Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 4 febbraio 2016

INAUGURATA LA NUOVA CASA MASSONICA A BARI



Dott. Pietro VITALE, historique-médiéval
Jurnalist-ècrivain
Directeur de bolg internationale
www.legestadellacavalleria.blogspot.com

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Comunicazione a cura dell’Ufficio Stampa della Gran Loggia d’Italia Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi
               
Sabato 30 gennaio Antonio Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. ha celebrato l’inaugurazione della Casa Massonica del capoluogo pugliese, ubicata all’interno di Palazzo Fizzarotti in Corso Vittorio Emanuele.
BARI, A PALAZZO FIZZAROTTI INAUGURATA LA NUOVA CASA MASSONICA IL GM ANTONIO BINNI: “UN EVENTO IMPORTANTE PER UN CITTA’ DA SEMPRE PONTE PREZIOSO CON L’ORIENTE”
“E’ stato un grande evento per tutta l’Obbedienza e una gioia per me, aprire la nuova Casa Massonica di Bari a Palazzo Fizzarotti, lo stabile più prestigioso della città, che per l’occasione abbiamo voluto riqualificato con un intervento di alto valore, nel rispetto della sua storia e della sua importanza”.
Commenta con queste parole Antonio Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. l’inaugurazione della Casa Massonica del capoluogo pugliese, ubicata all’interno di Palazzo Fizzarotti in Corso Vittorio Emanuele, che si è tenuta sabato 30 gennaio durante una solenne cerimonia alla quale hanno partecipato Fratelli e Sorelle provenienti da tutta Italia.
“Bari riveste un ruolo estremamente importante, non solo per la Massoneria e per il patrimonio culturale che custodisce in sé – ha sottolineato il Gran Maestro – ma anche per il Paese, grazie alla funzione di ponte prezioso che la città storicamente assolve con il vicino Oriente”. 
Durante la cerimonia d’inaugurazione è stato presentato il libro “La grande opera” di M. Coutan (1775) curato da Sabato Cerchia e Veronica Mesisca e pubblicato dalla casa editrice L’Arco e la Corte. “E un’opera di pregio – commenta Antonio Binni che del volume ha scritto introduzione e prefazione –, sono certo che il suo insegnamento sarà un’occasione di riflessione e di crescita per ogni lettore di questo saggio, dotato di un testo bilingue, in italiano e francese, i cui proventi saranno devoluti in beneficienza”.
Roma, 4 Febbraio 2016
Tel. 06/68805831 fax 06/6879840 Cell. 3394435068

CENTRO STUDI ARMENI

di Carlo COPPOLA
 La Chiesa Cristiana Armena nelle sue varianti di Chiesa Apostolica Armena e Chiesa Cattolica Armena, ricorda oggi Quattro febbraio 2016 la festività di Santa Vartan e Compagni.
Vartan è un santo guerriero e perì contro i Persiani di cui era stato per molto tempo comandante supremo dell'esercito. Ritornato alla religione dei suoi padri combatté per l'esercito armeno contro l'esercito persiano affinché fosse garantita agli armeni la libertà del proprio culto cristiano. 
Era l’anno 451, il venerdì antecedente la Pentecoste. Il katholicos Giuseppe, e molti vescovi e sacerdoti erano nell’accampamento ad incoraggiare ed assistere i soldati. Tutta la notte fu una preparazione spirituale; i sacerdoti battezzarono i catecumeni, amministrarono il sacramento della penitenza, celebrarono la messa, e tutti si comunicarono, come il “giorno della Pasqua” dice lo storiografo Eliseo, uno dei presenti. Vardan tenne un discorso rammentando la loro promessa di combattere per difender ela fede di Cristo e di morire se necessario, per cancellare la macchia del rinnegamento. In quel discorso come ci ricorda Eliseo egli disse:

“Chi credeva che il Cristianesimo fosse per noi un abito, ora saprà che non potrà togliercelo, come il colore della nostra pelle.”
Tutti risposero a gran voce: 
“Che la nostra morte sia conforme alla morte dei giusti, e lo spargimento del nostro sangue a quello dei santi martiri. Ed Iddio si compiaccia del nostro volontario olocausto, e non lasci la sua Chiesa nelle mani dei pagani”. 
Con queste parole, riportate dal surricordato storiografo Eliseo, essi si disponevano al martirio. Poiché era evidente che in una battaglia con forze disuguali, la vittoria militare sarebbe stata dei più forti, la metà dell’esercito armeno con a capo una decina di principi, preferendo la gloria terrestre a quella del martirio disertò il campo. Quelli che rimasero fedeli a Vardan e caddero nella battaglia di Avarair, certamente si immolarono volontariamente per la difesa della fede in Cristo, che i Persiani volevano sopprimere con la forza militare. 
Era quindi fallace l’obiezione di alcuni teologi del sec. XVII, che osarono metter in dubbio il martirio di Vardan e dei suoi compagni, volendo togliere perfino dal calendario il loro nome. Mentre nella  Summa, s. Tommaso, aveva già risolto quella stessa obiezione, dicendo: 
Et ideo cum quis propter bonum commune, non relatum ad Cristum, mortem sustinet, aureolam non meretur. Sed si hoc referatur ad Cristum, aureolam merebitur et martyr erit; utpote si Rempublicam defendat ab hostium impugnatione, qui fidem Christi corrumpere moliuntur, et in tali defensione mortem sustinet. 
Nell'antico Calendario Armeno la festa di San Vartan Mamikonyan e Compagni si celebrava in Armenia il 20 hrotis (= 5 agosto). Assumeva allora il significato di festa nazionale del popolo armeno ovunque disperso e la memoria liturgica di tutti quei santi i cui nomi non trovavano posto sul calendario, perché tutti erano stati compagni di Vartan.

lunedì 1 febbraio 2016

LA TREGUA DI BERLINO


  
 Nel vertice Renzi-Merkel la volontà di Italia e Germania di difendere l’idea di Europa unita.
                                                    di  Antonio  Laurenzano
La quiete dopo la tempesta: “Non siamo d’accordo su tutto, ma siamo uniti”. Ribadita al recente vertice di Berlino tra Matteo Renzi e Angela Merkel la volontà di difendere l’idea di Europa unita e più forte. Dopo le inedite tensioni degli ultimi tempi con i forti accenti polemici del nostro premier sulla politica comunitaria, è prevalsa la necessità di un’intesa con la Germania e con la sua leader, al di là di significative divergenze su molti temi, in particolare quello economico legato alla flessibilità sui conti pubblici e quello spinoso delle migrazioni.
Un tema quest’ultimo che, con la sospensione in alcuni Paesi del Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione, rischia di sgretolare le fondamenta dell’Europa. La crisi dei profughi e dei tanti migranti che scappano giornalmente da guerre, violenze e povertà ha mutato totalmente lo scenario europeo mettendo a nudo impietosamente la mancanza di coordinamento, oltre che di guida da parte delle istituzioni comunitarie di Bruxelles  che, operando solo sulle dinamiche economiche e finanziarie dell’Unione, alimentano il populismo degli eruroscettici a caccia di facili consensi elettorali.
Un’Europa che non c’è. E il disordine sotto i cieli del Vecchio Continente è evidente: frontiere chiuse, muri e filo spinato a difesa dei confini nazionali. Un triste ritorno al passato e ai suoi tragici eventi che hanno segnato la storia del ventesimo secolo. E in questo quadro di grande incertezza Italia e Germania hanno interesse a preservare il sistema Schengen, seppure per motivi differenti. L’Italia, per evitare che chi arriva da noi sia costretto a rimanere, a causa della progressiva chiusura delle frontiere dei paesi confinanti. La Germania, per coerenza con la scelta politica dell’accoglienza dei profughi, una volta identificati al loro arrivo  in Europa.  Insieme, i due Paesi, a tutela di un’Europa solidale, potrebbero sollecitare la Commissione europea a rivedere il Trattato di Dublino e convincere i partner per una equa distribuzione dei profughi fra gli Stati membri e  proporre una polizia paneurpea per le frontiere esterne dell’Unione.
Un’Europa dunque da …. ridisegnare per essere più vicina agli interessi e ai bisogni dei cittadini. E fa bene Renzi ad alzare i toni e a puntare i piedi per rivendicare all’Italia, paese fondatore dell’Unione, un ruolo non marginale ma da protagonista ascoltata per un’Europa più equilibrata, affrancata dall’anacronistico direttorio franco-tedesco. Attenzione però a battere forte i pugni in Europa! Come hanno notato molti analisti, “per contare nell’Unione, non basata pubblicare editti, distribuire critiche, denunciare contraddizioni e conflitti d’interessi altrui”. Occorre una diversa politica per azzerare l’improvvisazione e la superficialità degli ultimi trent’anni perché non ha senso mettere sotto accusa leggi e accordi comunitari regolarmente approvati! Il protagonismo non si afferma con estemporanee dichiarazioni e attacchi alla governance europea. Non si può barattare il futuro dell’Europa per una manciata di voti!
 Più di parole e gesti, farciti di demagogia, sarebbe più utile approfondire le modifiche  dei Trattati Ue che l’Italia intende promuovere nel 2017 in occasione del 60° anniversario dello storico Trattato di Roma. Con l’ economa che stenta a riprendere, è destinato ad inasprirsi lo stato di crisi dell’eurozona che è alle origini delle tensioni ricorrenti nei rapporti tra Commissione europea e Paesi forti da un lato, e Paesi deboli dall’altro. Una crisi che sta nello stesso trattato istitutivo dell’Unione economica e monetaria: anche in assenza di un’Unione fiscale, e quindi di quella politica, si sperava che le regole definite a Maastricht e le loro successive modificazioni, in primis il “fiscal compact” con i vincoli sul debito pubblico, avrebbero consentito ai Paesi dell’eurozona una crescita forte ed equilibrata. Ma la crisi economica e finanziaria del 2008 ha confermato che senza una comune governance fiscale con meccanismi di mutualizzazione dei rischi e una banca centrale che funzioni come prestatore di ultima istanza ogni Paese risponde da solo dei propri debiti.  E per i Paesi più deboli, privati degli strumenti con cui, prima della moneta unica, affrontavano le crisi macroeconomiche (politica monetaria, svalutazioni competitive), il futuro economico sarà sempre più denso di incognite: aumenti dei tassi d’interesse, rarefazione del credito, arresto della crescita.
Italia e Germania, in un clima di ritrovata intesa fra …. soci fondatori, promuovano una strategia comune sul piano politico per risolvere il problema dello squilibrio economico nell’Unione per fermare in tempo fughe in avanti, con gravi pericoli per la tenuta democratica dell’Europa.    
              
   

IL COMANDANTE GENERALE TULLIO DEL SETTE IN VISITA....

dal Comando Provinciale Carabinieri Bari
Sala Stampa
BARI. IL COMANDANTE GENERALE TULLIO DEL SETTE IN VISITA AL COMANDO LEGIONE PUGLIA E AI REPARTI CITTADINI.

Nella mattinata odierna, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Tullio Del Sette, ha visitato il Comando Legione Carabinieri “Puglia” e le articolazioni territoriali insistenti nel capoluogo.
Presso la caserma Bergia,  ha incontrato il Presidente della Regione Puglia, dott. Michele Emiliano.
Successivamente ha salutato una rappresentanza dell’Arma in servizio ed in congedo, trattenendosi con i familiari del caduto Maresciallo Aiutante, sostituto Ufficiale di Pubblica Sicurezza, Carlo De Trizio, Croce d’Onore alla memoria, nonché con il reduce di Nassiriya, Appuntato Scelto in congedo, Antonio Altavilla.
Dopo una breve visita al Comando Legione e al Comando Provinciale di Bari, ha incontrato i delegati del Consiglio di Base di Rappresentanza, con i quali ha toccato le principali tematiche connesse al benessere del personale.
Giunto presso la Caserma Guadagni, ha incontrato i militari del Nucleo Investigativo, con i quali ha fatto un punto di situazione sulle principali indagini sulla criminalità organizzata barese, per poi trattenersi con il personale della Sezione Investigazioni Scientifiche, con il quale si è soffermato sulle ultime novità tecnologiche del particolare comparto.
Ha poi visitato la sede della Compagnia Bari Centro, per poi raggiungere il 6° Elinucleo Carabinieri di stanza presso l’aeroporto militare di Bari Palese.
L’ultima tappa in città è stata la sede dell’11° Battaglione Carabinieri “Puglia”, dove si è intrattenuto con i militari che quotidianamente si trovano impegnati nei più disparati scenari operativi di ordine pubblico o in supporto all’Arma territoriale nelle aree più sensibili. 
Visitato il Nucleo Radiomobile cittadino, organo di pronto intervento, ha lasciato la città.