Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 17 luglio 2009

STRASBURGO: AL VIA IL NUOVO EUROPARLAMENTO

Il polacco Jerzy Buzek eletto Presidente.
di Antonio Laurenzano

Martedi 14 luglio, si è insediato a Strasburgo, nel cuore dell’Alsazia, il nuovo Parlamento europeo uscito dal voto del 7 giugno. Il polacco Jerzy Buzek, 69 anni, membro del Ppe, con 555 voti favorevoli è stato eletto Presidente dell’Assemblea. Un evento straordinario per le istituzioni comunitarie: Buzek è il primo rappresentante di un Paese dell’Est a ricoprire una carica così importante nell’Ue.
Di grande significato storico-politico la sua dichiarazione dopo la proclamazione: “A vent’anni dal crollo del Muro, il Vecchio Continente è finalmente unito”. Fra le priorità della sua azione ci sarà il rafforzamento del progetto europeo per rilanciare con forza l’appannata immagine di un’ Europa alla ricerca di una propria identità politica, di un suo preciso ruolo sullo scacchiere internazionale.
Un’Europa ancora priva di una comune cornice costituzionale, un’Europa sparita sotto gli effetti di una crisi che va ben al di là della paralisi istituzionale, perché è una crisi di valori, di progettualità e soprattutto di una leadership all’altezza della situazione. Oggi, il peggior nemico dell’Europa è…l’Europa stessa!
Si pagano le conseguenze di un’opera incompiuta. L’architettura europea è rimasta a metà, con una moneta unica e un’unica politica monetaria nell’eurozona a cui non corrisponde un’unica politica economica e sociale. Problemi che, mescolati alle tante inquietudini nazionali e ai crescenti disagi socio-economici, hanno generato la (scellerata) bocciatura del Trattato costituzionale europeo. Un’Europa ancora senza una bussola istituzionale, alla ricerca di una propria identità politica, sempre più esposta ai rischi di una prolungata latitanza sul piano internazionale. Con l’aggravante che l’originario spirito unitario con le sue spinte federaliste è stato soppiantato da crescenti pulsioni nazionaliste nella fallace ipotesi della sovranità assoluta degli Stati nazionali.
E invece nel mondo globale non c’è alternativa all’Europa! Un’Europa però che deve trovare il coraggio e l’utopia delle origini, che deve uscire dalle ombre dei compromessi intergovernativi per dare una prospettiva credibile alla integrazione politica attorno alla quale catturare il consenso popolare. Rafforzare e consolidare l’Ue oggi è una ineludibile necessità di sopravvivenza per il Vecchio Continente. Purtroppo, non viene percepita a sufficienza l’importanza di un’ Europa capace di parlare al mondo intero con una sola voce, di essere funzionale a ogni modello di crescita economica, un’Europa soggetto attivo nel difficile processo di pace.
All’orizzonte ci sono sfide importanti che non rispettano di certo le frontiere nazionali, come la crisi finanziaria ed economica, i cambiamenti climatici, l’insicurezza energetica, il terrorismo internazionale. E il G8 dell’Aquila lo ha chiaramente confermato! Un futuro verso il quale l’Europa non può presentarsi divisa e distratta da anacronistici interessi di bottega, farciti di un populismo becero e di un anti-europeismo che legge la storia con la lente annebbiata dello Stato-nazione. Una deriva politica inaccettabile che azzererebbe oltre cinquant’anni di vita comunitaria e che porterebbe indietro nel tempo le lancette della storia. Nel segno di pericolosi rigurgiti!...
Per uscire dalla crisi di consenso popolare, di governabilità e di riformismo economico in cui si dibatte, l’Europa deve tornare a vivere nelle coscienze, nel sentimento popolare, mettendo da parte anacronistici nazionalismi.
L’Europa, oltre a convincere le menti, deve soprattutto riconquistare gli animi, perchè la priorità europea resta l’unica opzione per rilanciare un duraturo processo di pace nel mondo. Il sentimento dell’appartenenza a una stessa comunità giuridica, il sentimento della condivisione di uno stesso patrimonio ideale di valori non può essere creato artificialmente, ope legis.
L’Europa deve riscoprire e valorizzare la propria identità. Un’identità che si basa non sull’appartenenza etnica ma sulla condivisione di bisogni, di interessi e di valori: i valori della solidarietà, della dignità umana, del dialogo, della pacifica integrazione tra etnie, religioni e culture diverse. L’europeismo deve tornare ad avere un’anima e a rappresentare le legittime aspettative dei popoli europei.
Al neo eletto Presidente Buzek il gravoso compito di…mettere in moto la speranza e colorare il sogno europeo di De Gasperi, Schuman e Adenauer.