Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 27 febbraio 2018

IL VOTO E L'EUROPA....UN'EUROPA LENTA E INEFFICACE, LONTANA DAI BISOGNI DELLA GENTE.



                                                     IL  VOTO  E  L’ EUROPA  
                                                           
                                           di  Antonio  Laurenzano                                                 
Europeisti o sovranisti? Azzerata ogni discriminante ideologica del passato, la sfida elettorale del 4 marzo fisserà, in un mutato scenario politico, le linee guida dell’Italia del futuro. Al di là della (superficiale) frammentazione politica e delle diatribe dei partiti su promesse elettorali, razzismo e rimborsi, è netta la divisione degli schieramenti in campo: da una parte c’è chi pensa di governare un’Italia indipendente, “sovrana”, dall’altra parte quelli per un’Italia integrata, “interdipendente” a livello europeo. In discussione sessant’anni di vita comunitaria e cioè il processo di integrazione politica del Vecchio Continente iniziato dopo i lutti e le distruzioni della seconda guerra mondiale.      
Il “modello europeo” è da tempo avvolto in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni, acuite dalla crisi finanziaria ed economica. Un modello che genera inquietudini, crea insicurezze, diffonde paure. Un’Europa  lenta e inefficace,  sempre più associata alla burocrazia di Bruxelles e ai poteri finanziari. E’ profonda la crisi di fiducia nelle istituzioni comunitarie espressione di una Unione giudicata invadente e lontana dai bisogni e dai problemi della gente, soprattutto quelli relativi ai  grandi temi di impatto diretto sulla vita di ogni giorno (migrazioni, lavoro, sicurezza).  
E l’euroscetticismo provocato da questa Europa alimenta la fuga in avanti degli “indipendentisti”, il rigetto delle regole europee con temerari impegni di spesa privi di copertura finanziaria, come se il nostro Paese disponesse della sovranità monetaria o dell’autonomia di bilancio. Sotto accusa i rigidi  vincoli europei sulla finanza pubblica imposti dal Fiscal compact, il Trattato che, oltre al rispetto del 3% del deficit, richiede ai Paesi che lo hanno firmato e che, come l’Italia, hanno un debito pubblico superiore al 60% del Pil, l’obbligo di ridurre l’eccedenza di 1/20 all’anno. Uscire da questa gabbia e ignorare ogni impegno internazionale  per cancellare il Jobs Act, la legge Fornero e regalare il salario minimo, il reddito di cittadinanza, la flat tax! E se l’Europa risponderà picche la strada dei “sovranisti” è segnata: un referendum per uscire dall’ Eurozona.    
Per gli europeisti, che riconoscono l’interdipendenza politico-economica dell’Italia, l’ipotesi auto-esclusionista sarebbe un salto nel “buio oltre la siepe”! La ricetta dei “sovranisti” rappresenta infatti un “rischiatutto” dai risvolti pericolosi per la sostenibilità e la credibilità internazionale dell’Italia, un’apertura alle speculazioni dei mercati finanziari con ricadute sullo spread e sulla tenuta dei conti pubblici per l’aumento degli interessi sul debito. Una scelta politica riduttiva sul piano storico e fortemente penalizzante su quello economico della crescita del Paese. L’Europa deve costituire la condizione della nostra politica interna, ricordandoci che grazie a un’Europa integrata siamo stati “accolti” nella comunità internazionale, siamo diventati una democrazia stabile, abbiamo sviluppato una delle economie più avanzate del mondo. Abbiamo riconosciuto la necessità di consentire “limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, nel rispetto dell’art. 11 della nostra Carta. In Europa non può esserci una politica estera comune con l’Italia che rivendica la propria sovranità se non attraverso la frantumazione del sistema europeo all’interno del quale dovrà trovare riduzione il nostro enorme debito pubblico. La sovranità condivisa e l’interdipendenza delle politiche costituiscono criteri fondamentali di una governance responsabile e competente, presupposto di ogni progetto unitario di una equilibrata integrazione politica.
Le prossime elezioni dovranno dunque stabilire quale, tra queste due posizioni, potrà guidare l’Italia. Due schieramenti politici, due strategie: fuori o dentro la comune casa europea. Per rispondere alla spirale autoritaria nei Paesi dell’Europa dell’Est e al crescente nazional-populismo nell’Europa dell’Ovest, l’Italia deve affermare un suo ruolo geo-politico di rilievo e contribuire con Germania e Francia alla riforma dell’Europa di Ventotene per costruire un’Europa migliore. Un voto responsabile, una scelta precisa per liberarsi dalla tirannia della miopia politica senza cedere alle suggestioni sovraniste.