Ordini Cavallereschi Crucesignati

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mercoledì 24 ottobre 2007

La Città del Sole Osiride Orus Iside

Horus o le sorgenti solari della nostra civiltà, così potrei titolare il mio modesto lavoro che ho provato a realizzare estendendo il raggio del mio compasso, tenendone ben ferma la sua punta, nell’obbiettività del dato storico.
Zoroastro, 1500 a.C.
Krisna, 1200 a.C.
Mitra, 600 a.C.
Attis, 200 a.C.
Gesù,
sono solo alcune delle divinità che nei tempi antichi, nei più disparati luoghi della terra, furono partoriti in modo virginale, divennero Maestri, morirono patendo, risorsero salendo in cielo e salvarono l’umanità.
Anche il mito di HORUS non si sottrae a questo schema anticipando di migliaia di anni, 5000?, 11500?, 22000? – varie sono le ipotesi – e comunque di molto, il culto mitriaco e quello cristiano.
Nell’Antico Egitto Horus era rappresentato come un falco o come un disco solare alato.
NUTE la dea del cielo diede alla luce cinque figli tra i quali il primogenito OSIRIDE il quale, secondo i costumi di allora, prese in sposa la sorella ISIDE.
OSIRIDE regnò sull’Egitto e, tra gli altri appellativi, veniva anche chiamato Chrestos, cioè il benevolo, l’amorevole.
OSIRIDE non fu solo un sovrano giusto e saggio, ma dopo aver viaggiato per il mondo e tornato in patria portò prosperità al suo popolo che lo adorò come un dio. Suo fratello SETH, invidioso della sua gloria e della sua compagna, lo uccise, secondo la tradizione il giorno di Venerdì; ne ridusse il corpo in pezzi che gettò nel Nilo.
ISIDE sconvolta dal dolore si mise alla ricerca dei pezzi del corpo dilaniato di OSIRIDE con un peregrinare che ricorda quello dei Maestri del mito Hiramico e, trovatolo, dopo tre giorni, lo ricompose e con l’aiuto della sua arte magica infuse al cadavere un alito di vita sufficiente perché, risorto temporaneamente, ne rimanesse fecondata.
Essendo entrato magicamente in lei il seme di OSIRIDE, quest’ultimo assunse in cielo nell’Amenti, il regno dei morti, dove regna sovrano.
Il dio THOT annuncia ad ISIDE che dall’unione virginale partorirà un figlio.
Il 25 dicembre, annunciato da una stella, in una grotta, la vedova ISIDE diede alla luce suo figlio, HORUS, il figlio della Vedova, che divenuto in età adulta il Sovrano dell’Egitto ebbe 12 Aiutanti: 12 come i segni dello Zodiaco, 12 come le Tribù di Israele, 12 come gli Apostoli.
Il 6 gennaio, data dell’Epifania cattolica e del vecchio Natale ortodosso, veniva ricordata invece la nascita del figlio Aion.
Horus combatté quaranta giorni nel deserto dove sfidò, avendo la meglio, l’assassino di suo padre, il malvagio SETH, perdendo però un occhio nel combattimento.
L’ “occhio di HORUS”, divenuto un diffusissimo talismano magico nell’Antico Egitto, è oggi quello immortalato nel triangolo posto al vertice della piramide rappresentata nella massonicissima banconota da 1 dollaro e che spesso appare nel Delta luminoso alle spalle del M. V. e parimenti in numerose Chiese Cristiane.
L’ “occhio di Horus” richiama simbologie e tradizioni antiche di casa nostra.
A Roma, in Piazza della Rotonda, secondo una consuetudine propria degli antichi templi romani, osserviamo che il Pantheon, il Tempio di tutti gli Dei, presenta una copertura a cupola con un foro. Tale foro era chiamato occhio e richiamava appunto una porta di comunicazione con gli Dei – uno Stargate – attraversato dall’Axis mundi, l’Asse del mondo, una corda virtuale che simbolicamente unisce la terra al cielo, quasi una scala di Enoch.
La tradizione islamica della mezzaluna e la stella nondimeno si riporta a tale simbologia considerando la mezzaluna il risultato dello squarcio della cataratta che costituisce la luna piena, attraverso la quale si può vedere la stella ovvero l’illuminazione.
SETH nel combattimento strappò l’occhio di HORUS e lo fece in pezzi.
Solo l’intervento di TOTH, il Dio lunare della magia, permise la paziente ricostruzione dell’occhio assurgendo a simbolo dell’integrità recuperata e della perenne quanto ciclica ricostituzione dell’armonia.
Ogni parte dell’occhio, che in sei parti era stato scomposto, assurse simbolicamente al valore di una frazione e rispettivamente 1/64, 1/32, 1/16, ¼, ½ la cui somma complessiva da 63/64 allude all’unità ritrovata, cioè ad 1, grazie all’intervento sovrannaturale di TOTH che magicamente supplì 1/64 conferendo all’occhio medesimo un potere straordinario capace di incenerire tutto quanto incontrava.
Gli iniziati egiziani solevano farsi tatuare in concomitanza con l’acquisizione dei gradi iniziatici una frazione dell’occhio.
Nelle principali città dell’antico Egitto quali Heliopolis od On, la Città del Sole, o Luxor sede dell’omonimo tempio, aveva luogo il culto di HORUS o meglio della trinità sacra costituita da OSIRIDE, ISIDE e dal figlio HORUS.
Tale culto prevedeva anche l’ingestione di focacce simbolicamente rappresentanti la sua “carne” e l’elevazione di un ostensorio e cioè di un disco solare che veniva “ostiato”, ostentato ai fedeli.
Una preghiera egizia ad Osiride-Horus-Amen recitava: “O Amen, O Amen che sei in cielo”. Alla fine di ogni preghiera veniva di nuovo evocato il dio Amen.
Sulle rive del Nilo nella notte del 25 dicembre si levava un grido di gioia: “La vergine ha partorito. La Luce è rinata!”.
Appare evidente il parallelo con le celebrazioni solstiziali che in quei giorni celebrano il perenne ritmo delle stagioni.
Proprio nel momento delle giornate più scure e fredde la natura ritrova la via maestra della Luce, della vita e della stagione del Sole.
Parimenti lo spirito dormiente, giunto al punto più basso del suo viaggio prende a salire verso la luce concretizzando un tipico passaggio iniziatico che noi facciamo simbolicamente corrispondere alla Colonna del Nord, quella del grado di Apprendista.
ISIDE veniva rappresentata sopra una falce di luna o con le stelle intorno alla testa oppure ancora con in braccio suo figlio HORUS chiaramente anticipando di qualche migliaia di anni la più recente iconografia Cristiana.
ISIDE veniva invocata come “Stella maris”, “Regina del Cielo”, “Signora dalla veste rossa” o “Signora della Tomba”; la Maddalena veniva rappresentata con una veste rossa e offrì il rito della sepoltura, a dimostrazione ulteriore dell’unicità della tradizione.
“Eli, eli!” l’invocazione nel Vangelo di Matteo correntemente resa come “Mio Dio, mio Dio... perché mi hai abbandonato?” secondo alcune teorie che contestano il fatto che in aramaico (la lingua di Gesù) l’invocazione “mio Dio” sarebbe stata “ilahi” e non “eli”, Gesù avrebbe gridato “Helios, Helios perché mi hai abbandonato?” dando così rilievo ai fondamenti egizi della religione cristiana.
Lo stesso sole che Jean Cocteau, presunto Gran Maestro del Priorato di Sion dipinse, evidenziandolo alle spalle di una Crocifissione, in un affresco dal simbolismo eretico, nella chiesa di Notre-Dame de France a Londra.
Ed ancora durante le celebrazioni annuali di OSIRIDE-HORUS la sacerdotessa che impersonava ISIDE recitava “Uomini malvagi hanno ucciso il mio amato ed io non so dove sia il suo corpo, o OSIRIDE alzati! Io sono Iside!” mentre la Maddalena recitava “Hanno preso il mio Signore (leggi il mio amato) e io non so dove l’hanno messo”.
Oppure, in un tempio di Dendera dedicato ad ISIDE appare una iscrizione “Venite a me voi tutti che siete afflitti ed io vi consolerò”.
Lucio Apuleio rivolgendosi alla madre di Horus la invoca “Santa ed eterna salvatrice del genere umano... dai luce al sole... calpesti la morte”.
Ed ancora. La medesima frase del Vangelo di Giovanni “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti” era già scritta nella raccolta dei riti funebri egizi chiamata “Il libri dei morti”.
I Vangeli Gnostici, contrariamente a quelli canonici che forniscono un quadro riconducibile all’ambiente giudaico, confermano la radici egizie del cristianesimo delle origini.
Nel “Levitikon” – testo base del movimento giovannita – si parla dei misteri egizi come della religione originaria di Mosè e di un Gesù che cercava di reintrodurre l’adorazione della dea Asherah (trasposizione ebraica di Iside) compagna di Yhavé dimenticata dopo la riforma monoteistica introdotta da Re Giosa circa 600 anni prima della nascita di Cristo.
D’altra parte anche importanti scoperte archeologiche di angeli alati giudaici praticamente uguali alle dee alate egizie hanno confermato l’origine dello stesso giudaismo nella religione egizia.
Le medesimi origini vengono confermate anche dai documenti di Nag Hammadi rinvenuti in un tempo a noi abbastanza prossimo.
L’eretico Giordano Bruno insegnava che la religione egizia era assai superiore al Cristianesimo in quanto ne costituiva il fondamento.
Mediato dal periodo di dominazione greca sull’Egitto, Osiride-Horus divenne Serapide.
Il culto di Iside-Serapide fece proseliti a Roma tra le classi povere del momento richiamandosi a concetti quali la salvezza, la redenzione dai peccati e la certezza della resurrezione.
Proprio per questo fu considerato dai Cristiani un potente avversario in quanto concorrente.
L’ultima festa degli Dei Egizi fu festeggiata a Roma nel 394 d.C. dopodiché la Chiesa riuscì, ad occultare le tracce dell’antico, quanto imbarazzante culto.
Il tentativo di occultamento della chiesa di Pietro produsse risultati parziali proprio perché i geni egizi erano fortemente presenti nel DNA della nuova religione.
Non dimentichiamo che il “Credo di Nicea” fu il risultato di un Concilio di Vescovi della cristianità romana promosso e presieduto per fini politici da colui il quale è ritenuto dalla cultura dominante uno dei più importanti difensori della fede, l’Imperatore Costantino che pochi sanno essere allora il Pontefice Massimo della religione di chiara derivazione egizia, del “Sol Invictus”.
Nel 391 d.C. i cristiani avevano distrutto il Serapeo di Alessandria e con esso importanti testimonianze del mondo antico.
In Egitto molti adoratori di Osiride-Horus trasmigrarono nella Chiesa cristiana copta.
Lo scrittore rumeno Mircea Eliade afferma “I copti si considerano i veri discendenti degli antichi egizi”.
Lungi dal disquisire di argomenti di religione e volendo pervicacemente rimanere nell’ambito della tradizione, potremmo riferirci a numerosi altri esempi per affermare il dato storico inequivocabile della conferma nella tradizione cristiana dello schema egizio morte-risurrezione, padre-figlio, perenne lotta della Luce contro le tenebre e costante trionfo della prima sulla seconda.
Anche la nostra è ritualità di carattere solare. Il Sole, il padre (OSIRIDE) tramonta e muore e rinasce il giorno dopo come HORUS, il figlio.
A mezzogiorno siamo soliti aprire i lavori in quanto OSIRIDE-HORUS è allo Zenit, essendo a noi verticale ci infonde con la massima energia, forza e vigore.
Chiudiamo i lavori a mezzanotte, quando la luce di OSIRIDE è ormai spenta e ci riposiamo contenti e soddisfatti aspettando HORUS, la Luce del nuovo giorno.
Così faceva Zoroastro, un iniziatore di Misteri del mondo antico, che riceveva i propri discepoli a Mezzogiorno e li congedava a Mezzanotte dopo un’Agape fraterna.
La conquista di un risultato, infatti, non si consegue se non quando l’ora è propizia.
Parimenti nell’antico Egitto in occasione della cerimonia funebre del faraone defunto e della intronizzazione del nuovo faraone avveniva analoga rappresentazione del dramma OSIRIDE-HORUS così come a noi è stato tramandato dai “Testi delle Piramidi” rinvenuti all’interno di alcune Piramidi nei pressi de Il Cairo.
All’interno della camera principale della Piramide di Unis, sotto una volta stellata analoga a quella di un tempio massonico, dal tramonto fino all’alba successiva, alla presenza di una ristretta cerchia di sacerdoti e dignitari si rappresentava il dramma di OSIRIDE impersonato dal faraone deceduto.
Durante il rito quest’ultimo risorgeva nelle vesti del nuovo faraone e quindi di HORUS.
Il risorto veniva accompagnato per tutto il perimetro del Tempio, presentato a Sud dove siede THOT, la divinità della Luna (il nostro Secondo Sorvegliante), ad Ovest, dove siede RI E, il dio del Sole (il nostro Primo Sorvegliante), ed infine ad Est, dove siede simbolicamente OSIRIDE risorto in HORUS, per noi il Maestro Venerabile.
Prima di questa rappresentazione però era necessario che la coppia OSIRIDE-HORUS, affrontasse un viaggio, nottetempo, almeno simbolicamente, attraverso le stelle, alla volta di Orione.
Forse tale meta veniva raggiunta con l’ausilio di una pozione allucinogena che induceva il futuro HORUS in un sonno profondo, ma il risultato era appunto la rappresentazione del dramma morte-ascensione in cielo-resurrezione che conferiva al nuovo sovrano l’incontestato titolo divino al suo
potere.
Il famoso “diritto divino” sul quale i sovrani del passato hanno fondato il loro potere terreno e sul quale continuano a fondarlo i rappresentanti della Chiesa di Pietro.
Dopo l’ascensione nei cieli il nuovo faraone o novello HORUS, risorgeva annunciato da una stella, Istar e quindi il pianeta Venere.
Venere, il pianeta portatore di Luce
, o in latino lux-fer o più correntemente lucifer, dal verbo latino irregolare “fero, fer, tuli, latum, ferre”, cioè “portare” e da “Lux”, cioè Luce.
In modo erroneo e falso Lucifero è stato associato a Satana che invece trova le sue origini proprio nel malvagio SETH come la radice della parola stessa conferma.
Anzi, proprio la tradizione cristiana ha il suo omologo della stella Istar, del pianeta di Venere, del portatore di Luce o lucifer.
Chi se non San Giovanni Battista interpreta questo archetipo? Egli è il precursore della Luce redentrice, lo spirito che precede l’avvento della Verità, il precursore del nuovo HORUS, l’esseno Gesù.
D'altronde l’etimologia di Giovanni deriva dall’ebraico Jeho-h’ annan, “che Jeho favorisce”, dove Jeho sta per Sole e quindi possiamo ben dire che Giovanni possa significare “colui che favorisce il Sole cioè Horus).
Proprio come il nostro San Giovanni Evangelista che festeggiamo in occasione del Solstizio d’Inverno.
Fu invece San Giovanni Battista che ricevette gli insegnamenti segreti di un Gesù che sempre più accreditate teorie vogliono essere un iniziato ai misteri di Osiride-Horus più che un seguace della religione riformata da Yhavé.
Gli stessi insegnamenti che, gelosamente preservati, giunsero fino ai Templari ed attraverso questi, grazie all’azione di Giacomo de Molay, definitivamente alla “Massoneria, occulta, ermetica, e scozzese” così come riprendendo il grande occultista Eliphas Levì ed ampliandone i concetti asserì nella propria opera “Morals and Dogma” Albert Pike, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato in America.
Non volendo con questo limitare le origini della Massoneria solo alla tradizione giovannita e templare.
In ogni caso misteri egizi di Osiride-Horus ed Iside, furono raccolti nella chiesa cristiana delle origini, dai culti gnostici e giovanniti, riscoperti dai Templari che li fecero arrivare sino a noi attraverso una linea sottile che conduce alla Massoneria e nemmeno totalmente estranea al cristianesimo più o meno ufficiale, almeno nelle enclavi dove fu possibile perpetrarli come per esempio dove si sviluppò il culto delle “Madonne nere- Maddalena-Iside”.Alla luce del mito di Osiride-Horus e delle sue successive vicissitudini storiche possiamo ben esprimere il nostro pensiero che le radici della nostra società definite, dalla cultura dominante, giudaico-cristiane, possano invece trovare più consona definizione in egizio-cristiane
(Tratto dai quaderni di Serenamente)

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