Ordini Cavallereschi Crucesignati

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mercoledì 4 ottobre 2017

IL FUTURO DELL'EUROPA.



        
    di Antonio Laurenzano
“Rifondare l’Unione!” E’ l’appello lanciato dal presidente francese Emanuel Macron nel recente discorso sull’Europa tenuto alla Sorbonne di Parigi. Un progetto ambizioso per recuperare consenso attorno all’Unione europea e allontanare i fantasmi dei populismi che alimentano un diffuso antieuropeismo. Dare vita a una nuova governance che trasformi l’Unione in una potenza economica con suo bilancio per finanziare investimenti congiunti e garantire all’Eurozona la stabilità monetaria in presenza di shock economici. Ma anche potenza militare con una forza congiunta d’intervento per agire contro le minacce del terrorismo internazionale  con una strategia comune. “La sicurezza è la prima delle condizioni per vivere insieme in Europa”. Una condizione legata alla immigrazione che non è una crisi temporanea, ma una sfida di lungo termine: “creare un Ufficio europeo dell’asilo che possa  armonizzare le relative procedure a supporto di una polizia di frontiera in grado di gestire con rigore i flussi migratori, accogliendo i rifugiati  e respingendo i non aventi diritto all’asilo politico”. Un disegno politico di ampio respiro.

Ma la partita più importante per il futuro dell’Europa è quella che si dovrà giocare sul piano del rapporto fra cittadini e istituzioni comunitarie per la nascita di una coscienza europea mobilitando l’opinione pubblica. Obiettivo di fondo è rompere il luogo comune che da anni associa l’Europa alla tecnocrazia e alla burocrazia di Bruxelles, un’Europa troppo debole, lenta e inefficace.  Il mondo ci propone sfide che si vincono solo con un’ Europa unita più forte, ben consapevoli, lo ha ricordato il Presidente Mattarella, “che la logica della storia è più forte delle difficoltà contingenti”. Riaprire dunque il cantiere dell’Unione per un rilancio dell’Europa in un momento in cui le forze centrifughe antieuropeiste fanno breccia anche nella fortezza tedesca, rischiando di azzerare lo storico progetto di integrazione europea. La spinosa questione della Catalogna, con l’inquietante silenzio dell’Europa, ripropone il problema di sempre: l’ambiguo e incompiuto assetto istituzionale dell’Unione. Accantonato il “sogno federalista” a seguito della bocciatura della Costituzione da parte di Francia e Olanda, l’Europa è oggi una Unione di Stati sovrani con gestione sempre più intergovernativa, e non confederale. Uno status che, al di là della solita retorica menzognera, non le consente di intervenire con l’autorevolezza del ruolo nel separatismo interno alla Spagna. Nessuna difesa della integrità dello Stato spagnolo, nessuna condanna ufficiale della  pretesa secessionista della Catalogna, ma soltanto una pilatesca azione di mediazione per ragioni di… sopravvivenza, al fine di arrestare un pericoloso processo di disintegrazione dagli effetti devastanti per il resto del continente. L’Europa non c’è!

La politica europea è da tempo avvolta in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni. Una politica che alimenta inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità nazionali. Si pagano a caro prezzo i tanti compromessi al ribasso di un’Europa intergovernativa priva di un vero governo capace di rispondere alle attese dei cittadini. Si sta miseramente sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’ Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario spirito comunitario dei Padri fondatori. L’unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante. Per superare con equilibrio e lungimiranza le sfide mondiali con soggetti politici nuovi e aggressivi, per trovare cioè la via del futuro, non basta l’unità delle monete, dei mercati, delle banche centrali. L’Europa deve  valorizzare la propria identità economica con il rilancio di politiche espansive e di crescita e soprattutto recuperare la propria identità culturale e politica attraverso una reale integrazione degli Stati nella consapevolezza, come ha affermato Angela Merkel all’ultimo summit europeo di Tallinn,  che “il destino europeo è solo nelle nostre mani”.