Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

lunedì 14 gennaio 2008

La Casa sul fiume Lenne

di Antonio Morciano – Schena Editore
di Angelo Scialpi

Per i tipi dell’Editore Schena è stato pubblicato un libro di Antonio Morciano: “La casa sul fiume Lenne”. Il romanzo recupera il senso forte della storia locale e l’agire per esperienza di coloro che ci hanno preceduto, alle prese soltanto con l’apparire e il voler essere.
Il riferimento principale è il classico personaggio diverso del paese: Baldin. Baldin è un personaggio che, a modo suo, ha caratterizzato, perfino identificato, la comunità di appartenenza Palagiano), riuscendo quasi a caratterizzarla e a conferirle una chiave di lettura speculare, al punto da arrivare a guardarsi in faccia e riconoscersi e per identificarsi.
Se non fosse realmente esistito, diremmo che potrebbe essere l’anima nobile e duratura della gente, delle nostre comunità che, vestita a festa, sembra essere lontana da qualsiasi contaminazione e sempre alle prese con il divenire e il progresso, almeno quello desiderato e visibile, ma non sempre compreso.
Se guardiamo le comunità degli altri paesi viciniori e della intera provincia, tutte hanno avuto un rappresentante simile a Baldin, presente in ogni momento popolare, reagente in molte circostanze che, a suo modo di vedere, non gli permettevano di continuare la propria esistenza e il proprio modo di essere come lui preferiva. Chi non ricorda quel personaggio, sempre alle prese con le proprie battaglie umane e sociali per far accettare i propri comportamenti e le proprie idee, il modo di vestire e le uscite tipiche nei momenti pubblici meno opportuni. Era il capobanda, il capo processione, il capo mercato; colui che si ribellava sempre a tutto il nuovo, ma poi finiva con l’accettarlo, come fanno tutti.
Antonio Morciano ha dato vita all’anima del nostro passato; un passato fragile e non ancora fortificato che ha trovato facile presa nelle difficoltà di alcuni che, in un momento di progresso, sembravano andare contro corrente e per questo motivo di ilarità e di disprezzo, di esaltazione e di oblio. Baldin ci ripropone i molti problemi del vivere civile, ieri come oggi. Attualmente esiste una giurisprudenza precisa a favore dei diversi, ma il bello che diverso si può diventare quando noi crediamo di essere i detentori della verità e, senza accorgercene, ritroviamo in quelle persone come Baldin, i nostri difetti, le nostre vacuità, le nostre frivolezze.
La semplicità, scrive Morciano, è dentro di noi e parte dalla natura per poi tradursi in bisogno di amore e quindi in nuova identificazione. Ecco, la identificazione è tutta esposta nelle azioni della gente, nel vivere in piazza, nel rifugiarsi nel capanno presso il fiume Lenne, a Venti, ma anche in piazza in occasione del comizio del sindaco, caduto subito nel nulla e nella non deliberazione a favore. Nel nulla cade anche il nostro protagonista, ma è pronto a ritornare quando le ruspe rompono la cornice del passato, e quando si corre per ottenere quelle quote di terreno che il cambio di casacca riesce ad attribuire e che hanno cambiato il volto economico del territorio; soprattutto l’agire per esclusione dal posto di lavoro che, forse, avrebbe potuto cambiare davvero la vita a Baldin, ma noi avremmo perso l’opportunità di conoscerci meglio.
Gli anni 30 e 40 sono descritti in maniera molto particolare e interessante. Molto spesso, è questo un particolare, anche i nostri emigrati erano costretti a rientrare in patria e, complice una informazione fragile, ostentavano una nuova vita colma di agi, ma serviva, e serve, a molto poco quanto non ottenuto con il lavoro e l’onestà.
Accattivante l’uso dei nomi locali, espressi in dialetto, o meglio dei soprannomi che caratterizzavano meglio le persone del passato, ma soltanto per cliccare immediatamente sulle loro fotografie stile internet popolare fai da te e perché il soprannome identificava i vizi e le virtù delle persone, mentre per Baldin, ed altri suoi simili, il nome di battesimo era “il pazzo”.
Morciano introduce e sviluppa il tema della squilibrio e ci fa comprendere come esso sia il surrogato di quanto abbiamo vicino e del modo di intendere e vedere le cose; potremmo azzardare a dire che il pazzo è l’espressione globale della civiltà in divenire degli anni 30, 40 e anche 50, fino al momento in cui la mente collettiva ha compreso il cambiamento, come a dire che i geni sono lenti, molto più lenti del progresso al cambiamento e quindi ad accettare gli effetti dello scorrere del tempo e dello sviluppo.
La figura di Baldin viene fuori lentamente e con forza maggiore, dopo ogni pagina, fino a diventare il protagonista, quasi l’eroe (la buca sull’asfalto della circonvallazione e la rottura della fontana) di una percorso, arduo e difficile, che riguarda il divenire della nostra comunità e la costruzione della civiltà dell’anima. Baldin è sempre pronto a indicarci i difetti dai quali potremmo dedurre qualche occasione utile di sviluppo se solo vedessimo certe reazioni come possibili nostri errori.
E’ opportuno leggere questo libro di Morciano! Sono certo che ogni lettore troverà in esso parte di se stesso, ma soprattutto capirà meglio la sua origine e dove è diretto, per non parlare della conoscenza dell’agire umano.

domenica 13 gennaio 2008

Esercito Italiano. Ipotesi di una strategia Politica

Di Matteo Cornelius Sullivan

Da quando le Forze Armate italiane sono, finalmente, divenute professioniste, la nostra classe politica si è trovata molto più interessata a partecipare alle “missioni di pace”, ovvero operazioni militari atte a difendere interessi nazionali e internazionali, in cui si omette la parola guerra. Il percorso per giungere alle Forze Armate professioniste non è stato dei più semplici, non tanto per le posizioni di qualche conservatore miope che avrebbe voluto continuare le tradizioni della leva militare ma soprattutto perché la storia della Repubblica Italiana non è esente da tentativi di colpo di Stato, e questo la classe politica se lo ricorda. Dunque si può ipotizzare che da quando le Forze Armate sono professioniste, sono un potenziale pericolo per uno Stato che si è trovato più volte in pericolo di colpo di Stato, quindi la ragione delle missioni di pace, che vedono impiegate molte delle truppe migliori, potrebbe essere una strategia politica per allontanare un potenziale pericolo per la classe politica stessa; Difatti anche la sinistra, che ha vinto le passate elezioni politiche contestando l’ultima missione militare, si è guardata bene dal ritirare le truppe... e ha anche confermato tutte le missioni militari all’estero, che non sono solo quelle pubblicizzate dai mass-media, ma sono una miriade, sebbene la maggioranza siano formate da “contingenti” piuttosto piccoli. La notizia che gli Stati Uniti d’America intendano rinnovare le proprie testate nucleari nella Repubblica Italiana, è un’altra di quelle cose che è passata in sottotono... In passato, solo sapere che gli U.S.A. avevano delle bombe atomiche in un Paese, il nostro, che ha votato no all’energia nucleare, avrebbe fatto esplodere la rabbia del popolo.... ma oggi il popolo è sempre più succube della classe politica, quindi quello che non è più un segreto, perché è stato rivelato da fonti private, passa nell’indifferenza e la Repubblica Italiana rimane una “colonia” americana. Con questo non si intende assumere una posizione antiamericana ma evidenziare che, in una situazione di politica internazionale in cui il Patto di Varsavia non esiste più, le truppe ex sovietiche hanno fatto i bagagli andandosene dagli ex Paesi satelliti, mentre quelle americane no, e in cui ci dovrebbe essere un vero Esercito Europeo... il fatto che la Repubblica Italiana accetti nuove bombe atomiche “N.A.T.O.” (leggi politica coloniale U.S.A.), significa che le istituzioni repubblicane intendono confermare il proprio stato di sudditanza, cosa che forse li fa sentire più sicuri dalla potenziale minaccia dei militari nazionali. È ovvio che la “potenziale difesa” N.A.T.O. dei politici è illusoria, perché una ingerenza di un esercito straniero in affari interni, significherebbe discredito totale U.S.A.. Rimane lecito pensare che le istituzioni repubblicane adottino la strategia di mantenere in Patria un esercito straniero, mentre si manda all’estero quello nazionale, al fine di garantire la propria impopolare sopravvivenza. E tutto questo si può condire con recenti fatti che avrebbero potuto preludere alla rivelazione di alcuni nomi che erano pagati in funzione di spie da Paesi esteri, cioè traditori che ricoprono altissime cariche istituzionali... Non tutti sanno che sono migliaia gli italiani che hanno accettato, in tempi di guerra fredda, lo stipendio di spia americana della C.I.A., o dell’equivalente sovietico, solo che con la fine della guerra fredda, molti di loro hanno continuato ad operare....
Tratto da La Circolare Spigolosa.

Massoneria: Boom al femminile, oltre 2 mila iscritte

Archivio News 2002
(ANSA) - ROMA, 18 NOV - Boom di iscrizioni 'rosa' per la Massoneria. Casalinghe, madri, imprenditrici e professioniste di successo: sono le donne massone d'Italia, un fenomeno in forte crescita che ha raggiunto la cifra record di 2 mila iscnttI(! alla Gran Loggia d'Italia di Palazzo Vitelleschi l'unica che accetta anche le donne, A loro è dedicato un servizio, sul numero in uscita domani, del settimanale femminile 'Luna'.
Loro, le donne massone, dicono di non credere nel potere, ma nella voglia di coltivare ideali comuni. Soprattutto, non hanno più paura di mostrarsi a viso aperto. Cosi hanno raggiunto anche cariche importanti tanto che 50 delle 2 mila iscritte sono maestre venerabili.
"Le richieste di iscrizione sono aumentate molto negli ultimi mesi" afferma il gran maestro Luigi Danesin: "solo nell'ultima settimana, su SO richieste. la metA è arrivata da donne". Nell'ultimo anno la percentuale 'in rosa' è passata dal 10% a 35% degli iscritti.
Due gli elementi che accomunano le donne massone: la tradizione familiare e il desiderio di ideali comuni che vanno da "una forte affermazione di libertà" alla "fede nella fratellanza tra tutti gli uomini di tutte le razze", al "bisogno di abbracciare uno stile di vita puro".
Sarebbero queste le prime molle che le pingono, iscriversi, insieme con il fascino dei riti e dei simboli e, quel po' di mistero che sopravvive intorno alla libera muratoria. Il richiamo del potere, e la voglia di lobby, invece. restano decisamente sullo sfondo. Le 'Sorelle,' raccontano poi detta loro vita nelle logge, che oomprende sia l'impegno tradizionale sul fronte della beneficinza e del volontariato, sia, quello della crescita e dei gruppi di studio dedicati per lo piu alle religioni, alle tradizioni e alle culture precristiane. Un cammino di conoscenza in chiave esoterica rivendicato anche dalle Stelle d'oriente. vale a dire le figlie. sorelle, mogli o nipoti dei fratelli iscritti al Grande Oriente d'Italia" la più rigidamente tcadizionalista che continua a escludere a priori la presenza delle donne nelle proprie logge, relegandole un ordine paramassonico con 18 capitali e 600 iscritte.
Secondo sociologo Franco Ferrarotti "questo interesse crescente delle donne all'iscrizione nelle logge massoniehe va letto sia come una delle volontà delle massonerie stesse di acquistare trasparente e democrazia intema, mettersi al passo coi tempi, sia come una delle tante spinte femminili verso la parità con gli uomini".
(ANSA).

I Vigili del Fuoco di Mungivacca-Bari

Dott. ssa Carlotta Vitale
Scrittrice
Il "Palazzuolo"
Bisceglie - Bari

I cavalieri del Fuoco ancora in azione

Travaso Gpl

L’8 gennaio personale del Nucleo NBCR (Nucleare Biologico Chimico Radiologico) dei Vigili del Fuoco del Comando di Bari, supportato dalla squadra di 1° partenza, è intervenuto a Loseto in località c.da del Grillo, perchè una cisterna trasportante GPL (Gas di Petrolio Liquefatto) era bloccata in un tratturo di campagna e rischiava di scivolare in un fossato a causa dello smottamento della sede stradale. La cisterna, adibita al trasporto secondario (da deposito fisso a utenze domestiche) di GPL, di capacità pari a 15,5 metri cubi (ne conteneva circa 10), non presentava dopo esame a vista, nessun danno ne alle tubazioni,ne al circuito e alle valvole di fondo. Per ragioni di sicurezza, prima di rimettere la cisterna su strada si è proceduto al travaso del prodotto della cisterna in oggetto, in un'altra di pari capacità richiesta preventivamente alla stessa azienda distributrice.