Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

martedì 26 febbraio 2013

GOMMALACCA TEATRO A POTENZA

Ecco il programma di #comunicateatro a Potenza:

Due giorni intensi per discutere ed esercitarsi sull’arte della comunicazione, affrontando trasversalmente i canali classici e i nuovi media, l’importanza delle pubbliche relazioni e il 2.0, divertendosi e imparando trucchi e metodologie di un’attività fondamentale per le compagnie e le istituzioni teatrali ma che spesso non viene sviluppata per mancanza di risorse.

A chi è rivolto
A studenti universitari che vogliono confrontarsi con il mondo della comunicazione teatrale fra il ludico e il professionale. A giovani organizzatori che vogliono compiere un decisivo salto verso le nuove forme di comunicazione low budget. Ad artisti che vogliono promuovere se stessi e le loro attività in prima persona. A dipendenti dei teatri che vogliono aggiornarsi sulle novità della rete e non solo. A professionisti dello spettacolo per ampliare le loro relazioni e per praticare azioni comuni.

PROGRAMMA

sabato 16 marzo (h 10.00 – 19.00 workshop + h21 spettacolo...)
h 10.00 > 10.30 presentazioni
h 10.30 > 12.00 argomento 1 > #comunicateatro what? (l’immagine dell’evento, il posizionamento dell’evento che vogliamo comunicare all’interno del panorama internazionale)
h 12.00 > 14.00 argomento 2 > #comunicateatro who? why? (il target di riferimento: il pubblico, gli operatori, la stampa ecc.)
h 14.00 > 15.00 pausa pranzo/networking
h 15.00 > 16.30 esercitazione: come individuare e reperire i contatti di riferimento per la promozione e la comunicazione. Strutturare in modo funzionale il proprio indirizzario.
h 16.30 > 19.00 argomento 3 > #comunicateatro where? when? (how?) (il piano di comunicazione zero budget)
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h. 21.00 spettacolo ‘Il Gusto dell’Intimità’ di Compagnia Gommalacca Teatro, di e con Mimmo Conte e Carlotta Vitale (presso Teatro F.Stabile di Potenza)
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domenica 20 gennaio (10.00 – 19.00)
h 10.00 > 10.30 Luca Puglisi, art director (come comunicare graficamente la propria realtà culturale)
h 10.30 > 14.00 argomento 3 > #comunicateatro where? when? (how?) (il web 2.0)
h 14.00 > 15.00 pausa pranzo/networking
h 15.00 > 16.00 argomento 3 > #comunicateatro where? when? (how?) (come ripensare l’ufficio stampa)
h 16.00 > 18.30 esercitazione su ‘Il Gusto dell’Intimità’: realizzare un comunicato stampa, una lettera di accompagnamento per i giornalisti, una lettera-invito per gli operatori. Ideare una strategia di comunicazione innovativa.
h 18.30 > 19.00 conclusioni.

Twittering live durante il workshop, si richiede l’iscrizione a Twitter e almeno mezz’ora di pratica prima dell’inizio del workshop. Si chiede di portare eventuali laptop, smartphone e/o tablet per un’interazione simultanea (disponibile il wi-fi).

La partecipazione sarà aperta ad un massimo di 20 persone
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lunedì 25 febbraio 2013

BILANCIO EUROPEO FRA RIGORE E MIOPIA...

BILANCIO EUROPEO FRA RIGORE E…. MIOPIA ECONOMICA E POLITICA! Il Consiglio europeo ha varato il “budget di crisi” 2014-2020
                                                 del Dott. Antonio Laurenzano
Separati in casa! Chiusi tra opposti egoismi nazionali, lontani da ogni apertura verso un progetto unitario, i 27 Capi di Governo hanno varato nei giorni scorsi il bilancio dell’austerità 2014-2020, il primo della storia dell’Unione a subire tagli: gli impegni di spesa scendono a 960 miliardi, con una variazione in meno rispetto al settennato precedente pari al 3,5%.
Da Bruxelles è arrivata una cartolina di un’Europa politicamente piccola e miope. Un “bilancio rattrappito” attorno all’1% del Pil (negli USA supera il 22%), firmato dai Paesi membri dell’Ue che -riducendo la…taglia del bilancio comunitario- hanno preferito considerare i contributi nazionali più un costo che un investimento. Assurdo! In una economia recessiva, mentre il mondo per superare la crisi investe, l’Europa taglia! Con buona pace della crescita e della disoccupazione (12%)! Il futuro…può attendere.
Tre i fronti in scontro: il Nord rigorista guidato da Gran Bretagna, Germania, Olanda, Svezia e Danimarca che chiedeva più tagli e difesa degli “sconti” alla contribuzione europea, il Sud con Francia, Italia e Spagna che voleva salvare la spesa per i fondi agricoli, il fronte dell’Est con Repubblica Ceca e Polonia che voleva salvare i fondi di coesione. Alla fine è’ prevalsa l’insolita alleanza anglo-francese, tutti… contenti: sono calate le spese nella ricerca, nelle infrastrutture tra paesi e nelle reti dell’energia. A decidere quantità e qualità delle spese e delle entrate dell’Ue non è stato un coerente e lungimirante progetto di costruzione europea ma la semplice e disordinata sommatoria di interessi nazionali in campo. Ancora una volta, a disegnare la rotta da seguire è stata la Germania “uber alles” di Angela Merkel sempre meno sensibile al valore aggiunto offerto dalla dimensione europea e sempre più convinta che….”nazionale è bello”! La storia da quelle parti non ha insegnato nulla!....
Quello che ha più colpito gli analisti europei nell’equazione del rigore contabile è stata la miopia delle scelte: ritoccate al ribasso tutte le rubriche di spesa mirate a rilanciare crescita e competitività, in grado cioè di mettere l’industria europea al passo con la concorrenza globale. Abbassate le leve dello sviluppo, azzerate le aspettative di aumento della produzione e quindi della occupazione nella errata convinzione che gli investimenti interni agli Stati membri rendano di più rispetto a quelli made in Europa, perché più efficaci e controllati. Peccato che sia sfuggito un…particolare: ci vogliono economie di scala europee per ammortizzare al meglio i mega investimenti necessari per porsi all’avanguardia della innovazione, in un mondo globalizzato.
Per riprendere il cammino della crescita occorre affiancare infatti al rigore del bilancio, affidato ai singoli Stati membri, la realizzazione di importanti investimenti coordinati a livello comunitario in quei settori strategici per i quali “l’unione fa la forza”: infrastrutture, tecnologia e ricerca. Solo così l’Ue potrà recuperare sui mercati internazionali credibilità all’esterno e coesione sociale al suo interno, mettendo il suo bilancio al servizio della solidarietà e della sostenibilità.
Sul bilancio 2014-2020 incombe ora la bocciatura del Parlamento europeo. Sono compatte le quattro principali famiglie politiche che compongono l’Assemblea di Strasburgo: popolari, socialisti, liberali e verdi per le quali “il compromesso raggiunto dal Consiglio europeo non è assolutamente all’altezza delle sfide che ci attendono. Necessita un bilancio capace di sostenere la ripresa europea e contribuire a superare l’attuale crisi economica e finanziaria attraverso investimenti nella ricerca, nella formazione, nell’educazione e nella politica di sviluppo”. Eloquente il giudizio di Hannes Swoboda, capo dei socialisti: “Questo bilancio fa morire di fame l’Europa!”
Dal voto dell’Europarlamento di Strasburgo, previsto in maggio, la risposta per scongiurare l’esercizio provvisorio (approvazione di bilanci annuali) e quindi l’azzeramento dei grandi progetti di sviluppo pluriennale che hanno bisogno di prospettive di ampio respiro.


domenica 24 febbraio 2013

UDITE, UDITE UDITE. CHI L'AVREBBE MAI IMMAGINATO!


Circolo Culturale Excalibur 1
SIGNORAGGIO BANCARIO
L’origine misteriosa del debito pubblico
di Gianfredo Ruggiero
In molti pensano che il debito pubblico sia il saldo negativo tra entrate e uscite
del bilancio statale causato da quei governi spendaccioni che negli ultimi
decenni ci hanno fatto vivere al di sopra delle nostre possibilità. Non è così.
L’incapacità, gli sprechi e le ruberie dei politici contribuiscono solo ad alimentarlo. La causa è ben altra. All’origine del debito pubblico, che ha generato nei conti dello Stato una voragine in continuo aumento, vi è un meccanismo ben congeniato definito “Signoraggio”. Un termine non a caso, come vedremo in seguito, di estrazione medioevale. Partiamo dalla Banca d’Italia che non è la Banca dello Stato Italiano, bensì unconsorzio di banche private(1). Lo Stato è presente attraverso l’INPS e l’INAIL con un minuscolo 5,6%, questo per giustificare la definizione di Ente di Diritto Pubblico. La Banca d’Italia - ora filiale della Banca Centrale Europea, anch’essa privata(2) - svolge sostanzialmente due compiti. Il primo è quello di organo di controllo sull’operato degli Istituti di credito (in pratica le banche controllano se stesse). Il secondo gli viene attribuito dallo Stato che concede loro il diritto esclusivo di stampare banconote, poi cedute al governo in cambio dei titoli di debito pubblico (BOT, CCT, CTZ, ecc.). Queste “cambiali” sono a loro volta piazzate dalle banche sui mercati finanziari internazionali a tassi stabiliti dagli stessi mercati. In pratica l’entità del debito pubblico, da cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i governi bensì gli onnipotenti mercati. Ossia una dozzina di banche e società finanziarie che attraverso potentissimi software, con un clic del loro mouse fanno crollare intere economie al solo scopo di incrementare a dismisura i loro guadagni e preparare il terreno per il successivo indebitamento degli stati, e rattrista assistere al timore reverenziale espresso nei loro confronti dai nostri politici ed economisti.
Allo Stato rimane la proprietà delle sole monete metalliche coniate dalla Zecca, senza
interessi e costi aggiuntivi, che valgono però solo il 2% della massa monetaria
circolante. Il meccanismo in sintesi è questo: la Banca d’Italia, che in questo caso si comporta come una semplice tipografia, stampa una banconota, ad esempio da 500 euro, il cui costo di produzione è di circa 30 centesimi tra filigrana e inchiostro e la cede alla Stato, non al costo di produzione maggiorato del suo guadagno, come logica vorrebbe, IlCircolo Culturale Excalibur 2
bensì al valore nominale della banconota stessa: 500 euro. E’ come se il tipografo, cui
è stata commissionata la stampa dei biglietti d’ingresso di un cinema, si facesse
pagare l’importo scritto sul biglietto.
Non è finita: questo foglietto di carta colorata non è venduto allo Stato, seppur ad un
prezzo assurdo, bensì dato in affitto e, cosa ancora più scandalosa, senza alcuna
possibilità di riscatto. Lo Stato per tutta la sua esistenza pagherà alle banche private
gli interessi su delle monete che in teoria gli dovrebbero appartenere.
Riassumendo: la nostra banconota da 500 euro (lo stesso vale per qualunque taglio)
alla BCE è costata pochi centesimi di euro, mentre al popolo italiano quel pezzetto di
carta colorata senza alcun valore reale costa 500 euro più gli interessi perenni. Un
gran bell’affare, con c’è che dire…
Questa è l’origine del debito pubblico su cui, volutamente, non vi è alcuna
informazione e dibattito.
La sottostante tabella, riferita al periodo 1990/2008 e ricavata da dati ISTAT(3), riporta i valori del debito pubblico e il relativo costo degli interessi che lo Stato riconosce alle Banche attraverso l’emissione dei titoli di stato.
Dati in milioni di euro
Anno debito consolidato (spese+ interessi) quota di interessi sul debito percentuale degli interessi sul debito
1990 667.848 70.837 10,6%
1991 755.011 157.373 20,8%
1992 849.920 255.666 30,1%
1993 959.713 361.045 37,6%
1994 1.069.415 461.104 43,1%
1995 1.151.489 570.995 49,6%
1996 1.213.508 686.429 56,6%
1997 1.238.170 783.964 63,3%
1998 1.254.386 873.456 69,6%
1999 1.282.062 947.844 73,9%
2000 1.300.341 1.024.072 78,8%
2001 1.358.333 1.102.737 81,2%
2002 1.368.512 1.176.565 86,0%
2003 1.393.495 1.246.003 89,4%
2004 1.444.604 1.312.749 90,9%
2005 1.512.779 1.379.632 91,2%
2006 1.582.009 1.447.500 91,5%
2007 1.598.971 1.525.210 95,4%
2008 1.663.353 1.605.543 96,5%
A fine 2012, con il governo dei tecnici, il debito ha superato quota 2.000 miliardi di euro. Come si può notare il debito pubblico, per effetto dell’anatocismo (interessi sugli
interessi), è costituito nella sua totalità da interessi in continua crescita che il popolo
italiano paga alle banche e agli speculatori finanziari (i cosiddetti mercati) attraverso
l’incremento della tassazione e la riduzione dei servizi sociali.
Circolo Culturale Excalibur 3
Da evidenziare inoltre che, sempre per l’effetto moltiplicatore degli interessi, il debito
è sempre aumentato a prescindere dai governi e dalle loro manovre finanziarie, anche
di quelle definite “lacrime e sangue”.
Se lo Stato si riappropriasse del diritto di stampare moneta l’Italia non avrebbe
debiti e le risorse rese disponibili sarebbero impiegate esclusivamente il benessere
del popolo italiano. Dubito però che ciò possa avvenire, perlomeno nell’attuale contesto politico dominato da partiti e politici (praticamente tutti da destra a sinistra) accecati dal dogma del libero mercato e, di conseguenza, proni agli interessi del sistema bancario e speculativo di Wall Street.
Tornando alla Banca d’Italia, gli immensi introiti che essa incamera stampando
cartamoneta in teoria li dovrebbe girare alla Stato italiano nella misura oscillante tra il
70 e il 90%, in realtà rimangono a Bankitalia in quanto le banconote emesse sono
iscritte a bilancio al passivo, per cui i banchieri non versano allo Stato italiano neppure un centesimo.
Le monete emesse dalla Banca Centrale Europea, come del resto i dollari stampati
dalla privata Federal Reserve americana, sono - come detto - dei semplici pezzi di
carta, privi di alcun valore intrinseco. Questo perché dal 1971 l’America ha abolito
l’obbligo della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.
In precedenza il valore effettivo della moneta era contenuto nella moneta stessa (oro,
argento e rame) successivamente, con l’avvento della moneta cartacea vi era, per
ogni banconota stampata, il corrispondente valore in oro custodito nei caveau delle
banche centrali.
Nel 1944 i grandi della terra decisero a Bretton Woods(4) che per le transazioni
internazionali il dollaro fosse l'unica moneta utilizzabile per i pagamenti fra Paesi
aventi valute diverse, il valore del dollaro fu a sua volta ancorato a quello dell’oro
(sistema aureo). Nixon accortosi che a Fort Knox di oro ve n’era rimasto ben poco(5), il 15 agosto del 1971 a Camp David, annunciò, con decisione unilaterale, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare moneta anche se prive di controvalore (nelle nuove banconote, infatti, non compare più la scritta "Pagabile a vista al portatore", proprio perché non si attinge più alla riserva aurea per creare moneta e, di conseguenza, non può essere convertita in oro). In definitiva le Banche centrali emettono assegni a vuoto, cioè titoli privi di copertura, che però noi accettiamo come buoni. Come dicevamo la definizione di signoraggio ha origini medioevali. A quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli scambi, chi possedeva del metallo prezioso per attribuirne un valore ufficiale, spendibile come moneta, poteva portarlo presso la corte del Signore dove veniva impressa l’effige del sovrano in cambio di una percentuale sul valore della moneta. Da qui la definizione di signoraggio a cui in tempi recenti è stato aggiunto il termine bancario, per indicare che il beneficiario di questa graziosa concessione non è più il principe medioevale, ma la moderna banca. La differenza è che allora chi batteva moneta lo facevo su oro e argento e il beneficiario era lo Stato, oggi chi batte moneta (le banche) lo fa su semplici foglietti di carta colorata senza alcun controvalore effettivo e i beneficiari sono le banche stesse. In definitiva le banche creano denaro dal nulla, oltretutto senza alcun costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat, carta di credito etc.).
Circolo Culturale Excalibur 4
Questo perverso meccanismo che indebita i popoli e arricchisce i banchieri inizia a
perfezionarsi in Inghilterra nel lontano 1694 con la nascita della privata Bank of
England, la prima autorizzata dal governo a battere moneta da prestare a interesse al
governo stesso. Karl Marx nel suo celebre testo “Das Kapital” nel 1885 anticipò, con
queste parole, la situazione attuale:
«Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono
state che società di speculatori priva che si affiancavano ai governi e, grazie ai
privilegi o"enu , erano in grado di an cipare loro denaro. Quindi l’accumularsi del
debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche…».
Emblematica è anche la frase detta nel 1773 dal capostipite della nota famiglia di
banchieri tedeschi A.M. Rothschild:
«la nostra poli ca è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo conferenze di pace, in modo che nessuna delle par in confli"o possa avere benefici. Le guerre devono essere dire"e in modo tale che entrambi gli schieramen sprofondino sempre più nel loro debito e quindi, sempre di più so"o il nostro potere».
Ancora più esplicito, con una punta di cinismo, è Henry Ford, il fondatore dell’omonima casa automobilistica americana:
«è un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario perché, se accadesse, credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani ma-na».
Venendo ai giorni nostri lapidaria è l’affermazione del premio Nobel per l’economia
Maurice Allais che nel 1988 disse:
«l’a"uale creazione di denaro creata ex nihilo (dal nulla) dal sistema bancario è
iden ca alla creazione di moneta da parte dei falsari, i risulta sono gli stessi. La sola
differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profi"o».
Chi ha tentato di interrompere questo perverso meccanismo che concede al mondo
finanziario un potere enorme, ben maggiore di quello che possiamo immaginare, ha
fatto una brutta fine. I presidenti americani che hanno iniziato o annunciato di voler
stampare cartamoneta di Stato sono morti assassinati. Nazioni come Italia e Germania
che negli anni trenta hanno visto esplodere la loro economia riappropriandosi della
sovranità monetaria nazionalizzando o ponendo sotto il controllo statale le rispettive
Banche centrali, hanno dovuto vedersela con le potenze capitalistiche ben felici di
porre fine a questi pericolosi precedenti.
Chi tocca il Signoraggio muore
Così pare se pensiamo a quello che è accaduto a ben quattro Presidenti degli USA:
Abramo Lincoln, James Garfield, William McKinley e John Fitzgerald Kennedy. Tutti, durante il loro mandato presidenziale, si proponevano di cambiare il sistema
Circolo Culturale Excalibur 5
monetario americano estromettendo la Banca Centrale, la privata Federal Reserve
Bank, dall’esclusiva emissione monetaria. I primi tre avevano cominciato a pensarlo,
Kennedy lo stava mettendo in atto. Tutti e quattro furono assassinati.
Il 4 giugno 1963, il presidente John Fitzgerald Kennedy firmò l'ordine esecutivo
numero 11.110 che ridava al governo USA il potere di emettere moneta senza passare
attraverso la Federal Reserve. Il provvedimento conferiva al Ministero del Tesoro
americano il potere di stampare direttamente nuova moneta garantita dall’argento
depositato nelle casseforti del Tesoro. In totale furono emessi oltre 4 miliardi di dollari.
Kennedy stava per mettere fuori gioco la Federal Reserve Bank quando, il 22
Novembre dello stesso a Dallas, fu assassinato. Cinque mesi dopo finì l’emissione della moneta di stato e le “banconote Kennedy” ritirate. Una coincidenza? Può darsi. Io sono restio a dare credito alle teorie complottistiche in questo caso però, vista la posta in gioco, il dubbio rimane.
Anche l’Italia tentò in tempi recenti di riappropriarsi della sovranità monetaria
emettendo direttamente banconote senza passare dalla Banca d’Italia, ne è prova
l’emissione delle 500 lire di carta che si affiancarono alle 500 lire d’argento. Anche in
questo caso la banconota di stato ebbe vita breve: stampata direttamente dal
Poligrafico dello Stato fu ritirata dopo l’assassinio di Aldo Moro che ne aveva
autorizzata l’emissione(6).
Come le banche creano ulteriore denaro dal nulla
Altro meccanismo che il sistema bancario si è inventato per creare ulteriore denaro dal nulla su cui lucrare interessi e incassare commissioni riguarda la cosiddetta “riserva frazionaria”.
Il meccanismo è semplice: la somma depositata da un correntista, cui viene
corrisposto un interesse irrisorio, viene prestata più volte ad altrettanti clienti a tassi
elevati, contando sul fatto che non verranno mai richiesti in contanti tutti insieme, ma
trasferiti da banca a banca. Così di fatto quella somma s’incrementa a dismisura.
La banconota emessa dalla privata Federal Reserve e ceduta in affitto allo
Stato americano. La banconota emessa dello Stato USA senza costi aggiuntivi e ritirata dopo l’assassinio di Kennedy. La banconota da 500 lire di proprietà
dello Stato Italiano.
La banconota da 500 lire emessa dalla privata Banca d’Italia e affittata alla
Stato italiano.
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Vediamo come. La riserva frazionaria corrisponde alla percentuale (attualmente è il 2%) che a fronte di un versamento la banca è obbligata a tenere disponibile sotto forma di contante o attività facilmente svincolabili. Ad esempio, su un deposito di 100 euro, la banca è tenuta per legge a bloccare come riserva 2 euro, i restanti 98 li può prestare. Questa somma, accreditata nella stessa o in altra banca, può a sua volta essere nuovamente prestata trattenendo il solito 2% e cosi via fino all’estinzione della somma di partenza. Con questa progressione i 100 euro depositati sono prestati fino a cinquanta volte e alla fine diventano, di fatto, 5.000 su cui le banche realizzano interessi e incassano commissioni.
Tale lucroso meccanismo (moltiplicatore monetario, come l’ha definito il Nobel Paul
Samuelson) è reso possibile dal fatto che i denari escono da una banca per entrare in
un’altra, se non addirittura nella stessa banca su un conto diverso. In pratica rimango
sempre all’interno del sistema bancario, un circuito chiuso in cui le banche incassano
soldi veri e prestano soldi virtuali.
Con la prossima scomparsa della moneta fisica soppiantata dalla moneta elettronica la
nostra dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come immenso sarà il
loro potere.
Su questi argomenti a livello politico non vi è alcuna informazione e dibattito, neppure ora che siamo in piena campagna elettorale. Tutti zitti, vuoi per ignoranza, vuoi per condivisione ideologica nessuno ne parla(7). I politici si accapigliano sull’opportunità o meno di eliminare l’IMU o di aumentare l’IVA quando basterebbe riappropriarci della nostra sovranità monetaria per scrollarci di dosso il pesante fardello del debito pubblico.
Con rammarico non posso quindi che confermare il grande poeta economista Ezra
Pound(8) quando afferma che i politici sono “camerieri al servizio dei banchieri”.
Gianfredo Ruggiero, presidente del Circolo Culturale Excalibur - Varese
Note
(1) I principali azionisti sono: Intesa San Paolo (30,3%), Unicredito (15,7%), Banco di Sicilia (6,3%),
Assicurazioni Generali (6,3%), Cassa di Risparmio di Bologna (6,2%), Banca Carige (4%), Banca Nazionale del Lavoro (2,8%), Banca dei Monti dei Paschi di Siena (2,5%), Fondiaria-SAI (1,3%), Allianz (1,3) ed altre banche e società assicurative, tutte rigorosamente private.
(2) Gli azionisti della BCE sono le banche centrali (private) europee tra cui l’Italia con il 14,57%. Fatto paradossale è la presenza, tra i maggiori azionisti (e beneficiari del signoraggio) con il 15,98%, della Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’Euro, oltretutto con una percentuale superiore di quella italiana. Ne fanno parte altre due Nazioni estranee al sistema monetario europeo: Danimarca con l’1,72% e la Svezia con il 2,66%.
Circolo Culturale Excalibur 7
(3) Fonte:
· http://www.leprechaun.altervista.org/debito_pubblico_italiano.shtml
· http:/ /www.cobraf.com/forum/coolpost.php?reply_id=123468613
· http://www.portaldiritto.com/debito-pubblico-e-signoraggio-il-problema-delle-banchecentrali.
htm
(4) Nel 1944, nell’ambito della conferenza di Bretton Woods (USA), i ministri delle finanze delle future potenze vincitrici della seconda guerra mondiale decisero le politiche da seguire in materia di ricostruzione, finanza ed economia. Per la loro attuazione furono fondate la Banca mondiale, (BIRS) e il Fondo monetario internazionale (FMI). Al dollaro fu attribuito il ruolo di moneta di riferimento per gli scambi internazionali. La conseguente emissione incontrollata di moneta da parte degli USA, contestata inutilmente da Germania e Francia, permise all’America di esportare la loro inflazione, impoverendo così il resto del mondo. Gli accordi di
Bretton Woods furono in seguito affossati da Nixon nel 1971 a causa dell’enorme spesa pubblica, derivante dalla guerra del Vietnam, che aveva assottigliato le riserve in oro americane. Anche in questa circostanza l’America, a causa della sudditanza europea, ha dimostrato di saper piegare le economie mondiali ai suoi esclusivi interessi economici.
(5) Nel 1970 l’OPEC, il cartello dei produttori di petrolio, non solo aumentò il prezzo del greggio, ma pretese il pagamento in oro e non in dollari. Gli Stati che avevano riserve in dollari cercarono di cambiarli in oro, oro che si sarebbe dovuto trovare nei forzieri di Fort Knox, ma scoprirono che la quantità di oro custodito negli USA non corrispondeva minimamente alla massa monetaria stampata e messa in circolazione dalla Banca centrale americana. Una stima effettuata nel 1975 valutò in 200 mila tonnellate le riserve auree nel mondo, mentre per coprire tutti i dollari circolanti ne sarebbero accorse 75 milioni di tonnellate, il che vuol dire che ogni moneta aveva una copertura del suo valore pari allo 0,3% in oro, cioè carta straccia.
Salvatore Tamburo, La Via Del Denaro, Nexus Edizioni, 2010.
(6) La prima emissione fu normata con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 per le 500 serie Aretusa. La seconda emissione fu regolata con il DPR 14-02-1974, per le 500 lire serie Mercurio.
(7) Tra i pochi movimenti politici che hanno inserito nel proprio programma elettorale la sovranità monetaria segnaliamo Casa Pound Italia (al primo punto) e Forza Nuova. La sinistra, neppure quella che si considera antagonista, su questo argomento è del tutto assente.
(7) Ezra Pound, non avendo commesso alcun reato, per il suo sostegno alla Repubblica Sociale Italiana e per i suoi scritti contro l’usura bancaria, alla fine della seconda guerra mondiale fu incarcerato dagli americani in un manicomio criminale dopo essere stato esposto per settimane in una gabbia all’aperto a Pisa alla maniera medioevale, nonostante avesse 60 anni.