Ordini Cavallereschi Crucesignati

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sabato 18 marzo 2017

IL GENERALE NISTRI HA INCONTRATO IL NUOVO PREFETTO DI BARI, IN VISITA AL COMANDO LEGIONE CARABINIERI PUGLIA

Comando Provinciale Carabinieri Bari
Sala Stampa

BARI. CARABINIERI. IL COMANDANTE INTERREGIONALE “OGADEN”, GENERALE DI CORPO D’ARMATA GIOVANNI NISTRI, IN VISITA AL COMANDO LEGIONE PUGLIA.

Nella giornata di oggi, il Generale di Corpo d’Armata Giovanni NISTRI,  al vertice del Comando Interregionale Carabinieri “Ogaden”, ha visitato il Comando Legione Carabinieri “Puglia”, presso la Caserma “Bergia”, ove è stato ricevuto dal Comandante della Legione, Generale di Brigata Giovanni Cataldo.
Il Generale NISTRI ha incontrato il nuovo Prefetto di Bari a cui è stato ribadito il massimo impegno dell’Arma a favore della collettività, nell’ottica di una sempre maggiore percezione di sicurezza da parte dei cittadini pugliesi.
Subito dopo ha effettuato una breve visita al Comando Legione sito sul Lungomare Nazario Sauro, dove ha incontrato lo Stato Maggiore ed i Comandanti Provinciali della Regione, intrattenendosi sui principali temi dell’ordine e sicurezza pubblica della Provincia. Con i delegati del Consiglio di Base di Rappresentanza, ha invece toccato le principali problematiche connesse al benessere del personale.
Ha, con molta soddisfazione, premiato alcuni militari fregiandoli delle medaglie Mauriziane (al merito di dieci lustri di servizio militare prestato senza demeriti) , ad altri ha , invece , consegnato riconoscimenti perché si sono particolarmente distinti in operazioni di Polizia Giudiziaria sul territorio pugliese.
Dopo un saluto ad una rappresentanza di militari della Legione, alla quale il Comandante ha augurato buon lavoro assicurando il proprio sostegno, ha proseguito la propria visita nella Regione visitando il Comando Compagnia Carabinieri di San Severo (FG).

giovedì 16 marzo 2017

I SESSANT'ANNI DELLA FIRMA DEI TRATTATI DI ROMA. IL FUTURO DELL'EUROPA APPARE INCERTO?


              I 60 ANNI DEI TRATTATI DI ROMA, QUALE FUTURO PER L’EUROPA?
          di  Antonio Laurenzano
Quale futuro disegnare per l’Europa? Come affrontare le sfide della sicurezza, dello sviluppo e dell’integrazione? Se ne parlerà a Roma il prossimo 25 marzo al vertice europeo convocato in Campidoglio per celebrare i 60 anni dei Trattati istitutivi del mercato comune (CEE) e dell’Euratom, punto di partenza di un’Europa unita nel segno della pace e del progresso dopo i lutti e le distruzioni della guerra. Un difficile banco di prova attende l’Unione a 27 a pochi mesi dalla prima storica secessione, quella britannica. Per Capi di Stato e di governo si tratta di decidere la strada da percorrere per rilanciare con spirito unitario il processo della costruzione politica europea. 
A sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma, il futuro dell’Europa appare incerto e denso di incognite a causa del fallimento della politica comunitaria sugli squilibri macroeconomici interni. La crisi del 2008 ha messo a nudo le divergenze economico-finanziarie di una Unione molto più sensibile alle sirene della finanza internazionale che all’economia reale e agli interessi dei cittadini, favorendo così i detrattori della europeizzazione  che nel diffuso disagio sociale hanno seminato insicurezze e paure. Un’Europa economicamente divisa per la mancanza di una convergenza sui grandi temi della crescita e dello sviluppo. Parte da questa fragilità istituzionale l’euroscetticismo, il malessere, il rifiuto verso un mondo aperto, la protesta contro  l’establishment. E la vittoria di Brexit è significativa! Si brancola da tempo in un inquietante immobilismo che, alimentato da egoismi nazionali e da protagonismi economici, rende incerta la mission  dell’Europa quale  fattore di stabilità e risposta alle derive nazionaliste (Francia,Olanda).
E sono concreti i rischi di una destabilizzazione europea. Ne è ben consapevole la Commissione europea che, per il Consiglio europeo del 25 marzo, ha presentato il “Libro bianco sul futuro dell’Europa”, riflessioni e scenari per l’Ue a 27, per sollecitare i governi a rafforzare il legame nazionale al progetto comunitario. Il Presidente Junker ha avvertito che senza un rilancio dell’Unione il progetto europeo è destinato a naufragare miseramente e con esso il sogno dei Padri fondatori “per un’ Europa libera e unita” (Altiero Spinelli). Il documento, che sarà discusso a Roma, illustra cinque diversi scenari sulla prospettiva dell’Unione per rendere meno confusa la visione futura dell’Europa. Ma non poche riserve hanno finora accompagnato il Libro bianco della Ce per il suo “modesto e confuso contributo alla discussione sui problemi di fondo dell’Unione”. Manca una seria riflessione politica sulle cause della crisi europea la cui soluzione è affidata a “scenari” di dubbia valenza. Tante ambiguità, poche certezze!
Lo scenario 3, raccomandato  dalla Commissione europea, propone una integrazione variabile: “chi vuole di più fa di più”. E’ “l’Europa a più velocità, l’Europa delle cooperazioni rafforzate” per chi vuole avanzare più rapidamente in settori specifici (difesa?) verso una maggiore integrazione. Una strategia però difficilmente perseguibile perché parte dal presupposto che l’obiettivo ultimo dell’integrazione, cioè “un’Unione sempre più stretta”, sia lo stesso per tutti in Paesi membri. In realtà, in Europa ci sono diverse anime e diverse sono le direttrici di marcia: I Paesi scandinavi e quelli dell’Est europeo perseguono un’integrazione esclusivamente economica, preservando la loro sovranità nazionale e ostacolando ogni processo d’integrazione politica che resta invece l’obiettivo di un gruppo di Stati dell’Europa occidentale continentale. E allora perché ipotizzare una comune (improbabile) direzione? Perché favorire una frammentazione dell’Unione che legittimerebbe scelte nazionali, senza vincoli comunitari? I soliti compromessi al ribasso che rischiano di rendere ancor più precario il quadro comunitario con istituzioni allo sbaraglio. Sarebbe forse più realistico il recupero dell’idea dell’Unione federale, abbandonando sia quella della organizzazione internazionale che dello Stato parlamentare seppure federale. Individuare cioè le politiche da condividere in un’Unione federale, separandole da quelle che dovranno rimanere a livello nazionale. Basta con parole e proclami! Rilanciare con coraggio l’ideale europeo prima del suo inesorabile declino. E la celebrazione a Roma dei 60 Anni dei Trattati può essere l’occasione per rivitalizzare lo spirito di quel lontano marzo 1957 e affermare un’ Europa rinnovata nella sua identità e nei suoi valori fondanti. Un’oc da non perdere!