Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

venerdì 30 aprile 2010

7^ REGGIMENTO BERSAGLIERI DI BARI

CAMBIO AL VERTICE PER IL 7° REGGIMENTO BERSAGLIERI, Bari, 29 aprile 2010

Si svolgerà il 30 aprile alle ore 10.00 presso la Caserma “Milano” in Bari, alla presenza del Comandante della Brigata Corazzata “PINEROLO”, Generale di Brigata Roberto D’Alessandro, la cerimonia di cambio tra il Colonnello Adriano Graziani, Comandante del 7° Reggimento Bersaglieri, e il Tenente Colonnello Alessandro Colaiacomo, già comandante del X Battaglione Bersaglieri “Bezzecca” nonché vice comandante di reggimento.
Il Colonnello Graziani, dal maggio 2009 alla guida del 7° bersaglieri e responsabile anche del comando di Piazza per l’operazione “Strade Sicure” nella regione Puglia, lascia l’incarico poiché destinato ad assumere il comando di un altro reggimento operativo dell'Esercito.
Il 7° reggimento bersaglieri dall’agosto 2008 è impegnato nell’operazione Strade Sicure al fianco delle forze dell’ordine con circa 450 militari impegnati al fine di garantire e implementare la sicurezza nell’area metropolitana di Bari e Foggia e la vigilanza dei Centri per Immigrati situati sia nel Capoluogo pugliese sia nelle città di Brindisi e Foggia.
Le attività svolte dai bersaglieri del 7° reggimento, che per l’occasione inquadra anche personale del reggimento San Marco e del 21° reggimento artiglieria, riguardano principalmente la vigilanza esterna di obiettivi sensibili, il pattugliamento e la perlustrazione per le vie cittadine.
Notevoli i risultati raggiunti: dall’inizio dell’operazione sono state controllate ed identificate oltre 130.000 persone, più di 290 quelle accompagnate in Questura o denunciate o tratte in arresto. Sono stati controllati più di 26.000 autoveicoli/motoveicoli; circa 1.500 le contravvenzioni notificate, 150 gli automezzi sequestrati e 15 quelli rubati rinvenuti. Numerosi anche i sequestri di droga, armi ed altro materiale illecito.
Domani, alla presenza della Bandiera di Guerra del Reggimento, di autorità civili, religiose e militari, il Colonnello Graziani pronuncerà la rituale formula di avvicendamento cedendo definitivamente il Comando al Tenente Colonnello Alessandro Colaiacomo.
Ten. f. (b) RN spe Stefano PARISI

IL PRESIDENTE INTERNATIONAL DEL LIONS CLUBS- DOTT. EBERHARD J. WIRFS

Cari Lions,
un caro saluto a voi e a tutti i miei amici Lions. Con l'arrivo della primavera in diverse parti del mondo, sono più che lieto di informarvi che il numero dei nostri soci continua a crescere, dirigendosi verso livelli storici. Nello scorso Marzo abbiamo registrato una crescita di +24,709 soci, con ottimi risultati in India e negli altri paesi asiatici, un aumento del numero dei soci in Cina e una complessiva tendenza alla crescita in tutto il mondo. Perfino oggi che ci avviciniamo all'ultima settimana di Aprile, i risultati continuano a migliorare, totalizzando un aumento di quasi 30.000 nuovi soci.
Sono profondamente sorpreso dai risultati collettivi e sono fiero dei Team dei Governatori Distrettuali e degli officer di club che hanno reso possibile il nostro successo. Lasciate che vi illustri alcune storie di successo che meritano particolare attenzione.
Cina
In Cina, dove il Lionismo ha attecchito soltanto pochi anni fa, quest'anno abbiamo registrato una crescita di oltre il 50%, con un aumento del numero di soci da un totale di 4.000 a 6.200. La crescita sta interessando maggiormente le più grandi città e sono stati creati tre nuovi distretti provvisori, ma quello che più sorprende è lo spirito di service nei Lions cinesi. Solo la scorsa settimana, a seguito del terremoto che ha colpito la Cina occidentale, un gruppo di Lions cinesi ha viaggiato per diversi giorni, in circostanze particolarmente difficili, per raggiungere le aree colpite a cui distribuire viveri e beni necessari. Mi chiedo se i Lions del mio distretto avrebbero risposto allo stesso modo. Lions in Africa
Un'altra storia di successo e ispirazione ha come protagonisti i Lions dell'Africa, fino a qualche anno fa continente noto per le condizioni "di estremo bisogno" e oggi sempre più si prepara a divenire un continente di "speranza e sviluppo". Dall'anno 2007-08 i Lions africani sono aumentati del 10% e si stanno dirigendo verso un anno ricco di enormi successi. In modo sorprendente, i Lions africani hanno rivestito un ruolo guida nel service. Non soltanto hanno condotto degli incredibili progetti di service a livello globale, ma tra di loro sono stati registrati diversi autori di donazioni per la campagna SightFirst II e per l'iniziativa a favore di Haiti di LCIF.
Avendo riconosciuto al continente africano un notevole potenziale, sono lieto di informarvi che il Consiglio di Amministrazione, durante la riunione del mese di aprile, ha approvato la delibera che prevede di offrire maggior sostegno all'Africa, assegnando al continente una sua area, una volta raggiunto il numero di 30.000 soci. Tale impresa, sono certo, sarà presto portata a termine.
Doppia Strategia per tutti i Lions
I nostri successi si estendono comunque al di là della Cina e delle aree emergenti come l'Africa. Per fare un esempio, l'Australia, l'America Latina e l'Europa stanno registrando una crescita, e anche gli Stati Unti e il Canada stanno registrando buoni risultati, nel rispetto di quella che è la tendenza storica; sono però convinto che questi ultimi paesi possano anche riscrivere la storia quest'anno, cancellando le tendenze del passato.
Come evidenziato di seguito, il futuro della nostra organizzazione risiede nel concentrarsi maggiormente sulla "doppia strategia". Si tratta di una semplice strategia: da un lato enfatizzare la necessità di formare nuovi club e di contribuire alla crescita associativa, per compensare il numero dei soci che abbandonano l'associazione o che più semplicemente non ci sono più; dall'altra parte, focalizzare l'attenzione sui soci esistenti e accrescere la portata media dei club, favorendo la conservazione dei soci a lungo termine.
Pertanto chiedo a tutti coloro che fanno parte di un club esistente e solido:

• Che cosa si può fare per prendersi maggiormente cura dei vostri club e dei vostri soci?
• Che progetti potreste inaugurare perché i vostri club risultino ancora più invitanti?
• E più semplicemente, dove possono arrivare i vostri club?

So che molti di voi hanno accettato la sfida per il Move to Grow, muovendosi diversamente e verso nuove direzioni, per rafforzare e arricchire i vostri club, ma mi piacerebbe molto sentire raccontare storie di successo, così da poterle condividere con i Lions di tutto il mondo. Vi invito a inviarmi le vostre email all'indirizzo DG2president@Lionsclubs.org.
Nel frattempo, vi invito a prendere visione delle informazioni contenute nei link riportati di seguito sulla Sfida Ginko per i leader e sulla prossima convention internazionale di Sydney. Sono certo che nel prossimo mese potrò aggiornarvi con notizie perfino migliori, considerato che tutti ci stiamo impegnando per il Move to Grow della nostra associazione.
I miei più cordiali saluti,
Eberhard J. Wirfs
Presidente Internazionale
MOVE TO GROW
Strategia Doppia e Premio Ginko per la Leadership
Il premio ginko sottolinea entrambi gli aspetti della strategia doppia: Nuova crescita e mantenimento di quello che abbiamo, dedicandoci ai club esistenti.
Per qualificarsi per tale premio, nel periodo che va dal 1 Febbraio al 31 Maggio, un distretto deve:

• Consegnare la charter a due nuovi club oppure riorganizzare due club cancellati
• Migliorare il numero di soci a partire dal 31 gennaio 2010
• Incrementare la dimensione media dei club esistenti di almeno un socio
• Non avere club in status quo o in sospensione al 31 maggio 2010
Leggete tutti i particolari e scoprite quali sono i riconoscimenti speciali in programma per coloro che vinceranno il premio ginkgo e quali sono i riconoscimenti speciali per chi ha vinto tutti e tre i premi ginkgo di quest'anno.
Momenti salienti della Convention Internazionale di Sydney

• Venite ad ascoltare il nostro ospite d'onore, il Capitano Chesley Sullenberger detto "Sully", il noto pilota che, con il suo jet, ha effettuato magistralmente un atterraggio di emergenza sul fiume Hudson . Sully ci racconterà le sue storie di coraggio e di leadership.

• Festeggiamo insieme la vincitrice del premio umanitario LCI per l'anno 2009-2010 , Wangari Maathai, vincitrice nel 2004 del Premio Nobel per la Pace per il suo movimento "Green Belt Movement."

• Venite a conoscere il vincitore del concorso Un Poster per la Pace Yu-Min Chen, e ad ammirare la sua magnifica opera sulla pace nel mondo.
• E ovviamente, non perdete il primo Concorso Mondiale Musicale dei Giovani , un evento che promette di entrare nella nostra tradizione e un nuovo modo per celebrare il talento dei giovani.
Altre Notizie


• Le donne Lions sono quasi 295.000
• Lions Quest si è diffuso in altri tre paesi
• SightFirst sta curando, solo quest'anno, 5 milioni di persone contro la cecità da fiume e il tracoma
Forward email

Questa mail è stata inviata a domenico-pellegrino@libero.it, da parte di memberupdate@lionsclubs.info
Aggiorna profilo/indirizzo e-mail Rimozione istantanea con SafeUnsubscribe™ Informativa sulla privacy. Email Marketing by Lions Clubs International 300 W. 22nd St. Oak Brook IL 60523

giovedì 29 aprile 2010

WWW.GOMMALACCATEATRO.IT

Cav. Uff. Dott.
Pietro VITALE
(Giornalista-pubblicista e scrittore)
Tessera Naz. Ordine dei giornalisti n. 116644

********************************
Articolo di Carlotta VITALE

Cari amici,

Le nostre attività in questa terra in cui ingrossiamo i
nostri ceppi con la sostanza del cielo… proseguono più
furibonde che mai, e vorremmo per questo parteciparvi i
nostri assilli e le nostre gioie.
Non prima d’avervi ringraziato per la numerosa e intensa
partecipazione alle repliche di novembre/febbraio e marzo,
della nostra nuova produzione “Il gusto
dell’intimità”.
Di seguito vi indichiamo i nostri percorsi formativi e gli
spettacoli previsti nel mese di aprile.

LABORATORI – SPETTACOLI – INTENSIVE DI FORMAZIONE

INTENSIVE DI FORMAZIONE

17/18 Aprile
Fine settimana intensivi di pratica teatrale, dai 18 anni in
su.
A partire dal 17 aprile 2010 Gommalacca Teatro organizza a
Potenza presso il Salone dei Rifiutati, 3 laboratori di
pratica teatrale della durata di un fine settimana ciascuno,
frequentabili isolatamente, pur essendo inseriti
all’interno di un percorso formativo strutturato e
completo.
I laboratori vertono sulla natura del dialogo e sulla sua
costruzione, e sono aperti a chiunque voglia sperimentare un
percorso teatrale.
Programma:
17-18/04/10 IL RITMO E TEMPO DEL DIALOGO
29-30/05/10 IL CONFLITTO: DIALOGO SENZA PAROLE
19-20/06/10 IL DIALOGO DEI SORDI: FRAMMENTI DA S. BECKETT
costi: € 60 per singolo fine settimana (la quota comprende:
iscrizione all’ass. Gommalacca Teatro ed il vitto della
domenica).
È prevista una riduzione per gli allievi di Questo tempo
In/Forme.


Tutti i martedì 17.00/18.30
presso il Centro diurno di Rionero che ospita disabili
giovani e adulti siamo al lavoro da circa sei mesi.
Nell'incontro con l'altro, ritroviamo un dialogo profondo
con noi e con l'uomo, su quel confine che unisce
l'esperienza teatrale alle sue matrici sociali e
pedagogiche. Un percorso per intuire le valenze
‘integrative’ dell'esperienza teatrale, situazione in
cui esplorare e apprendere la diversità come componente
fondativa dell'esistenza.
La lezione aperta e conclusiva del laboratorio è prevista
nel mese di luglio.


Tutti i mercoledì 14.30/16.30
Fondazione per il Sud per la Coop. Soc. Zero in Condotta
presso Scuola media “Anastasia” di Ripacandida siamo al
lavoro da circa cinque mesi.
Ecolab Show è un laboratorio di teatro comico e
manualità per riconoscere la complessità strutturale
della questione ambientale e sviluppare la conoscenza della
realtà e dei modi per trasformarla. Il percorso è
finalizzato alla creazione di un “Trashow”, in cui
modelli in abiti e gioielli realizzati con materiali poveri
e di scarto raccolti dagli allievi, sfileranno per
l’elezione di Miss Carta, Miss Plastica dura e morbida,
Mister Alluminio, Miss Pace, Body Guard Ambient.
La lezione spettacolo conclusiva del laboratorio è
prevista per la fine di maggio.


Tutti i mercoledì 17.00/18.30
Fondazione per il Sud per la Coop. Soc. Zero in Condotta
presso Centro Diurno di Barile che ospita ragazzi dai 10
anni in su, siamo al lavoro da circa cinque mesi.
DireFareFabbricare Teatro è un laboratorio teatrale che ha
lo scopo di incoraggiare la creatività e la fantasia
dell’allievo, sia come singolo che nel gruppo, portandolo
a socializzare ed a costruire, tramite la conoscenza di
sé, le relazioni con gli altri, con lo spazio e con gli
oggetti.
La lezione aperta e conclusiva del laboratorio è prevista
per la metà di giugno.


Tutti i mercoledì 20.00/22.00
Questo tempo in/forme, laboratorio di esercizio teatrale.
presso Il Salone dei Rifiutati (PZ) abbiamo una classe di 14
allievi adulti e siamo al lavoro da circa sei mesi.
Il teatro ha inizio nel momento in cui l’uomo si slega
dagli altri e, guardandoli negli occhi, racconta loro una
storia. La semplicità di questo gesto ha in sé una serie
infinita di varianti che riguardano la cultura, la voce e il
corpo, che insieme esprimono qualcosa.
Qualsiasi cosa avvenga nello spazio teatro avviene perché
l’uomo ne ha necessità, urgenza.


Ogni due giovedì del mese
presso la Biblioteca Provinciale di Potenza per l’ass. La
luna al guinzaglio siamo al lavoro da circa un mese.
La voce delle cose - Riteniamo che troppo spesso la
biblioteca venga scoperta in età adulta privando così i
bambini di vivere un luogo interessante e pieno di scoperte.
Per questo motivo La luna al guinzaglio ha pensato di dar
vita ad un ciclo di laboratori di lettura a cui partecipano
bambini e genitori. Durante il laboratorio inviteremo i
bambini a costruire parte della storia narrata utilizzando
piccoli oggetti al fine di ottenere una storia costruita
fisicamente da tutti i partecipanti. Useremo diverse
tecniche di animazione delle storie: dai flipbook, alla
lavagna luminosa passando dalla lampada wood...!

SPETTACOLI IN PROGRAMMAZIONE
12/13 Aprile
Teatro F. Stabile Potenza
Ore 10.00
La Grammatica della fantasia
Tecnica d’attore e clownerie dai 6 anni in su
Il professor Zibaldone è piuttosto pignolo ed
intransigente e di fantasia non ne capisce un bel niente! Di
questo passo in cosa si trasformerà? Forse la sua
domestica Palmira l’aiuterà a capire che da un errore
può nascere una storia…
Un mondo di parole in valige, scatole e scatoline alla
scoperta dell’arte di narrare le storie: dell’ago di
Garda, del cuore malato, e di un’Italia piccola, piccola!
Chissà cosa capiterà? Questo ancora non si sa!
Info e costi: Cose di teatro e musica srl - tel. 0971.274704

Gommalacca Teatro
tel. +39.0971.1800014
mob. +39.347.9552098 / +39.349.6098308
www.gommalaccateatro.it


__________________________
* Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al
trattamento di dati personali D. Lgs. 196/2003.
Vi informiamo che gli indirizzi e-mail presenti nel nostro
archivio provengono da elenchi e servizi di pubblico dominio
pubblicati anche via web o per autorizzazione dei
possessori. Secondo quanto previsto dall'art. 13 della
legge, in qualsiasi momento, potrete non ricevere più
comunicati da parte nostra, rispondendo a questa mail con
oggetto: REMOVE.

mercoledì 28 aprile 2010

I RACCONTI DI CLARA TERRIBILE

In questo racconto (la dott.ssa Clara Terribile, nota scrittrice, ha voltuto manifestare l'angoscia dell'umanità intera, l'urlo esasperato, di tutti coloro che nell'indifferenza del quotidiano, partecipano all'esistenza del Super IO, come se, non dar voce al tormento, vissuto, dai due fratellini di Gravina. Alla solitudine di due bambini davanti al dolore prima della morte atroce, dimenticati in un cunicolo per l’incuria delle Istituzioni: LA CASA DALLE CENTO STANZE
Ho sognato di precipitare, mamma! Un volo interminabile in un antro buio e stretto, come se qualcuno mi avesse spinto nuovamente nelle viscere oscure dove dormivo prima di quel mattino di dicembre, mentre tu gridavi di dolore. Ma non è il limbo del tuo ventre caldo e il tuo respiro era il mio respiro. Qui mi sento soffocare, l’aria è quella di un sottobosco di foglie putrefatte, e di muffa. Un abisso di solitudine dove aspetto che tu pronunci il mio nome, per riaprire gli occhi davanti ad un sorriso. Ti prego, vieni a svegliarmi prima che sia troppo tardi. Non senti che ho paura? Fa’ presto che domattina devo andare a scuola. Mi terrai per mano come andassi all’asilo e la gente di norma distratta, ci saluterà contenta vedendoci ancora insieme all’alba d’un altro giorno. Inventerò una scusa per la mia assenza e non dirò a nessuno di questo batticuore, del respiro che si ferma in gola, del tremore che mi blocca. Solo tu conosci le pieghe di qualche mia fragilità, la ragione dei miei silenzi, ma non hai mai sospettato il pianto muto delle notti insonni da quando hai smesso di cullarmi e la quiete del nostro stare insieme è andata a dimorare lontano, al suo posto un mostro inquieto che s’aggirava per la casa portando tensioni, grida, complice l’ignoranza.
I miei ricordi prima dello scompiglio si fermano sul tuo volto senza vezzi di contadina del Sud, sulle tue labbra scarne, sui capelli spettinati e gli occhi arrossati da un dolore abituale, sulle poche parole pescate da un vocabolario limitato. Eppure dal tuo petto saliva il conforto d’una comunione intima, il calore del mio stesso sangue. Nonostante i silenzi, le inquietudini che percepivo nel fondo del tuo sguardo, ti trovavo speciale, l’unica madre che mi fosse destinata e pensavo che nulla di peggio potesse accaderci dopo quanto ci aveva già castigati. Ho imparato troppo presto che l’infanzia non è mai perfetta, c’è sempre qualcosa che manca, o qualcuno come nella mia. Il senso di solitudine che sentivo intorno mi ha sempre inquietato. Ci divideva un muro dietro il quale si nascondeva un mostro taciturno che, da un momento all’altro, sarebbe saltato fuori per sparpagliare le nostre vite. Mi assentavo per paura che il rumore della mia presenza frangesse quel muro dietro il quale, ero certo, se ne nascondeva un altro più grande. A volte mi veniva d’istinto gridare a squarciagola, ma restavo muto perché se mi fossi mosso saremmo sprofondati sotto le sue macerie. Sentivo che nella nostra vita mancava la cosa più importante. L’ignoranza detta regole mai scritte nel libro della morale, crea mostri paurosi che gridano, bestemmiano e hanno negli occhi il sangue di una bestia affamata di rancori. Ma dove sei che non ti sento? Perché mi lasci solo? Da troppo tempo non vieni a svegliarmi la mattina. Da troppo tempo te ne stai lontana senza domandarti se mangio, se sono cresciuto, quale aria respiro in questo vuoto di esistenza e come mi muovo nello stretto della mia nuova vita.
E’ stato un lampo … Ho sentito l’eco delle mie urla rimbombare sulle pareti; poi, uno schiocco secco. Ho riaperto gli occhi sul buio dentro cui annaspo come un cieco senza appigli. Sono davvero in fondo ad una buca, col puzzo di muffa, di detriti bagnati e di urina tra i calzoni. Un dolore acuto mi avvampa il viso e mi arriva al naso l’odore acre del sangue, come se il mio corpo fosse una ferita aperta e tremo di paura. D’improvviso, un fiato affannato mi sorprende. Mi alzo sui gomiti e lo vedo. Mio fratello riverso su un fianco, ha gli occhi chiusi e sussulta. Mi trascino verso di lui, lo scuoto. Lui muove le labbra in un borbottio, ma vorrebbe gridare. Nei suoi occhi spalancati vedo il luccichio del terrore. Comincia a piangere e tra i singhiozzi mi dice che ha male al piede. Ci stringiamo e i nostri petti battono all’unisono il terrore. Gli metto un braccio sotto il collo e lo consolo: “Stai tranquillo, ci sono io con te. Tra poco verrà qualcuno che ci tirerà fuori”. Sono il più grande, lui s’aspetta da me una soluzione, è sicuro che troverò il modo per uscire da quest’incubo. Ma chi rassicura me in questo vuoto di tutto? Non so se riuscirò a restare calmo, a tacergli quel che penso. Che non usciremo mai da questo buco. Che nessuno là fuori si cura di noi, nessuno sentirà le nostre grida. Ma non lascio che lui veda la mia disperazione. Si acquieta e zoppicando va verso il muro, si aggrappa con le unghie alla parete per tentare di risalire, ma scivola nuovamente a terra. Gattona verso di me, la bocca aperta non riesce a dirmi quel che prova. Nei miei occhi cerca l’infanzia che abbiamo condiviso e che non è mai stata felice, ma tutta l’infelicità passata è poca cosa al pari di questa disperazione. Forse è la nostra prima vera intimità. Il legame fraterno più profondo che non abbiamo avuto modo di esplorare per intero, è tutto in quello sguardo. Tento di alzarmi, ma un lampo mi acceca e si spezzetta in miriadi di scintille, come lucciole sospese nell’aria. La testa mi gira, lo stomaco s’accende come se il sangue fluisse tutto insieme nel ventre. I calzoni bagnati sono incollati alle gambe come una seconda pelle e il puzzo dell’urina mi dà la nausea. Cerco di non farmi prendere dal panico. Mi raggomitolo su me stesso, le mani tra le gambe per consolarmi, ma non percepisco la distanza tra i piedi e la testa che mi sembra staccata dal resto del corpo, come appartenessero a due mondi separati. Quello di là fuori fatto di corse per le strade, di sogni, ma anche di ostinazione e facce serie, di grida affollate di segreti. Questo, immobile, colmo di silenzi dentro cui i pensieri si aggrovigliano in un susseguirsi di ricordi, di attese.
Non so misurare il tempo trascorso dai giochi alla fontana a quest’incubo. Forse sono soltanto poche ore, minuti, ma sembra passato un secolo. Il tempo dei bambini non è uguale a quello degli adulti. Il tempo dei bambini è dilatato, popolato di orchi e di fate, di credi e di illusioni. Quello degli adulti si perde ancor prima di essere vissuto e, tra rimpianti, egoismi, rancori, corre talmente veloce che basta solo per un giorno. Ho voglia di abbandonarmi al nulla, morire in questo vuoto di affetti, lasciare marcire insieme al mio corpo stanco anche i sospetti, le paure, lontano dal clamore che circonda ogni morte. D’improvviso una piacevole sensazione di calore m’avvolge. Mi sento come quando mi addormentavo tra le tue braccia davanti al camino acceso, e presso il tuo cuore respiravo il fuoco delle tue angosce che avvelenavano il latte con cui mi nutrivi, gli stessi segreti che non esprimevi per mancanza di parole appropriate. Sei sempre stata di pochi sorrisi, di poche carezze, poco di tutto, chiusa nella tua poca dimestichezza agli affetti. E’ questo che ti ha resa incapace d’amarci come si conviene? E’ l’ignoranza che rende taciturni gli esseri umani o sono i grandi amori ad ignorare le parole? Quali espressioni useresti se mi vedessi dentro questo buco, inzuppato di urina e di sangue, negli occhi il terrore per il cuore che mi scoppia? Mi rimprovereresti perché ho sporcato i calzoni della festa e la felpa è strappata sul gomito? Senza fiatare accoglierei la tua mano aperta in uno schiaffo e ti ringrazierei per la vita che mi daresti un’altra volta. Ci sono cose ben più dolorose delle percosse che fiaccano lo spirito di un bambino. Certe durezze mi affliggono ancora, ma preferirei sentire nuovamente il bruciore delle mani che si abbattevano su di me come un randello, pur di sentirmi vivo. Invece, sarò morto prima che qualcuno ancora mi tocchi, falciato prima che venga l’età più bella. Quante volte mi sono nascosto per sottrarmi alla furia di momenti di follia. Gli adulti sfogano la rabbia di un carattere irascibile, le delusioni, il difficile della vita, sui più deboli con la scusa di educare, ma non s’impara nulla dalle brutalità. Spesso l’ira dei grandi porta all’irreparabile. Certe verità non sono fatte per essere raccontate, non trovano comprensione, né parole che possano contenerle, ma ancor più per ciò che ci unisce nonostante i dissapori, lo stesso sangue che abbiamo nelle vene, anche se il sangue non basta a giustificare i peccati. Nelle nostre vite c’è troppo da nascondere e se uscirò da questo buco, mentirò per evitare che la vergogna ricada su quella che ieri chiamavo famiglia. La stessa in cui un giorno ho messo le radici con la fiducia di un cieco che crede di vedere. Forse scriverò un libro sotto falso nome per non portarmi addosso il disonore di troppi segreti, ergermi finalmente dalle macerie del passato.
Ho caldo, comincio a sudare. Mio fratello mi toglie il giubbotto e mi trascina per le braccia attraverso un’apertura che sfocia in un’altra stanza, nella vana speranza di trovare l’uscita. Ma non lo aiuto, sono un peso morto che non può sostenere. Abbandona la presa, si inginocchia accanto a me muto. Sento le lacrime bruciarmi sulle guance perché non posso fare niente, mentre darei la vita se servisse a salvare la sua. Apro la bocca per confessargli il mio amore, ma resto muto anch’io, senza più energie, il petto sobbalza ad ogni respiro e ricomincio a tremare.
Alzo gli occhi verso lo spiraglio aperto sul mondo di là fuori, e nel nostro buio sembra il raggio di luce che emana l’occhio di Dio disegnato sul libro di religione. Forse Egli stesso tra poco scenderà per portarci in salvo, ma io voglio te mamma. Sussurro il tuo nome e piango in silenzio per non aggravare la paura, tenerla a bada per non impazzire. Vorrei volare più in alto delle aquile per scrutare da lontano quale luogo ti possiede in queste ore, riconoscere nel tuo volto i miei tratti, alterati dalla stessa paura e rifugiarmi in te per consolarci. Ma non ho ali, né braccia capaci di contenere la tua assenza. Forse un giorno tornerò nei tuoi sogni, ti parlerò del mio tormento, dei pensieri annacquati e confusi, dei mostri che s’aggirano in questa che diventerà la nostra tomba senza fiori. Forse un giorno poserai una carezza sul mio volto freddo e ti sembrerà incredibile che quello sotto la tua mano sono proprio io. Ti parrò cresciuto d’improvviso e stenterai a riconoscermi sotto la coltre di polvere che il tempo ha posato sul mio corpo. Ma i vestiti sono del bambino che voleva diventare un uomo e sognare senza incubi giorni diversi da quelli vissuti.
Ora la tua immagine si sfoca lentamente, fino a diventare un’ombra sulle pareti, e si confonde a quella di mio fratello che grida parole insensate. Gli dico di prendermi la mano che sto morendo, che lui deve vivere. Basta una vita sola per testimoniare l’incuria dei grandi. Chissà se domani qualcuno proverà ad interpretare le paure di due bambini lasciati soli a districarsi col mistero della morte, il rammarico di non poterti vedere un’ultima volta e posare sul tuo viso una carezza, quel volto scuro spesso vilipeso da mani vigliacche.
Ti ricordo il giorno della mia Prima Comunione. Eri vestita bene e sembravi felice, eppure intorno a noi c’era aria di bufera che si univa a quella che mi alitava dentro. Avevo mille paure. Paura di sprofondare sotto il peso dei nostri peccati. Che l’ostia benedetta cadesse a terra prima che aprissi la bocca, o che il Corpo di Cristo si dilatasse a tal punto da soffocarmi. Che orrore di pensieri quel giorno! Ma quando il prete la posò sulla lingua, si disfece sul palato e la ingoiai senza sforzi, mentre nel cuore mi cantava un’emozione nuova. Giunsi le mani sul volto per nascondere le lacrime e godermi quel momento di pienezza. Chiesi perdono a Dio per tutti e implorai la Sua misericordia. Quando infine mi alzai, incrociai lo sguardo della statua del Cristo e mi parve volesse dirmi che non ero colpevole dell’infelicità dei miei affetti, che l’inferno in cui mi muovevo presto sarebbe finito.
Vedi quante cose non sai di me? Anch’io parlo poco, come i vecchi di un’altra generazione che sputavano sulla terra la saliva accumulata sul palato dal silenzio, o come gli ignoranti i cui segreti marciscono nell’animo per l’idioma che gli fa difetto. Ora che vorrei dire tutto in una volta, non posso più. Ti racconterei di me, della disperazione in questa solitudine senza eguali. Ti parlerei di Zeus che la madre rapì dalle ire di Crono e lo portò sull’isola di Creta. Stendimi la mano mamma e portami nella tua isola deserta, strappami alla terra che vuole inghiottirmi. Ma tu, chiusa nella tua inconsapevolezza, sei diventata sorda al richiamo del sangue. Come fa una madre a restare calma col rumore della nostra assenza? A non andare raminga a cercare il luogo che ci nasconde? Si direbbe che sei arresa al fatto ineluttabile, da cui preferisci stare lontana piuttosto che ammetterlo, come volessi difenderti anche tu dall’incuria che ci ha condannati. La tua assenza è rinuncia o l’espressione di un rancore? Come se i figli fossero responsabili di tutte le ignominie, delle speranze deluse, parafulmini contro l’ira di un mondo spezzato. O ha ragioni più profonde, la coscienza di una sconfitta? Ci sono assenze che fanno più rumore di un martello su un ferro arroventato, e si fa fatica a non sentirle, pur se dettate dal ripudio. Le nostre grida inascoltate sono la prova della colpevolezza di tutti, e riecheggeranno nel cielo di molte stagioni benché il tempo proverà a cancellarle.
Il petto non s’alza più a cercare l’aria, il mio corpo è freddo come il marmo, gli occhi liquidi di pianto non si aprono, sulle labbra il gelo del silenzio. Vorrei fare un gesto, un passo ancora, ma resto schiacciato sul cemento come una foglia senza più linfa, mentre una forza invisibile mi risucchia dentro un luogo che non so decifrare. Solo la mente resiste a subissarmi di pensieri. L’ultimo è per te mamma ora che sto morendo. Non pensavo che la vita ci castigasse a questa separazione, ignoravo di avere così poco tempo da dedicarti, ma tornerò a guardare muto nel fondo dei tuoi dilemmi quando vorrai mitigare un rimorso. La morte la immaginavo un macigno, ma è più pesante per chi resta, una valigia di colpe difficile da trascinare per il tragitto che rimane da percorrere. E i “se”, i “forse” non serviranno ad attutire il rimpianto, non saranno di alcuna consolazione nel cuore di chi non ha voluto credere che insieme a noi precipitava un mondo. Domani gli assenti verranno in corteo a depositare fiori, gli stessi che hanno ignorato per troppo tempo. E si mischieranno i padri e le madri, gli ipocriti e gli afflitti, come venissero ad assistere a uno spettacolo. Gli uni per avere un momento di celebrità, gli altri per fiutare l’odore dei cadaveri, mentre nella casa dalle cento stanze rimarrà sepolto per sempre il segreto dell’ultimo volo, insieme alle nostre grida che solo la morte ha udito.

martedì 27 aprile 2010

KOSOVO VILLAGGIO ITALIA

KFOR MNBG-W Public Affairs Office COMUNICATO STAMPA -Magg. D. Occhinegro e Magg. F. Frigiola - 25 Aprile 2010
GIORNATA DELLA SOLIDARIETA’ A “VILLAGGIO ITALIA” IN KOSOVO
Domenica all’insegna della solidarietà a “Villaggio Italia”, la base NATO italiana in Kosovo. Il Multinational Battle Group West a guida italiana, su base 9° Reggimento Fanteria “Bari” e 6° REMA, ha ospitato oltre 60 tra bambini e ragazzi assistiti in Kosovo dalla “Caritas Umbria”.
Il centro diretto da oltre 10 anni da Massimo e Cristina Mazzali, grazie alla encomiabile opera di volontari italiani, riesce a prendersi cura di un considerevole numero di bambini meno fortunati che, nel corso della propria vita, hanno dovuto affrontare importanti problemi di inserimento sociale ed educativo. Si tratta infatti di piccoli abbandonati, vittime di violenze e a volte anche diversamente abili, affetti da gravi malformazioni.
Dopo aver partecipato tutti insieme alla celebrazione della messa domenicale nella cappella di “Villaggio Italia”, i nostri militari hanno organizzato per tutto il giorno diverse attività ludico-sportive che, pur non risolvendo le difficoltà vissute dai piccoli ospiti, ha regalato un sorriso a tutti loro ed ha fatto vivere una giornata diversa e piena di umanità e colore al Contingente italiano.
La giornata di sport, gioco e solidarietà voluta dal Multinational Battle Group West, costituito da uomini e donne del 9° Reggimento Fanteria “Bari” e del 6° REMA, sottolinea l'intesa ed il legame dei nostri militari alle organizzazioni internazionali, impegnate come la KFOR a supportare la popolazione kosovara in quei settori dove maggiormente è evidente il bisogno.
Contingente Italiano in Kosovo