Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 20 febbraio 2015

PACE E SVILUPPO: UNA SFIDA DA VINCERE

La giustizia sociale e la tutela dei diritti umani di Antonio Laurenzano
Venti di guerra soffiano impetuosi in tante regioni del mondo. Si ripropone, nella sua drammatica attualità, il problema della pace e di uno sviluppo sostenibile nella consapevolezza che promuovere una società migliore non significa aumentare ricchezza, favorire i consumi, offrire nuove tecnologie. Significa invece garantire a tutti i popoli della terra libertà e giustizia sociale, significa assicurare forme di governo democratiche per uno sviluppo inteso come libertà per costruire un futuro nel quale nessun Uomo dovrà stendere più la mano per chiedere per carità ciò che gli spetta di diritto.
E’ in atto un processo di globalizzazione che, esaltando le leggi dell’economia e del mercato, ha posto scarsa attenzione ai costi umani, sociali, culturali e ambientali. Gli effetti perversi di decenni di politiche mondiali influenzate dagli interessi delle multinazionali e dei grandi paesi industrializzati sono sotto gli occhi di tutti: espansione di un mercato senza regole, inquinamenti atmosferici e avvelenamenti alimentari, identità storiche e culturali a rischio. E’ giunto il momento di ridefinire le priorità della politica, restituirle il ruolo guida nei processi di crescita della società attraverso una diversa distribuzione delle risorse economiche, mettendo l’economia al servizio della politica, e non viceversa!
La comunità internazionale ha bisogno di governi e istituzioni determinate a gestire le sfide dell’interdipendenza, a mettere fine a ogni prevaricazione e a ogni minaccia per l’umanità. Istituzioni decise a contrastare nei fatti e non a parole le guerre e le sistematiche violazioni dei diritti umani, sradicare la povertà e garantire a tutti il libero accesso ai diritti sociali di base: il diritto al cibo, all’acqua, alla salute, all’educazione, a un lavoro dignitoso, alla casa. In particolare, all’ONU nel cui statuto, all’articolo 1, è sancito l’obiettivo di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, viene chiesto più democrazia per tutti, per riaffermare il primato della politica, della giustizia e della libertà. E lontani dalla democrazia, la globalizzazione è totalitarismo e colonialismo! E’ sfruttamento!
Senza il rilancio del sistema delle Nazioni Unite, senza un forte investimento per ridargli forza, efficacia e credibilità, le risoluzioni del Palazzo di Vetro resteranno “voci nel deserto” con buona pace degli equilibri politici, del dialogo fra i popoli ma soprattutto dell’equa distribuzione delle fonti di reddito. Sarà possibile costruire una società diversa se si riuscirà a sostituire la cultura della guerra con la cultura della pace, la competizione selvaggia con la cooperazione, l’esclusione con l’accoglienza, l’individualismo con la solidarietà.
E’ scandaloso che, nonostante l’enorme crescita della ricchezza mondiale e gli straordinari progressi tecnologici e scientifici, ci siano ancora tante famiglie nel mondo escluse dai diritti fondamentali. All’alba del Terzo Millennio, secondo i recenti dati della FAO, ci sono nel mondo più di 900 milioni di persone denutrite e di queste 300 milioni sono bambini. Ogni giorno 24 mila abitanti della terra muoiono per fame, un miliardo e duecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, 160 milioni di persone sono senza lavoro, 250 milioni sono i bambini costretti a lavorare spesso in condizioni terribili. Come potrà mai esserci pace in un simile contesto mondiale? Quale futuro ci sarà per le popolazioni del Terzo mondo?
La lotta per la dignità umana deve essere parte di un instancabile impegno comune teso a promuovere uno sviluppo sostenibile e la globalizzazione dei diritti umani, ovvero: diritti umani per tutti. E questi obiettivi si incentrano sulla dignità della persona umana, sull’eguaglianza e sulla non discriminazione, sulla solidarietà e sulla cooperazione internazionale. La globalizzazione imposta, quella cioè rispondente soltanto alle leggi dell’economia e del mercato, rischia di vedere l’uomo oggetto e non soggetto dei processi di cambiamento della società, confinato in un infernale meccanismo di sterilizzazione dei diritti fondamentali. Sarebbe la fine dell’umanità!