Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

venerdì 14 dicembre 2007

Tre milioni di euro per il Gen. di GdF Speciale

Fabrizio Ravoni
Un regalo di Natale davvero Speciale
Il TAR condanna lo Stato a risarcire il Generale Gdf con 3 mln di euro - la corte dei conti potrebbe avviare una procedura contro Prodi & tps ….
Per ritardare la pubblicazione della sentenza, e sfruttare al massimo i 45 giorni di tempo, è andato addirittura in ferie il magistrato. Il tempo, però, è scaduto; e sui giornali la notizia è iniziata a circolare (ieri l’avevano “Stampa” ed “Italia Oggi”). Per queste ragioni, oggi o al massimo domani il Tar del Lazio renderà nota la sentenza con cui accoglie il ricorso di Roberto Speciale contro la sua rimozione da comandante generale della Guardia di finanza; senza aspettare il 22 dicembre: data che dovrebbe vedere il Senato esprimersi sull’ultimo provvedimento della Finanziaria, il disegno di legge sul welfare. La notizia circolava da tempo nei corridoi del ministero dell’Economia. Non senza qualche disappunto. Dopo il caso di Angelo Maria Petroni (reintegrato dal Tar nel consiglio d’amministrazione della Rai) Padoa-Schioppa incassa la seconda sconfitta. Con l’aggravante, questa volta, del potenziale «danno erariale». Già, perché a compensazione del danno d’immagine subito dall’ex comandante delle Fiamme gialle ad opera del ministro dell’Economia (al Senato l’ha accusato di «slealtà» nelle istituzioni), Speciale aveva chiesto 5 milioni di euro di risarcimento. Il Tar sarebbe orientato ad accordargliene 3. A pagarli deve essere lo Stato. Ed è probabile che la Corte dei conti avvii una procedura di danno erariale nei confronti di chi, con la rimozione, ha innescato il procedimento. Vale a dire, Prodi e Padoa-Schioppa in primo luogo; più qualche alto dirigente del ministero dell’Economia. La rimozione di Speciale da comandante generale della Guardia di finanza è stata decisa dal consiglio dei ministri del 1° giugno scorso; che ha anche ritirato le deleghe a Visco. Una scelta attivata da un provvedimento che contemporaneamente nominava Cosimo D’Arrigo a capo delle Fiamme gialle. E che la Corte dei conti ha faticato non poco a convalidare. A Speciale il governo prometteva un incarico da consigliere proprio della Corte dei conti. Per la burocrazia pubblica si trattava di una di promozione: i magistrati contabili vanno in pensione a 75 anni; mentre tutti gli altri dipendenti pubblici (ed i militari non fanno eccezione) a 65. Speciale, però, non ha accettato l’incarico. Al contrario, pur in presenza di un ricorso al Tar, si è dimesso dalla Guardia di finanza, è rientrato nei ranghi amministrativi dell’Esercito (da cui proveniva), e avendo già 64 anni, è andato in pensione. Per queste ragioni, nella prossima sentenza non verrà chiesto il suo reintegro in grado e in ruolo, com’è invece avvenuto con Petroni. Alla rimozione di Speciale si è arrivati dopo lo scontro (verbale ed epistolare) fra il comandante della Guardia di finanza ed il vice ministro Vincenzo Visco, che all’epoca aveva le deleghe proprio sulle Fiamme gialle. Scontro nato dalla richiesta di Visco di rimuovere 4 ufficiali che indagavano a Milano sulle scalate dell’estate dei «furbetti del quartierino»; in modo particolare sulle operazione Antonveneta e Unipol-Bnl. Speciale si oppose ai trasferimenti e da quel momento i rapporti con Visco precipitarono. Fino al punto che Padoa-Schioppa, al Senato, lo ha accusato di «gravi manchevolezze»; di scarsa «lealtà nelle istituzioni»; di «inadeguatezza al comando». E sono state proprio le parole del ministro dell’Economia a far scattare in Speciale la volontà di procedere al ricorso al Tar contro la sua rimozione da comandante generale. Ricorso che l’ufficiale ha vinto dal 7 novembre scorso (un giorno prima della camera di consiglio su Petroni), ma che soltanto oggi o domani verrà reso pubblico. (Fabrizio Ravoni per “Il Giornale” da: “Dagospia” 13/12/2007)
Tratto da La Circolare Spigolosa
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L'Amor che muove il sole e le altre stelle

Achille della Ragione
Uno straordinario pentagramma
L’amore è una scintilla misteriosa che percorre l’universo e la vita degli uomini e la sua straordinaria potenza è sotto gli occhi di tutti. Immortalato dal sommo poeta: ”L’amor che move il sole e l’altre stelle”, indagato da filosofi di ogni tempo e di ogni luogo ha cambiato nome e definizione, ma è rimasto sempre lo stesso, immutabile: eros per gli antichi, agape per i cristiani, libido per i contemporanei. Si manifesta in varie forme e con diversa intensità, ma come tutte le cose dell’universo risponde ad una finalità. Nell’uomo, come nell’animale, l’attrazione verso l’altro sesso risponde alla necessità di perpetuare la specie, così l’amore verso i figli permette loro di raggiungere l’età adulta. Il sesso è lo strumento creato dall’infinita sapienza della natura per mettere in atto l’amore, ma nell’uomo, animale colto e raffinato, può essere praticato senza scomodare i sentimenti, anzi, i maggiori cultori asseriscono che la perfezione viene raggiunta solo e soltanto quando non è interessato il cuore. La musica con il suo flusso di suoni dolci e modulati ben esprime la dolcezza dell’abbandono, l’impeto delle passioni, il ritmo incalzante dei movimenti, l’estasi dell’orgasmo. Le note, gli acuti, i do di petto trasferiscono sul pentagramma la più dolce melodia dell’universo. Abbia gloria infinita il solerte autore di questa straordinaria sinfonia che ha fissato sul pentagramma, meglio e con più precisione del kamasutra, le infinite variazioni dell’amore. Tratto da L a Circolare Spigolosa
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Service delle donne per le donne

Dott.ssa Carlotta Vitale
scrittrice
de il * “Palazzuolo”
Bisceglie – Bari

Il Lions Club Bari Host in un spirito di totale apertura alla partecipazione diretta delle donne si è arricchito con l’ammissione nell’anno sociale 2003/04 di tante donne Lions di qualità nel servizio che hanno rinforzato le file del Club raggiungendo le 35 unità. Anch’esse, in uno spirito di piena partecipazione nel servizio lionistico, in quest’anno sociale porranno in essere i loro primi services che vogliono indirizzare in favore delle donne. Nell’attività di Service dell’anno sociale in corso è stata deliberata il sostegno ad una nobile causa che viene dalla Lega Italiana contro i Tumori che ha mobilitato principalmente le numerose donne Lions del Club. Questo Service, che affianca i numerosi Service del Club cioè quelli più istituzionali, distrettuali e non , storici dell’associazione, è il primo di un programma di service definito “SERVICE delle DONNE per le DONNE”.
Nel corso di una serata speciale con spettacolo teatrale, svoltasi il 30 novembre scorso presso il Teatro Abeliano di Bari, sono stati raccolti fondi per sostenere un progetto della Lega Italiana contro i Tumori, presieduta dal Prof. Francesco Schittulli, Lions d’Onore del Lions Clu Bari Host: si tratta del “Progetto Enziteto – Ambulatorio per la prevenzione del Tumore al seno”
tratta da Lega Barese.

Un anno con l'Esercito in Puglia 2007

DISCORSO PRONUNCIATO DAL GENERALE DI BRIGATA CARMINANTONIO DEL SORBO, COMANDANTE REGIONALE DELL’ESERCITO IN PUGLIA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL CALENDERSERCITO 2008 E DELLA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO.

“Autorità, appartenenti alle Associazioni Combattentistiche e d’arma, signore e signori
il Calendesercito è diventato ormai un tradizionale appuntamento con il quale la Forza Armata si rivolge al pubblico per presentare, nello scorrere dei mesi, uno spaccato della sua storia, della sua organizzazione, delle sue numerose attività, in Italia e all’estero.

“Dalla grande guerra a una grande forza 1918 – 2008” è questo il progetto comunicativo per il nuovo anno, a 90 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Per non dimenticare la storia di dure prove e di eroici, dolorosi sacrifici, da quelli che segnarono la Grande Guerra a quelli più recenti ben impressi nella nostra memoria, che sollecitano tutti il nostro commosso reverente omaggio.

Il CalendEsercito è stato ideato e realizzato con risorse interne alla Forza Armata. Gli scatti vogliono testimoniare la continuità col passato, per i valori e gli ideali rimasti immutati, e lo straordinario dinamismo, l'autentica passione e la grande professionalità dell’Esercito di oggi. Alle foto d’epoca si abbinano foto “moderne” che raccontano l’attualità degli stessi soggetti ritratti nelle foto d’epoca.

La pubblicazione si apre con una prefazione a cura del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Fabrizio Castagnetti. Il paginone centrale è dedicato ai “due ragazzi della classe 1899”, uomini che hanno vissuto la Prima Guerra Mondiale, Cavalieri di Vittorio Veneto, oggi ultracentenari. Tre sono le sezioni principali:
· i luoghi della memoria;
· gli uomini e i reparti;
· la tecnologia.

Diversi sono anche quest’anno i testimonial pugliesi ed in particolare salentini:

· il Tenente Gianluca LUCHENA di Galatina in copertina, effettivo presso l’Accademia di Modena;
· il CM Laura MACCHIA di Lecce pagina centrale, effettiva presso l’8° RGT Bersaglieri di Caserta;
· 1° CM Gianluca CASTELLUZZO anch’egli di Galatina, mese di luglio 2008, effettivo presso 11° RGT Trasmissioni di Civitavecchia;
· il CM Fabio TOMMASI di Calimera, mese di ottobre, effettivo presso il RGT Lancieri di Novara (5°) di Codroipo.


Gentili ospiti,
l’occasione di questo incontro mi da l’opportunità di presentare un sintetico quadro della situazione dell’Esercito in Puglia ed in particolare dell’area Territoriale.

Dal 1° luglio tutto è cambiato. L’organizzazione territoriale dell’Esercito ha assunto un ruolo più snello e adeguato alla sfida dei tempi. Il Comando Reclutamento e Forze di Completamento “PUGLIA” si è trasformato in Comando Militare Esercito “PUGLIA” e i Distretti Militari di Bari e di Lecce sono diventati Centri Documentali. Si è conclusa così una storia iniziata nel lontano 1870. Quando si parla dei Distretti la mente corre all’organizzazione della leva e l’approccio può essere interdisciplinare: dalla storia militare alla sociologia, dalla demografia a tanta parte del costume dell’Italia contemporanea.

Molti sono stati i personaggi illustri che hanno varcato negli anni la soglia dei Distretti pugliesi come coscritti; ne indicherò solo alcuni, per Bari: Giovanni Laterza classe 1873 editore, Tommaso Fiore classe 1884 scrittore, Giuseppe Di Vittorio classe 1892 sindacalista-politico, Domenico Modugno classe 1928 cantautore, Pino Pàscali classe 1935 scultore, Pasquale Zagaria (in arte Lino Banfi) classe 1936 attore, Renzo Arbore classe 1937 show man, Luciano Canfora classe 1942 filosofo-scrittore, Michele Mirabella classe 1943 giornalista-presentatore, Michele Placido classe 1946 regista-attore, Sergio Rubini classe 1959 regista-attore, Gianenrico Carofiglio classe 1961 magistrato-scrittore, Emilio Solfrizzi classe 1962 attore, Antonio Cassano classe 1982 calciatore. Per Lecce citerò solo alcuni casi: Aldo Moro classe 1916 statista, Tonino Bello classe 1935 vescovo, Carmelo Bene classe 1937 attore, Antonio Palumbo classe 1960 primo soldato di leva vittima del terrorismo.

Il rapporto costante con la società è un obiettivo strategico che si è posto l'Esercito Italiano per promuovere l'immagine della Forza Armata. In questa prospettiva, in Puglia, l'Esercito Italiano ha organizzato o ha partecipato nel corso del 2007 a più di venti manifestazioni di rilevanza regionale ed ha sottoscritto diversi protocolli d’intesa con le Amministrazioni comunali. Dallo sport alla cultura, nessun ambito è stato trascurato, per mostrare la ricchezza di attività della Forza Armata, lo spessore dei valori messi in campo, la professionalità del personale, il rapporto con la storia e la tradizione, l'attenzione per la cultura e la promozione umana.

Desidero portare alla Vostra attenzione alcune importantissime intese concluse tra l’Esercito le realtà locali nel corso del 2007. I due protocolli con le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana hanno consentito di meglio monitorizzare la forza assente del Centro Documentale di Bari ed hanno assicurato, presso il Centro di Selezione, la necessaria assistenza alle procedure sanitarie per la selezione dei Volontari a ferma prefissata di un anno.
Colgo l’occasione per salutare le Infermiere Volontarie presenti in sala e ringraziarle per il lavoro che svolgono in qualità di Corpo Ausiliario delle Forza Armate Italiane.

L’accordo con il Parco Nazionale dell’Alta Murgia ha messo allo stesso tavolo le Forze Armate e l’ente gestore del parco per la riduzione dei poligoni occasionali. L’atto è stato uno dei primi del genere in Italia. Le aree utilizzate come poligoni e su cui cessano le servitù militari sono due e si estendono per circa 5 mila ettari, quasi un terzo delle aree che insistono sul parco e utilizzate per esercitazioni. Le aree affrancate sono il poligono Sentinella, nel territorio di Altamura, e il poligono del Monte Scorzone, in agro di Minervino Murge. Restano a disposizione delle Forze Armate invece le aree che ospitano il deposito munizioni di Poggiorsini, il Centro Nodale d’area a Monte Caccia e i tre poligoni occasionali di Torre di Nebbia, Madonna del Buon Cammino e Murge Parisi Vecchia. L’Esercito inoltre si è impegnato a ridurre le giornate di possibile utilizzazione del poligono di Torre di Nebbia da 240 a 200, razionalizzando quelle di effettiva utilizzazione e non più di 100 fatte salve le esigenze addestrative delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato. Il protocollo ha previsto l’istituzione di un gruppo permanente di lavoro composto da civili e militari in merito alla realizzazione, osservazione, monitoraggio, salvaguardia e promozione del territorio nel parco mediante l’utilizzazione di risorse umane e di mezzi delle Forze Armate, anche con finanziamenti a carico dell’Ente.

L’accordo di programma quadro tra la Regione Puglia e l’Istituto Geografico Militare di Firenze ha permesso di conseguire diversi obiettivi: favorire la conoscenza, l’utilizzo e lo scambio delle proprie banche dati geografiche; definire procedure operative per la produzione di dati plano-altimetrici, topografici, grafici e numerici definiti nell’ambito dell’intesa tra Stato ed Enti Locali; collaborare per la realizzazione di reti geodetiche, planimetriche e altimetriche di comune interesse; definire criteri e procedure standard di derivazione della cartografia. L’accordo ha previsto, inoltre, la possibilità di svolgere corsi per il personale tecnico della Regione Puglia e degli Enti Locali presso la Scuola di Geodesia, Topografia e Cartografia dell’Istituto Geografico Militare.

Dal punto di vista del reclutamento, la Puglia si conferma una regione felice, per il permanere di una forte aspirazione dei giovani a vestire l’uniforme. I dati relativi al 3° concorso VFP 1 (volontari a ferma prefissata per un anno) 2006/2007 sono positivi:
posti a concorso a livello nazionale: 16.000;
chiamati effettivamente alle armi: 12.164;
domande pervenute a livello nazionale: 36.457;
domande pervenute dalla Puglia: 5.610;
domande presentate da donne pugliesi: 866;
vincitori (uomini e donne) di concorso in Puglia: 2.400;
donne vincitrici di concorso in Puglia: 371;
presentati (uomini e donne) ai reparti d’istruzione provenienti dalla Puglia: 2.089;
donne presentate ai reparti d’istruzione provenienti dalla Puglia: 325;
assegnati ai reparti della Puglia: 1.044 di cui 879 uomini e 165 donne.

Particolarmente curato è stato, inoltre, il rapporto dell'Esercito con la comunicazione esterna, interna e per la promozione dei reclutamenti. Dagli stand promozionali alle conferenze nelle scuole, dalle campagne pubblicitarie alla organizzazione diretta di eventi, nelle piazze valorizzando il rapporto con i singoli individui e nell’etere attraverso le radio e le televisioni, l'Esercito in Puglia, nel corso del 2007, ha cercato un contatto ampio e capillare con la società, introducendo una dialettica innovativa nei rapporti con il mondo civile. A questo scopo hanno contribuito anche i Nuclei Informazioni per il Pubblico di Foggia, di Bari e di Lecce.

Più in particolare, l’incontro odierno partendo dal Calendesercito 2008, punta a mettere in luce il rapporto di cooperazione che si è realizzato fattivamente tra i militari e la società civile. A conferma di ciò, mi piace soffermarmi sui dati di un sondaggio svolto a livello nazionale nel corso del 2007 esattamente nel mese di aprile dal CRM Group su un campione di 1001 cittadini italiani maggiorenni e che dimostra la percezione dell’Esercito Italiano da parte dell’opinione pubblica. Il sondaggio offre dei numeri importanti sull’operato della Forza Armata:
· il 17,3% si ritiene “molto soddisfatto”;
· il 54,6% si ritiene “abbastanza soddisfatto”;
· il 10,6% si ritiene “poco soddisfatto”;
· il 6,2% si ritiene “per niente soddisfatto”; quindi è solo il 6,2% a ritenersi insoddisfatto;
· il 15% del campione ritiene che l’Esercito dovrebbe svolgere altre attività rispetto a quelle compiute normalmente. In particolare, la maggioranza delle indicazioni riguarda una possibile “funzione di controllo della criminalità e di sicurezza delle città”.



Tra i concetti positivi che vengono in mente pensando all’Esercito, sempre secondo il sondaggio, ci sono:
· al 31,6% il concetto di Patria;
· al 16,7% il concetto di senso civico.

L’attuale immagine dell’Esercito è giudicata “positiva” rispetto alle Forze Armate di altri Paesi dal 58,1% del campione intervistato. Con questi lusinghieri risultati io ho concluso il mio intervento, vi ringrazio per l’attenzione.

La tradizionale conferenza di fine anno è il momento migliore per lo scambio auguri con le Autorità civili, militari, con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, con i gentili ospiti, ma in modo particolare con la stampa, le radio e le televisioni. In qualità di Comandante Regionale, auguro a tutti i convenuti ed in particolare ai giornalisti, ai fotografi ed agli operatori di ripresa un Felice Natale e un Nuovo Anno ricco di soddisfazioni personali, familiari, professionali, con la speranza che, in Puglia, i rapporti tra la Forza Armata e il mondo dell’informazione possano sempre più migliorare.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!”

AREA SCOLASTICO-FORMATIVA
La Scuola di Cavalleria, con sede in Lecce, rappresenta il principale Polo di riferimento dell’Esercito per la specializzazione, qualificazione e aggiornamento di tutti gli Ufficiali, Sottufficiali e Volontari appartenenti all’Arma di Cavalleria. L’Istituto, depositario delle antiche tradizioni della Cavalleria, dispone di un attrezzato Centro Ippico Militare presso il quale vengono periodicamente organizzati Concorsi Ippici Nazionali Salto Ostacoli e Dressage, con notevole afflusso di pubblico e riscontro mediatico. La Scuola è anche centro per la preparazione collegiale all’attività agonistica della Rappresentativa nazionale di Pentathlon Militare dell’Esercito.
I rapporti con le Autorità Civili, Militari, Religiose e le Istituzioni locali sono ottimi. Numerose sono le donazioni volontarie di sangue da parte del personale militare e civile dell’Istituto. Inoltre, è stata siglata una Convenzione con l’Università di Lecce per lo svolgimento presso la Scuola di Tirocini di Formazione per studenti della Facoltà di Ingegneria. Infine, la cittadinanza viene coinvolta annualmente in occasione della ormai tradizionale Celebrazione Eucaristica in onore di San Giorgio, Patrono dell’Arma di Cavalleria, officiata dall’Arcivescovo Metropolita di Lecce.

AREA OPERATIVA
La Brigata Corazzata Pinerolo nel corso del 2007 ha partecipato a numerose attività addestrative ed operative.
Tra le attività addestartive si rammenta l’esercitazione, avvenuta lo scorso mese di novembre, denominata ARRCADE FUSION.
L’attività ha visto l’impiego di tutte le forze del centro sud Italia ed isole impegnate alle dipendenze della Divisione Acqui. La Pinerolo ha avuto la leadership delle cellule di risposta in Germania presso Sennelager. L’esercitazione ha proposto al Divisione Acqui e le Brigate affiliate come forza di intervento Europea. Nel corso del 2007 il Comando della Brigata ha guidato il contingente Nato in Kosovo. Durante tale missione l’elevata professionalità e umanità dei soldati italiani ha consentito di portare a termine numerose attività Cimic (cooperazione civile-militare). Gli Italiani hanno anche vigilato sulla sicurezza del voto .

AREA SUPPORTO LOGISTICO
Il 10° Reggimento Trasporti è un organo della Logistica di aderenza della Forza Armata. In tale contesto dà supporto alle Grandi Unità impegnate in esercitazioni in Patria o in operazioni nei Teatri Operativi.
Esercitazione ex Noble Ligh/steadfast Jackpot 2007 in Solbiate Olona (VA).
Gestione delle attività portuali, ferroviarie ed aeroportuali nell’ambito dell’ Operazione Caronte nel territorio nazionale (Area Italia centro-meridionale nell’asse ROMA-ORTONA). Il Reggimento ha operato all’estero nelle Operazioni svolte in Bosnia, Kosovo, Albania, Macedonia, Afghanistan, Libano. Per l’impegno a favore delle popolazioni italiane e straniere, in occasione di calamità naturali o nel corso di operazioni fuori del terrirorio nazionale il Reggimento ha ricevuto la cittadinanza onoraria della Città di Bari.


L’evento “Presentazione del CalendEsercito 2008” è stato prodotto dal Comando Militare Esercito “Puglia” di Bari a cura dell’Ufficio Reclutamento e Comunicazione.
Capo Ufficio: Col. Luigi Porcelli;
Cerimoniale: Ten. Col. Giovanni Lorusso;
Regia: Magg. Vincenzo Legrottaglie;
Tecnico del Suono: Mar.Ca. Francesco Paradiso;
Segretaria di Produzione: C.le Daniela Radogna;
Musiche: Arcangelo Corelli (1653-1713) 12 Congerti Grossi, op.6
Gioacchino Rossigni (1792-1868)“La Gazza Ladra”, Ouverture;
Ludovico Einaudi (contemporaneo) “I giorni”;
I cd originali sono stati forniti dalla collezione privata della Sig.ra Anna Asimi.

Punto di contatto: Maggiore Vincenzo LEGROTTAGLIE cell 328/9619045 tel. 080-5247099 int. 739

giovedì 13 dicembre 2007

Giuda Iscariota-Atto Unico-di Maurizo Navarra

Personaggi:

Maria, Madre di Gesù
Giovanni
Giuda
Maddalena
Marta
Sara
Rebecca
Anna

Viandante (Sono in Scena Maria, Maddalena e Marta – Entra Sara)
Sara: Maria, Maria perdonami. Devo interrompere il tuo riposo.
Maria: Un’ansia terribile stanotte ferisce il mio cuore di madre. Dimmi quello che devi, ti prego. Non indugiare.
Sara: Perdona il mio esitare. Contro la mia volontà sono messaggera di cattive nuove.
Maria: Sei una delle seguaci di mio Figlio, non è vero?
Sara: Siamo rimasti pochi a seguirlo. Credo.
Maria: Ti prego, parla. Anche se tutto il mio essere trema. Lo sento. Quello che dirai attraverserà il mio cuore come la fredda lama di una spada. Parla, non indugiare.
(Entrano correndo Anna e Rebecca, Sara non riesce a frenare il pianto)
Sara: Tuo figlio è preso e condotto da Caifa.
Anna: Dicono sia stato tradito. Tu Rebecca rimani qui con Maria. Io corro di nuovo al Sinedrio per prendere altre notizie.
(Anna esce)
Maria: I suoi discepoli che hanno mangiato la Pasqua con lui dove sono?
Rebecca: Tutti fuggiti. Dispersi nell’oscurità di questa notte.
Maria: Voglio raggiungere mio figlio. Non voglio essere lontana da lui. Devo sapere quel che accade.
(Il gruppo delle donne si sposta lentamente, seguendo Maria)
Maddalena: Sei sicura di quello che riferisci? Il nostro Rabbi non ha mai fatto male a nessuno.
Maria: Non è questo il momento di indugiare in ragionamenti. Muoviamoci.
Marta: Forse ti confondi Rebecca… Nella notte avranno sorpreso un ladro, un malfattore di certo. Non il nostro Gesù.
Maria: Chi viene correndo? Fermatelo. Forse ci porterà notizie diverse.
(Entra correndo Giuda. Accanto a lui un viandante vestito di vesti ricche che però nasconde il suo volto sotto un grande cappuccio. Il personaggio non lascia mai Giuda, anzi, a volte sembra che gli suggerisca quel che dice)
Giuda: Maria, Maddalena, cosa fate qui?
Maddalena: Giuda. Il Cielo sia lodato sei tu. Quale premura ti fa correre per la strada a quest’ora della notte?
Maria: Tu eri con gli altri insieme a Gesù; dimmi, forse siete stati aggrediti? Attraversi l’oscurità come chi sta fuggendo.
Giuda: Non fuggo. Il buio di questa notte giova a nascondere grandi avvenimenti.
Maddalena: Dove hai lasciato il Maestro?
Maria: Dov’è Gesù?
(Entra Giovanni)
Giovanni: Gesù è oramai davanti a Caifa. E tu Giuda cos’hai da fare qui? Vuoi spingere il tuo tradimento anche verso sua madre o sei ignobile al punto di annunciare di persona l’arresto del figlio a Maria per vedere nascere nei suoi occhi il dolore?
Maria: Giovanni, le tue parole sono fuoco puro per la mia anima. Parlami con chiarezza, come ti ha insegnato il tuo Maestro.
Giovanni: Maria, da questa notte il bacio non sarà più soltanto simbolo di amore. Proprio con un bacio Giuda ha consegnato il nostro Maestro ai suoi aguzzini.
Giuda: Non hai capito. Nessuno di voi ha capito quello che succede stanotte. Perché affermi che io ho tradito? La vostra vile fuga è il vero tradimento del Maestro. Mi avete sempre disprezzato, mi avete sempre accusato di avarizia. Io non sono avaro e non ho tradito. Io do alle cose il giusto valore. Ed ho per questo capito che nessuno di voi ha potuto o saputo comprendere veramente Gesù.
Giovanni: Che dici? Aver tradito il Maestro ti ha forse fatto impazzire?
Giuda: Dico che le cose, i fatti sono andati così perché così doveva accadere. Apri la tua mente alla verità!
Giovanni: Cos’è che non avremmo capito? Di quale verità può parlare uno come te?
Giuda: La verità è che questa notte il Maestro finalmente si manifesterà come Re del nostro popolo. Questo è quanto non riuscite a comprendere.
Giovanni: Menti. Come puoi affermare che vuoi Gesù re? Non sei stato tu di persona a guidare da lui i romani insieme ai servi del Sinedrio? Non sei stato tu a consegnarlo indicandolo con un bacio?
Giuda: Ma è lo stesso Maestro che me lo ha ordinato!
Maddalena: Gesù ha chiesto di essere tradito?
Giuda: Nessuna di voi donne era alla cena; non potete sapere. Ma tu Giovanni eri lì. Il più vicino a Lui. Non ricordi le sue parole? Ha detto: “uno di voi mi tradirà”.
Maria: Lo sapeva. Ne ero certa.
Giovanni: E’ vero. Visto che eravamo turbati e che sospettavamo uno dell’altro disse ancora:…“E’ colui per il quale intingerò un boccone e glie lo darò”.
Giuda: A chi ha dato il boccone?
Giovanni: A te.
Giuda: Dopo aver mangiato il boccone che Gesù mi offriva ho capito. Una chiara luce mi ha da quel momento guidato a comprendere le parole del Maestro. Lui mi conosceva bene, per questo mi ha scelto tra tutti ed ha stabilito che fossi io a trattare con il Sinedrio.
Maddalena: Tu non hai mai capito veramente Gesù. Questo è un fatto. A casa di Simone, in Betania, tu hai disapprovato la donna che aveva unto e profumato il Maestro.
Giuda: Non solo io, tutti disapprovammo quello spreco. Il denaro deve essere impiegato in modo migliore.
Maddalena: Ecco. Ecco il senso della tua avarizia. Non hai capito il Maestro, anche dopo la sua spiegazione che ha reso chiaro a tutti il significato del gesto compiuto dalla donna.
Giovanni: A tutti tranne che a te. Ti stavi sempre più allontanando dai suoi insegnamenti.
Giuda: La mia fiducia nel Maestro, lo riconosco, era molto affievolita; non ne ho fatto mistero, ne avevo parlato a tutti. I suoi miracoli erano straordinari per il nostro popolo, ma quello che diceva non avrebbe mai portato Israele alla ribellione contro i romani.
Maria: Lo hai tradito per questo motivo?
Giuda: Non ho mai nascosto a nessuno la mia appartenenza agli zeloti. Ho sempre pensato che Gesù mi avesse prescelto come seguace proprio per questo, oltre che per darmi la responsabilità di amministrare ed organizzare il nostro gruppo.
Marta: Il tuo comportamento ti avvicina ai sicari più che agli zeloti.
Sara: Il Maestro non ha mai predicato la violenza e la guerra.
Giuda: Perché voi non siete mai stati in grado di capirlo a fondo. Neppure tu, Giovanni, che pretendi di essere il suo discepolo preferito. Ricorda che lo stesso Maestro ti ha umiliato pubblicamente quando hai cercato di ottenere un posto privilegiato accanto a lui con tuo fratello Giacomo.
Giovanni: Anche la gelosia verso di me ti ha mosso a fare questo atto odioso? Era meglio per te che avessi indirizzato contro di me il tuo pugnale.
Giuda: Il mio pugnale non si macchia del sangue dei miei fratelli.
Maria: Misero te Giuda, vedo la macchia di un enorme peccato incombere sulla tua testa.
Giuda: Non sai di cosa parli, donna, non puoi sapere!
(Anna,che è rientrata in tempo per sentire queste ultime frasi, si rivolge duramente a Giuda)
Anna: Del tuo tradimento, ecco di cosa parla. Tutto il Sinedrio, tutta Gerusalemme è al corrente del tuo mercato. Siete in pericolo, soprattutto tu Maria. Restatevene al sicuro qui, potreste correre grave rischio se riconosciuti dalla folla. Andrò nuovamente io in città a cercare altre notizie.
(Le donne si stringono intorno a Maria, come per proteggerla.
Anna esce dopo aver parlato in disparte a Giovanni)
Giuda: I sacerdoti volevano parlare a Gesù. Non sapevano come avvicinarlo riservatamente ... Perché mi costringete a questa conversazione in presenza di sua madre?
Maria: Dunque tu l’hai tradito. Uno dei suoi.
Maddalena: Uno di noi, un suo discepolo gli ha conficcato nella schiena il coltello del tradimento.
Rebecca: Un tradimento che ha avuto un prezzo.
Marta: Gesù, quindi è stato venduto.
Giovanni: Il prezzo dell’inganno, me lo ha confermato Anna, si dice sia stato trenta denari d’argento. Una bella somma per comperare la possibilità di un incontro con chi ha sempre parlato pubblicamente.
Maddalena: Senza mai nascondere se stesso e i propri pensieri.
Giuda: Erano disposti a pagare per l’incontro. Perché non avrei dovuto profittare? Io non getterò via quel denaro, lo farò fruttare.
Giovanni: Il denaro che ti ha offerto Caifa è origine del tuo tradimento?
Giuda: Non è così. Lo ripeto: ad un certo punto della cena sono uscito dalla confusione. E’ stato dopo aver mangiato il boccone che Lui mi aveva offerto, in quel momento dentro di me è entrata la luce. Tutto mi è apparso chiaro. Era arrivato il momento per Gesù di rivelarsi come Re dei giudei e quindi sollevare il popolo contro i romani. L’inizio della rivolta.
Giovanni: Giuda, le tue parole sono dissennate. Il demonio si è messo al tuo fianco.
Giuda: Follia è la vostra. Rammenta che Gesù, dopo avermi indicato pubblicamente come traditore, mi ha perfino pregato di sollecitare la mia azione. Ricordo bene le sue parole e sono convinto che le hai udite anche tu: “Quello che devi fare fallo al più presto”.
Marta: Il Maestro ti avrebbe spinto a tradire se stesso?
Giuda: Taci. Ho seguito Gesù fin dall’inizio con la speranza di vivere questi momenti. Tutti gli zeloti sono pronti all’insurrezione ed anche Roma dovrà chinare la testa davanti ai segni del Messia, del discendente di Davide.
Maria: Giuda, Giuda, il mio peggior nemico ti ha accecato e si è messo al tuo fianco. Il Demonio è con te. I miei occhi lo possono scorgere chiaramente.
Giuda: Cosa dici Maria? Comprendo la tua preoccupazione di madre, ma Gesù sicuramente ora domina il Sinedrio con i suoi prodigi. Si porrà alla testa del suo popolo, ci riscatterà tutti, restituirà ad Israele il suo regno.
Maddalena: Il demonio lo acceca e lo possiede. Quanto asserisce lo dimostra.
Giovanni: Nella tua mente è rimasto impresso soltanto quel che ti conviene? Non hai sentito cosa ha detto il Maestro?. Quanta tristezza, quanta forza nelle sue parole: “Guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è consegnato! Era meglio per lui che non fosse nato quell’uomo!”
Giuda: Il disprezzo che nutrite nei miei confronti vi acceca. Il Maestro nascondeva con quelle parole il suo pensiero a voi, con una delle sue solite parabole che solo io ho potuto interpretare in quanto era diretta solo a me.
Giovanni: La tua malvagità e la tua cupidigia non sono una parabola. Sono i frutti del tuo odio e del tuo egoismo.
Giuda: Il Maestro ha detto “guai a quell’uomo”. Quell’uomo ero io, e se non avessi fatto quel che ho fatto sarebbero stati guai per me. Io sono il servo fedele che ha eseguito gli ordini del suo Re. Tutto il potere sarà presto suo ed io sarò il primo dei suoi generali per avergli obbedito.
Maddalena: Volesse il Signore che queste parole non avessero valore. Pazzo, se ciò che dici è vero, il Cristo, l’Agnello di Dio sta per essere sacrificato.
Giuda: Una voce, la sua voce ha parlato chiaramente dentro di me. Ho fatto quel che mi veniva chiesto. Pensavo che tutti avessero capito; altrimenti perché nessuno mi ha fermato dopo le parole del Maestro? Se ho tradito, allora anche tu, Giovanni, hai tradito. La tua inerzia ti condanna.
Giovanni: (turbato) No. Noi tutti eravamo confusi. Non comprendevamo. Ciascuno considerava impossibile che Gesù potesse essere tradito. Ti abbiamo lasciato andare, è vero. Abbiamo ritenuto che il Maestro ti avesse incaricato di comperare qualcosa per la cena.
Maria: Giuda, non hai ascoltato la sua voce. Tu sei stato abbagliato dalla voce del tuo orgoglio.
Giuda: Orgoglio per essere finalmente stato messo al di sopra di tutti. Gesù ultimamente era cambiato, i suoi segni erano finalmente divenuti più palesi. Tutto il popolo ne ha parlato e lo ha accolto a Gerusalemme come un Re. Quando ho visto la resurrezione di Lazzaro ho capito che il Maestro stava mandando a tutti un messaggio importante: il popolo di Israele è immortale. Può vincere anche la morte. Quale esercito si potrà contrapporre alla nostra nazione? Un grande segno, compiuto sotto gli occhi di tutti.
Rebecca: Un miracolo di amore, non di odio e di guerra.
Giuda: Non è il tempo dell’amore questo, ma della guerra. Al momento dell’arresto di Gesù, Pietro, il prescelto, ha estratto la spada. Tutti hanno visto che il suo colpo ha ferito uno dei servi del Sinedrio.
Giovanni: E tutti hanno visto che Gesù lo ha subito risanato.
Maddalena: Un altro miracolo di amore.
Giuda: Storie. Legioni di angeli scenderanno a difenderlo. Ci sarà bottino da spartire ed io sarò alla testa degli zeloti. La notte scolora e nasce il giorno. Un giorno di gloria per Israele. Vado da Caifa a vedere cosa succede.
(Giuda esce di scena seguito dal Viandante – Rientra Anna)
Anna: Hanno consegnato Gesù al governatore dei romani. Il Sinedrio vuole la sua condanna a morte.
Maria: Come può essere messo a morte un giusto?
Sara: Come può permettere il Signore che suo figlio venga immolato?
Rebecca: Forse Giuda ha ragione. La mano del Signore fermerà il carnefice, così come ha fermato la mano di Abramo.
Anna: No, Rebecca, Giuda è accecato dal peccato. Il Maestro ci verrà tolto per sempre!
Maddalena: Quale lamento funebre sarà sufficiente per piangere il Cristo, l’unto del Signore? Come potrò sopportare tutto questo?
Maria: Il mio sangue di madre è già versato. Nel mio cuore si è aperta una ferita che non sarà rimarginata.
Giovanni: Lo aveva detto a tutti noi più volte. L’ultima prima di entrare in Gerusalemme. Noi ascoltavamo le sue parole ma non potevamo crederci. Lui. Proprio Lui il Figlio dell’Uomo consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, flagellato, ucciso.
Maria: Non ci dobbiamo abbandonare alla disperazione. Giovanni, Maddalena, Marta, siatemi vicini. Siate sostegno per il mio dolore.
(Rientra Giuda. E’ sempre seguito dal viandante)
Giuda: I trenta denari glie li ho resi. Non li volevano indietro ed allora li ho gettati sul pavimento del tempio. Sono stato tradito. Io sono stato tradito. La condanna a morte di Gesù non era nei patti. Non era mia volontà.
Maria: Guarda dentro te stesso. Riconosci il male che hai fatto. L’orgoglio e la cupidigia ti hanno accecato.
Giuda: Ho consegnato al Sinedrio tuo figlio. Ho consegnato un innocente che verrà messo a morte senza avere colpa. Un sognatore verrà giustiziato, non un malvagio.
Giovanni: Ora non sei più sicuro di avere interpretato correttamente le sue parole.
Giuda: Sbagli. Ho creduto, credo ancora possibile che egli possa modificare in ogni momento il corso degli eventi.
Maddalena: Il rimorso, però, possiede ora la tua anima.
Giuda: Se si lascerà uccidere, il rimorso per avere provocato un’ingiusta condanna non mi lascerà mai. Ho creduto che Gesù, il Nazareno, fosse il Messia, il Santo. L’unto del Signore che avrebbe ridato ad Israele la grandezza e la libertà. Poco fa l’ho visto in mano ai romani; quasi irriconoscibile.
Maria: Ne hai avuto dunque pietà, sei cosciente del tuo peccato.
Giuda: Ho sperato fino all’ultimo che con uno dei suoi segni distruggesse tutti i suoi nemici e che la corona di spine e gli stracci che gli avevano messo indosso si tramutassero in una corona splendente ed in un mantello regale. Non è accaduto nulla.
Maria: Lo scherno dei malvagi non potrà mai prevalere sulla sua vera regalità.
Giuda: Non un Re. Ho visto un uomo, vi dico. Ho visto un figlio di madre, Gesù il Nazareno. Non il Messia. L’ho pregato di fare il miracolo della sua liberazione; altre volte si era sottratto all’odio dei farisei. L’ho insultato, ho bestemmiato il suo nome, l’ho deriso, ho urlato contro di lui con tutta la mia voce.
Maddalena: Quanto eri, quanto sei sempre stato lontano da Lui!.
Giuda: Lui però mi ha visto. Per un attimo, un attimo immenso, i nostri sguardi si sono incrociati. Mi ha riconosciuto, ha riconosciuto la mia voce che imprecava a lui più di quella di chiunque altro. I suoi occhi. Ho tremato di terrore perché nel suo sguardo c’era l’innocenza, la pace, anche il perdono per quello che avevo fatto.
Maria: Se il pentimento ha toccato il tuo cuore, avrai da me lo stesso perdono che hai visto in mio Figlio.
Marta: Anche il nostro.
Giovanni: Abbandonati al perdono del Signore e il tuo peccato sarà rimesso.
Giuda: Io non chiedo perdono. Nessun perdono potrà mai cancellare quel che ho fatto. Lui sapeva. Sapeva quello che stavo per fare eppure mi ha fatto uscire dalla cena lasciando a me la libertà di scegliere. Se muore il Nazareno morirà un uomo giusto. Io ne sarò per sempre responsabile.
Giovanni: Giuda, il tuo orgoglio ancora ti acceca.
Giuda: No. Io lo odio il Nazareno, con tutto me stesso. Il peso della libertà che mi è stata concessa ora mi schiaccia non lo capite?
Anna: Ti sei liberato del prezzo del tuo tradimento.
Maria: Ma non ti sei liberato da quanto lo aveva determinato.
Maddalena: Il tuo odio non ti abbandona. Vattene al tuo destino, dunque.
Giuda: I suoi occhi. Il suo sguardo.
Giovanni: Cosa vuoi dire ancora? Anche un traditore come te dovrebbe avere pietà davanti al dolore di una madre.
Giuda: Ha distrutto la mia anima insieme ad ogni mia certezza. I suoi occhi mi hanno detto che, soltanto l’avesse voluto avrebbe potuto distruggere non solo chi lo stava torturando, ma tutta Israele, tutta la potenza di Roma, tutto il mondo stesso. Non faceva questo per amore. Soltanto per amore nei confronti dell’uomo. Amore anche verso chi, come me, lo aveva tradito, amore anche verso chi lo stava torturando e che lo stava per uccidere.
Maria: Cedi ad un pentimento sincero Giuda, allontana da te il demonio.
Giuda: E’ tardi. E’ tardi per tutto. Il Messia nel quale credo è un Messia di potenza, un Messia terribile con tutti i nemici del suo popolo eletto. Io, Giuda Iscariota, io lo zelota, pur credendo che Gesù fosse questo Messia, mi sono messo con i suoi nemici ed ho accettato il prezzo del tradimento. Il mio gesto non ha perdono, non posso essere perdonato.
Maria: Rinnega il tuo peccato. Affidati alla clemenza del Signore.
Giuda: No. Vendere il sangue di un innocente è azione che non ha clemenza. Sarò maledetto da tutti, per sempre.
Maria: La grandezza di Gesù non è nei suoi miracoli, ma nel perdono dei peccati.
Giuda: Eppure la sua grandezza ha permesso che il male entrasse dentro di me fino al punto di farmi odiare un innocente e farmelo consegnare ai suoi aguzzini. Ha permesso che io riscuotessi il prezzo del mio tradimento. Poteva salvarsi e salvarmi, fare un miracolo. Mi ha invece lasciato solo, abbandonato a me stesso nel farmi arbitro del mio destino. Che senso avrebbe chiedere ora il suo perdono?
Maria: Il maligno ha inciso a fondo la tua anima e ti impedisce di indirizzarti al pentimento. Non hai saputo leggere nel suo sguardo. Tutto quello che succede oggi io l’ho letto nei suoi occhi sin dal momento che li ha aperti per la prima volta sul mondo. Io …sapevo. Il mio cuore di madre sapeva tutto ed i suoi occhi mi hanno sempre detto di tacere, di accettare con umiltà questo destino fino in fondo. Sono la madre di Gesù. Vieni insieme a me sotto la sua croce, affida nelle sue mani il tuo pentimento.
(Giuda esita, ma il viandante si frappone tra lui e Maria. Lascia intravedere il suo volto)
Viandante: Donna. Non ti comprendo. Non riesco a leggere nel tuo cuore. Il tuo dolore è immenso, eppure non cede alla disperazione. Tu sola ti accorgi della mia presenza. Non posso nulla contro di te, sei dunque una mia nemica. Ti odio per questa mia impotenza e, con te, odio tutti voi esseri umani. Non comprendo perché solo a voi, sciocche e fragili creature, sia stata data la facoltà di pentirvi. Quest’uomo è mio. Sono entrato in lui attraverso la sua avidità. L’ho portato a scegliere l’odio, non il perdono, a scegliere la via della disperazione, non quella della speranza. La sua anima è mia e la sua colpa è la prova del fallimento di tutta l’umanità.
Maria: Non dimenticare che io sono la Madre di Gesù. Intercederò sempre presso mio figlio per chiunque chiederà il mio aiuto togliendo l’odio dal suo cuore. L’angelo del Signore me lo ha detto. Il figlio che ho partorito salverà gli uomini dal peccato e dal male.
(trascinato via dal viandante Giuda sembra cerchi la sua protezione)
Giuda: Cosa ho fatto? Ho coscienza del mio peccato, lo avverto in me. E’ un macigno, un peso insopportabile che grava sulla mia anima. Nessun sollievo sarà mai possibile per questo. Con tutte le mie forze rimango attaccato all’odio per chi mi ha abbandonato a questo destino. Il sangue. Il sangue di un innocente arrossa le mie mani e mi rende impuro per sempre. Voglio fuggire dalla mia colpa, fuggire dalla mia stessa vita….

Il viandante si toglie la cintura che si rivela essere una corda.
Giuda si avvolge la corda al collo e con questa viene trascinato via.

Sipario

(11 cartelle – carattere Calibri 12 – Nr. 20.032 caratteri, spazi inclusi.
Tratto dall'I.R.C. di Umberto Di Grazia

domenica 9 dicembre 2007

Pensieri in Corso

Achille della Ragione
Il tempo

Il tempo scandisce la vita dell’uomo e di tutto l’universo, inesorabilmente, imprime le rughe sul volto, tinge i capelli di bianco, increspa i muri, sgretola le rocce, corrode il ferro, fa appassire i fiori e marcire la frutta, è alla base del triste destino di tutti i viventi: il disfacimento. Una forza invisibile ed implacabile che non si ferma mai ed a cospetto della quale il percorso della nostra vita è meno che un’inezia. L’umanità è in cammino da decine, forse centinaia di migliaia di anni e la nostra vita ne rappresenta una minuscola particella; immaginiamo di andare avanti nel tempo al 1 giugno (giorno della mia nascita…) del 2133, sarà una domenica, un giorno che non mi sarà concesso di vedere, ma non sarò il solo, non lo vedranno i neonati, né alcuno dei sette miliardi attualmente abitanti la Terra, né quelli che nasceranno domani o fra un mese o anche fra dieci anni. Se ci spostiamo indietro nel tempo al 17 marzo del 1861(proclamazione del regno d’Italia) ci troviamo di nuovo, in un giorno così importante per la nazione nella quale viviamo, che nessuno di noi ha vissuto. Meditando su queste due date così lontane se rapportate alla durata della vita dell’uomo, ma così insignificanti rispetto all’eternità, ci assale un senso di angoscia e di sgomento. Affacciati per un trascurabile periodo al palcoscenico dell’universo provenienti da un misterioso silenzio, precipitiamo rapidamente in un altro silenzio ancora più infinito. L’intervallo tra questi due silenzi è il breve cammino della nostra vita.
Tratto da la Circolare Spigolosa
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Principi e Rospi

Barbara Foi
I Savoia chiedono all’Italia danni per 260 milioni di euro

Dopo aver ammazzato un povero ragazzo a fucilate, essere entrato nella loggia massonica P2 col numero 1621 di tessera, essere finito in galera con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione, ci sembrava difficile che Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe potuto cadere più in basso di così: ci sbagliavamo. In queste cose non c’è mai fine al peggio. E così dopo aver giurato, per poter rientrare in Italia, di non avanzare mai nessuna pretesa nei confronti della Stato italiano, oggi invece si sveglia e chiede 260 milioni di euro (170 per sé e 90 per suo figlio Emanuele Filiberto), come risarcimento di tanti anni d’esilio. Ci vuole davvero una faccia di tolla incredibile per chiedere dei soldi in risarcimento, in qualità di discendente di quello stesso re ignobile e vigliacco che nel 1938 firmò le leggi razziali contro gli ebrei e poi, dopo l’8 settembre del 1943, se la squagliò lasciando il suo paese nella disperazione e nel caos! Bisogna davvero essere completamente privi di qualsiasi senso etico, di qualsiasi finezza e senso dello stato e della misura, bisogna essere ottusi, meschini e cinici in un modo vomitevole, per mettersi in una posizione del genere, senza accorgersi di quanto sia stupidamente impopolare e inattuabile e fuor di misura. Giustamente Moni Ovadia, riconosciuto tra i maggiori esponenti europei della cultura ebraica, ha annunciato: "Ora che c'è la class action proporrò a tutti gli ebrei di chiedere un risarcimento danni ai Savoia per 500 miliardi di euro, una cifra a titolo simbolico per tutte le nefandezze che hanno compiuto" e ha aggiunto:"Quella dei Savoia è una delle più ridicole, vigliacche, traditrici monarchie della storia". Dato che nel 1943 la popolazione ebraica in Italia era di 43.118 cittadini, la cifra spettante pro capite sarebbe di soli 11.596.085 euro e rotti centesimi: dopo tutto una cifra modesta, considerando la spropositata richiesta del signor Savoia.E non stiamo tenendo conto degli 8500 ebrei che sono finiti nelle camere a gas e nei campi di sterminio. Bastano 11 milioni emmezzo per tanto dolore, per tanta disperazione e per la morte di ciascuno di loro? O dobbiamo credere che stare in residenze dorate in Svizzera sia più faticoso e doloroso? Io credo che 500 miliardi siano ancora pochi e che veramente aveva ragione Montanelli quando diceva che i Savoia sono come le carote: la loro parte migliore sta sottoterra. Tronfio come un tacchino, intanto, il rampollo Filiberto, sostiene che gli Italiani invece di indignarsi per la richiesta esagerata, volgare e ridicola fatta da lui e suo padre: "Dovrebbero ricordare la storia e tutto quello che la famiglia Savoia ha fatto, ha contribuito a fare l'Italia con la I maiuscola". "E in ogni caso - conclude - le responsabilità dei bisnonni cadono sui nipoti?". Normalmente no, ma nel caso di una dinastia è proprio giusto che sia così. E poi: se i successori avessero dato qualche prova o anche solo qualche segno di essere diversi dall’antenato, si potrebbe anche pensarla diversamente, ma in questo frangente è proprio il caso di dire che “buon sangue non mente”, blu o no che sia. Ma poi chi sarebbero i Savoia che avrebbero fatto grande l’Italia? Quell’indeciso di Carlo Alberto o quell’assatanato di Vittorio Emanuele II? A leggere il libro di Lorenzo del Boca “Maledetti Savoia”, non si direbbe! E nemmeno a leggere ”I Savoia e il massacro del sud” di Antonio Ciano. Il Vittorio Emanuele II di del Boca era un uomo brutto, ignorante e volgare, al punto che D’Azeglio sosteneva che non sarebbe stato il vero figlio del re Carlo Alberto, ma il figlio di un macellaio, che avrebbe sostituito il regale pargolo, morto nel rogo della culla procurato da una nutrice sbadata…. Una bufala, quasi certamente, ma che la dice lunga sulla impossibilità, per un aristocratico vero, di riconoscere un individuo così basso come re. Quanto a Ciano, scrive: ““Appena insediatisi al potere, i liberali, fecero subito rimpiangere i Borbone: ruberie dappertutto, assassinii, fucilazioni, debiti nei Comuni, nelle Province, nello Stato. Milioni di debiti, arricchimenti facili. I liberali distrussero in poco tempo l’economia del Meridione. Erano servi della borghesia del Nord e dello straniero. In poco tempo fecero sparire tutto: i macchinari delle fabbriche, i beni religiosi, i beni demaniali, libri antichi e persino le rotaie dei binari ferroviari.”. Nel libro di del Boca (con una ricca e puntuale appendice documentaria) si raccontano anche dei “gossip” d’epoca, e fra questi ce n’è uno molto illuminante sulla personalità del re: pare che Vittorio Emanuele II fosse andato a Parigi a incontrare Napoleone III non tanto per accordarsi per la guerra contro l’Austria, ma soprattutto perché gli avevano detto che le donne francesi non portavano le mutande e lui – da quel gran signore che era – la prima cosa che fece fu di chiederne conferma all’imperatrice Eugenia, precipitandola in un imbarazzo indicibile. L’uomo, raffinato com’era, era solito tingersi i capelli bianchi con il lucido da scarpe, lasciando ovunque tracce del proprio passaggio, tanto che una volta capitò sotto un acquazzone e il lucido cominciò a sciogliersi, colandogli sulla camicia (siamo sicuri che non ha parentela col cavaliere? Mah….). Come se non bastasse era quello che poco elegantemente si definisce un puttaniere e si infilava in ogni letto e avventura possibili …. Non sarà sicuro che fosse figlio del macellaio, ma è certo che è un antenato di Vittorio Emanuele, che dal canto suo dichiarava senza pudore di essere un sessomaniaco. Anzi disse proprio "Sono sposato e sono contento; ma sono cacciatore e di tanto in tanto mi piace anche sparare. Così, basta, paga e chiuso. non ci sono amanti, non c'è niente". Che gli piaccia sparare è vero e non solo in senso figurato: ha ammazzato anche un ragazzo, così. Eh sì, perché è vero che la giustizia francese lo ha assolto, ma è anche vero che quando V.E. era in galera si è vantato di aver “fregato” i giudici francesi, pur avendo torto. Insomma: non si è fatto mancare nessuna bassezza. Comprese offese personali nei confronti degli inquirenti italiani che lo hanno indagato per associazione a delinquere: "Sono dei poveretti - dice al telefono ad un conoscente il 28 luglio, dopo la liberazione - degli invidiosi, degli stronzi, pensa a quei coglioni che ci stanno ascoltando... sono dei morti di fame, non hanno un soldo, devono rimanere tutta la giornata ad ascoltare, mentre probabilmente la moglie gli fa le corna". Sono parole piene di meschinità e di cinismo, che non lasciano dubbi sul profilo morale dell’uomo. Tanto che perfino le sue sorelle e i suoi familiari ne hanno preso le distanze. Lo fecero quando fu arrestato, l’anno scorso e lo hanno fatto, detto e scritto anche ora: “Come componenti della Casa reale di Savoia teniamo a significare che non aderiamo in alcun modo alla richiesta di danni avanzata contro l'Italia da nostro fratello e da suo figlio, Emanuele Filiberto. Nostro padre, il re Umberto II, è morto dopo un interminabile e sofferto esilio avendo sempre cara l'immagine della patria lontana. Italia innanzitutto fu il punto di riferimento di ogni suo pensiero" e ancora: "Vittorio e figlio, che ormai rappresentano solo se stessi, non sanno più chi convenire in giudizio - hanno proseguito le due sorelle - lo hanno fatto con noi sorelle, lo hanno fatto con nostra madre, lo stanno facendo con i cugini Amedeo e Aimone, con oltre una cinquantina di persone, se è vero quanto essi stessi dicono; ora non è rimasto a loro che convenire in giudizio la nazione italiana, quella che i nostri antenati hanno servito". E per concludere hanno aggiunto: "il presenzialismo di Vittorio e figlio è una continua fonte di angustie e mortificazione per tutti noi" e hanno definito la loro iniziativa "impolitica e inopportuna" Ma non basta: Vittorio Emanuele non avrebbe nemmeno il diritto di fare la richiesta che ha fatto, perchè ha perso la sua posizione di erede della casata Savoia. Infatti ora il capo della Real Casa è Amedeo di Savoia Aosta, che ha tenuto a sottolineare che «le richieste di indennizzo nei confronti dello Stato italiano sono il frutto di una iniziativa specifica di due persone, Vittorio Emanuele di Savoia e del figlio, che secondo le leggi della Casa non fanno più parte della Casa reale, dal momento che l'ex Principe Ereditario è decaduto più volte: per un tentativo di estromettere il padre, il Re Umberto II, e successivamente per avere violato volontariamente la prerogativa di suo padre il re di dare o meno il consenso alle sue nozze. Ho il dovere di chiarire che nessuna delle iniziative ispirate al lucro materiale c'entra con Casa Savoia. Devo prendere le distanze dalla richiesta di danni nei confronti dell'Italia per l'ingiusto esilio: Re Umberto II mai pensò o parlò di chiedere risarcimenti dalla sua amata Patria. E dire che per Umberto II l'Esilio non fu un’occasione di una vacanza dorata all'estero». Ma non si tratta solo di beghe familiari: anche i pochi monarchici si sono divisi e l’UMI ( l’Unione Monarchica Italiana) ha pubblicato su un quotidiano di Verona una lettera velenosa rivolta a V.E. e al figlio E.F. “…..Commenti da ogni parte d'Italia che gettano fango sulla storia di Casa Savoia e sulla Monarchia in generale, partendo dal pretesto dell'ennesima assurdità propinata dai discendenti biologici dei Re d'Italia! Bel colpo cari Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto! Come al solito, assecondando il vostro incomprensibile bisogno di denaro, vi dimostrate i più accaniti nemici della Causa monarchica garantendo la massima impopolarità! Speravamo che, dopo l'arresto di Mariano Turrisi* per associazione mafiosa (evento che ha definitivamente scavato la fossa alle ambizioni politiche del “principino”), questi Savoia avessero la decenza di ritirarsi dalle scene. Vana e pia illusione!” Ma c’è anche un gruppo fondato da E.F. “Valori e Futuro” e il gruppo del Partito di Alternativa Monarchica che difende “il gatto e la volpe “ di sangue blu e scrive un delirante comunicato: “. La Famiglia Reale decide di fare causa allo Stato per il danno subìto con il sequestro dei beni personali e dall’esilio stesso e c’è chi interpreta ciò, non come una questione di diritto ma come se gli volessero togliere i soldi dal portafoglio. Purtroppo molti italiani non comprendono che in quasi tutti gli Stati civili, i cittadini, chiunque essi siano, hanno il Diritto di fare causa anche allo Stato, nel caso in cui questo eserciti un sopruso o una ingiustizia nei loro confronti. Quindi l’azione dei Savoia ha un senso per tutti non solo per loro stessi, perché pone un inizio a una nuova e più elevata cultura. Molti cittadini, con mentalità ristretta e cresciuta nel pregiudizio e nella polemica fine a se stessa, vedono solo la punta del loro naso, perché Emanuele Filiberto ha immediatamente detto che i soldi dell’eventuale risarcimento andrebbero in opere di beneficenza. Il P.d.A.M. dichiara: ben vengano i Savoia che entrano nell’ottica di una battaglia di diritti anche contro lo Stato, perché la Repubblica Italiana ha fatto, grazie alla sua ‘classe’ politica e grazie a parte della magistratura che è politicizzata, del sopruso e del ‘tanto non succede niente’, il suo “modo di vita”. Una repubblica nata tra brogli e colpo di Stato forse ritiene di poter continuare a ‘fregare’ i suoi cittadini in eterno ed è proprio perché i cittadini accettano questa situazione che le cose non cambiano. “ E così il regio “fatebenefratelli” vorrebbe i soldi solo per darli in beneficenza! E come no!! E noi ci crediamo, infatti! Ma che uomini pieni di cuore!! Infatti VE disse la stessa cosa anche quando fu arrestato l’anno scorso "Sì ho preso dei soldi. E anche tanti soldi. Ma sempre a fini di beneficenza". Insomma: fu solo per fare della beneficenza che si infilò in quel bel giro di casinò e di lucciole. Ma certo: come non credergli? E comunque questa volta si sono organizzati meglio: hanno già preparato anche la fondazione che dovrà gestire i fondi.Già…. Beh, per una volta ha ragione Calderoli: facciamo un altro referendum e ricacciamoli fuori d’Italia per tutti i secoli dei secoli a venire. Anche se forse sarebbe stato meglio che Calderoli si facesse venire questa idea nel 2002, quando era al governo e votò per il loro rientro. E’ finita qui? Ma no! Perché non chiedono solo soldi: rivogliono anche palazzi, ville, opere d’arte e quant’altro. Ma se è vero quello che scrive del Boca: allora cosa c’era nei 18 treni stipati di oggetti ( perfino le coppette da gelato) che partirono verso la Svizzera? Sarebbe davvero interessante appurarlo. Nel frattempo non c’è troppo da scalmanarsi: li si ricaccia da dove son venuti, come “migranti indesiderati”. Noi siamo democratici: rimandiamo indietro nello stesso modo zingari e titolati. Spesso nelle favole c’è sempre un principe tramutato in rospo da qualche crudele incantesimo. Mai saputo di rospi tramutati in principi. Fino ad ora. * ('Made in Italy Group in partnership con Valori e Futuro' News ITALIA PRESS N° 16 del 24 gennaio 2007). Fa dire al suo Ufficio stampa che "Il Presidente di Made in Italy Group -il gruppo che sta lavorando alla realizzazione dell'ambizioso progetto "Made In Italy", a Las Vegas, un centro commerciale con più di mille negozi- Mariano Turrisi, si è intrattenuto con il principe Emanuele Filiberto di Savoia in un incontro teso a creare una sinergia tra Valori e Futuro. I due leader, constatata l'affinità di valori e d'obiettivi che le due entità si prefiggono e che stanno portando avanti da tempo coraggiosamente e con spirito d'abnegazione, hanno gettato le basi per una collaborazione fattiva che vedrà lavorare fianco a fianco il principe ereditario di Casa Savoia ed il noto imprenditore italo-amercano". E ancora: "Con la realizzazione di questa partnership il principe ereditario di Casa Savoia offrirà ora anche il suo apporto all'opera del presidente Turrisi. Questa nuova cooperazione, fondata su una fede comune nei valori tradizionali che hanno reso l'Italia molto apprezzata nell'ambito della comunità internazionale, verrà a consolidare le speranze degli operatori economici del Belpaese, garantendo una diffusione sempre più significativa ed incisiva dell'autentico made in Italy il quale, in questo modo, sarà messo al sicuro dalle insidie di una concorrenza sleale e finirà per diventare un punto di riferimento sicuro per l'eccellenza della sua qualità". ……………… Ieri le cronache hanno riferito che il gruppo legato a Mariano Turrisi stava "per realizzare un'operazione finanziaria internazionale ideata per riciclare 600 mln di dollari proventi da attività illecite". L'operazione della Direzione investigativa antimafia di Roma e dalla Guardia di Finanza di Milano, condotta insieme con la polizia canadese, francese, svizzera e Fbi statunitense, ha bloccato l'attività del gruppo. Tra i diciannove colpiti dagli ordini di cattura il boss italo-canadese Vito Rizzuto oltre ad imprenditori, funzionari di banca e faccendieri. "Il centro operativo della Dia ha sequestrato in Italia e all'estero società, aziende, conti correnti e beni immobili per oltre 150 milioni di euro". I termini dell'operazione del gruppo di Turrisi sono così sintetizzati: "un complicato sistema di società 'ombra' e 'a conchiglia' servivano per far viaggiare il denaro illecito attraverso molti Paesi europei e americani, per farlo poi confluire in due conti svizzeri che facevano capo al clan Rizzuto, appartenente alla storica famiglia di narco-trafficanti Contrera-Caruana. Il clan Rizzuto, nel 2004, aveva tra l'altro tentato di inserirsi nel mega appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina". (30/11/2007 “Democrazialegalita.it” www.democrazialegalita.it )