Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
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domenica 17 marzo 2019
UN GENERALE D'ALTRI TEMPI: ALDO AMEDEO MECOZZI, DI ANNA CHECCOLI
GRAN LOGGIA D'ITALIA. STORIA DI UN FALDONE RITROVATO
Anna Checcoli
Il mondo del collezionismo è davvero vario, e quindi capita di imbattersi,
soprattutto se sei alla continua ricerca di oggetti e documenti massonici, in
qualcosa di davvero interessante.
Questa è la storia del Generale di brigata aerea Aldo Amedeo Micozzi,
limitatamente ad un periodo molto importante per le vicende del nostro paese
ed anche per la Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M., che allora si chiamava
Serenissima Gran Loggia Nazionale d'Italia.
Aldo Amedeo Micozzi nacque a Roma 17 gennaio 1892, in una famiglia
modesta, ma si mostra sin da bambino volenteroso nel cercare di aiutare i
genitori facendo il garzone di un fornaio. Amante della lettura e dello studio,
cercherà di acquistare quanti più libri possibile sulle bancarelle, nel tentativo di
farsi una cultura.
A 21 anni si arruola come soldato semplice volontario nel 6° Reggimento genio
ferrovieri, e va in Eritrea. Nel 1916 vene promosso Sergente, poi Sottotenente
di complemento, e quindi Tenente di complemento. Compie 370 voli di guerra,
abbatte sette velivoli nemici, è pluridecorato.
Dai primi anni '20 iniziò l'attività di pubblicista in materia aeronautica, e
proseguì brillantemente la sua intensa e complessa carriera fino a quando, nel
1930, fu promosso Tenente Colonnello e nel '35 Generale di brigata aerea.
Passò all'Oriente eterno a Roma il 2 novembre 1971.
Non mi sono dilungata nei particolari della vita del Gen. Micozzi perché,
seppur non del tutto esatti, è possibile trovarli sul web. Quello che qui, invece,
ci interessa da vicino, è la documentazione relativa alla sua appartenenza alla
Serenissima Gran Loggia Nazionale d'Italia, oggi Gran Loggia d'Italia degli
A.L.A.M.
Da una piccola pagina di taccuino scritta frettolosamente si evince che il futuro
Generale si era informato anche relativamente alla “Massoneria Universale
Comunione Italiana”, di cui segna l'indirizzo, S. Pietro all'orto, 7, al primo
piano, e il nome di alcune Logge come Cattaneo, De Cristoforis, Fratelli
Bandiera, Giovine Italia, La Ragione, altre scritte con grafia incomprensibile,
oltre alla Romagnosi, Battisti, Cavalieri di Scozia, Cisalpina, Eterna Luce,
Carducci, Vis Nova, ecc...Ma andiamo per ordine.
In una lettera ad un collega, il Tenente Retino, datata gennaio 1917, egli si
rivolge a lui chiamandolo Fratello, pur non essendo ancora stato iniziato.
Oggetto della corrispondenza è l'invito che l'aviatore riceve ad entrare in
Massoneria, esattamente nella nostra Istituzione, ed egli sostiene di non sentirsi
ancora pronto per affrontare seriamente l'ingresso nell'Ordine. Aggiunge inoltre:
«...Il mio desiderio di coerenza non solo formale ma sostanziale mi renderebbe
difficile liberarmi, qualora i gravi avvenimenti politici e militari e sociali che si
succedono, qualora l'indirizzo che di fronte ad essi l'Ordine potrebbe assumere,
qualora infine i suoi tradizionali programmi di pensiero e d'azione che io come
profano ignoro, suscitassero in avvenire un dissidio fra la mia libera coscienza
di uomo e i miei doveri di massone».
Prosegue con alcune considerazioni piuttosto anticlericali, ma ciò che mi ha
colpita sono le osservazioni “molto personali”, come lui le definisce,
relativamente al suo ruolo in Massoneria, dalle quali si evincono concetti non
poi così personali, ma anzi esplicativi di come un tempo veniva vissuta e
percepita la vita massonica. Egli scrive dunque:
«Allo stato odierno dei miei meriti, sprovvisto come sono di titoli, non
disponendo nell'Ordine di altro appoggio che quello portomi dalla tua cortesia,
non avendo potuto partecipare alla vita politica per il sopraggiungere del
servizio militare, non posso aspirare nell'Ordine che ad un grado umile e,
aspettando di acquistar meriti ed autorità, dovrei subire la coartazione di alcune
mie tendenze ed abitudini. Se invece io attendo, se faccio conoscere qualche
mio valore, se faccio in modo che la mia iscrizione sia desiderata e apprezzata
dai Fratelli, io, quando accetterò di farne parte, raggiungerò rapidamente un
grado elevato, entrerò con un programma mio, con una “self made personality”
[...]»
Ciò che viene dunque spontaneo di dedurre è la piena integrazione della
Massoneria con la vita politica e sociale di chi veniva a farne parte. E' quindi
evidente uno scollamento importante del mondo latomistico da quello
istituzionale statale che via via si è acuito a seguito dei tragici eventi delle due
guerre, del Fascismo, dei Patti Lateranensi, della questione P2 e di altre
interazioni con ulteriori realtà massoniche che non sto qui a citare.
Aldo Amedeo Micozzi verrà poi iniziato alla RLNazionale il 16 febbraio
1922, per giungere al IV grado il 14 settembre dello stesso anno.
Nel fascicolo sono presenti gli Statuti ed i Rituali dei tre gradi simbolici,
nonché il suo brevetto di 4° grado. Esaminandoli, ho avuto grandi sorprese.
Citerò solo quelle che non hanno un riferimento specifico alla ritualità, ma che
possono rivestire in ogni caso, a mio parere, un forte interesse.
Inizio da una curiosità: sono presenti i rituali per le cerimonie funebri, per il
battesimo massonico (presentazione di giovani comunemente definiti ulivelli) e
per il matrimonio massonico. Quest'ultimo Rito, dunque, esisteva già nel 1921,
e non è stato creato recentemente, come qualcuno ha sostenuto. La cosa di
maggior interesse è che già allora in tutti questi rituali si parla di Sorelle.
Quindi, la presenza delle donne era prevista, ed esse erano affiliate, seppur in
numero esiguo. In effetti, leggendo gli Statuti dell'epoca, in nessun luogo si
nega alle profane di sesso femminile di poter essere iniziate.
Fra i vari documenti, emerge un invito datato 22 giugno 1922, dove il MV
Chiarappa convoca i Ffrr. della RL XX Settembre al matrimonio massonico
di un “nostro caro Fratello con una nostra cara Sorella”.
Un altro particolare che mi ha colpita è il forte legame con l'ebraismo che era
presente nei nostri rituali. Già in quello di primo grado, la prima pagina riporta i
mesi dell'anno in ebraico ed una datazione diversa da quella oggi in uso, distinta
fra Ordine e Rito: 4000 anni da aggiungere all'anno in corso, definita Anno
Lucis, mentre per il Rito Scozzese si fa iniziare l'anno il 23 settembre e si
contano 3760 anni da aggiungere secondo la “cronologia giudaica”, definito
Anno Mundi. Le varie parole di derivazione ebraica sono scritte e lette al
contrario, partendo da destra. Ne deduco che tali riferimenti all'Ebraismo siano
stati epurati con la riemersione della Massoneria nel 1946, temendo future
ricadute in fatti tragici e ben noti, e dunque prendendo le distanze da certe
peculiarità.
Ugualmente interessante è un documento dattiloscritto intitolato “Sintesi
esplicativa dell'Istituto massonico” a cura di un Maestro Venerabile dell'Oriente
di Roma, (esattamente della RL Madre XX Settembre 1870) ivi siglato
come M.A.C (Michele A. Chiarappa), 33° grado, e datato 1922. Cito:
«[...] Basta pensare all'apparente contraddizione che può discoprirsi fra il
trinomio massonico e la fondamentale struttura della Massoneria, per
comprendere in quale inganno potrebbe indurre una sintesi affrettata e
semplicista: il termine “Libertà” sembra in antitesi con la ferrea disciplina,
quello di “Uguaglianza” con il carattere gerarchico dell'Istituto; mentre la stessa
“Fratellanza” è in contrasto almeno formale con la voluta esclusione di classi
intiere e di categorie sociali e morali dal consorzio massonico. […]
Prosegue insistendo sull'importanza della conoscenza e dello studio esoterico,
affinché la tradizione millenaria della Massoneria possa essere tramandata,
scrive che uno dei requisiti fondamentali è la selezione e quindi la preparazione,
e che i Fratelli sono chiamati a collaborare in ogni forma al progresso umano,
diffondendo l'amore del vero e la fede nel divino, impedendo però che essi
possano diventare strumenti di oppressione sociale, e a coltivare l'amore fra gli
uomini. Tuttavia, conclude così:
«[...] Forgiare nei propri proseliti e adepti la facoltà di guidatori, noti od occulti,
di masse, pel conseguimento di tutte queste finalità».
Tornando ad Aldo Amedo Micozzi, essendo uomo che amava informarsi, egli
conserva articoli di giornale, ed uno in particolare, firmato da Torrigiani, Gran
Maestro del Grande Oriente d'Italia, intitolato il Manifesto della Massoneria,
pubblicato nel 1922 in occasione della ricorrenza del XX settembre, ci chiarisce
la posizione assolutamente anticonfessionale della sua Istituzione. Egli infatti
ribadisce che esiste il pericolo per la nazione di ricadere nel dominio
incontrastato della Chiesa a causa di “torbidi mercanti della politica, zelatori
della fede”.
Non immaginava che di lì a cinque mesi Mussolini avrebbe preso delle
decisioni che preludevano gli accordi che avrebbero portato alla stipula dei Patti
Lateranensi, l'11 febbraio 1929.
Incuranti, però, le più grandi Obbedienze del momento continuano nelle loro
scaramucce relative alla pratica del Rito Scozzese, ed ecco quindi che il 27
ottobre 1922 il Grande Oriente comunica su un quotidiano che esso è «la
continuazione ininterrotta di quello che si formò nel 1861 a Torino e che nel
1872 unificò in Roma, auspice Giuseppe Garibaldi, la Famiglia Massonica
Nazionale». In poche parole, il GOI sostiene di essere l'unica autorità italiana
riconosciuta dalla Massoneria Universale.
Andando a sbirciare nei vari documenti, però, appare evidente ben altro.
Il 24 maggio 1921 Raoul Palermi emana un decreto che afferma che «l'unica
Potenza Massonica del Rito Scozzese Antico e Accettato per l'Italia, sue
dipendenze e Colonie, è il Supremo Consiglio sito in Piazza del Gesù 47,
riconosciuto dalla Confederazione Universale del Rito, e che la Gran Loggia
Scozzese per il Governo dei primi tre gradi è la sola autorità simbolizzata da
esso Supremo Consiglio nonché dalle potenze regolari, riconosciuta per la
Giurisdizione italiana».
Prosegue inoltre sostenendo che sia Saverio Fera, che Leonardo Ricciardi, W.
Burgess e lui stesso hanno reiterato proposte per giungere a concordia con il
Grande Oriente e alla riunificazione, ma che queste non hanno mai trovato
risposta.
Riafferma ancora una volta la precisa volontà di instaurare l'unione dei cuori in
tutta la Massoneria italiana e alla fine delibera di troncare ogni indugio,
proclamando, a far data dal giorno indicato nel documento, la unione di tutti i
Massoni italiani in una unica Comunione per l'Italia. In poche parole, invita tutti
coloro che lo desiderano ad aderire alla sua deliberazione e decreta la fusione
delle forze massoniche italiane di Rito Scozzese Ae A sotto gli auspici del
nostro S.C. Confederato. Chiosa vietando ogni contatto con massoni irregolari,
facendo osservazioni sui gradi di cui si fregiano, ovviamente abusivi.
Conclude il documento un paragrafo intitolato Palazzo Giustiniani dichiarato
irregolare. Questo fa riferimento ad un allegato estremamente interessante
relativo a Saverio Fera e alla scissione del 1908, quando, cito le testuali parole,
«il Grande Oriente presieduto dal Gran Maestro Ferrari propose la unificazione
dei Riti onde venivano a scomparire il Rito Scozzese (dal 4° al 33° grado) ed il
Rito Simbolico Italiano (dal 1° al 3° grado dell'Ordine) per formare un Rito
Nuovo. Naturalmente il Supremo Consiglio di Rito Scozzese si oppose a grande
maggioranza».
La piccola minoranza che accettò la distruzione del Rito Scozzese si distaccò
dal Supremo Consiglio e poi ne creò uno nuovo, presieduto allora dal prof.
Ballori (alla data del documento da Ferrari) che siedeva in Palazzo Giustiniani.
La grande maggioranza, invece, seguì Saverio Fera, che divenne sovrano Gran
Commendatore. Sostiene Palermi che, allora, tutti i S.C. del mondo riconobbero
come preesistente quello di Saverio Fera. Fu così che nel 1912, a Washington,
su 33 S.C. presenti, anche i due che precedentemente si erano dichiarati
neutrali, quello di Francia e quello svizzero, si associarono agli altri nel
riconoscerci.
Molto interessante è sottolineare che la Conferenza di Washington additò ai
“dissidenti” il dovere di unirsi al S.C. di Fera, definito “unico e solo Supremo
Consiglio regolare del Regno” (vedi Atti Ufficiali della Conferenza di
Washington, 1912).
Nell'ultima pagina del Decreto si evincono anche altre informazioni. A Fera,
dopo la sua morte, nel 1913 succede Ricciardi. A Ricciardi, William Burgess, a
quest'ultimo, Palermi come S.G.C., il quale dall'aprile 1918 era anche Gran
Maestro. Il 20 settembre 1920 a Roma, di nuovo si riuniscono le
Rappresentanze dei Supremi Consigli della Confederazione e ancora una volta
riconoscono che non vi era in Italia altra Massoneria regolare se non quella
della Comunione di Rito Scozzese A e A presieduta da Palermi con sede in
Piazza del Gesù 47.
Palermi fa riferimento ad Annuari in nostro possesso relativi al 1912, 13, 14,
15, 16, 17, 18, 19 e 20 ed ai maggiori Supremi Consigli del mondo che sempre
riconoscono il nostro come unico regolare, oltre ai succitati Atti del Congresso
di Washington del 1912.
Cita inoltre la futura Conferenza di Losanna, dove il nostro è l'unico Supremo
Consiglio d'Italia invitato come membro della Confederazione del Rito.
Seguono un estratto dal n. 11 della Rassegna Massonica dell'ottobre 1921 e le
Deliberazioni della Conferenza dei Supremi Consigli Federati del Rito
Scozzese Antico ed Accettato a Losanna, che necessiterebbero di una menzione
a parte, in quanto di interesse storico e massonico veramente eccezionale, oltre
che punteggiati di gustosi colpi di scena causati da “irregolari” che cercano di
infiltrarsi, prontamente scacciati.
Un paragrafo veramente notevole riguarda Marshall, che in qualità di Fratello
rappresentante i Massoni americani, si complimenta con noi per l'opera svolta
in Polonia e Cecoslovacchia.
Una successiva comunicazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran
Loggia Nazionale d'Italia, datata 29 novembre 1921, ci mette infine al corrente,
a firma del Gran Segretario Generale Cesare Mombello, che Raoul Palermi,
invitato a Washington alla riunione del Supremo Consiglio di Rito Scozzese
Antico ed Accettato per la giurisdizione Sud degli Stati Uniti d'America,
definito Supremo Consiglio Madre del mondo, è stato nominato Membro
Emerito, dignità conferita prima di allora solo al Duca di Kintore, Sovrano Gran
Commendatore del Supremo Consiglio di Scozia e al Conte Goblet di Alviella,
S.G.C. Del S.C. del Belgio. Inoltre, la Comunione italiana del “nostro” Rito,
viene definita ancora una volta l'unica regolare.
Arriviamo alle note dolenti del 14 febbraio 1923, non senza un rapido excursus
sulle posizioni dell'allora Gran Maestro del Grande Oriente e di quello della
Gran Loggia.
Uno storico contemporaneo sostiene che fu la Massoneria a favorire l'avvento
del Fascismo. Io direi piuttosto che probabilmente favorì l'avvento del
Socialismo contro la famiglia regnante ed il clericalismo predominante. Citando
in parte da A.A. Mola, Storia della Massoneria italiana dall’Unità alla
Repubblica, in effetti, «l’atteggiamento di favore sembra motivato da aspetti del
programma del primo fascismo: lo spirito patriottico, la tendenza repubblicana,
l’anticlericalismo».
Non sono totalmente d'accordo sull'ostilità nei confronti di popolari e socialisti,
in quanto, in fondo, il primo Mussolini era socialista.
Prosegue Mola: «E di fatto, lo stesso Torrigiani, pur con la necessaria prudenza,
sembra guardare con benevolenza all’avanzata di Mussolini. Alla vigilia della
marcia su Roma, Domizio dichiara di considerare il fascismo una “rivolta
necessaria” che ponga fine alla confusione del dopo-guerra; sebbene voci
sommesse all’interno di Palazzo Giustiniani esprimano qualche dubbio sugli
orientamenti del nuovo partito, il Gran Maestro si affretta, da un lato, a
smorzare le manifestazioni di dissenso, dall’altro, a presentare l’Ordine sotto il
segno del patriottismo e dell’interventismo, sottolineando le affinità e le
comunanze con la nuova forza politica nella condivisa idea di rinnovamento
della “coscienza nazionale”.
La Giunta di palazzo Giustiniani convoca a Roma l’Assemblea per il 28
gennaio 1923, a essa partecipano circa 500 delegati: lo scopo è quello di
stabilire la condotta da tenersi nei confronti del Governo ora che la massoneria
è stata definita “traditrice della nazione e negatrice del rinnovamento”. Nel
corso dell’adunanza, Torrigiani prova a negare tutte le accuse di antifascismo,
ma non cede alla pregiudiziale anticlericale. Stando alle cronache del Corriere
della Sera dell’1 febbraio 1923, la discussione è appassionata e ricca di
interventi: alla fine, l’Assemblea si divide, nonostante l’opera mediatrice del
Gran Maestro, fra chi vorrebbe seguire un indirizzo di incondizionato appoggio
al Governo e chi rivendica, per la massoneria, una posizione “al di sopra dei
partiti” “nella concezione superiore degli interessi della patria”. Quest’ultimo
orientamento, alla fine, ottiene la maggioranza dei consensi, portando alla
riaffermazione dell’idea di laicità dello stato, del rispetto delle libertà politiche
e delle organizzazioni sindacali.
Dall'altra parte Palermi, a capo della Gran Loggia, ebbe una posizione di totale
fedeltà al Fascismo, ma non tanto quanto sembra. Ci rende edotti un opuscoletto
del maggio 1939, intitolato Contro gli intrighi massonici nel campo
rivoluzionario a cura dei Gruppi Anarchici dell'Antracite. Quivi è scritto che il
Grande Oriente accampò il merito della rivendicazione dell'italianità di Fiume
per mezzo di Torrigiani, che sottolinea la necessità di annessione in una
balaustra del 28 febbraio 1924.
Fu sempre grazie alla Massoneria che furono fondate l'Unione Antibolscevica di
Roma e l'Alleanza cittadina di Firenze, che avevano come scopo di opporsi a
qualsiasi rovesciamento politico e sociale, e che quindi in realtà manifestarono
simpatia al re quando i deputati socialisti abbandonarono l'aula all'apertura della
seduta reale.
Nel gennaio 1921 veniva costituita una federazione di tutte le Unioni
antibolsceviche e Organizzazioni civiche e veniva eletta vice-presidente Maria
Rygier, Massona (così citata nel libretto). Questo apre un inciso ulteriore sulla
importanza, già in tale epoca, delle donne nel mondo latomistico, seppur
presenti in numero esiguo. Nelle pagine del testo si prosegue scrivendo che gli
stessi massoni organizzarono il lavoro volontario in tali associazioni, ed i fasci
non fecero che seguirli, mettendosi al servizio dell'Agraria e della
Confederazione dell'Industria. Ancora, si sostiene che la Gran Loggia creò
all'inizio del 1921 il Partito Nazionale Democratico, che ebbe come padrino
d'Annunzio, e che questa stessa nel gennaio del 1923 sospese i sussidi. In
quell'epoca era appunto Palermi il Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia
Nazionale d'Italia, qui definito “maggiore sabotatore della Massoneria del
Grande Oriente”. Anche il Partito di Rinnovamento ebbe fra i suoi capi
appartenenti alla Gran Loggia, e nel testo citato si sottolinea come Maria Rygier
fu incaricata dalla stessa Gran Loggia di entrare nel Fascio per controllare l'uso
degli aiuti finanziari dati dall'Agraria e dalla Confindustria. Segue elenco di
Massoni del Grande Oriente e della Gran Loggia appartenenti ai Fasci.
Subito dopo, in grassetto, si parla di cifre. Cito:
«Il Grande Oriente contribuì con tre milioni e mezzo alla marcia su Roma, dopo
la quale la Grande Loggia assicurò i massoni d'America che l'Italia stava
entrando in un'era di ordine e di pace. Questi telegrammi furono trasmessi dal
governo stesso come dispacci di stato, indirizzati all'ambasciatore di Boston,
che li fece pervenire ai destinatari. Rassicurare la massoneria americana valeva
rassicurare il governo e la plutocrazia degli Stati Uniti. Basti pensare che
Harding, presidente degli S.U., era 32 del Rito Scozzese, per vedere tutta
l'importanza del connubio fascista-massonico».
E ancora, il Supremo Consiglio della Gran Loggia nel 1922 approvava una
dichiarazione portante il placet di Mussolini, nella quale si impegnava a non far
nulla contro le direttive del governo, ma anche Torrigiani, Gran Maestro del
Grande Oriente, dichiarò in una intervista al Giornale d'Italia che le Logge
della sua Obbedienza erano da lui state invitate a cooperare al successo di
Mussolini. In quell'occasione, Torrigiani affermò che i massoni della colonia
italiana di Parigi erano ferventi fascisti, cosa non vera, perché la Loggia Italia,
appartenente alla Gran Loggia di Francia, si era pronunciata contro il governo
fascista, cosicché a Triaca, Maestro Venerabile di quell'Officina, fu ritirato il
titolo di garante di amicizia fra le due Istituzioni.
Mussolini, però, è ormai certo che la Massoneria, dichiarandosi in realtà al di sopra
dei partiti, non sia conciliabile con il Governo nazional-fascista. È inoltre
consapevole che combatterla, in un paese profondamente cattolico come l’Italia, gli
avrebbe assicurato il consenso dei fedeli. E così, il 15 febbraio 1923, il Gran
Consiglio, a maggioranza, dichiara incompatibile l’appartenenza alla massoneria con
l’adesione al Partito nazionale fascista. Di fronte al nuovo attacco, Torrigiani torna ad
offrire garanzie di lealtà. Il 16 febbraio invia una circolare alle Logge per confermare
la volontà di fiancheggiare il Governo, invitando tutti ad applicare le direttive votate.
Nello stesso tempo, cerca di difendere l’Ordine, ricordando a Mussolini in uno scritto
personale che: «le nostre Logge ed i nostri membri non hanno mai mancato in fedeltà
alla Patria».
Lungi da me il voler assolvere Raoul Palermi, ma questi, in effetti, attua un
comportamento che può apparire tortuoso e incongruente ad una lettura superficiale.
Da una parte, anch'egli cerca protezione, in quanto facevano parte del Gran Consiglio
fascista alcuni membri della sua Comunione, tre dei quali, fra l'altro, votarono
inizialmente contro il decreto mussoliniano di scioglimento delle Comunioni
massoniche, dall'altra dichiara che “la Grande Loggia non esiste” e si rifiuta di riunire
la Gran Loggia, convocando solo il Supremo Consiglio, forse, e dico forse, in un
estremo tentativo di salvare qualcosa. Questo però gli vale un articolo su un
quotidiano, a firma dei suoi stessi Fratelli, dove egli viene accusato di alto
tradimento.
Per approfondire un po' quanto detto poc'anzi, cito qui alcuni stralci degli interventi
di due Onorevoli durante la 1^ sessione della tornata del 16 Maggio 1925 alla Camera
dei Deputati, durante la discussione per il voto al decreto di Mussolini sullo
scioglimento di cui sopra.
Gioacchino Volpe:
«[...]Vale a dire, la legge contiene un divieto indiretto e attenuato alla esistenza delle
associazioni segrete e un divieto perentorio e categorico ai funzionari di appartenervi.
Questo, a mio modo di vedere, poteva bastare. Utile e necessario far questo, ma
anche sufficiente, vuoi in rapporto allo scopo che si voleva e si doveva raggiungere,
vuoi in rapporto alla limitazione che è lecito porre all'attività dei cittadini. Le
associazioni più o meno segrete, più o meno pubbliche, - non illudiamoci, onorevoli
colleghi, tutte quante le associazioni, di qualsiasi genere, sono un po' segrete e un po'
pubbliche e tali rimarranno - tutte queste associazioni potevano seguitare a sussistere;
ma lo Stato armava se stesso a difesa contro le associazioni, disarmava esse delle loro
armi più efficaci ; le colpiva specialmente in quella che era la sorgente prima della
loro forza, che si risolveva poi in una sua propria debolezza, vale a dire il segreto e
l'appartenenza ad esse dei funzionari dello Stato.
La maggioranza della Commissione, di cui ho avuto l'onore di far parte, ha invece
aggiunto qualche altra cosa: « Le associazioni, enti ed istituti costituiti od operanti
anche solo in parte in modo clandestino od occulto, o i cui soci sono comunque
vincolati dal segreto sono vietati. Il loro scioglimento avviene per decreto del
prefetto, ecc. ». Seguono poi le sanzioni punitive. Ora, io non credo che la
maggioranza della Commissione sia stata bene avvisata nel proporre questa
modificazione al progetto. Ed io ho espresso il mio dissenso nel seno della
Commissione stessa. Si è detto che il mutamento è piccolo, che è più di forma che di
sostanza, che si tratta in fondo di girare la posizione, anziché affrontarla. In fondo, lo
scopo primo ed ultimo è sempre quello di sopprimere le associazioni segrete, ecc. Ma
io non credo che sia una cosa di forma solamente. Diverso è dire: io, Stato italiano,
intendo sapere quello che si fa nell'ambito delle associazioni tutte quante; io, Stato
ordino a voi miei impiegati di non iscrivervi in associazioni segrete, e pongo fra le
altre limitazioni vostre anche questa; oppure: io, Stato, sciolgo con decreto prefettizio
tutte le associazioni esistenti o operanti anche in parte in modo clandestino o i cui
soci siano vincolati dal segreto».
Massimo Rocca
«[...]Non sono stato mai un amico della massoneria; l'ho sempre combattuta; entro il
fascismo sono stato un antimassone assoluto: ebbene, permettetemi che io vi dica che
una legge contro la massoneria, e contro la massoneria soltanto, una legge la quale
non si appuntasse ad uno scopo generale ma ad uno scopo particolare, per colpire
quella data associazione esclusivamente, non soltanto farebbe del male al fascismo
medesimo ed al paese, ma rappresenterebbe una faziosità che nessun buon senso
potrebbe giustificare. Comprendo : la massoneria è una società segreta; ed è vero: io
credo che in regimi civili le società segrete non dovrebbero esistere perché soltanto
coloro che hanno la capacità di rispondere delle proprie azioni e delle proprie
opinioni hanno diritto, in fondo, di vivere la vita politica.
Se la massoneria non sarà capace di vivere senza segreto, si troverà nella condizione
di dover soccombere. Orbene, se l'accusa che si fa alla massoneria di essere segreta è
una accusa fondata, l'accusa che si fa alla massoneria puramente per avere dei legami
internazionali è pericolosa, e domani può ritorcersi contro tutti voi. Ho detto che se si
fa alla massoneria l'accusa di essere segreta e si domanda che non lo sia più, questo,
in principio, lo approvo. Ma nella relazione Bodrero ed in certi discorsi, si son dette
cose che possono pesare più ancora del progetto di legge del Governo, ed io non mi
sento di condividerle».
Come diretta conseguenza dei gravi fatti che posteriormente accaddero, molti furono
coloro che abbandonarono l'appartenenza alla Massoneria, e fra questo anche il
nostro, allora Capitano, Micozzi.
Egli fu tuttavia quasi premonitore, in quanto fece sì che il suo cammino latomistico
cessasse assai prima.
Il 16 settembre 1922 chiede di essere messo in congedo dalla Loggia e dalla Camera
di appartenenza a Roma, causa trasferimento a Milano. Dopo qualche tempo in cui
egli, di stanza nella nuova città, oberato di impegni correlati al suo servizio, e
affannato dalla malattia di una persona di famiglia, non si presenta ai lavori
massonici, riceve una lettera piuttosto risentita dall'allora Grande Ispettore
Provinciale di Milano cui il nostro risponde puntualmente con un piglio degno della
sua personalità, affatto malleabile...Egli quindi rimarrà fuori dall'ambito massonico
sin da quel 16 settembre in cui chiede congedo a Roma. Il 16 Gennaio 1926 viene
richiesto a Micozzi, da parte del Comando di appartenenza, di dichiarare
esplicitamente e per scritto di non appartenere a società segrete. Egli dunque chiede,
ed ottiene da Palermi, una conseguente dichiarazione che conferma le dimissioni di
Amedeo Micozzi dalla Associazione Massonica fin dal settembre 1922, e di aver
trascurato i doveri massonici rinunciandovi, non aderendo agli inviti pervenutigli.
Ed ecco che il nostro racconto si conclude, volutamente privo o quasi di valutazioni
personali, mera citazione di fatti estrapolati da documenti, senza alcun tentativo di
edulcorazione. Nella mia opinione, il cammino massonico è davvero bello e
formativo, anche nella misura in cui chiarezza, ricerca ed autocritica sono punte di
diamante. Dopo aver percorso la linea del tempo in orizzontale, e i fatti degli uomini
in verticale, sperando di aver colto l'essenza di quella luce che pulsa nel punto di
unione di queste due ideali direzioni, un po' come nella molecola di laminina, che è il
collante che tiene insieme le cellule del tessuto umano, mi auguro che anche la
società contemporanea esca dal torpore ed impari dalla storia, adoperandosi affinché
gli errori e gli orrori del passato non si ripetano.
BIBLIOGRAFIA
• Contro gli intrighi massonici nel campo rivoluzionario – gruppi anarchici della valle
dell'antracite maggio 1939
• Legislatura XXVII — l^ sessione — discussioni — tornata del 16 maggio 1925
• Deliberazioni della Conferenza dei Supremi Consigli Federati del Rito Scozzese Antico ed
Accettato a Losanna
• A.A. Mola, Storia della Massoneria italiana dall’Unità alla Repubblica
• Documenti presenti in un fascicolo privato