Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

sabato 4 febbraio 2017

POTENZA: U-PLATZ-FILOSOFIA E CULTURA TEATRALE, DI MIMMO CONTE E CARLOTTA VITALE

Se dico ...MOOC... cosa dico?
No non si tratta di un'espressione singolare del mio dialetto barese, ma del prossimo appuntamento con le COLAZIONI FILOSOFICHE!
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Che ne direste il 12 febbraio, di trascorrere la domenica mattina a parlare di educazione online di qualità, università per tutti, e risorse sul web?
Vi piacerebbe capire cos'è un MOOC (Massive Open Online Courses) e come l'Università Federico II di Napoli ha deciso di rispondere al tema "Italia fanalino di coda nella classifica dei laureati in Europa"?
Bene, alle 10.30 all' U-Platz incontreremo Dario De Notaris project manager e ricercatore per Federica.eu - Università on-line e piattaforma d’avanguardia nel panorama internazionale per l'apprendimento e diffusione dell'alta formazione online.
Una delle forme di mutamento del paesaggio umano è proprio l'apprendimento, e a Napoli gli uomini si interrogano "Con passione e immaginazione, perché a Federica costruiamo il futuro dell’educazione".
Non perdete l'appuntamento prenotate!
I posti sono limitati, basta un semplice whatsapp al 3933054088 con nome e numero posti.
La prenotazione è obbligatoria, e scade 15 minuti prima dell'inizio.
biglietto 8€
per i tesserati 6€
#federicaeu #dariodenotaris #lifelonglearnig #artseduication #formazione #gommalaccateatro #uplatz #lecolazionifilosofiche
FEB12
Dom 10:30 · Potenza, Basilicata
Interessa a 22 persone · 7 persone parteciperanno
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ARRIVEDERCI SERENISSIMO GRAN MAESTRO FRATELLO STEFANO.

Stefano all'Oriente Eterno
Arrivederci, Stefano!
Il Serenissimo Fratello Stefano de Carolis Villars lo scorso 17 gennaio ha raggiunto la Gran Loggia Universale all'Oriente Eterno. Il
Serenissimo Fratello Piero Gir., Gran Maestro Vicario della SE.G.L.U.I.-Ignis, ha adempiuto secondo la tradizione massonica ai
riservati uffici previsti prima della chiusura del feretro.
Nella sua lunga militanza massonica, iniziata a Palazzo Vitelleschi, ha ricoperto tutte le massime Dignità ed è stato più volte sia Gran
Maestro sia Sovrano Gran Commendatore in differenti Obbedienze.
Avvocato nella vita profana, dotato di grande cultura e piacevole eloquio è stato un indimenticabile Maestro per molti massoni. Era
anche Presidente dell'Associazione Culturale Ara Pacis e della Fondazione Mario e Maria e membro di diverse importanti
Associazioni italiane e internazionali.
Sincero rimpianto e cordoglio sono stati dimostrati nei numerosi interventi di profani e massoni, italiani e stranieri, presenti alla
cerimonia di commiato celebrata al Tempio egizio del Verano di Roma. Alcuni, commossi, hanno voluto testimoniare l'aiuto
generoso che avevano ricevuto da Stefano.
Erano presenti Dignitari e Delegazioni d'importanti Obbedienze.
Molti i messaggi pervenuti anche da chi, pur essendogli stato “avversario” ha comunque riconosciuto le sue alte qualità personali ed
espresso le condoglianze.
Avendo condiviso con lui, in circa quarant'anni, moltissimi momenti felici sia nella vita profana sia in Massoneria, oggi sono
veramente triste e commosso per la sua scomparsa. Stefano è stato un caro amico, un Fratello e un autentico Maestro che resterà nella
memoria della Massoneria: sono felice di essere stato suo amico e discepolo.
Porgo nuovamente, anche in nome della Redazione, alla moglie Nicoletta e alla figlia Valentina che tanto sono state a lui vicine in
questa lunga e sofferta malattia, nonché a tutti i suoi famigliari commosse e sincere condoglianze.

mercoledì 1 febbraio 2017

...LE VERGINELLE RADICAL CHIC....

Da: Alessandro Mezzano [mailto:sandromezz@gmail.com]
Inviato: martedì 31 gennaio 2017 23:15
Oggetto: DONALD TRUMP E LE VERGINELLE

DONALD TRUMP E LE VERGINELLE

Premessa: a noi gli USA non piacciono e non ci sono MAI piaciuti.
Ci danno peró fastidio anche le ipocrisie delle verginelle “radical chic” che, negli USA ed in Europa, criticano e “combattono” il presidente Donald Trump tacciandolo di propensioni dittatoriali o, udite, udite, di Fascismo.
A parte che dimostrano come sempre di non sapere minimamente cosa sia il Fascismo e lo evidenziano ogni volta che ne parlano ed a parte che lo fanno usandolo come un’arma per tacitare gli avversari quando rimangono senza argomenti per farlo, quello che da fastidio è la falsitá delle premesse.
Perché Donald Trump sta realizzando esclusivamente le promesse fatte in campagna elettorale ed è per quelle promesse che la maggioranza del popolo Americano lo ha eletto !!
Non si tratta dunque di un prepotente che ha preso il potere con la forza e che sta sbizzarrendosi a realizzare i propri capricci, ma di una persona scelta dal popolo per realizzare quanto aveva promesso al popolo che lo ha eletto presidente degli USA!!
Il programma potrá piacere o non piacere, ma è quello che la maggioranza degli americani ha scelto democraticamente e dunque dovrebbe essere accettato da coloro che a parole si dichiarano democratici mentre, nei fatti, dimostrano di NON esserlo!!!
Se noi fossimo americani e democratici ( e ringraziamo il cielo di NON essere né luna né l’altra cosa ) saremmo contenti di un politico che non si dimentica dopo pochi minuti dall’elezione delle promesse fatte per farsi eleggere ( come accade regolarmente anche in Italia ), ma che AGISCE  per mantenerle..!!
Ma al solito la “Democraticitá di quelle verginelle è a doppio senso: vale se vincono le elezioni, ma non vale se invece le perdono…..e questa si chiama “IPOCRISIA da sepolcri imbiancati”…!!!
Per Questi motivi il nostro saluto alle “verginelle” è un sonoro VAFFA…

Alessandro Mezzano

domenica 29 gennaio 2017

LA GRANDE CRISI DEL 2007 INFATTI HA MESSO A NUDO IL PROBLEMA DELL'EURO?




Il nostro direttore del blog Dott. Pietro Vitale intervista l'insigne economista Dott. Antonio Laurenzano.
Domanda: Dott. Laurenzano: la grande crisi del 2007 ha messo a nudo in modo irreparabile a livello mondiale il problema dell'euro? Quindici anni di euro di speranza o delusione?

                          di  Antonio  Laurenzano
Passato sotto silenzio il compleanno dell’euro. In un clima di crescente euroscetticismo nessuna celebrazione per i quindici anni di vita della moneta unica. Nel 2002 l’euro, con il festoso changeover in undici Paesi europei, era stato salutato come il simbolo della integrazione monetaria del Vecchio Continente, preludio alla costruzione politica della comune casa europea. Ma nel tempo, nei Paesi economicamente più fragili, è divenuto il bersaglio di imprese e famiglie per averne eroso il potere d’acquisto peggiorato dalla crisi economica.
Sono stati quindici  anni non sempre facili, una corsa ad ostacoli iniziata all’insegna della diffidenza dei mercati e dello scetticismo di alcuni economisti, un ostacolo superato nei primi anni grazie al concorso di due fattori: la Cina che, producendo merci a basso prezzo, ha impedito l’inflazione a livello mondiale e la Fed (la banca centrale americana) che, immettendo enormi liquidità nell’economia globale, ha tenuto bassi i tassi d’interesse. Un mix di grande effetto interamente assorbito dalla crisi dei subprime 2007-2008 con lo scoppio della  “bolla”  immobiliare,  punto di partenza della recessione mondiale. Senza la liquidità degli anni precedenti i mercati hanno richiesto rendimenti sempre più alti per comprare titoli del debito sovrano dei Paesi deboli. La crisi finanziaria si è poi estesa all’Eurozona che,  priva  di una politica strutturale convergente dei suoi  17 membri, è andata in tilt.  E per l’euro è stata notte fonda! Una notte che non è ancora finita …     
La grande crisi del 2007 infatti ha messo a nudo il problema dell’euro: essere una moneta senza un governo, senza uno Stato, senza una banca capace di garantire un intervento illimitato in caso di difficoltà. E’ l’anomalia di un’Europa unita sotto il segno della moneta, con la Banca centrale europea, unica istituzione federale, priva del sostegno di una politica economica comune e un coordinamento delle politiche fiscali e previdenziali.
L’origine della crisi dell’euro sta nello stesso trattato istitutivo dell’Unione Economica e Monetaria (UEM): si sperava che le regole (rigide) definite a Maastricht e le loro successive modificazioni (Fiscal Compact) avrebbero consentito ai Paesi dell’Eurozona una crescita forte ed equilibrata. Ma senza un comune ombrello protettivo  ogni Paese risponde da solo dei debiti del suo Governo, delle sue banche, delle sue imprese con la conseguenza che l’assenza di aiuti da parte di Bruxelles e Francoforte provoca l’aumento dei tassi d’interesse, la rarefazione del credito, l’arresto della crescita. Senza una reale unione economica Paesi forti sempre più forti, Paesi deboli sempre più deboli! Le singole economie nazionali troppo diverse fra loro, i cicli economici troppo asimmetrici e il fattore di mobilità molto basso. La moneta unica inevitabilmente avvantaggia i Paesi entrati nell’Unione in una situazione più competitiva (debiti pubblici moderati, migliore organizzazione della produzione e del lavoro, amministrazione pubblica e giustizia più efficienti) e danneggia quei Paesi con finanza pubblica allegra e in forte ritardo sulle riforme.   
L’Italia, non in regola con i parametri su deficit e debito fissati a Maastricht, per entrare nell’Eurozona ha pagato un prezzo enorme con il cambio lira-euro troppo alto “imposto” a Prodi e Ciampi dalla Germania a difesa delle proprie esportazioni. Un perverso sistema di cambi fissi che impone ai Paesi in deficit l’onere dell’aggiustamento, a danno della crescita, e non chiede alcun impegno di solidarietà ai Paesi in surplus (Germania). La nostra competitività che fra il 1970 e il 1995 aveva consentito la crescita della produzione industriale si è così volatilizzata. Nel 2002 il nostro reddito pro capite era del 20% superiore alla media dell’area euro, oggi è del 20% sotto la media, con aumento della disoccupazione all’11,6%, contro il 4,1% della Germania. Negli ultimi otto anni, il Pil (la ricchezza nazionale) è sceso di sette punti e il nostro bilancio, pur registrando un avanzo primario, chiude sempre in rosso per il pagamento del crescente debito pubblico (133%).        
E’ questo il quadro economico-politico entro il quale la leadership politica europea dovrà muoversi per trovare nuovi equilibri, nuovi stimoli per disegnare una convergenza economica  all’interno dell’Eurozona, presupposto essenziale per la sopravvivenza della moneta unica nel lungo periodo. Stop al rigore senza sviluppo e crescita, ai diktat della Commissione europea che, non promuovendo una politica economica espansiva, alimenta la protesta contro l’euro. Ma quali le conseguenze di una uscita dalla moneta unica e il ritorno alla sovranità monetaria nazionale? Per l’Italia un cammino in salita: disallineamento degli spread, insostenibilità del debito pubblico con tassi d’interesse alle stelle, cambiale da pagare alla Bce di 358,6 miliardi di euro,  svalutazione della moneta nazionale (oltre il 30%!), esplosione dei costi energetici, illusione di maggiore export, inflazione a doppia cifra! Secondo un rapporto di Mediobanca sarebbe un vantaggio per l’Italia uscire dall’euro a una condizione: rimborsare il debito in lire svalutate! Sogno o realtà?...
Cosa fare? Ricondurre la questione europea nel suo alveo naturale che è quello politico e non quello asfittico delle gabbie di procedure. Rivedere i Trattati e il rigore di Maastricht attraverso un meccanismo di tassi di cambio “aggiustabili” per neutralizzare lo strapotere economico tedesco. Un passaggio obbligato per mettere al riparo l’euro dagli atti di pirateria dei mercati e l’Europa dal diffuso disagio sociale ed economico e dai rischi per la coesione sociale e la stessa democrazia.