGICO

COMUNICATO STAMPA di Ten. Noccolò Cordero
Ragazzo kosovaro paraplegico inviato in Italia per dare speranza al suo futuro
Dakovica – 27 agosto 2008 Ragazzo kosovaro paraplegico inviato in Italia per dare speranza al suo futuro
Nishori Pajtim, classe 1991, ragazzo kosovaro affetto da una frattura multifragmentale della spina dorsale (paraplegia secondaria da trauma vertebro midollare ) è stato trasportato con un C130 dell’Aeronautica militare della 46^ Brigata Aerea alla volta di Pisa, per essere curato in Italia. L’operazione e la degenza nell’Ospedale di Trento durerà circa un mese e verrà seguita anche dai militari appartenenti al Comando Truppe Alpine e della Brigata Paracadutisti Folgore, per dare eventuale supporto al ragazzo e alla sua famiglia.La patologia di Pajtim, causata da una caduta da un albero mentre stava aiutando il padre nel lavoro, non è curabile in Kosovo ed il ragazzo era destinato a rimanere paralizzato per tutta la vita. Successivamente alla richiesta di aiuto della famiglia del ragazzo alla Cooperazione Civile Militare (CIMIC) - Health Center della MNTF-W, su base Brigata Pinerolo, il caso di Pajtim è stato preso a cuore dai militari italiani, i quali hanno organizzato la cura, il trasporto e la degenza presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento.Il CIMIC Health Center dall’inizio dell’anno ha visitato circa 500 pazienti , tra cui 68 quelli inviati in Italia per le cure e 61 rientrati in Kosovo guariti.

lunedì 25 agosto 2008

INIZIATIVE SOCIALI DEI VIGILI DEL FUOCO DI BARI

Dal Comando Provinciale di Mungivacca-Bari
NOTA STAMPA del 25 agosto 2008
Estate 2008: progetto VIVI L’ESTATE
ll Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Bari per l’estate 2008 ha inteso collaborare con l’associazione no profit Vivi la Strada per il progetto VIVI L’ESTATE per la cultura e l’educazione stradale.
Molte sono state le manifestazione volte a sensibilizzare il cittadino a questo tema di fondamentale importanza per una convivenza serena e civile, ma di difficile trasmissione.

I presenti alla manifestazione hanno avuto l'opportunità di comprendere i rischi della velocità e dei comportamenti pericolosi alla guida attraverso dimostrazioni pratiche.

Molto apprezzata è stata la professionalità dimostrata dai Vigili del Fuoco presenti che, con mezzi e attrezzature specifiche cesoie, divaricatori, cuscini, hanno evidenziato l’importante ruolo che hanno sul luogo di un sinistro stradale, hanno mostrato come si salva una persona incastrata tra le lamiere e come si mette in sicurezza la zona interessata ad un incidente stradale, anche con l’uso di tecniche TPSS.
Presenti alle manifestazione anche altre forze dell’ordine (Polizia Stradale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Municipale), 118 e associazioni di volontariato coinvolte in questo tipo di eventi.
I Vigili del Fuoco tra gli esperti del settore sono stati a disposizione dei visitatori per informare e rispondere alle loro domande, spontaneamente hanno voluto condividere la propria esperienza e professionalità al solo scopo di contribuire all’obiettivo di abbattere la mortalità sulle strade.
Il progetto promosso dall’associazione no profit Vivi la Strada in collaborazione con l’Associazione Teamlab e con il patrocinio della Provincia di Bari, Assessorato alla Protezione Civile Polizia Provinciale ha proposto nelle Piazze di dieci Comuni della provincia di Bari una campagna di sensibilizzazione mirata alla cultura della sicurezza stradale.
Il primo appuntamento è stato il 1 Agosto nel Comune di Gioia del Colle con la “Notte della Sicurezza Stradale” dalle 20,30 alle 2,30 sono state dedicate sei ore alla cultura e alle lezioni di sicurezza stradale, altrettanto importante è stato l’appuntamento del 10 Agosto nel Comune di Monopoli dalle ore 21,00 fino alle ore 24,00, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele.
I prossimi appuntamenti previsti nel mese d’Agosto saranno ad Andria il 27 agosto dalle ore 21,00 alle ore 24,00 e a Barletta il 29 agosto dalle ore 21,30 fino alle ore 24,00.
Si inviano foto in allegato. Con preghiera di diffusione

I RICORDI...DI VENANZIO TRAVERSA.

Il rischio che corre l’ironia è di trovare almeno un lettore o un ascoltatore incapace di capirla(Mark Twain)
IL MIO RICORDO DI ORONZO VALENTINI
STORICO DIRETTORE DELLA
"GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO"

Doveroso non meno commosso il mio ricordo di Oronzo Valentini, grande Direttore, uno dei miei Maestri in giornalismo. A lui devo molto della mia formazione ed attività professionale, di aver imparato cos'è e come si fa giornalismo, sempre, in ogni stagione della vita. Gli serbo profonda gratitudine per avermi dato fiducia. Credo di averla meritata, di aver corrisposto standogli accanto per circa quarant'anni (dieci nell'Ordine dei Giornalisti), coprendo con dedizione e costante impegno, con diligenza professionale i settori di cui volle mi occupassi. L'ho fatto dal 1953 nella storica sede di Piazza Roma, da collaboratore nelle pagine sportive del lunedì, sino al febbraio 1979 quando da Viale Scipione l'Africano fu rimosso con un golpe ben studiato al quale non furono estranei certi odierni laudatores..
Lo dico a chi non sa, a chi un giorno forse troverà questo ed altro nelle pagine di libri ancora tutti da scrivere. Da Oronzo Valentini, gli sono grato, non ho mai avuto e chiesto nulla che non fosse per ragioni di lavoro. L'unica mia promozione arrivò alla fine del 1979 quasi vent'anni dopo l' assunzione. Anche agli altri non ho chiesto mai nulla: per me, i miei figli, parenti o amici. Ne vado fiero perché posso e potrò parlare ad alta voce senza alcun timore, senza accuse di ingratitudine. Grazie Direttore per averti conosciuto e lavorato insieme. Il tuo ricordo, i preziosi insegnamenti, il tuo esempio li conserverò tra le cose a me più care.
Scusate, e chiudo. Da giornalista anziano, uno che non ha mai indossato anche altre divise, ho pensato che fosse gradito un breve ricordo con qualche riflessione. L'ho fatto una settimana fa con una lettera alla "Gazzetta". Ne attendo la pubblicazione. Non andrò a chiederne l'uscita nè a chiedere asilo non politico, giornalistico, ad altre testate. Mi basterà aver ricordato da questa mia piccola, personale tribuna, con alcune cose che andavano dette, il mio Maestro e Direttore.
La lettera inviata alla "Gazzetta".
Caro Direttore, consentimi una breve riflessione insieme al caro ricordo di Oronzo Valentini. Ritengo di poterla fare anche a nome di quei colleghi (alcuni non più tra noi) arrivati come me nel Giornale nei primissimi Anni Cinquanta, rimasti sempre fedeli alla testata. Giornalisti senza biglietti di andata e ritorno già in tasca, orgogliosi di essere cresciuti professionalmente, con Lui direttore, nella storica Redazione di Piazza Roma. Ti chiedo solo poche righe per richiamare alcuni singolari parallelismi d'una storia tutta vissuta dalle nostre parti. Storia anche amara, forse non piacerà, che non va nascosta sotto il tappeto delle ipocrisie in attesa che scenda per sempre il silenzio.
Maggio 1978 la fine terrena di Aldo Moro barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse. Meno d'un anno dopo il golpe di una minoranza insofferente e l'inattesa fine della Direzione e dell'attività professionale di Valentini. Da allora, per quindici anni sino a quando ho dovuto lasciare, nulla è stato più come prima. La corsa, tutta italiana, a saltare sul carro del vincitore. L'arrivederci di alcuni (già tornati) che lasciarono senza rimpianti diretti verso lidi più accoglienti e vantaggiosi. Le porte del Giornale sin troppo spalancate a chi seppe cogliere le occasioni e dove bussare. La faticosa risalita dei superstiti verso i precedenti livelli retributivi. L'emergere di certe nuove leve giunte con aria professorale da altre testate, da "scuole" diverse di formazione giornalistica. Chi continuò a servire il Giornale e chi se ne seppe anche servire. Spesso meriti e capacità professionali posposti a quelli esibiti da alcuni scarsodotati. Anche forme di "mobbing" (allora con altro nome) sulla pelle e sulla dignità di alcuni. Fatti e protagonisti che un giorno non potrà ignorare chi dovrà pur raccontare e scrivere la vera storia dal dopoguerra ai giorni nostri del giornalismo a Bari e in Puglia. Scusami, caro Direttore, se ho dato una piccola spolverata a qualche trascurata verità, di quelle che la dicono lunga sul nostro caro mondo della carta stampata. Un saluto e buon lavoro dal vecchio collega ed amico Venanzio Traversa

E' PROPRIO VERO CHE UN "DIAMANTE" E' PER SEMPRE!

di Angelo Scialpi
Caro Direttore,
a volte vorresti fare delle scelte, ma non ti è possibile; vorresti non sentire, ma sono in tanti a gridare; ameresti fare delle selezioni, ma è difficile trovare la cosa giusta e utile. Molto spesso, per poter ricercare qualche esempio di vita, qualche buon insegnamento, qualche meraviglia della natura hai soltanto due possibilità per farlo: la prima è quella di estraniarti dal chiasso e abbracciare la natura: in qualsiasi spazio trovi Dio; la seconda è quella di seguire lo sguardo e le azioni di certe persone per alzare il viso e zummare preziosità che mai saresti riuscito a cogliere, soltanto se il vento ti scuote appena i capelli. E’ così che tra un attentato, un decollo tragico, una olimpiade tinta di rosso, una invasione e le tante assurdità che commette l’uomo semplice, quello carico di stupefacenti e di alcol, ma anche di cattivi pensieri e di progetti criminosi dei più balordi, ecco elevarsi, oltre la buona parola, una mano tremante che alza al cielo, dopo averla posata sulle labbra e poi sul cuore, (ma è sempre rimasta, e rimarrà, nell’anima) una fotografia che ricorda la persona amata e prematuramente scomparsa per colpa, forse, di qualche balordo sparso in un mondo che non merita tanta contaminazione.
Che bello quell’atteggiamento sublime di Matthias Steiner, il campione olimpico tedesco, che ha donato il suo oro a quella che sicuramente rappresenta il suo diamante per sempre da incastonare nella eternità del tempo e nella coscienza degli uomini. In alto, poi sul cuore, poi posata sulla scarpa del campione, Steiner ci ha permesso di stendere un filo luminoso sulla opacità incosciente della contemporaneità dove una moto fa sentire un cow boy, un suv un latifondista, una dose di polvere fa sentire molti giovani degli invincibili del niente, di certo dei distruttori del genere umano. Una grande lezione di vita, direbbe qualcuno, ma questo appartiene alla divinità, alla santità che molti, ormai, non riescono a capire nemmeno. A riprova che la santità contiene tutto e tutti, ecco allora quell’altro esempio di mamma gorilla che, scoprendo il figlio senza più vita, non riesce a darsi pace e inizia ad accarezzarlo, a baciarlo, a giocarlo, nella speranza di rivederlo in movimento, ma poi sopraggiunge il pianto e quindi l’annullamento della felicità di esistere. C’è ancora un altro esempio che ci viene dal mare e riguarda quel balenottero che gira attorno ad una barca a vela pensando che fosse la sua mamma perduta e cerca invano il seno cui allattare e attingere energia e vita. È’ stato poi finito tragicamente in quanto già privo di energia e impossibilitato a prendere il largo.
A volte gli esempi sono come delle immagini indelebili che suscitano ammirazione e realizzano confronti che sarebbe impossibile fare diversamente, storditi come ormai siamo da arruolamenti di calciatori qualsiasi, scontri frontali, stupri quasi di massa e raptus che producono la inenarrabilità. Se soltanto si riuscisse ad educare la persona al rispetto, alla considerazione, all’amicizia e poi all’amore, forse, ognuno potrebbe pensare di aver svolto il proprio dovere in cambio del dono della vita e vivere ricercando la idealità. Ognuno ha un dovere da compiere e qualsiasi dovere lo si può svolgere soltanto con il rispetto, la valentia e l’amore: i veri gradi di istruzione della vita che sono in un continuo divenire in quanto determinano il progresso sociale e danno senso all’amore, senza il quale tutto appare inutile.