Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 25 ottobre 2007

I datteri del Nugus

di Davide Pozzi di S.

Un amico mi ha inviato un gustoso racconto comparso pochi giorni fa su Il Giornale; è spiritoso e tuttavia narra un fatto vero, oggi diremmo di costume. L’autore, Gian Carlo Fusco, ha pubblicato presso Sellerio editore, il volume di racconti L’Italia al dente. Dal titolo arguisco che i testi che ne fanno parte ruotino attorno alla cucina e, letto quello riprodotto su Il Giornale, credo proprio valga la pena di acquistarlo. Nel 1928 Ras Tafari, non ancora Imperatore d’Etiopia, venne in visita di stato in Italia per firmare un trattato d’amicizia ventennale; infatti, benché non Imperatore era allora reggente per l’Imperatrice Zauditu, vedova del negus Menelik II. Il Regio Governo lo fece sbarcare a La Spezia e, dopo la visita della base della Regia Marina, fu offerto un pranzo di gala all’illustre ospite ed al suo seguito. Il cuoco della mensa ufficiali, per fare scena, inventò un piatto nuovo, gli spaghetti alla diga. Altro non erano che spaghetti conditi con datteri di mare, tipici di La Spezia. Il termine la diga allude al fatto che si pescavano presso la diga del porto. Ras Tafari non ne aveva mai visti, erano tempi in cui la globalizzazione era di la da venire, anche a tavola, per cui quando si vide di fronte il marinaio che fungeva da cameriere e vide spuntare dal piatto di portata quella cosa insolita, chiese all’ ammiraglio che gli sedeva vicino cosa fosse. Ricevuta la spiegazione richiesta trasse con due dita un dattero dal piatto di portata e lo succhiò. Parve gli fosse piaciuto e, come conseguenza, ordinò al seguito qualcosa in lingua amarica. Cosa disse? Probabilmente invitò i suoi connazionali ad assaggiare e, con un certo sconcerto degli astanti, gli Abissini “pescarono” dai piatti di portata, a mani nude, tutti i datteri di mare e lasciarono gli spaghetti ai commensali italiani.

L'Insigne Real Ordine di San. Gennaro.

Gli Ordini Cavallereschi della Real Casa di Borbone delle due Sicilie.

L’Insigne Real Ordine di San Gennaro fu istituito il 3 luglio 1738 da Carlo di Borbone, Re di Napoli e Sicilia, per celebrare il suo matrimonio con la Principessa Maria Amalia Walburga di Polonia e Sassonia. Dovere principale dei cavalieri era”l’accrescimento, a qualunque costo, della Santissima Religione” e “virtualmente operare” per essere “eroico esempio delle pietà verso Dio, e delle fedeltà verso il loro Principe”.
Fu la dimostrazione di grande affetto e sensibilità del Re nei confronti del suo popolo che volle inchinarsi dinanzi ad una figura così grande e così venerata in omaggio alla sua sposa.

Negli statuti è descritto il grande impegno del Re Carlo nel riformare la vita politica, economica e morale del Suo Regno, che dopo secoli di sfruttamento e abbandono, era ridotto in condizioni miserevoli. La sua ferma convinzione che con “la divina grazia e assistenza” è possibile raggiungere “stabile e sicura la felicità dè Regi e dè Regni”.

L’Ordine si compone di un’unica classe di Cavalieri con collare, fascia, croce e placca.
Lo Statuto dell’Ordine prevede che il numero dei Cavalieri non sia superiore a sassanta.
La decorazione è composta da una croce a quattro bracci, biforcate, listate d’oro, bordata di fascia di smalto bianco, con fiamme di smalto rosso, accantonate da quattro gigli pure in oro. Al diritto, al centro, l’immagine di San Gennaro con le Ampolle e la Verga Pastorale, in oro e smalti bianchi, rossi, blu e verdi; al verso, al centro, le Ampolle in oro e smalto rosso, poste sul libro degli Evangelisti in oro, il tutto circondato da due palme in smalto verde. Il motto è “IN SANGUINE FOEDUS”.
Il nastro è di colore rosso ondeggiato. L’Ordine fin dall’origine, come oggi, è destinato a premiare il merito e la fedeltà alla Real Casa ed essendo dinastico il suo Gran Magistero è rimasto ereditario alla Real Casa di Borbone delle Due Sicilie.

Il prossimo articolo: L’Insigne Real Ordine di San Ferdinando e del Merito.

Il Tempio Mausoleo della "Divina Costanza in Roma

La “divina” Costanza è una delle figlie nate dall’imperatore Costantino e dalla moglie Fausta. Dalla coppia imperiale, infatti, nacquero 5 figli, di cui due femmine e tre maschi. Le due femmine furono Elena, che andò sposa all’imperatore Flavio Claudio Giuliano, meglio noto come Giuliano l’Apostata e Costanza, (da non confondere con l’altra Costanza, che è una sorellastra dell’imperatore Costantino ed il cui nome completo è invece Flavia Giulia Costanza e che Costantino macchiavellicamente diede in sposa al suo collega e rivale Licinio per ridurne momentaneamente la pericolosità). I tre figli maschi furono Costantino II (316), Costanzo II (317) e Costante I (320). Il primogenito Crispo, invece Costantino l’ebbe dalla concubina Minervina nel 307.
E’ appunto alla “divina” Costanza, figlia prediletta di Costantino, dunque, che è dedicato a questo capitolo. Si noti che per l’omonimia con l’altra Costanza, sorellastra dell’imperatore Costantino, la nostra Costanza venne e viene comunemente chiamata col diminutivo di Costantina. Io, però, in questa mia opera preferisco chiamarla Costanza, anche perché non mi occupo affatto della sua omonima zia.
La “divina” Costanza, figlia del “divino” Costantino, nacque a Roma nel 318 circa. Nel 335, ancora diciassettenne, sposò il cugino Annibaliano, re del Ponto e della Cappadocia, che fu poi ucciso nella strage del 337 a Costantinopoli, avvenuta in seguito alla morte di Costantino. Tornata a Roma, passò in seconde nozze nel 351 sposando il figlio del fratello Costanzo II, un certo Gallo Costanzo, divenuto Cesare per l’impero d’Oriente nello stesso anno e che lei seguì in Antiochia. Se non che costui cadde in disgrazia del padre. Lei allora partì per Roma, sperando di riuscire ad intercedere per lui presso il proprio fratello. Ma durante il viaggio verso Roma morì nel 354 in Bitinia. Intanto il marito fu processato per i suoi misfatti e subì la pena capitale. E così la “divina” Costanza, figlia dell’imperatore Costantino, ormai vedova per la seconda volta, morendo alla giovane età di 36 anni, scomparve come una meteora dall’Olimpo fittizio riservato ai membri della famiglia imperiale.
Perchè il sarcofago e la tomba di Elena furono profanati?
Subito dopo la sua morte, i resti mortali di Elena furono inviati a Roma e sepolti nel tempio funerario o “Mausoleo” a lei intestato e dedicato, che era stato costruito a spese dell’erario imperiale accanto ad una sontuosa basilica anch’essa costruita per lei nella via Nomentana in Roma. Un sarcofago di porfido, prezioso capolavoro di arte egiziana, custodì i suoi resti mortali. Questi, però, non vi riposano in pace a lungo. Il sarcofago, per ordine del vertice ecclesiastico cattolico, fu profanato ed i suoi resti mortali furono infatti estratti, andando a finire non si sa con certezza. Abbiamo notizia che, nel 1256, papa Alessandro IV abbia fatto costruire un altare al centro del
“mausoleo” ed ivi abbia fatto deporre le ossa di Costanza. Allora fu compiuto per ordine di detto papa un grande pastrocchio. Furono, infatti, collocate accanto alle ossa di Costanza quelle di altri morti estratte dalle vicine catacombe di S. Agnese, che furono fatte passare per le ossa di quattro martiri, e cioè di Attica, Artemia, Saturnino e Sisinnio. E come questo non bastasse, vi furono inseriti alcuni “Capelli della Madonna” ed un frammento della “Veste di Gesù”. Tutte reliquie queste della cui autenticità non è difficile nutrire significati dubbi. Fu così che nel 1256 il “Mausoleo” fu trasformato ufficialmente in tempio cristiano dedicato ad una “cooperativa” di santi, presieduta dalla Madonna e dallo stesso Gesù Cristo. A questo punto è legittimo chiedersi: In base a quali motivi sia stata decisa questa indebita intrusione, che ha tutta l’apparenza di uno sfratto della padrona di casa, cioè della divina Costanza, costretta all’umiliante coabitazione? Che bisogno c’era di mescolare le sue ossa con quelle di altre quattro personaggi? Perché vi si aggiunsero addirittura due reliquie (poco importa se probabilmente fasulle) di personaggi di sommo rango, quali Cristo e sua Madre? E’ logico pensare che probabilmente il vertice supremo cattolico allora avesse ritenuto giusto il momento di scaricare definitivamente la divina Costanza, che già aveva subito un primo pesante declassamento dal livello di dea a quello di santa. Cosa avvenne successivamente del sarcofago di Elena?
Liberato dal suo contenuto iniziale, cioè dei resti mortali di Costanza, esso, per ordine papale, divenne oggetto di traslochi vari, come se fosse un pezzo di antiquariato qualsiasi e non già il sarcofago di un personaggio di tutto riguardo. Infatti, Paolo II, il 14 agosto del 1467, lo fece trasportare a Venezia in piazza S. Marco. Alcuni anni dopo, nel 1471, papa Sisto IV lo fece riportare nel “Mausoleo” di Costanza, dove però rimase soltanto per poco, finchè un altro papa, Clemente XIV nel 1791 lo fece trasportare nei Musei Vaticani, dove ancora oggi da allora si trova nella grande sala Clementina. Lo stesso papa l’anno dopo fece trasferire nel museo vaticano anche due giganteschi candelabri in dotazione del tempio mausoleo di Costanza. L’insulto e la degradazione inflitti alla divina Costanza non potevano essere più palesi e più solenni. Quale può essere stato il motivo per cui il tempio mausoleo, il sarcofago e le ossa di Costanza in esso contenute subirono un trattamento assolutamente privo del più elementare riguardo? La causa fondamentale, a mio giudizio, è data dal fatto che la divina Costanza con la sua presenza costituiva una chiara e forte testimonianza del periodo protocattolico della Chiesa Costantiniana, quando l’imperatore a tutti i membri della sua famiglia erano ritenuti dèi e come tale adorati. Allora questi personaggi erano pagani dalle testa ai piedi, non erano battezzati, e le basiliche ed i templi mausolei ad essi dedicati erano pagani. Si sa, infatti, con certezza che il tempio mausoleo di Costanza nacque pagano, in quanto destinato ad ospitare il corpo della pagana figlia dell’imperatore Costantino. Si noti bene che queste notizie sulla vita di Costanza e sulle peripezie del suo sarcofago sono certe e documentate. Abbiamo inoltre una conferma sia sull’estraneità di Costanza alla religione cristiana che sul carattere del tutto pagano del tempio mausoleo di Costanza. Infatti se il suddetto tempio mausoleo non fosse stato un edificio pagano, in seguito, quanto per ordine dell’imperatore Giuliano l’Apostata, notoriamente restauratore del paganesimo nell’impero romano, non avrebbe potuto ospitare la salma della moglie Elena, altra figlia dell’imperatore Costantino. E questo è testimoniato dallo storico Ammiano Marcellino quando scrive che l’imperatore Giuliano nel 360 inviò a Roma il corpo della defunta moglie Elena perché fosse sepolto nel mausoleo sito nel quartiere suburbano di via Nomentana, dove era già sepolta Costanza, sorella di lei e moglie del defunto Gallo Costanzo (Cfr. Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum lib. XXI 1.5).
E’ doveroso far notare che il tempio mausoleo della divina Costanza, nella sua struttura artistica ed architettonica, era un ambiente assolutamente pagano. Tutta la sua decorazione era chiaramente quella allegra e godereccia degna di un’ammiratrice o devota del dio Bacco. Il soffitto e le pareti sono decorate paganamente, ed al dio Bacco era dedicato il mosaico del pavimento, il chè è confermato dal fatto che per secoli si credette che questo “mausoleo” fosse un tempio dedicato al dio Bacco. Anche i motivi decorativi del soffitto e quelli del sarcofago sono desunti dall’uva e dalla pianta della vite. Del resto Costanza non era uno stinco di santa. Tutt’altro. Stando al quadro morale molto fosco che di lei traccia lo storico antiocheno suo contemporaneo, cioè Ammiano Marcellino, si è indotti a pensare che fosse stata una donna di animo violento, amorale e sanguinario non meno del suo degno marito, il cesare e vice imperatore Gallo Costanzo, e degna figlia dell’imperatore Costantino (Cfr. Amm. Marcellino, Rerum Gest. Libri, 14,1.2,7.4,9.3,11.6,22).
E’ inoltre da notare che la pianta e le linee architettoniche del “mausoleo” di Costanza sono identiche a quelle del “mausoleo” che l’imperatore Costantino, volle per sé in Costantinopoli, cioè a struttura circolare, con 12 coppie di colonne, al cui centro era collocato il suo sarcofago. Ma, col passare degli anni e dei secoli, in seguito alla totale scomparsa del potere dei tre figli maschi e successori dell’imperatore Costantino, ed anche per una profonda metamorfosi avvenuta nella Chiesa Protocattolica e Deuterocattolica, tutti i templi dedicati al culto di ognuno di essi, subirono profondi e sostanziali cambiamenti, i più importanti dei quali furono i seguenti: La statua della persona titolare dell’edificio, l’imperatore o un altro membro della sua famiglia e che abitualmente troneggiava al centro dell’abside, fu rimossa. Probabilmente fu fatta sparire, facendola a pezzi, come suole avvenire in tutti i radicali cambiamenti di regime. I resti di qualcuna di quelle enormi statue sono ancora visibili in tanti musei romani. Talvolte tal statue venivano interrate, come avvenne di fatto per quella dell’imperatore Costantino che troneggiava nelle Terme di Costantino, site nel quartiere Quirinale e che attualmente è nel portico della basilica di S. Giovanni in Laterano. Sappiamo, infatti, che detta statua fu rinvenuta al tempo di Paolo IV durante gli scavi per le fondamenta del Palazzo Mazzarini (oggi Rospigliosi). Fu allora trasportata insieme a quella dei suoi figli, cioè Costantino II e Costante, che pure furono ivi ritenute, nel Museo Capitolino. Da qui fu tolta e posta, per ordine di Clemente XII, nel posto dive si trova attualmente, cioè nel pronao della basilica romana di S. Giovanni in Laterano, Ed. Arcibasilica Lateranense, Roma 2001, p.55).
1) L’interno di ogni basilica, nei secoli successivi, subì una radicale trasformazione, consistente sostanzialmente nella estromissione dell’imperatore e della sua corte dall’abside, nella collocazione di un’altare dove prima c’era una statua dell’imperatore, e nella sistemazione del seggio vescovile attorniato dal suo clero, ala centro dell’abside, dove prima presiedeva l’imperatore.

2) Gli onori divini, che una volta erano tributati alla persona dell’imperatore e dei suoi familiari, anche attraverso l’immagine, furono qua e là dirottati verso il corpo di un martire locale ed in seguito verso un frammento o una piccola parte di esso e poi furono focalizzati soprattutto sull’immagine della Croce.

3) E’ da notare che il culto di adorazione, che nel secolo IV era espresso con il rito dell’incensazione, inizialmente tributato all’imperatore Costantino ed alla sua famiglia, in seguito all’estromissione dell’imperatore dall’abside, fu dirottato e trasferito all’altare e successivamente alla persona del vescovo.
Si noti bene che l’estromissione dell’imperatore e della sua famiglia dall’abside non avvenne improvvisamente nei secoli successivi. Fu una declassazione lenta, metodica e sistematica. Costantino e gli altri membri della sua famiglia, infatti, dal livello di Dèi, furono retrocessi a quello di semplici santi. E finalmente in epoche ancora posteriori furono cancellati dal novero dei santi e ridotti a semplici laici ed oscuri fedeli.
La Chiesa Deutoroccatolica e Cattolicocristiana continuò a celebrare per secoli la festa annuale di Santa Costanza il 25 febbraio. Ma successivamente smise di celebrarla. Anche il giorno dedicato alla festa di San. Costantino sino a qualche decennio addietro nella Chiesa Cattolica era l’11 marzo. Oggi il nome di San Costantino imperatore è scomparso del tutto. Come ho già detto, gli si è sovrapposto come in un palinsesto quello di un oscuro omonimo re di Cornovaglia. La Chiesa Ordotossa, invece, ne celebra ancora la festa in modo solenne.
La festa di Sant’Elena nella Chiesa Cattolica cade il 18 agosto, mentre nella Chiesa Ortodossa la si celebra ancora il 21 maggio.

4) E’ da notare che non sempre ed in ogni caso il programma di declassamento in un personaggio imperiale dal livello di dio a quello di semplice santo potè procedere con estrema facilità. Talvolta bisognava superare ostacoli notevoli, in quanto, mentre la divinizzazione di un membro della famiglia imperiale avveniva automaticamente ed indipendentemente dalla sua condotta morale, la sua canonizzazione o elevazione al livello di santa esigeva una certa integrità morale. E quando questa lasciava molto a desiderare, come nel caso di Costanza e di Costantino, bisognava fare ricorso all’intervento dei monaci, i quali sapevano inventare per ognuno agiografie esemplari più o meno patetiche, ma false. Mascono così i miracoli operati da Dio in favore di Costantino (la famosa croce che appare in cielo e la certezza della vittoria delle sue legioni, e la sua miracolosa guarigione dalla lebbra).
Ovviamente i solerti monaci medievali, probabili autori della Passio latina di S. Agnese e della Passio di S. Gallicano e dei santi Giovanni e Paolo, si diedero da fare per inventare anche per l’ex dea e futura santa Costanza un’edificante agiografia.
Così la donna mondana ed immorale quale ella era, Costanza fu trasformata in una povera lebbrosa, guarita da tale orribile malattia grazie ad un miracolo operato dalla martire Santa Agnese, le cui ossa giacevano nel cimitero contiguo al suo tempio mausoleo. Così truccata e conciata, la divina Costanza, dopo essere stata trasformata in una peccatrice pentita convertitasi al cattolicesimo, potè diventare finalmente santa anche lei. Ma nella terza fase trasformista della Chiesa Cattolica, in quella che io chiamo (continua il Prof. Angelo Scarpulla nel suo libro Architettura Arte e Religione) Cattolicocristiana, il vertice clericale decise di fare piazza pulita di tantissime favole e leggende fiorite per esigenze evolutive, facendo scomparire dalla circolazione tanti santi e sante fasulli, quali Costantino e Costanza. Sopravvive, però, ancora oggi uno strascico di colto per Sant’Elena e S. Costantino.
Quello che prima sopravvive, in quanto la statua gigantesca in marmo di Elena troneggia nell’angolo del transetto destro della basilica vaticana, e pertanto non può essere rimossa senza suscitare reazioni e problemi. E quello del secondo sopravvive in quanto S. Costantino in tutta la chiesa ortodossa ed orientale è ancora molto venerato.

5) C’è da aggiungere, ad onor del vero, che non è giusto affermare che il pubblico culto cattolico dei santi strani e molto discutibile come San Costantino, Santa Costanza e simili tragga origini dalla volontà del popolo, come si tende ad affermare da parte di certi cattolici preoccupati di fare apologia gratuita ad ogni costo.
Nel caso specifico di Santa Costanza, per esempio, è bene che si sappia che il titolo di santa non gli fu attribuita dal popolino, come qualcuno potrebbe credere o insinuare, ma bensì le provenne ufficialmente dalla suprema autorità cattolica, come può vedersi sia nel Liber Pontificalis, dove già nell’anno 865, papa Niccolò I parlando di Costanza le riconosce tale titolo. Nei secoli successivi abbiamo altri due riconoscimenti ufficiali e cioè allorché papa Innocenzo III (1198-1216), assegnando una somma di denaro per riparare il “mausoleo” di Costanza, la chiama anche santa. Inoltre papa Alessandro IV nel 1256, in presenza di tutta la curia, consacrò il nuovo altare nel Tempio mausoleo di S. Costanza. Ben a ragione esso ancora oggi è detto di Santa Costanza e no semplicemente Costanza.

6) Ed infine un’ultima osservazione sull’aspetto dell’immagine di questo monumento e sull’estremo disinteresse per esso da parte degli organizzatori del turismo locale e nazionale. E’ un vero peccato che le autorità ecclesiastiche romane, alle quali è affidata la custodia e la cura del “Mausoleo”, facciano di tutto per tenerlo in ombra.
Mi chiedo, quindi: Perché un vero gioiello dell’architettura e dell’arte antica viene trattato in tal modo?
Il motivo della sua degradazione, a mio avviso, è da ricercarsi nel fatto che esso è in rarissimo cimelio capace di documentare da solo gran parte della lunga metamorfosi a cui la curia romana sottopose tutte le basiliche e le strutture protocattoliche, risalenti in qualche modo all’imperatore Costantino.
Si noti bene che la lunga e meticolosa metamorfosi subita dalla dea Costanza, sia nei dati anagrafici e biografici riguardanti la sua persona che nei monumenti a lei dedicati, è molto simile a quella subita dagli altri personaggi imperiali, cioè da Costantino e da sua madre Elena, come abbiamo visto precedentemente, il che, collocato in un contesto più ampio e globale, assume maggior forza e più significativo valore.
E questo, come vedremo successivamente nel seguente trattao che dedicherò alla basilica di Santa Agnese in Via Nomentana in Roma, porterà un ulteriore contributo di chiarezza e non solo alla scoperta di una sconosciuta basilica dedicata ala culto della divina Costanza, ma anche anche alla storia delle altre basiliche protocattoliche sia nella città di Roma che di tante altre città.

Architettura Arte e Religione – di Angelo Scarpulla

Le Scuole della G.di F.

Il Comandante Generale B. Filippo RITONDALE ha voluto invitarmi in occasione della Celebrazione del Centenario della istituzione del Reparto Legione Allievi G. di F., manifestazione che ha avuto luogo a Bari, sabato 15 luglio 2006, alle ore 10.00 in Piazza d’armi caserma “M.O.V.C. Vb.“A. De Falco –Fin. Sc. A Sottile”, alla presenza del Gen. C.A. Roberto SPECIALE – Comandante Generale della Guardia di Finanza e delle massime autorità militari, civili e religiose della Regione Puglia e della Città di Bari.

Nel Corso di questa Cerimonia, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Roberto SPECIALE, procederà alla scopertura della stele votiva in onore dei caduti. La stele, realizzata dal noto artista barese Mario Colonna, già Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Bari, è adornata da mosaico, della dimensione di metri 3.80 di altezza e di metri 1.70 di larghezza, con tessere vitree veneziane ed ori.

Il motivo del mosaico richiama le montagne ed il mare, simboli identificativi della missione della Legione Allievi e il volume, rappresenta la salvaguardia della Legalità, e reca gli estremi identificativi della norma istitutiva della Legione Allievi.
Nella parte inferiore, una targa di pietra con lettere incise, riporta la dedica “La Legione Allievi a ricordo dei suoi figli caduti”.

Nel corrente anno infatti, ricorre il primo centenario della istituzione della Legione Allievi della Guardia di Finanza, istituto di istruzione delle “Fiamme Gialle” deputato alla formazione dei finanzieri del contingente di mare, del contingente ordinario e del comparto alpestre.

Nel corso della Cerimonia hanno preso parte oltre alle Ass. combattentistiche e del “Nastro Azzurro” Delegazione di Bari, ad un suggestivo corteo storico in uniforme dell’epoca le cui origini risalgono al 5 ottobre 1774, allorché venne costituita la “Legione Truppe Leggere”, per volere del Re di Sardegna, Vittorio Amedeo III, come Corpo Speciale per il servizio di vigilanza finanziaria sui confini, oltre che per difesa militare.
Compiuta l’unificazione d’Italia, nel 1862 venne istituito il “Corpo delle Guardie Doganali”. Con la legge 8 aprile 1881, n. 141, il Corpo delle Guardie Doganali assunse la denominazione di “Corpo della Regia Guardia di Finanza” con la funzione di “impedire, reprimere e denunciare il contrabbando e qualsiasi contravvenzione e trasgressione alle leggi e ai regolamenti di finanza” oltre alla difesa dell’ordine e della sicurezza pubblica. Con Decreto Reale del 14 luglio 1907, venne esteso al Corpo l’usa delle stellette a cinque punte, quale segno distintivo della maturità, sebbene il regolamento di disciplina militare dell’Esercito venisse esteso alla Guardia di Finanza con la legge del 12 luglio 1908. Il Corpo partecipò con alto onore ai due confini mondiali e alla Guerra di Liberazione nazionale, meritando 18 ricompense alla Bandiera di Guerra, concessa nel 1914 per statuire la totale integrazione tra le Forze Armate dello Stato.

Importanti funzioni svolgono le Scuole espletata attraverso le seguenti Sedi:

1. la Scuola Alpina di Predazzo, in prov. di Trento. in atto responsabile della formazione del 6°corso “M.O.V.C. Fin. Sc. Stefano Gottardi” per 154 allievi finanzieri provenienti dai volontari in ferma breve;

2. la Scuola nautica di Gaeta, in Provincia di Latina, in atto responsabile della specializzazione dei finanzieri del 66° corso “Orsa Maggiore” per allievi finanzieri di mare;

3. la Scuola Allievi Finanzieri di Bari, in atto responsabile della formazione del 46° corso “Massaua II” per 237 allievi finanzieri contingente ordinario.

La data di ricorrenza del primo centenario cadrà il prossimo 19 luglio 2006.

Platone è meglio del Prozac

di Lou Marinoff – Edizioni PIEMME Bestseller

Filosofeggiare significa esplorare il proprio temperamento, ma in pari tempo tentare di scoprire la verità. (Iris Murdoch citato nel libro di Lou Marinoff)


L’interessante libro di Lou Marinoff: “Platone è meglio del Prozac” ha accompagnato il mio afoso agosto cittadino. Nella sua copertina si afferma che “I farmaci non possono cambiare il mondo esterno, né insegnarci a vivere meglio il presente. Solo la filosofia può farlo”.
Non sono d’accordo con la prima parte dell’assunto ricordando quanto l’uomo, gli animali e le piante debbano alla medicina ed alla farmacologia moderne, il cui bilancio degli effetti benefici o dannosi è straordinariamente in attivo. Concordo però completamente con la seconda parte, infatti, un Libero Muratore che non può privilegiare dogmaticamente una specifica ideologia socio-politico-religiosa, e che deve essere mentalmente aperto ai diversi palcoscenici del pensiero e delle idee, può più facilmente trovarsi in sintonia, ovviamente oltre che con gli insegnamenti propri del pensiero e dell’esoterismo massonici, proprio con il pensiero dei grandi filosofi.
Non dimentichiamo che tutti coloro che lavorano per il “Bene dell’Umanità”, che siano massoni, filosofi od altro, esprimono comunque valori che ci arricchiscono e che dovrebbero appartenerci.
I Massoni devono essere liberi dai pregiudizi, ed esprimendo questa ideale forma di libertà si oppongono culturalmente ai dogmatici ed ai fondamentalisti, i quali sono così convinti della loro superiorità ideologica da non avvertire l’esigenza di un confronto critico con chi la pensi diversamente e si ostinano pervicacemente nel loro pregiudizio perdendo l’opportunità di migliorarsi e di ampliare i loro orizzonti.
Lou Marinoff esprime, nel suo libro, un pensiero “soltanto” profano, talvolta addirittura con aspetti che possono apparire leggeri e di bandiera, penetrando però il velo che avvolge la sua, come qualunque altra opera del pensiero umano, ci si accorge che l’autore ha comunque delineato un percorso, percorrendo il quale possiamo trovare stimoli ed aiuti per la nostra ricerca della Verità.
Consiglio questo libro, soprattutto agli amanti dell’introspezione, ricordando che non è un “Vangelo” ma un semplice manuale di self-help, come onestamente l’autore ricorda nella dedica, scrivendo: “ A coloro che hanno sempre saputo che la filosofia era utile per qualcosa, senza riuscire a dire esattamente per che cosa.”

Tratto dai quaderni di Serenamente
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“Non cesseremo di esplorare e alla fine della nostra esplorazione arriveremo dove abbiamo cominciato e per la prima volta conosceremo il luogo” (T.S.Eliot citato da Luo Marinoff).

Il Mistero del Cosmo

(tratto dal sito www.puntosufi.it)

Il mistero cosmico - Albert Einstein - La sensazione più bella che possiamo provare è il mistero. Costituisce l'emozione fondamentale che sta alla base della vera arte e della vera scienza. Colui che l'ha provata e che non è ancora in grado di emozionarsi è come una merce avariata, come una candela spenta. E' l'esperienza del mistero, spesso mischiata con la paura, che ha generato la religione. La conoscenza di un qualcosa che non possiamo penetrare, delle ragioni più profonde di una bellezza chesi irradia, che sono accessibili alla ragione solo nelle sue più elementa riforme, è questa la conoscenza e l'emozione che stanno alla base della religione; in questo senso, e in questo solamente, io posso definirmi profondamente religioso.. [The World as I See It]La più bella e profonda sensazione che noi possiamo provare è la sensazionedel mistico. E questo misticismo è ciò che sta alla base di tutta la vera scienza. Se esiste un concetto come quello di Dio, allora è un sottile spirito, non l'immagine dell'uomo che così tanti hanno fissata nella loro mente. Nella sua essenza, la mia religione consiste in un'umile ammirazione per questo infinito e superiore spirito che rivela se stesso nei minimi dettagliche noi siamo capaci di percepire con le nostre deboli e fragili menti . [Interview with Peter Bucky] E' difficile spiegare questo sentimento ( la religione cosmica) a qualcuno che ne è completamente privo, specialmente se non esiste nessuna raffigurazione antropomorfica che possa corrispondere. Gli individui percepiscono la futilità dei desideri umani e gli scopi e al contrario il meraviglioso ordine chesta alla base della natura. L'esistenza di ognuno di noi viene percepitacome una specie di prigione e ricerchiamo un'esperienza dell'universo come un singolo significante tutto. I geni religiosi di tutte le epoche si sono distinti per questo tipo disentimento religioso, che non concepisce nè dogma nè Dio a immagine dell'uomo;e così non ci possono essere chiese i cui principali insegnamenti sianobasati su questi principi. [New York Times Magazine, November 9, 1930]. E' sufficiente per me il mistero dell'eternità della vita, il sentore della meravigliosa struttura dell'universo e della realtà , insieme al tentativo di comprendere quella parte, sia pure piccola, della ragione che manifesta se stessa nella natura. [The World as I See It.]Il sentimento religioso provocato dalla comprensione delle profonde interrelazioni della realtà è un qualcosa di diverso da quello che di solito viene definito con il termine religioso. E' più propriamente un sentimento di venerazioneper il disegno che si manifesta nell'universo materiale. Non ci porta adimmaginare un essere divino a nostra immagine e somiglianza, che ci fa domande che si interessa a noi come individui. Non esiste nè volontà , nè dovere ma solo essere assoluto. [Dukas and Hoffman]

La Tenerezza di Dio

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato di camminare sulla sabbia accompagnato dal Signore e sullo schermo nella notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita, ho guardato indietro e ho visto che per ogni giorno apparivano orme sulla sabbia, una mia e una del Signore; così sono andato avanti fin che tutti i miei giorni si esaurirono.
Allora notai che in certi punti appariva solo un orma, questi punti coincidevano coni giorni più difficili della mia vita, i giorni di maggior angustia, di maggior paura, di maggior dolore:
Ho domandato allora, Signore, tu hai detto che saresti stato con me tutti i giorni della mia vita e io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori?
Figlio mio, io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta la camminata e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo, e non ti ho lasciato, i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia sono i giorni in cui ti ho portato in braccio.
(Anonimo brasiliano)

I Fenomeni Psichici, esistono?

Articolo di Umberto Di Grazia

Umberto Di Grazia Presidente I.R.C.
(Istituto di Ricerca della Coscienza)
Largo Strindberg, 34 –00142 Roma
Tel/fax: 06-51962550
Web site: http://www.coscienza.org

“Fenomeni psichici: quale futuro si presenta a chi cerca di conoscere e capire?”

Sta cambiando qualcosa nel campo della non più nuova, ma sempre contestata scienza della Parapsicologia?
Certamente il nome, poiché oggi viene ridefinita ufficialmente come ‘Ricerca Psichica’ e ‘Anomalous Research’ e i Fenomeni psichici, ‘AP’ (Anomalous Perception) e ‘AC’ (Anomalous Cognition). Essa rappresenta un nuovo modo di concepire l’uomo e l’universo, studiando i fenomeni naturali controllati da leggi diverse da quelle della fisica classica, causati da una diversa forma di energia, in fase di studio e proprio per questo è una scienza la cui affermazione incontra molti ostacoli.
In proposito l’astronauta e scienziato americano Edgar D. Mitchell, fondatore dell’Istituto di Scienze Noetiche di Palo Alto in California, ha scritto nella prefazione della sua opera ‘Psychic Exploration’:
“L’evidenza della Ricerca Psichica suggerisce che l’umanità ha un enorme potenziale inutilizzato” e spiega, “essa ci porta ad una conclusione fortemente provocatoria: l’immagine che la scienza si è fatta dell’uomo e dell’universo deve essere completamente rivista. Per fare ciò, per portare una nuova luce sull’enigma dell’essere umano, la scienza deve sradicare non solo atteggiamenti dogmatici e ciecamente rigidi, ma soprattutto deve liberarsi di molte fondamenta filosofiche che da troppo tempo la sostengono alla base.” [1]
Un simile problema lo pone da ottanta anni (tanti ne sono passati dalla sua scoperta) anche la Fisica Quantistica, che pure viene in parte ignorata per gli stessi motivi. Basti pensare che la fisica insegnata in Italia nei licei e in alcuni casi nelle università, come quella trattata di norma dai mass-media, non è la fisica moderna, ma grosso modo, la fisica della fine dell’800.
La Ricerca Psichica oggi non si può più considerare come un’indagine in fase iniziale, ma una scienza impostata su solide basi, poiché l’esistenza dei suoi fenomeni è stata dimostrata chiaramente da studiosi inseriti in varie università e istituti di ricerca, mentre i risultati ottenuti sono apparsi regolarmente sulle riviste scientifiche.
Nel dicembre 1989, su: “Foundation of Physics” sono stati pubblicati gli studi della P.E.A.R. (Princeton Engineering Anomalies Research), negli Stati Uniti, in cui è stata ampiamente documentata l’esistenza dei fenomeni psichici ed in particolare ‘l’influenza della forza del pensiero sulla materia’, con esperimenti di MicroPK (Psicocinesi).[2]
I risultati ottenuti in cinquant’anni di lavoro scientifico sulla Ricerca Psichica, sono stati valutati anche alla luce di una tecnica di analisi statistica molto avanzata ed efficace, detta di ‘Meta-Analisi’, da diversi scienziati, tra cui R. Rosenthal della Harvard University e Jessica Utts della Division of Statistic University of California, Davis. La conclusione è stata che:
“I fenomeni sono molto significativi e ripetibili ed il rapporto di casualità è così basso che questi dati raccolti hanno una validità superiore a quella di molti farmaci in commercio”, smentendo così le tante false accuse mosse all’esistenza e alla validità dei fenomeni psichici.[3]
Inoltre, con l’indagine del parametro statistico dell’ “Effect Size” (Effetto Grandezza) pubblicata nel 1987, si è rilevato che :
il dato sull’Aspirina ha un valore di 0,03, mentre nell’analisi dei fenomeni paranormali il risultato è 10 volte superiore, con un valore di 0,29 e che, nonostante tutto, non viene considerato adeguatamente. Viviamo quindi in un paradosso: “ciò che è meno vero passa per reale e scientifico”.
Per quanto riguarda il fenomeno delle precognizioni, sono stati analizzati 309 esperimenti, con lo studio di 62 ricercatori e 2.000.000 di dati precognitivi di 50.000 soggetti. I risultati hanno portato l’elemento comparativo statistico ad un numero così basso di ‘verifica casuale’, che scientificamente non può essere preso in considerazione.
Sul fenomeno della telepatia, il 1° febbraio 1994, il neuropsicologo Jacobo Grinberg dell’Università Nazionale del Messico, ad un convegno internazionale dimostrò, con un esperimento pubblico, l’esattezza di una sua tesi: “le menti dei fidanzati comunicano a distanza”. L’esperimento venne riportato in Italia da un articolo del quotidiano torinese La Stampa.
Il dottor Grinberg in quell’occasione usò una camera Faraday e degli apparecchi elettronici per misurare l’attività elettrica dei cervelli. L’esperimento ebbe pieno successo: le reazioni dei soggetti furono simili, indipendentemente da chi dei due venisse stimolato per mezzo del dolore e di sensazioni luminose. Il nome stesso ‘telepatia’ coniato nel 1882 dal professor Meyers, (tele= lontano e pàthos= sentimento) descrive perfettamente la natura di questa percezione che è: trasferimento di emozioni e non, come si crede, di parole o immagini.
Molto tempo prima, nel 1963, i numerosi esperimenti telepatici di T. Tart (attraverso il flusso sanguigno, reazioni epidermiche, ecc.) si dimostrarono significativi. Mentre Vasiljev, che aveva lavorato sulla teoria elettromagnetica della telepatia, induceva stati ipnotici in soggetti isolati in camere di metallo, dimostrando anche che questo fenomeno psichico è facilitato nelle notti di luna piena.
Su un altro tipo di fenomeno extrasensoriale si è basata l’indagine statistica dell’americano W.E. Cox, effettuata nel 1956 su passeggeri di treni, a dimostrazione che ‘il contatto con il Tutto’ è presente nell’uomo e potrà essere determinante nel futuro. Cox rilevò che “il numero dei viaggiatori su una data linea tende a diminuire con l’approssimarsi di un disastro ferroviario su quella linea stessa, come se parte di coloro che avrebbero dovuto prendere un dato treno destinato alla disgrazia ne fossero stati dissuasi da un oscuro presentimento.”[4]

Una conferma ufficiale dell’esistenza dei fenomeni psichici è stata data da una serie di esperimenti americani. Nell’estate 1995, una Commissione del Congresso Usa affidò uno studio ad esperti esterni, per appurare “se i soldi spesi negli ultimi venti anni dal governo statunitense per finanziare ricerche sul ‘paranormale’ fossero stati spesi bene o male”.
Gli esperti incaricati, Jessica Utts della Division of Statistic University of California Davis, CA 95616 e lo psicologo Ray Hyman, noto per il suo scetticismo, eseguirono la loro indagine sulla ‘Remote Viewing’ (Visione a Distanza) e concordarono che:
“L’evidenza statistica a favore della RV (Remote Viewing) è schiacciante.” Mentre Hyman insisteva ad affermare che doveva esserci un’altra spiegazione, non sapendo però quale, la Utts , nella sua relazione al governo USA dichiarava:
“Usando i criteri di giudizio standard è assolutamente provata l’esistenza dei ‘poteri psichici’. I risultati si sono dimostrati riproducibili in esperimenti ben congegnati” e concludendo, “Si raccomanda al governo USA di non sprecare ulteriori risorse in esperimenti volti a provare l’esistenza di tali fenomeni, perché questa è già stata ampiamente provata. Si consiglia invece di finanziare studi per cercare di capire come tali capacità psichiche funzionino e come si possa ampliarle.” [5]
Simili esperimenti con risultati positivi erano stati precedentemente fatti presso lo Stanford Research Institute, ora denominato SRI International e presso la Science Applications International Corporation (SAIC). Mentre nell’articolo intitolato: ‘The paranormal: the evidence and its implications for consciouness” di Jessica Utts e di Brian D. Josephson, Premio Nobel per la Fisica, [6] si confermano le valutazioni positive sullo studio delle percezioni extrasensoriali (ESP). Gli autori insistono sul fatto che esiste una ricerca scientifica sul paranormale portata avanti da più università come quelle di Princeton, Las Vegas, Edimburgo, Amsterdam, Durham, con metodi e protocolli propri della scienza ufficiale e che l’insieme delle ricerche prova al di là di ogni dubbio che i fenomeni extrasensoriali esistono.
Sempre nel 1995 una fuga di notizie, trasmesse dalle agenzie di stampa Reuters ed Associated Press, ha portato il mondo a conoscenza degli esperimenti sui poteri psichici in atto negli Stati Uniti da parte della CIA e, attraverso il Progetto ‘Stargate’ (Cancello, Accesso alle stelle) del Pentagono. Le stazioni televisive CNN, NBC e ABC e i grandi quotidiani americani, nei loro servizi giornalistici hanno dato molto rilievo al fatto, che è stato ripreso dalla stampa di tutto il mondo.
In Italia, alla fine degli anni Ottanta, il professor Mario Bruschi del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza di Roma, effettuò un’indagine sulla possibilità di sviluppare il grado di ‘percezione’ in individui normali, con risultati considerati eccezionali, pubblicati l’anno successivo in appendice al libro ‘Le Tecniche dell’Unione’, [7]
I test, eseguiti su rigorosi protocolli scientifici, furono fatti su un gruppo di circa 50 persone che avevano seguito per un anno un corso di ‘Tecniche dell’Unione e del Risveglio’ basate sul metodo della ‘Biostimolazione’, da me elaborate dopo anni di studio e ricerca.
“L’idea” spiega il professor Bruschi, “è nata sia dalla curiosità da lungo tempo coltivata dell’autore di verificare di propria manu tali dati statistici, sia dall’opportunità di avere a disposizione un gruppo di soggetti che, per il training ricevuto, a priori poteva essere considerato (sperabilmente) sopra la norma e che tuttavia fosse lontano dai limiti della ‘professionalità’, con tutti i pericoli connessi. I risultati in questo esperimento sull’ ESP (Percezione Extrasensoriale), conclude il professor Bruschi, “sono altamente non casuali: la possibile esistenza di un fenomeno di acquisizione di conoscenza attraverso canali non convenzionali è suggerita”.

Per meglio definire il risultato constatato dal fisico italiano, abbiamo ottenuto un valore di probabilità di casualità pari ad: 1 elevato alla diecimilionesima. Sarebbe a dire che un valore analogo si potrebbe ripetere dopo dieci milioni di tentativi! Se si pensa che in questo settore ci si è mossi sul risultato di 1 elevato a cento, qualche volta a mille, rarissimamente a diecimila, il risultato ottenuto in questo caso è sorprendente, superiore a quello di tutti gli esperimenti effettuati dalle migliori università ed istituti americani che si sono occupati di ‘Anomalous Research’.

Integralismo sistematico, disinformazione, alterazione dell’informazione

Richard S. Broughton, direttore dell’Institute for Parapsychology di Durham, nel North Carolina e direttore dell’International Parapsychological Association, nel suo esauriente libro pubblicato in Italia con il titolo: “Parapsicologia, scienza contestata”[8] offre la più vasta raccolta di dati sulle più recenti ricerche in questo campo e denuncia energicamente, dati alla mano, l’integralismo imperante che contrasta lo sviluppo della Ricerca Psichica. (vedi l’ estratto, di seguito pubblicato ).
A questo riguardo, afferma,: “I parapsicologi non hanno nulla da temere dalla critica responsabile. Sfortunatamente nel decennio passato si è vista la crescita di una forma di fondamentalismo scientifico che minaccia di minare la produttiva, anche se non sempre amichevole, relazione fra la Parapsicologia e la sua critica.” Spiega come nasce in America lo CSICOP (Commitee for the Scientific Investigation of Claims of Paranormal), che invece di eseguire indagini responsabili e scientifiche rivela presto obiettivi inquisitori, diversi da quelli inizialmente dichiarati, tanto da provocare presto le dimissioni del co-presidente Truzzi e di molti altri accademici.

Sulla falsariga dello stesso integralismo è nato da qualche anno in Italia il CICAP, che in Italia attacca sistematicamente ogni forma di Ricerca Psichica, estendendola fino a comprendere la medicina emergente, detta naturale, omeopatia compresa.
Un esempio del metodo operato dal Cicap l’ha avuto lo stesso professor Mario Bruschi. Nel periodo in cui aveva effettuato l’esperimento ESP si era messo in contatto con questa organizzazione e reso immediatamente disponibile per verificare i protocolli scientifici e procedere ad altri test. La proposta allora cadde nel vuoto, finchè l’avvicendamento dei membri del gruppo sottoposto ai test, ormai rinnovato, rendeva necessario un eventuale nuovo esperimento.
“L’esperimento”, aveva dichiarato nelle sue conclusioni il professor Bruschi, “pur essendo eseguito con il massimo del rigore e dell’attenzione possibili, era stato tuttavia concepito come preliminare, atto a selezionare ulteriormente il gruppo dei soggetti, ad affinare i protocolli e/o a suggerire altri test ed esperimenti.” E ribadiva: “La stessa entità inaspettata dei successi ottenuti, suggerisce tuttavia di ripetere, mantenendo il più possibile inalterate le condizioni sperimentali, ma sotto il controllo di altri possibilmente più autorevoli, membri della comunità scientifica: l’intervento del neo-costituito Comitato Scientifico di Controllo sul Paranormale sarebbe auspicabile.”
Il Cicap in compenso è molto attivo nel negare aprioristicamente e con esperimenti poco scientifici ogni fenomeno che non sia spiegabile con la logica, da quelli psichici a quelli di guarigione, dall’omeopatia ai vari metodi di cura della medicina emergente.
D’altronde, mentre gli integralisti perdono tempo a negare ed ad ostacolare la Ricerca Psichica e i ricercatori di questa scienza lo impiegano più che altro a dimostrare che i fenomeni psichici esistono e sono indicativi delle maggiori potenzialità dell’uomo, si rallenta il progresso.
Cosa si può fare per opporsi all’integralismo? Certamente si deve tacitarlo con l’evidenza della ricerca.
Voci autorevoli di scienziati, studiosi e intellettuali di varie discipline si levano sempre più alte in favore dell’Anomalous Research. Voci che in questi ultimi anni si sono fatte sentire così chiaramente, che non è più facile ignorarle: come quella di Jessica Utts, con la sua relazione per il Governo USA e le sue ricerche presso la University of California di Davis, quelle degli scienziati di altre importanti università americane come Princeton, Harvard, Las Vegas, Durham e di università europee come Edimburgo e Amsterdam, l’ Institut für Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygiene di Friburgo e La Sapienza di Roma. Voci di scienziati autorevoli come quella del Premio Nobel per la Fisica, Brian D. Josephson, che parla chiaramente dell’evidenza e delle importanti implicazioni dei fenomeni psichici, per arrivare alle sollecitazioni di uno dei padri della psicoanalisi italiana, il professor Emilio Servadio, [9] che ha sempre difeso questa scienza contestata, denunciandone gli arretrati e limitati metodi di ricerca in una delle sue ultime interviste:
“Ho l’impressione che nel campo più seguito della parapsicologia molti progressi non siano stati fatti, in fondo, se si pensa che la Society for Psychical Research è stata fondata a Londra nel 1882. Non possiamo dire che da allora sono state effettuate grandi scoperte. Perché? Perché i fenomeni cosiddetti paranormali non sono altro che frecce indicative di una diversa realtà e finchè si insiste, come insistono oggi molti parapsicologi, a voler inscatolare i fenomeni paranormali nei confronti di una scienza positiva, meccanicistica, non si arriverà mai a contenerli, perché da quella scatola – se così mi posso esprimere - esorbitano.”
Tuttavia anche le conferme sull’esistenza delle doti extrasonsoriali, esorbitano dagli angusti spazi in cui questa scienza fatica a svilupparsi, come dimostrano le fughe di notizie avvenute in America nel 1995. E quelle, dello stesso anno provenienti dal Giappone, pubblicate dal quotidiano italiano La Repubblica, che informò sugli esperimenti per l’impiego delle percezioni extrasensoriali effettuati nei laboratori segreti della Sony Corporation, a Shinagawa, di fronte al porto di Tokyo. E si sa che ne vengono effettuati anche in Russia, in Germania e in Israele. La nostra stampa ‘specializzata in divulgazione scientifica’, in genere, ignora l’argomento. Se lo fa, preferisce parlare di maghi e spiriti, al più accennando a qualche esperimento, magari discutibile, invece di dare notizie corrette sulla ricerca scientifica quando non ne travisa gravemente i dati.
Come ha fatto la rivista ‘Focus’ in un articolo dedicato al ‘Paranormale’ (n. 79, maggio 1999). Pur dando molto spazio ai cosiddetti esperimenti del Cicap, il giornalista ha liquidato in poche righe l’argomento dell’intera sperimentazione effettuata per il Congresso USA da Jessica Utts e Ray Hyman. Il breve giudizio riportato, come ho potuto verificare, era stato tolto dal suo originale contesto di un’altra analisi e si riferiva al campione di un singolo esperimento considerato inidoneo dalla Utts e che nulla aveva a che fare con la ricerca ufficiale, travisando così gravemente i risultati positivi registrati dai due esperti, comunicati ufficialmente al loro Governo.
A nulla sono valse le mie due lettere al Direttore della rivista, come presidente dell’Istituto di Ricerca della Coscienza, per segnalare l’errore e offrire la disponibilità e la collaborazione dell’Istituto, insieme a della documentazione scientifica. La breve risposta inviatami ricusava l’errore. Mentre Jessica Utts, a cui abbiamo inviato quel numero di Focus e le copie delle lettere, ci ha risposto con una e-mail di approvazione e ringraziamento.

Antropologia e Fenomeni Psichici

L’antropologia, branca scientifica tra le più adatte a verificare e studiare i Fenomeni Psichici ed a contribuire alla nascita della scienza della Ricerca Psichica, ha in parte mancato a questo suo compito. Probabilmente perché la maggior parte degli antropologi ha preferito ometterne l’informazione o sminuirla per timore dell’integralismo accademico.
Naturalmente ci sono state anche voci autorevoli che ne hanno documentata l’esistenza e promossa la ricerca. Nel suo testo “L’Universo della Parapsicologia”, Benjamin B. Wolman [10] raccoglie una buona documentazione sulle spiegazioni antropologiche degli eventi Psi (tutto ciò che è inerente ai fenomeni psichici e al loro studio), date da coloro che hanno deciso di rompere questo silenzio. Non mancano dunque illuminanti testimonianze di chi ha compreso l’importanza della Ricerca Psichica per l’uomo, portando fin dalla fine del secolo scorso la questione all’attenzione dei colleghi in convegni e conferenze, facendo ricerche e sperimentazioni, scrivendo libri. Sono stati moltissimi, i fenomeni psichici riscontrati in sciamani, medium, stregoni e uomini-medicina delle tribù primitive di vari paesi dell’Africa, in Amazzonia e in Australia. C’è l’esperienza molto più documentata, tra religione e filosofia, dei mistici orientali, che dall’inizio del XX° secolo ha attratto il mondo occidentale. Molto più rara e saltuaria è stata l’indagine scientifica effettuata da seri studiosi (sia in ricerche regolari che top-secret), dei fenomeni psichici di medium e sensitivi occidentali (quelli veri e non quelli da salotto), sottovalutati e considerati scomodi dalla nostra società. L’antropologo e archeologo J. Norman Emerson, [11] dopo aver lavorato per undici anni con la collaborazione di un sensitivo, nel 1973 dichiarò ufficialmente: “Per mezzo dell’intuito e della parapsicologia tutta una nuova visione dell’uomo e del suo passato è alla nostra portata. Come antropologo e come archeologo esperto in questi campi, dico che secondo me merita cogliere l’occasione di indagare e di studiare i dati che ci vengono forniti in questo modo. A ciò dovremmo dare precedenza assoluta su tutto il resto.” E aggiungeva, “In un prossimo futuro la paranormanlità di oggi sarà la normalità”. Nello stesso anno, l’antropologo E. Fuller Torrey , [12] sosteneva con convinzione che i praticanti la magia sono tanto efficienti nei loro rapporti con i propri compagni di tribù, quanto gli psichiatri americani o europei nelle loro relazioni con i propri pazienti e criticava ferocemente i nostri preconcetti etnocentrici. Inoltre, osservava: “Le tecniche usate dagli psichiatri occidentali sono, con poche eccezioni, sullo stesso piano scientifico di quelle impiegate da medici stregoni. Se l’una è magica lo è anche l’altra. Se l’una è pre-scientifica l’altra lo è altrettanto.
Diversi anni prima, nel 1952, l’americano John Swanton, [13]dopo essersi ritirato dalla Smithsonian Institution e già presidente della Anthropological Association, scrisse ai colleghi della sua associazione una comunicazione ufficiale, invitandoli a familiarizzarsi con i risultati di laboratorio degli studi ESP, a causa della loro rilevanza per il campo dell’antropologia. Affermava:
“Una significativa rivoluzione che ci riguarda tutti sta verificandosi in una branca collegata della scienza senza grandi rumori, ma con sicurezza e non viene accolta in modo onesto e veramente scientifico.”
Nel 1959, durante un convegno della stessa associazione C. W. Weiant lesse un suo saggio [14], in cui sottolineava il riconoscimento scientifico che la Parapsicologia stava ricevendo e passava in rassegna alcuni resoconti etnografici di possibili eventi PSI. Notava: “Penso sinceramente che ogni antropologo, che vi creda o meno, debba familiarizzarsi con le tecniche della ricerca parapsicologica e farne uso, come di tutti gli altri mezzi a sua disposizione, per stabilire cosa sia reale e cosa illusorio nel cosiddetto paranormale. Se dovesse rivelarsi che i sostenitori di esso hanno ragione, vi saranno certamente implicazioni eccitanti per l’antropologia.”
Nella nostra cultura abbiamo molti termini per denominare chi possiede forme di capacità paranormali: medium, sensitivo, psichico, paragnosta, chiaroveggente. Mentre in antropologia si indicano tali individui come: stregone, uomo della medicina, veggente, strega, mago, indovino, sciamano. Mircea Eliade nel 1966 dichiarava: ”Tocchiamo ora un problema della massima importanza… cioè la questione della realtà delle capacità extrasensoriali e dei poteri paranormali attribuiti agli sciamani ed agli uomini della medicina. Sebbene la ricerca a proposito sia ancora agli inizi, un numero piuttosto grande di documenti etnografici ha ormai stabilito l’autenticità di tali fenomeni oltre ogni dubbio.” [15]
Gli episodi di fenomeni ESP raccontati da antropologi sono miriadi. Weiant, ad esempio, nel 1960 descrisse la seguente esperienza avvenuta a Puerto Rico: “Con due amici stavo facendo una seduta sotto un portico con una medium e ascoltavo stupito questa signora che mi descriveva nei particolari la mia casa a Peekskill, N.Y., indicando la collocazione degli alberi e delle siepi, i colori dei fiori, la disposizione dei mobili e dei quadri, i diversi membri della mia famiglia e la loro età approssimativa e perfino la diagnosi esatta di una malattia di cui soffriva allora mia suocera. Fece anche riferimento a particolari intimi della mia vita. Le circostanze erano tali che solo la chiaroveggenza poteva spiegare questa sua conoscenza.”
Un esempio recente è di due anni fa, descritto dall’antropologo e ambientalista Brando Crespi [16]. Durante una delle spedizioni di ricerca sulla bio-diversità di Pro-Natura International, nella foresta amazzonica, l’ultima frontiera della ricerca, fu chiesto ad uno sciamano di trovare nella foresta un’ erba capace di eliminare le macchie scure della pelle, a cui era interessata, per commercializzarla, un’importante industria cosmetica occidentale. Lo sciamano, in breve tempo, tra le centinaia di migliaia di specie vegetali della foresta, grazie alle sue capacità psichiche scelse e consegnò agli scienziati un rametto coperto da una resina (gli indigeni usano questa resina per rimarginare le ferite e alleviare il dolore delle bruciature e non conoscono certo il problema estetico delle macchie della pelle). L’estratto oleoso della resina risultò essere efficacissimo per questo problema degli occidentali.

Le percezioni extrasensoriali applicate all’Archeologia

Fra i segnali che raggiungono la mente (secondo alcuni studiosi quella di tutti) e che solo pochi riescono a tradurre in pensiero logico, ci sono quelli che riguardano la possibilità di trovare brandelli di storia non scritta o reperti archeologici. Le emozioni, infatti, ci sopravvivono e sopravvivono alla vita, come diapositive di programmi sospesi, che aspettano di essere rivisti, riascoltati. L’impiego di questo tipo di percezione, nella ricerca, è stato definito ‘archeologia psichica o intuitiva’ e ha dato spesso ottimi risultati.
Con la collaborazione di un sensitivo si possono ottenere informazioni concernenti il luogo dove eseguire gli scavi o suggerire ipotesi concernenti la storia personale o culturale delle persone responsabili della produzione di artefatti trovati in luoghi archeologici.
Nel 1974 a Mexico City, in una riunione della American Anthropological Association, l’archeologo Goodman [17] testimoniò che un sensitivo dell’Oregon gli aveva fornito informazioni, in stato di trance, permettendogli di localizzare un luogo presso Flagstaff in Arizona, in cui trovò un gran numero di manufatti risalenti a prima del 25.000 a.C. Il sensitivo predisse il tipo di oggetti che si sarebbero trovati alle varie profondità e la natura degli strati geologici con un elevato grado di significatività statistica.
J. N. Emerson, presidente della Canadian Archeological Association, ha riferito nel 1974 di utilizzare l’aiuto di un sensitivo di nome George per visitare gli stanziamenti irochesi. Egli era in grado di “stabilire l’età di tali stanziamenti, descrivere la gente, i loro vestiti, le loro abitazioni, l’economia e il comportamento generale” e lo studioso verificò che le informazioni erano esatte all’80 per cento. [18]
Nei primi amni Ottanta, a Los Angeles il “Mobius Group” fondato da Stephan Schwartz [19], allora Assistente speciale per la Ricerca e le Analisi presso il Capo delle Operazioni Navali USA e Membro della Royal Geographical Society insieme all’antropologo e ambientalista Brando Crespi, ha realizzato importanti esperimenti (alcuni ‘Top Secret’) e organizzato spedizioni archeologiche con la collaborazione di un’équipe di sensitivi, di cui ho fatto parte per nove anni.
Il Gruppo americano, associando ai metodi di ricerca ortodossi degli studiosi, l’impiego delle doti dei sensitivi, ha portato un contributo importante alle applicazioni pratiche dei poteri mentali.
Successivamente, al mio rientro in Italia, ho rappresentato l’organizzazione di ricerca americano fondando il ‘Future Research Group‘, divenuto attualmente l’Istituto di Ricerca della Coscienza, la cui attività è volta a conoscere ed a difendere le potenzialità della mente umana.


Quale futuro per chi cerca di capire?

Nel settore della Ricerca psichica , specialmente nel nostro Paese, che arriva sempre buon ultimo nella ricerca, la situazione è insostenibile e più che mai ora, in odore di Giubileo, subiamo attacchi dal cieco, timoroso integralismo scientifico, religioso e sociale. Si cerca di confondere la vera ricerca, associandola al panorama di imbroglioni, falsi maestri, organizzazioni che mirano a fettine di potere. Ogni giorno io incontro gente che è stata truffata da un guaritore o da un mago, sempre di più mi imbatto in persone confuse da idee lanciate da chi non ha nessuna reale conoscenza e che vuole liquidare i fenomeni psichici come disturbi emotivi, mentali o possessioni demoniache.
Il grande fisiologo J.C. Eccles [20] disse in proposito: “Dobbiamo imparare a vivere con problemi che vanno al di là della nostra attuale capacità di comprensione e non negare impulsivamente l’esistenza o la realtà di tali problemi.”
Per questo dobbiamo chiederci: “ Quale futuro si presenta a chi cerca di conoscere e di capire?”
Penso che dobbiamo continuare a lavorare seriamente per dissipare la paura del nuovo e la cortina di idee preconcette e di ignoranza che frena la ricerca in questo settore. Ognuno di noi porta verità relative che devono essere unite alle altre. Per quanto sia difficile il campo della ‘vera ricerca’ è questa la strada che si deve seguire se ci si vuole evolvere.
Personalmente ho preferito concentrare i miei sforzi per creare una struttura che aiuti a cercare di ‘capire’, al di là dei protagonismi e delle teorie date per scontate e prive di una volontà di ricerca e di confronto.
Per quanto riguarda la mia esperienza di sensitivo e di ricercatore, mi sono trasformato in un soggetto di studio e quindi conosco le difficoltà che incontrano gli studiosi che affrontano tali argomenti, in particolare quando vogliono inserirli in metodi e protocolli non idonei.
Mi ritengo abbastanza soddisfatto del mio lavoro, perché sono passato
dall’avere una serie di fenomeni incontrollati, che invadevano la mia vita, ad una forma di conoscenza e di controllo degli stessi. In particolare, con il controllo - benché parziale - degli sdoppiamenti, in inglese detti O.O.B.E. (Out of Body Experience), che costituiscono uno stato di dilatazione della coscienza, attraverso cui si possono percepire brevi informazioni su fatti o luoghi, anche se distanti nel tempo e nello spazio. Una dilatazione simile a quella tipica del ‘volo magico’ degli sciamani e uomini-medicina di varie etnie.
Sempre con il controllo delle mie percezioni extrasensoriali, camminando su terreni sconosciuti sono riuscito e riesco a descriverne la storia, effettuando importanti scoperte archeologiche, riconosciute tali dalle Soprintendenze. Ad esempio, quelle di centri urbani e necropoli a nord del Lazio a Capranica , di un insediamento etrusco-romano presso il Sasso (Cerveteri), il Tempio delle Y di Trospadì, il Tempio dell’Amore o Degli Incontri di Primavera nella Sabina, una città all’interno della tenuta di Capocotta sul litorale romano, parte di un villaggio sommerso dell’età del bronzo al largo dell’isola di Ustica etc. Come sono riuscito a definire esattamente fatti accaduti in centinaia di precognizioni con data e luogo (di cui una parte sono state inserite anche in computers di fisici dell’Università La Sapienza). E ancora inspiegabili guarigioni di patologie mediche ed intuizioni di vario genere, pescate da una dimensione che sembra fuori dal tempo e dallo spazio, per come generalmente vengono considerati. Dopo tanti anni di studio e di ricerca in Italia e all’estero, ho pensato di mettere a punto delle tecniche per preparare persone che non avevano mai manifestato fenomeni inconsueti. E’ stato un lavoro lungo, che mi ha portato necessariamente ad isolarmi per quasi cinque anni. I risultati mi hanno ripagato abbondantemente così che, visto che ero scomodo per buona parte della nostra società a causa delle mie capacità extrasensoriali, volevo verificare se ciò che avevo capito ed elaborato poteva diventare una realtà utile anche agli altri.
L’attuale associazione a scopo di ricerca che ho fondato insieme a studiosi, scienziati e persone comuni, ha come fine quello di conoscere un punto di contatto tra le antiche tradizioni e le nuove acquisizioni scientifiche. Ho impiegato ogni risorsa e ogni energia in questo programma, dato che non sono evidentemente nato per fare il guaritore super pagato o il sensitivo alla moda, né tantomeno una delle tante divinità reincarnate. Dall’inizio delle mie ricerche, ormai da circa quarant’anni, durante gli sdoppiamenti cominciai ad intuire che doveva esserci una dimensione al di là delle leggi umane di dualità. Cominciai ad avere delle precognizioni e mi accorsi che oltre quello che possiamo chiamare mondo parallelo del futuro [21] c’era una dimensione dove coesisteva un tutto difficilmente definibile dalle cognizioni logico-dualistiche. Ero entrato in un presente-continuo, fatto di tonalità luminose diverse, dove i fatti umani di futuro e passato vivevano senza suscitare in me nessuna emozionalità.
Un mondo attiguo dove le leggi costruite dalla logica sembrano ribaltarsi, per poi unirsi in una forma di raro equilibrio. Nasce da qui l’idea di parlare della “Unione degli Opposti” , di mettere a punto le regole della Biostimolazione come meditazione, postura, movimento con suoni e ritmi.
Ho lavorato quindi con oltre un migliaio circa di persone ed alla fine di questi lunghi anni, i risultati non sono mancati. Circa il 40% hanno manifestato dei particolari ipersensi (assolutamente non registrati prima) e molte di queste persone hanno migliorato la propria qualità di vita, superando problemi anche gravi e ponendosi con maggior incisività sia verso se stessi, che verso gli altri e nella vita quotidiana.
Dopo aver effettuato moltissimi esperimenti tramite meditazioni profonde, la psicoscopia, le proiezioni per leggere fatti emozionali del passato delle persone o di oggetti nascosti in contenitori chiusi, esercitazioni sulla telepatia, da vicino e a distanza e la cura di varie patologie, mi sono rivolto a ricercatori di varie discipline scientifiche, come medici, sociologi, psicologi, matematici e fisici, per chiedere la loro collaborazione in successive sperimentazioni, allo scopo di valutare meglio l’efficacia delle tecniche elaborate.
Per questo gli esperimenti eseguiti successivamente sono stati rigorosamente controllati sia nei protocolli tradizionali (di cui conosciamo bene i limiti), sia nelle modalità del loro svolgimento e in seguito pubblicati.

Sistema Olistico: “Verso la Nuova Era”

La rivoluzione culturale che è in atto porta con sé un processo di cambiamento basilare della visione del mondo, radicale quanto la rivoluzione copernicana. Qual’ è il risultato di questo cambiamento ?
L’ossessione di quantificare e misurare della scienza attuale, insieme ai successi di un progresso indiscutibile, ha richiesto all’Uomo e al Pianeta un tributo pesante, i cui problemi sociali ed ambientali non si possono assolutamente risolvere, seguendo il modello di vita meccanicistico, che ancora ci governa.
Su questo punto lo psichiatra R.D. Laing [22] (ha giustamente notato:
“Dovevamo distruggere il mondo in teoria, prima di distruggerlo
nella pratica. Il programma di Galileo ci un offre un mondo morto. Vista, udito, gusto, tatto, odorato perdono ogni attendibilità ed insieme con loro vengono meno da allora: la sensibilità estetica ed etica, i valori, la qualità, l’anima, la coscienza, lo spirito.”
Sta cambiando, nonostante gli ostacoli della scienza ufficiale e del potere socio-politico-economico, il paradigma ovvero il modello che ci governava: stiamo passando dal modello di vita meccanicistico o riduzionistico, che dava risalto alle parti, a quello olistico, organicistico, ecologico, che dà risalto al Tutto. Di conseguenza cambiano i nostri valori e cambia l’etica che regola il nostro comportamento, secondo i concetti di bene e di male.
Dobbiamo arrivare a capire che non siamo stati creati per distruggere, che tutti: animali, piante, minerali, energie conosciute e non, facciamo parte di un unico organismo, da rispettare e difendere. Non siamo delle macchine e i fenomeni psichici lo dimostrano ulteriormente. Se una persona , una pianta, un a specie animale muoiono, anche in un paese lontano, questi fatti ci colpiscono ad altri livelli, impoverendo le nostre possibilità di conoscere. Il modello meccanicistico ha portato gravi danni , anche irreversibili, alla nostra vita e a quella del Pianeta: La fisica quantistica e l’ecologia ne hanno dimostrata l’errata visione, ma al cambiamento in favore del modello olistico si oppongono la scienza ufficiale e il potere socio-politico-economico.
Molti scienziati e filosofi, tra cui diversi premi Nobel, riconoscono il nuovo paradigma come l’unico possibile e lottano per il cambiamento e per l’evoluzione della qualità della nostra vita e di quella del Pianeta, da cui dipendiamo. Il prezzo pagato è altissimo e aumenta ogni giorno. I problemi che dobbiamo risolvere, come dice il fisico Fritjof Capra, [23] sono problemi sistemici del pianeta, come la sovrappopolazione, la fame del terzo mondo, l’aumento di povertà nel mondo industrializzato, la desertificazione, l’estinzione di specie animali e botaniche, l’inquinamento dell’ambiente, la bioetica e la sopravvivenza della specie umana in una simile prospettiva di vita, che protegge un sistema economico così poco civile da seguitare a privilegiare pochi a scapito di molti e mette a rischio gli equilibri che regolano la natura.
Un forte segnale di questo malessere si è avuto in America, tra il 29 novembre e il 3 dicembre 1999, in occasione della recente Conferenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio di Seattle:
quattro giorni di manifestazioni e violente proteste della gente, in guerra contro l’erosione genetica e l’uso indiscriminato delle biotecnologie da parte delle multinazionali, conclusasi con 24 ore di coprifuoco, la dichiarazione dello stato di emergenza e 600 persone arrestate. La gente cosiddetta comune non intende più accettare dogmi, né essere dipendente dalle leggi dei monopoli industriali, ma pretende di sapere anche cosa mangia e quali prodotti della terra seminano i coltivatori per la sua tavola.
Negli stessi giorni del vertice di Seattle, in Inghilterra, il quotidiano Financial Times e la prestigiosa rivista scientifica ‘Nature’, hanno pubblicato i risultati di una ricerca scientifica del professor Guenther Stotzky, biologo all’Università di New York: “Il mais modificato geneticamente per resistere agli insetti produce la tossina ‘TB’. Questa molecola proteica attraverso le radici penetra nel terreno e lo avvelena per 15 giorni circa. Si teme, dagli studi in corso, che il pesticida prodotto geneticamente provocherà in seguito la nascita di insetti resistenti alla stessa tossina.” Altre analisi su vari cibi transgenici, effettuati in Canada e in America e in Europa, dai risultati allarmanti sulle conseguenze per la salute dell’uomo, non sono stati divulgati, tranne rare eccezioni. Come nel caso degli esperimenti effettuati sulle patate alterate geneticamente dal dr. Pusztai, in un istituto di ricerca in Scozia: i topi alimentati con queste patate hanno riportato lesioni interne rilevanti, confermate anche da un importante patologo che ha riesaminato i resti delle bestiole del laboratorio. E’ quanto ha rivelato il “Mail on Sunday” in un articolo pubblicato lo scorso anno e riportato recentemente dall’edizione italiana della rivista Nexus. In conseguenza delle sue rivelazioni lo scienziato è stato cacciato dal suo programma di ricerca dal suo capo, professor Philip James ed anche sollevato dal ruolo di capo della nuova Agenzia degli Standard Alimentari del governo, che dovrebbe essere costituita il prossimo mese di aprile. Il dr. Pusztai, tuttavia, ha effettuato altri esperimenti utilizzando patate alterate da un altro gene, quello del bucaneve. I test hanno confermato la peggiore delle ipotesi, con effetti devastanti. Il rapporto dello scienziato inviato al professor James ed allo Scottish Office, ha evidenziato danni al fegato e agli organi del sistema immunitario delle cavie.
Le conclusioni del dr. Pusztai vengono ora appoggiate da più di 20 scienziati di 13 paesi diversi, mentre il Dr. Stanley Ewen, consulente patologo dell’Università di Aberdeen, ha effettuato un’analisi indipendente. Le conclusioni dei due scienziati rappresentano un contrattempo per l’industria plurimiliardaria delle biotecnologie, la quale sta cercando di ottenere in tutto il mondo autorizzazioni per far crescere estesi raccolti transgenici. All’inizio dell’esperimento si pensava che la lectina del bucaneve non avrebbe probabilmente prodotto effetti dannosi e considerata adatta ad uno sfruttamento commerciale. Ora queste rivelazioni hanno creato scompiglio nella ricerca sui cibi geneticamente alterati. [24]
Gli effetti dei cibi manipolati geneticamente potrebbero essere, dunque, quelli di una bomba a scoppio ritardato.
Inoltre, le frutta e le verdure transgeniche sono sterili, con la conseguenza che chi le coltiva non ha possibilità di riseminarle e, se non verrà regolamentato l’uso delle biotecnologie, ci sarà presto anche un monopolio dei semi.
Tutto questo risponde alla logica consumistica del modello di vita meccanicistico, che considera l’uomo comune un ‘vuoto a perdere’. Vogliamo dare ascolto a chi sottolinea lo “stato di fatto” della mancata diffusione di ricerche e di metodi utili ad affrontare e vincere i vari veleni, generalmente non richiesti, con cui viviamo? O vogliamo abbassare la testa ed accettare i loro comandamenti da nuova inquisizione?

1. Se non ti ammali sei pericoloso
2. Se non compri più di ciò che ti serve sei perdente
3. Se hai delle idee tue sei rivoluzionario
4. Se hai sensazioni paranormali sei pazzo.

Già negli anni Settanta Willis W. Harman, direttore del Centro per gli Studi di Politica Sociale all’Istituto Stanford, parlando della necessità di adeguarsi al modello di vita olistico, dichiarava:
“E’ stato nel nome della scienza che le basi trascendentali dei valori umani si sono via via erose, lasciando gli USA e le nazioni progredite prive di una guida che non fosse la crescita a tutti i costi, che ci ha condotti all’attuale crisi sociale ed ecologica. Così quando i fenomeni della ricerca psichica sfidano, come stanno facendo, il paradigma scientifico dominante in realtà affrontano anche il paradigma sociale dominante. Se diverrà dominante il nuovo paradigma collegato al fenomeno della ricerca psichica, avremo lo spostamento da un orientamento per lo sviluppo materiale a una società basata sull’apprendimento e la programmazione guidata da un’etica ecologica ed autorealizzativa; lo sviluppo di una scienza aperta rivolta verso l’esplorazione delle esperienze soggettive; l’emergenza della corporazione come principale forma istituzionale in cui gli individui potranno ricercare l’autorealizzazione con basi di legittimità radicalmente nuove; l’adozione di una politica della piena occupazione, basata sul bisogno umano di una realizzazione nel lavoro; l’assunzione dell’educazione come processo vitale intimamente collegato al lavoro e non andare incontro alle richieste di un sistema economico intossicato dal proprio sviluppo.”[25]


Nella rivoluzione scientifica-filosofica-culturale in atto, si delinea oggi una nuova connotazione sociale, simile a quella della lotta contro la povertà e la fame delle più grandi rivoluzioni popolari.
Siamo di fronte alla presa di coscienza della gente comune, che da tempo ormai ha cominciato a scegliere con quali medici e con quali medicine curarsi, (in Italia sopportandone i costi, poiché il sistema sanitario vigente non dà possibilità di scelta, né rimborsi mutualistici), adottando sempre di più la medicina e le tecniche naturali ed energetiche. E che oggi comincia a dover combattere anche per il diritto di scegliere il cibo con cui nutrirsi, per salvaguardare la propria salute e la propria sopravvivenza. Qualcosa nel modello meccanicistico sta già cambiando. Sì, la nuova rivoluzione è in atto e fermarla significa condannare il nostro futuro.

[1] Edgar D. Mitchell, vol, I e II Esplorazioni psichiche in USA” in italiano) Ed. MEB di Torino 1975
[2] Articolo “Evidence for consciouness related anomalies in random physical systems”, pubblicato nel dicembre 1989 sulla rivista scientifica ‘Foundation of physics’ n.19, p.1499-1514.
[3] Articolo di Jessica Utts “Replication and Meta-Analysis in parapsychology , pubblicato su ‘Statistical Science’ 1991, vol.6, n.4, p.363-403.

[4] W.E.Cox: “The effect of PK on Electrochemical Systems”, Journal of Parapsychology, 29- 165, 1965

[5] “ Report of Utts and Hyman”, Journal of Scientific Esxploration, vol.10 (1), sito web: http://www.stat.ucdavis.edu/users/utts e: http://anson.ucdavis.edu/^utts -

[6] - Articolo di J.Utts e B.D.Josephson :”The paranormal: the evidence and its implications for consciouness” sito Web: http://anson.ucdavis.edu/^utts

[7] Professor Mario Bruschi: la relazione sull’esperimento, corredata da alcuni protocolli dei relativi test scientifici, è pubblicata in calce al libro “Tecniche dell’Unione” di Umberto Di Grazia, Edizioni Mediterranee, Roma 1990

[8] Rischard S. Broughton: “Parapsicologia, scienza contestata”, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1994

[9] Emilio Servadio: “Per un approccio ad una realtà diversa”, Il nostro Giornale n.4, 1991- Gruppo Ricerche Futuro-

[10] Benjamin B. Wolman: “L’Universo della Parapsicologia”, Armenia Editore, 1974

[11] J. Norman Emerson: “Intuitive archeology” relazione per i meeting ‘The American Anthropological Association’- Mexico City 1974

[12] E,Fuller Torrey: “The Mind Game: Witchdoctors and Psychiatrists”, New York, Bantam Books, 1973

[13] John Swanton: riferimento in “L’Universo della parapsicologia” di Benjamin E. Wolman, p.744, Armenia Editore

[14] C.W. Weiant, rif. “L’Universo della Parapsicologia” di Benjamin E. Wolman, p.744, Armenia Editore

[15] Mircea Ediade: “Shamanism: Archaic Techniques of Ecstasy”, Princeton University Press 1966, in Italiano: “Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi”, Ed. Mediterranee 1974

[16] Brando Crespi: Co-fondatore con S. Schwartz dell’Organizzazione di ricerca americana Mobius Group e oggi Coordinatore delle Strategia di Pro-Natura International- sito web: www.Pronatura.org.br

[17] J. D .Goodman: “Psychic archeology: Methodology and empirical evidence from Flagstaff”, Arizona, relazione meeting The American Anthropological Association, Mexico City,1974

[18] J. N. Emerson: “Intuitive archeology”, Meeting The American Antropological Association, Mexico City 1974

[19] Stephan Schwartz: “Le segrete volte del tempo”, Sperling & Kupfer Editori, 1983 e “The secret vaults of time”, Grosset & Dunlap, New York 1978

[20] J. C. Eccles: “The Neurophysiological Basis of Mind”, Oxford- The Clarendon Press, 1953

[21] Umberto Di Grazia: riferimento alle esperienze raccolte nel libro “L’altra dimensione”, Armenia Editore, Milano 1983
[22] R. D. Laing: rif. F. Capra in “La rete della vita”, Rizzoli 1997 e Sansoni 1998

[23] Fritjof Capra: “La rete della vita”, Rizzoli 1997e Sansoni Editore 1998 e 1996- Doubleday- Anchor Book, New York

[24] The Mail on Sunday: articolo di Chrisopher Leake e Lorraine Fraser, Londra 31.1.1999- Nature: vol.39777, 18.2.1999, sito web del Rowett Research Institute: www.rri.sari.ac.uk
Nexus, edizione italiana, n.24, rubrica “deBriefing”

[25] Willis W. Harman, rif. Su “Esplorazioni psichiche in USA” di Edgar D. Mitchell, vol. II°, Edizioni Meb di Torino 1975

mercoledì 24 ottobre 2007

In Piena Roma c'è una Porta Magica

*-.L'Altra Informazione: Tradizione
Articolo del 01/01/2002

Sul suo architrave è incisa una formula segreta che dicono serva per fabbricare l'oro. In questa zona, dove oggi c'è un mercato rionale, tre secoli fa sorgeva la villa del marchese Palombara, ostinato cultore di alchimia
diUMBERTO DI GRAZIA e ANDREA DE PASCALIS
Roma, novembre, giardinetti di piazza Vittorio. Ad una dozzina di metri dal monumento ai caduti, seminascosta dalle baracchette del mercato rionale, tra cassette vuote e rifiuti, sopravvive una straordinaria testimonianza del gusto dell'uomo per l'arcano. E' una piccola porta murata. affiancata da due mostruose raffigurazioni del dio egizio Bes, guardiano dei templi ermetici. La chiamano "Porta Magica", ma di magico non ha nulla. Sui suoi stipiti e sull'architrave di pietra sono incisi strani segni e frasi sibilline, che nell'opinione popolare dovrebbero esprimere il segreto per fabbricare l’oro. Qualcuno, più informato, parla di contenuti filosofici, senza riuscire a spiegare di più. Le guide turistiche la citano puntualmente, vedendola come l'opera di un mattacchione di altri tempi desideroso di burlarsi della credulità altrui, Non è proprio così, naturalmente. Leggenda a parte, la Porta Magica ha una storia e significati tutti da scoprire. Nella zona oggi compresa tra piazza Vittorio e via Merulana sorgeva tre secoli fa Villa Palombara. Verso il 1680 ne era proprietario il marchese Massimiliano Palombara, personaggio in vista dell'aristocrazia capitolina, frequentatore dei salotti di Cristina di Svezia e cultore ostinato di al-chimia. Secondo la leggenda il marchese sarebbe stato protagonista di un fatto enigmatico. Un Pellegrino si sarebbe presentato alla sua porta e dicendosi certo che "l'Arte di far l’Oro" fosse cosa difficile ma non impossibile, si offri di darne una prova. Il Pellegrino si sarebbe fatto rinchiudere quindi nel laboratorio del padrone di casa, restandoci tutta la notte a lavorare sui fornelli. La mattina successiva il Palombara, recatosi dal misterioso ospite, avrebbe scoperto che questi era fuggito nottetempo da una finestra, lasciando per terra un crogiolo rovesciato da cui fuoriusciva una striscia di oro rappreso. Sul tavolo del laboratorio il Pellegrino aveva lasciato alcuni fogli con su scritti simboli e frasi con i quali, evidentemente, intendeva comunicare in cifra a Massimiliano Palombara la chiave del procedimento di fabbricazione dell'oro. In ricordo dell'avvenimento simboli e frasi furono fatti incidere dal marchese alchimista, che non era riuscito ad interpretarli, sulle mura della Villa e tutt'intorno alla porticina dell'ingresso secondario. La speculazione edilizia succeduta alla breccia di Porta Pia ci ha tolto la possibilità di conoscere le iscrizioni di Villa Palombara, della quale si è salvata a stento la Porta Magica. Per nostra consolazione, parte delle scritte ci sono state conservate dalla testimonianza dell'abate Cancellieri, che all'inizio dell'8OO le trascrisse in un suo libro, sottolineando come ancora ai suoi giorni gli enigmi di Villa Palombara fossero meta di un incessante processione di poveri sciocchi, tutti illusi di riuscire a decifrarvi il segreto per fabbricare l'oro.
Sopra:particolare dell'architrave della porta dove sono ben visibili alcuni simboli alchemici
Il Cancellieri era certo un esperto di monumenti antichi, ma sapeva poco di alchimia, altrimenti non l'avrebbe identificata come l’"Arte di far l’Oro". Come si sta incominciando a comprendere da qualche tempo l'alchimia è stata molte cose insieme: un modo di esprimere il sacro, una via mistica, una filosofia della natura e solo parzialmente una scienza sperimentale tesa non a fabbricare l'oro ma ad impadronirsi dei principi che animano la materia. La pretesa delle trasmutazioni dei metalli vili in oro è nata un po' come una cortina fumogena ideata dai veri alchimisti per mettere fuori pista i profani.
Sotto:la porta magica con ai lati due raffigurazioni del dio Bes.
Ogni testo, ogni simbolo d'alchimia è come un rebus, in cui una piccola immagine, o un particolae insignificante può svilupparsi In un intero discorso. Le chiavi di interpretazione sono sempre almeno due: quella pratica, di laboratorio, e quella spirituale. Così è anche per la Pota Magica. Tanto per renderci conto di come stanno le cose, guardiamo una sola frase, quella incisa in alto sullo stipite di destra: Diameter spherae, Thau circuli, Crux orbis, non orbis prosunt. Ossia: il diametro della sfera, la Thau del cerchio, la croce del globo, non giovano ai ciechi. Un alchimista francese contemporaneo che si è occupato della Porta Magica sostiene che in questa frase è racchiuso il segreto del "soggetto iniziale", cioè della materia prima di mettere nel crogiuolo sul fornello. Proviamo a fare i delatori: il diametro della sfera è , simbolo del salnitro: la Thau del cerchio è O , simbolo del vetriolo, la croce del globo è ,simbolo dell'antimonio. Prima di correre tutti a comperare salnitro, vetriolo ed antimonio facciamo pero' attenzione all’ultima riga. L’iscrizione ammonisce che sapere tutto ciò non è d nessuna utilità se non si è un "vedente", cioè un iniziato. Questo perché gli alchimisti usavano chiamare con il nome di un elemento o di un composto cose del tutto diverse da quell'elemento o da quel composto. L'antimonio degli alchimisti. in pratica, non è l'antimonio che noi conosciamo. Su cosa intendesse in realtà il marchese di Palombara con il suo indovinello possiamo solo tentare un ipotesi: il segreto del processo iniziale tanto caro agli alchimisti starebbe nel trattare un ossisolfuro d antimonio con sale tartrato. Lasciamo le fantasie di laboratorio e veniamo all'altra faccia dello specchio. L'alchimia è anche un fatto dello spirito. Su questo piano la strana iscrizione alluderebbe - ma anche qui il condizionale è d'obbligo - alle tre condizioni dello spirito da mettere in atto per avviare il procedimento di liberazione interiore, vera meta dell'alchimia. Il significato della Porta Magica non è tutto in questo gioco di enigmi. C'è qualcosa nel monumento ermetico di piazza Vittorio che lo rende ancora più degno di essere sottratto allo stato di abbandono in cui si trova. Quando il marchese di Palonibara fece incidere la Porta Magica nel 1680, l'alchimia aveva vissuto da poco una svolta importante .subendo l'influsso dei Rosacroce, i quali ne avevano accentuato l’ aspetto spirituale a detrimento di quello metallurgico, Nonostante tutte le sciocchezze dette e scritte sui Rosacroce, costoro non erano dei pazzi malati di magia. Studi recenti ne hanno messo In rilievo l'impegno riformista in campo religioso e politico. I Rosacroce, soprattutto. erano ferventi sostenitori della fede luterana ed auspicavano la fine del papato, considerato regno dell'Anticristo. La Porta Magica è la testimonianza sicura della penetrazione in Roma della filosofia rosacroce. Ne fa fede il frontone, che è l'esatta riproduzione dell'illustrazione di copertina dell’Aureum seculum redivivum, testo riformista rosacroce .Il marchese di Palombara diviene così un simpatizzante dei Rosacroce che esterna nella Porta la sua adesione ai principi della confraternita. Un monumento ispirato dalla Riforma nella Roma papalina del ‘600 era una beffa e una provocazione. Per fortuna del Palombara nessuno se ne accorse. Ma l'ineffabile marchese, non contento di affidare alla pietra, sotto gli occhi di tutti. le proprie simpatie ideologiche, aggiungeva beffa a beffa mettendo in giro la strana storia del Pellegrino misterioso. Storia completamente inventata ma sempre improntata a quel gusto dell'allegoria così caro agli alchimisti, Ciò che Massimiliano Palombara voleva dire con il suo racconto strampalato è in fondo assai semplice. "Stibeus" in greco è "il Pellegrino", "Stibium" chiamavano gli antichi l'ossisolfuro d'antimonio naturale: a far visita al laboratorio di Villa Palombara era stato soltanto l'Antimonio, o almeno il principio che gli alchimisti nascondevano dietro questo nome. Tra questo Pellegrino ed i pellegrini ansiosi d’oro che descrive il Cancellieri, la storia della Porta Magica diviene tutta una storia di pellegrinaggi. Pellegrinaggi che non sono ancora finiti, anzi si sono intensificati, cambiando solo carattere, Niente più figure misteriose, nessun alchimista in erba, solo vecchietti e garzoni di bottega che sotto gli occhi impassibili di Bes si esibiscono in un via vai frenetico per liberarsi la vescica contro gli stipiti ormai corrosi della Porta. Umberto Di Grazia e Andrea De Pascalis
Articolo pubblicato su "Domenica del Corriere" del 21 novembre 1978

Il Pantheon, lo Stargate ignorato

*di Umberto Di Grazia

Davanti alla fontana con al centro un obelisco di Ramses II, proveniente da Heliopolis e dal XII secolo a.C,.è “facilmente visibile” il Pantheon.
Non può sfuggire è lì, anche se intorno la fauna eterogenea fa di tutto per distrarvi con suoni,giochi volanti cinesi venduti da nordafricani e persone senza il senso di chi sono e dove sono, stordite, forse, da un qualcosa che non riescono a far emergere nei loro abituali pensieri.
Qualcosa di sospeso,effettivamente, domina, più che altrove.., in questo spazio che sembra aver perso il Senso Del Sacro antico e presente da sempre.

Non era così per i nostri antenati che li avevano messo un segnale visibile agli occhi ed alla memoria di tutti; quel luogo aveva, secondo il mito, visto salire, tra luci fragori e lampi, il re Romolo sulla biga di fuoco di Marte per salire insieme nel cielo, oltre l’umano visibile.

Agrippa, come si sa bene ( rari per bellezza e fonte d’informazione gli “itinerari archeologici della Newton Compton scritti dal prof.dott.Romolo A.Staccioli..)date le sue personali parentele, riesce ad avere l’appalto per la costruzione (genero e generale di Augusto..)del primo Pantheon dedicato a tutti gli dei nel 27-25 a.C. e “nacque così il primo tempio, a pianta rettangolare, ed orientato, come era uso, verso Sud per poi cambiare di struttura con Adriano nel 118-125 d.C.
E da questo momento inizia una storia non detta ne ascoltata, è proprio il caso di dirlo, da nessuno.

Infatti nella sua ultima trasformazione, e grazie alle notizie di archeologia sacra raccolte da Adriano in giro per il mondo civile di allora, diventa la costruzione con più ripetizione di eco del mondo, anche attuale.
Un suono emesso all’interno si moltiplica, a secondo del clima, quindi anche della stagione e del punto dal quale viene emesso, da 43 a 46 volte.
Il tempio per evocare e, secondo la tradizione, far entrare od uscire, dal foro centrale in alto, le divinità evocate, oltre ad avere una forma ha anche una voce giusta: il suono ripetuto tanto quanto serve per avere un contatto con forze inconsce, molti direbbero…. o far apparire e sparire, per i più semplici, la divinità richiesta
A Roma, prima delle tendenze culturali indiane o dell’uso dei mantra e mandala d’importazione ( forme e suoni..) aveva il suo Stargate, il primo cancello, conosciuto, verso le stelle, come è descritto in passi rari del libro “Egizio dei morti” quando Horus parla della sua possibilità di raggiungere Seth, l’odiato nemico, nelle galassie più lontane.

Comunque, tornando alla costruzione voluta da Adriano, abbiamo, davanti all’obelisco di Ramses II, una struttura dove al suo interno può entrare una sfera di 43,30 metri di diametro.

STRANEZZA DELLE MISURE SCELTE

Perché, tra tante possibili queste misure..?


E’ la prima cosa che mi sono chiesto oltre a rimanere stupito per la scelta dei materiali usati per le sue fondamenta e per la solidità ed elasticità delle sue pareti usando impasti di calcestruzzo con frammenti di, dal basso verso l’alto: travertino e di tufo ,scaglie di mattoni e tufo,scaglie di mattoni,scaglie di mattoni e tufo,e per la cupola, le scaglie di tufo e scorie vulcaniche

Ma le misure fanno veramente pensare dato che il 4 ed il 3 rappresentano la materia visibile e l’energia che viene da una Mente superiore, non locale al cervello umano.
Inoltre il 4 ed il 3 li troviamo se sottraiamo i diametri del nostro pianeta, presenti tra i due poli ed i due punti opposti all’equatore, infatti abbiamo 12.713 e 12.746 che danno il numero 43.

Analizzando altre “cosette” mi resi conto che i suoni per essere captati nel nostro subconscio ed “ oltre” devono essere ripetuti da 21 volte in su.. come se dovessero superare una barriera che ostacola la comunicazione con una parte nascosta dal cattivo uso del vivere; non a caso nasce la preghiera ripetuta più volte, presente anche nei vari rosari ( quelli cristiani hanno 21 grani..) usati da varie religioni. Forse “qualcuno” sapeva e sa che per un sentire e comunicare oltre il consueto è determinante la ripetizione e la risonanza..?

Il 43 ricompare in alcune navi egizie, in particolare, anche se con alcune variazioni per le misure dello scavo ed un numero simile lo troviamo nelle “imbarcazioni” che dovevano accompagnare il faraone nel suo ultimo viaggio, quello verso un universo per molti reale anche se non visibile.

RITI PER ESORCIZZARE IL PANTHEON ED USO PER LE RICORRENZE CRISTIANE.

Seguendo la storia, nel 609 dopo Cristo, l’imperatore Foca di Bisanzio dona la zona al papa Bonifacio IV, che trasforma il Pantheon in chiesa cristiana e la dedica a Santa Maria ad Martyres. Iniziarono dei lunghi e strani riti per trasformare quel tempio pagano atto a ricevere l’onda nascente cristiana e per raggiungere questo intento, come era d’uso, furono messi nel terreno, antecedente al fossato che ne delimita il perimetro, molti carri di resti di martiri cristiani, o presunti tali, per un numero minimo di 12.000 corpi.
Gli esperti di riti pagani dissero ( ancora lo sostengono..) che il tutto fu fatto per “portare il Genio di Roma” ad usare tutta la sua potenza per il beneficio del Vaticano nascente a discapito del potere laico e pagano dell’impero. Mah..!!! Solo questo meriterebbe un capitolo a parte e non a caso con l’amico Marco Baistrocchi, prima del suo andare a constatare di persona nell’altra dimensione, avevamo iniziato una collaborazione attiva per raccogliere materiale e testimonianze utili a comprendere.
Fatto sta che iniziarono i riti della Santa Messa e le rappresentazioni della Ascensione e della Resurrezione con le statue di Gesù Cristo e della SS. Maria fatte salire, sin oltre il foro centrale, con corde e piogge di petali di fiori e questo “andò avanti richiamando molti fedeli ai riti…., sino all’inizio della seconda metà del mille ed ottocento, sin oltre la presa di Porta Pia.
Pensieri
…sono tornato, varie volte, all’interno del Pantheon cercando di ricordare oltre l’apparente e qualche volta ho, per risentire l’eco-mantra, battuto le mani suscitando le reazioni più violente dei guardiani o sacerdoti o turisti presenti, per loro è meglio ascoltare le parole delle guide o le descrizioni incise sugli apparecchi acconci che dicono di tutto meno del perché stesso di quella costruzione, della scelta del luogo, delle credenze antiche che ancora risuonano con forza in noi suscitando disagi ai più sensibili, a chi cerca oltre il mercatino del Vero e del volutamente nascosto.

*Appunto dalle ricerche di Umberto Di Grazia

i disegni del Pantheon sono tratti da uno dei migliori testi per conoscere Roma che consigliamo:

Romolo A.Staccioli
"Roma entro le mura"
edito dalla Newton Compton editori




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