IL
VOTO E L’ EUROPA
di Antonio Laurenzano
Europeisti
o sovranisti? Azzerata ogni discriminante ideologica del passato, la sfida
elettorale del 4 marzo fisserà, in un mutato scenario politico, le linee guida
dell’Italia del futuro. Al di là della (superficiale) frammentazione politica e
delle diatribe dei partiti su promesse elettorali, razzismo e rimborsi, è netta
la divisione degli schieramenti in campo: da una parte c’è chi pensa di
governare un’Italia indipendente, “sovrana”, dall’altra parte quelli per un’Italia
integrata, “interdipendente” a livello europeo. In discussione sessant’anni di
vita comunitaria e cioè il processo di integrazione politica del Vecchio
Continente iniziato dopo i lutti e le distruzioni della seconda guerra
mondiale.
Il
“modello europeo” è da tempo avvolto in una fitta cortina di incertezze e
contraddizioni, acuite dalla crisi finanziaria ed economica. Un modello che genera
inquietudini, crea insicurezze, diffonde paure. Un’Europa lenta e inefficace, sempre più associata alla burocrazia di
Bruxelles e ai poteri finanziari. E’ profonda la crisi di fiducia nelle
istituzioni comunitarie espressione di una Unione giudicata invadente e lontana
dai bisogni e dai problemi della gente, soprattutto quelli relativi ai grandi temi di impatto diretto sulla vita di
ogni giorno (migrazioni, lavoro, sicurezza).
E
l’euroscetticismo provocato da questa Europa alimenta la fuga in avanti degli
“indipendentisti”, il rigetto delle regole europee con temerari impegni di
spesa privi di copertura finanziaria, come se il nostro Paese disponesse della
sovranità monetaria o dell’autonomia di bilancio. Sotto accusa i rigidi vincoli europei sulla finanza pubblica imposti
dal Fiscal compact, il Trattato che, oltre al rispetto del 3% del deficit,
richiede ai Paesi che lo hanno firmato e che, come l’Italia, hanno un debito
pubblico superiore al 60% del Pil, l’obbligo di ridurre l’eccedenza di 1/20
all’anno. Uscire da questa gabbia e ignorare ogni impegno internazionale per cancellare il Jobs Act, la legge Fornero e
regalare il salario minimo, il reddito di cittadinanza, la flat tax! E se
l’Europa risponderà picche la strada dei “sovranisti” è segnata: un referendum
per uscire dall’ Eurozona.
Per
gli europeisti, che riconoscono l’interdipendenza politico-economica
dell’Italia, l’ipotesi auto-esclusionista sarebbe un salto nel “buio oltre la
siepe”! La ricetta dei “sovranisti” rappresenta infatti un “rischiatutto” dai
risvolti pericolosi per la sostenibilità e la credibilità internazionale
dell’Italia, un’apertura alle speculazioni dei mercati finanziari con ricadute
sullo spread e sulla tenuta dei conti pubblici per l’aumento degli interessi
sul debito. Una scelta politica riduttiva sul piano storico e fortemente
penalizzante su quello economico della crescita del Paese. L’Europa deve costituire
la condizione della nostra politica interna, ricordandoci che grazie a
un’Europa integrata siamo stati “accolti” nella comunità internazionale, siamo diventati
una democrazia stabile, abbiamo sviluppato una delle economie più avanzate del
mondo. Abbiamo riconosciuto la necessità di consentire “limitazioni di
sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra
le Nazioni”, nel rispetto dell’art. 11 della nostra Carta. In Europa non può
esserci una politica estera comune con l’Italia che rivendica la propria
sovranità se non attraverso la frantumazione del sistema europeo all’interno
del quale dovrà trovare riduzione il nostro enorme debito pubblico. La
sovranità condivisa e l’interdipendenza delle politiche costituiscono criteri
fondamentali di una governance responsabile e competente, presupposto di ogni
progetto unitario di una equilibrata integrazione politica.
Le
prossime elezioni dovranno dunque stabilire quale, tra queste due posizioni,
potrà guidare l’Italia. Due schieramenti politici, due strategie: fuori o
dentro la comune casa europea. Per rispondere alla spirale autoritaria nei Paesi
dell’Europa dell’Est e al crescente nazional-populismo nell’Europa dell’Ovest,
l’Italia deve affermare un suo ruolo geo-politico di rilievo e contribuire con
Germania e Francia alla riforma dell’Europa di Ventotene per costruire
un’Europa migliore. Un voto responsabile, una scelta precisa per liberarsi
dalla tirannia della miopia politica senza cedere alle suggestioni sovraniste.