Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 19 maggio 2011

UN ANNO DAVVERO SPECIALE, LIONS GOVERNATORE LUIGI DESIATI.

Lions Pietro Vitale Giornalista-pubblicista e scrittore. Consigliere eletto anno 2011/12
(Lions Club Bari Host)
Carissimo Governatore eletto, del Distretto 108/Ab-A.S. 2011/12.
Che dirTi. Non vorrei essere banale con la solita frase: felicitazioni!!!!!!!
Quante volte mi sono trovato davanti a quel foglio bianco senza sapere cosa scrivere.
Breve o lunga, di timbro romantico e sentimentale, classico, allegro, spiritoso o ironico che si voglia, la frase augurale da dedicare al Governatore eletto, è sempre importante e va scritta con cura. Quello che si vuole scrivere è un messaggio sincero, chiaro, mai banale, capace di lasciare un segno nel cuore di chi legge.
Ciò che si vuole trasmettere, è la propria gioia, felicitazione e partecipazione alla prestigiosa nomina. Ad Majora semper. Lions Pietro Vitale.

Un grazie di Luigi Desiati. Egli comunica:
Per il consenso che mi avete donato domenica al Congresso del nostro Distretto.
Ogni Governatore deve scrivere un capitolo della vita di un Distretto.
Apprendo il libro della nostra storia ho la pagina bianca 2011/2012.
Cosa devo scrivere?

Voglio scrivere di persone unite dall’ideale condiviso di rendere l’umanità più felice. Voglio scrivere di uomini e donne che vivono in serenità, amicizia e che si stringono la mano. Voglio scrivere di gente che non disdegna i lavori più umili pur di rendere possibile la vita di chi meno ha. Voglio scrivere di gente che non gira il capo dall’altra parte quando il mendico tende la mano. Voglio scrivere che i bisogni e gli affanni che sono aldilà dell’orizzonte non ci sono estranei. Voglio scrivere della nostra sofferenza quando vediamo un barcone pieno di “disperati” verso la terra “promessa”. Voglio scrivere che il cielo stellato è di tutti. Me lo consentite? Ne sono certo. Milly ed io vi ringraziamo per il vostro affetto.
Lions Luigi Desiati, Governatore eletto 2011/12.-


Questo messaggio sarà pubblicato sul blog International, letto da tutti uomini e donne nel mondo:www.legestadellacavalleria.blogspot.com

mercoledì 18 maggio 2011

CURRICULUM VITAE del DOTT. GIOVANNI BARCHETTI di LUSTRO.

Dott. Avv. Giovanni BARCHETTI di LUSTRO, nato a Lecce il 15 dicembre 1942, residente a Bari, Presidente aggiunto on. della Corte di Cassazione.
1)_ Si è laureato in Giurisprudenza pres¬so l'Uni¬ver¬sità di Bari il 5 luglio 1965 con la vota¬zione di 110/110 e la lode, discutendo con il prof. Renato Dell'Andro la tesi in diritto penale "Inganno ed errore nei delitti contro il patrimonio".
2)_ Il 6 dicembre 1978 ha conseguito pres¬so la stessa Universi¬tà il Diploma di perfezionamento in Diritto del Lavoro e Previdenza Sociale con la vota¬zione di 70/70 e la lode.
3)_ Il 20 maggio 1987, presso la stessa Università, Facoltà di Giurisprudenza, è stato nominato "Cultore della materia" presso la cattedra di diritto del lavoro del prof. Gaetano Veneto.
4)_ Superato il concorso in magistra¬tura, fu nomina¬to uditore giudiziario con D.M. 20/12/1967. Ha esercitato l'attività di magistrato ordinario sino al 31 ottobre 2007, data nella quale è stato collocato a riposo per anzianità, a domanda, con il conferimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura del titolo onorifico di Presidente aggiunto della Corte di Cassazione. Nel corso della sua permanenza in servizio è stato nominato:
a) "aggiunto giudizia¬rio" a decorrere dal 20 dicembre 1969;
b) "magistrato di tribu¬nale"a decorrere dal 20 dicembre 1972;
c) "magi¬strato di appello" a decorrere dal 20 dicembre 1980;
d) "magistra¬to di cassazione" a decorrere dal 20 dicembre 1987;
e) "magistrato di cassazione dichiarato idoneo allo svol¬gimento delle funzioni direttive superiori" a decorrere dal 20 dicembre 1995.
5)_ Ha svolto le funzioni di:
a) Pretore dirigente del Mandamento di Pisticci dal 5 gennaio 1971 al 28 luglio 1972;
b) Pretore del Mandamento di Bitonto dal 29 luglio 1972 al 28 ottobre 1975;
c) Giudice presso la sezione del lavoro della Pretura Unificata di Bari dal 29 ottobre 1975 al 2 luglio 1980;
d) Giudice presso la sezione del lavoro del Tribunale di Bari (competente in sede di appello sulle impugnazioni avverso le sentenze dei pretori del lavoro del Circondario di Bari), dal 3 luglio 1980 al 25 febbraio 1997;
f) Presidente della 1^ sezione del Tribunale di Bari e Presidente di vari collegi della locale Corte di Assise dal 26 febbraio 1997 al 31 ottobre 2007, occupandosi tra l'altro e in particolare dei delitti della criminalità mafiosa e nonché di quelli contro la Pubblica Amministrazione, nel corso di numerosi maxi-processi;
6)_ In correlazione allo svolgimento delle citate funzioni giurisdizionali:
a) è stato componente effettivo eletto del Consiglio Giudiziario del distretto della Corte di Appello di Bari:
1) per il biennio 1987/1988 nell'ambito della categoria dei magistrati di ap-pello;
2) per il biennio 1991/1992 nell'ambito della categoria dei magistrati di cas-sazione;
3) per il biennio 2001/2003 nell'ambito della categoria dei magistrati di cas-sazione;
b) Nel 1980 gli era conferito il "premio Avv. G. e N. Metta" quale magistrato civile;
c) con decreto del 17 settembre 1980 del Presidente della Corte di Appello di Bari era nominato componente dell'Ufficio Documentazione e Automazione costituito presso la stessa Corte; successivamente, con decreto del Presidente del Tribunale di Bari del 23 febbraio 1983, era nominato dirigente responsabile dell'Ufficio Documentazione ed Automazione costituito presso il Tribunale di Bari;
d) con D.M. 9 febbraio 1985, giusta deliberazione del C.S.M., era nominato componente della Commissione esaminatrice del concorso per esami a 200 posti di Uditore giudiziario indetto con D.M. 6 giugno 1984, incarico che ha svolto dall'11 febbraio 1985 all'8 maggio 1986, periodo durante il quale si sono protratti i lavori della commissione medesima;
e) giusta decreti del Presidente della Corte di Appello di Bari è stato Presidente supplente della Commissione per il gratuito patrocinio presso il Tribunale di Bari negli anni 1986 e 1987 e Presidente effettivo della stessa Commissione dal 1988 al 1996;
f) ha presieduto numerose commissioni di disciplina presso gli enti locali e aziende di trasporto;
g) è stato componente ella Commissione disciplinare ex art. 17 D.L. 28/7/1989 n. 271 presso la Corte di Appello di Bari dal 1990 al 1997.
h) è stato componente del Collegio di garanzia elettorale per la Regione Puglia giusta decreti del Presidente della Corte di Appello di Bari del 4 marzo 1994 e del 13 febbraio 1998.
7)_ Dal 9 settembre 1968 al 1^ giugno 1970, nel corso del periodo di "uditorato" ha adempiuto agli obblighi di leva nella Marina Militare come allievo presso l'Accademia Marina Militare di Livorno, dapprima, e quindi come aspirante e successivamente s.tenente del corpo delle capitanerie di porto, in servizio presso la Capitaneria di Porto di Molfetta.
8)_ Giusta designazione del Presidente del Tribunale di Bari, ha ricoperto, dal 1988 al 31 marzo 1996, l'incarico di Vice Presidente di sezione della Commissione tributaria di I grado di Bari.
9)_ A decorrere dal 1^ aprile 1996, in seguito alla riforma del contenzioso tributario, è stato nominato - giusta concorso per titoli - Presidente di Sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, funzioni che continua ad esercitare, anche se tale attività è attualmente sospesa fino al termine dell’incarico attualmente ricoperto di assessore provinciale.
10)_ A decorrere dal 20 febbraio 2008 è iscritto nell'Albo degli Avvocati tenuto dal Consiglio dell'ordine degli Avvocati di Bari .
11)_ A decorrere dal 27 giugno 2008 è iscritto nell'Albo speciale degli avvocati cassazionisti.
12)_In data 9 luglio 2009 è stato nominato dal Presidente della Provincia prof. Francesco Schittulli assessore “esterno” con delega “Alla Tutela dell’Ambiente, Ecologia e Ricerca fonti energetiche”, incarico che attualmente continua a svolgere

INTERVISTA ALL'ASSESSORE DOTT. GIOVANNI BARCHETTI

Dott. Pietro Vitale (giornalista-pubblicista e scrittore) Direttore del blog international:
www.legestadellacavalleria.blogspot.com

Di recente ho avuto occasione di avvicinare e conoscere l’Assessore alla Tutela dell’Ambiente, Ecologia e Ricerca fonti energetiche, dott. Giovanni Barchetti, in occasioni di cerimonie militari e meeting di associazioni di Service.
Anche questa volta il Dott. Marchetti, ha rappresentato il Prof. Francesco Schittulli (Pres. della Provincia di Bari) invitato in qualità di relatore, in un recente Meeting organizzato dal Lions Club Bari Host sul tema: “C.S.M. e potere politico in Italia alla ricerca di nuovi equilibri”.

Giovanni Barchetti è laureato in Giurisprudenza, Magistrato in pensione, Avvocato.
Col rinnovo del Consiglio Provinciale di Bari del 2009, Barchetti ha assunto la funzione di Assessore alla "Tutela dell'Ambiente, Ecologia e Ricerca fonti energetiche"-(Sul blog International, sarà pubblicato integralmente, il C.V. del Dott. Giovanni Barchetti).

D. Dott. Barchetti, Lei in qualità dei suoi trascorsi professionali che Le hanno consentito di conoscere in maniera più approfondita i compiti e le prerogative del Consiglio Superiore della Magistratura, ci vuole spiegare, semplicemente, come funziona il “modus operandi?

R. Certamente, sono ben lieto e ringrazio il Presidente Schittulli di avermi dato questa opportunità, di partecipare in qualità di relatore, in sue veci di questo importante incontro sulla giustizia, organizzato dal Lions Club Bari Host. Ovviamente in questa sede non è possibile approfondire le varie questioni che si prospettano, ragion per cui posso brevemente accennare i titoli delle problematiche che meriterebbero di essere sviscerate.
Anzitutto mi sembra indubbio che il Consiglio Superiore della Magistratura, nel corso del tempo e progressivamente, con le varie Consiliature che si sono succedute, ha ritenuto di poter ampliare i suoi poteri, sia all’esterno, a scapito delle prerogative del Governo e, in particolare del Ministero della Giustizia, nonché, in alcuni casi, finanche a scapito del Potere legislativo, sia all’interno a scapito delle competenze organizzative dei capi uffici. Nel percorrere questa via di acquisizione di sempre più estese attribuzioni verso l’esterno ha avuto gioco facile a causa delle obbiettive debolezze dei Governi che si sono parallelamente succeduti e di linee dottrinarie che ne hanno esaltato il ruolo costituzionale attribuendogli anche un’autonomia potestà normativa.
Ancor più facile è stata la strada del depauperamento delle competenze dei capi – ufficio, tenuti ad osservare miriadi di circolari complesse e dettagliate all’estremo, che quasi mai hanno lasciato ai capi degli uffici congrui ambiti di discrezionalità, indispensabili per la migliore organizzazione degli uffici stessi alla luce della loro peculiarità e delle esigenze dei territori. Ovviamente ai capi degli uffici non hanno potuto che adeguarsi ai dictat del CSM, visto che questi era l’arbitro della loro carriera. Ebbene non bisogna dimenticare che, al di là dei proclami autoreferenziali del CSM e delle innovazioni dottrinarie intese ad esaltare il ruolo e le funzioni costituzionali, in realtà, nella visione dei padri costituzionali il CSM non era un organo costituzionale dello Stato. Ancora nel 1960 la Dottrina precisava, appunto, che il CSM “non è un’organo costituzionale dello stato”, in quanto

“Destinato allo svolgimento dell’attività di amministrazione riflettente la magistratura e, quindi, è un organo amministrativo. Esso non perde le sue caratteristiche per il fatto che è presieduto dal presidente della repubblica. La partecipazione del presidente della repubblica al massimo organo di autogoverno della magistratura è destinata a mettere in grado il capo dello satato di esercitare la sua funzione diretta a garantire l’autonomia della magistratura sancita dalla costituzione e ad assicurare, nello stesso tempo, che l’auto governo della magistratura su svolga in modo da soddisfare le esigenze unitarie dello stato di cui il presidente della repubblica è l’interprete e il garante”

Devo notare – continua Barchetti - che progressivamente, nel tempo, di consiliatura in consiliatura, il CSM,
non solo ha esercitato in maniera sempre più incisiva ed estensiva la sua presunta podestà normativa, ma ha dettato norme che hanno ampliato la discrezionalità in misura tale che potrebbe essere confusa con il mero arbitrio. Ad esempio con la scorsa Consiliatura la individuazione dei magistrati cui assegnare funzioni direttive e simidirettive è in realtà divenuta arbitraria, visto che si è abiurato il criterio obbiettivo dell’anzianità.
Certamente, questa scelta di fondo, per alcuni versi rivoluzionaria, è stata “spesa” ottimamente all’esterno poiché sono il primo a riconoscere che l’anzianità di per essa stessa non è un merito né garanzia di capacità tecnico-giuridiche e organizzative.
Tuttavia, l’opinione pubblica non sa che in realtà, allo satato, non vi sono strumenti che consentano effettivamente e concretamente al CSM di valutare dei candidati. Per oltre sei anni ho fatto parte del Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Bari, l’organo deputato a esprimere i pareri in ordine alla progressione in carriera dei magistrati, sulla base dei fascicoli personali custoditi persso la stessa Corte. Ebbene, salvo casi rarissimi, il contenuto dei fascicoli è analogo. Relazioni e pareri, ad una prima lettura, possono apparire diversi, ma in realtà le eventuali differenze sono attribuibili alla diversità delle penne degli estensori e al loro stile espositivo, più o meno barocco o stringato. Ne consegue che nei consiglieri del CSM sono costretti ad effettuare le loro scelte, al fine di individuare il magistrato giusto al posto giusto, o attraverso notizie assunte in loco informalmente, senza alcuna garanzia, o in virtù della diretta conoscenza del candidato quale esponente attivo di questa o quella corrente, ovvero a seguito di questa o quella segnalazione.
E’ chiaro quindi che l’attuale merito di scelta – ala di là di ogni proclama – è peggiore di quello tradizionale, non essendo in realtà ancorata ad alcun dato obbiettivo. Va poi aggiunto che l’autoreferenzialità tipica del CSM e l’aspirazione ad essere ritenuto organo costituzionale e non già di amministrazione si esprime nei suoi rapporti col giudice amministrativo.
Infatti, al di là dei tentativi – per fortuna allo stato non riusciti – di far sottrarre i propri provvedimenti all’esame del giudice amministrativo – riscontro che il CSM ben difficilmente si adegua alle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, aggrappandosi ai più spericolati bizantinismi ovvero, allorquando la decisione lo mette alle strette senza possibilità di svincolare, ritardando di fatto sine die il provvedimento amministrativo di ottemperanza alla decisione giurisdizionale esecutiva o alla stessa sentenza passata in giudicato, in attesa-forse-che il magistrato vittorioso raggiunga l’età del pensionamento e, pertanto, non abbia più interesse alla esecuzione della decisione stessa. In definitiva, quindi, il magistrato pregiudicato dai provvedimenti del CSM, finisce per trovarsi senza effettiva tutela.
Da quanto detto è evidente che il CSM deve essere riformato, nel senso di esplicitarne con norme di legge la natura di organo di amministrazione, di limitare l’autoattribuitasi potestà normativa, di restituire al Ministero della Giustizia piena voce in ordine alla individuazione dei magistrati che devono ricoprire incarichi direttivi, di restituire a questi ultimi le originarie competenze e responsabilità in ordine dell’organizzazione dei propri uffici. In definitiva trattasi di ritornare al passato, alla normativa già vigente, cui si erano attenute le prime consiliature, normativa cui successivamente si è attribuito un significato diverso da quello originario e suo proprio.
Comunque, il titolo del libro che viene oggi presentato: “CSM – Ieri,Oggi, Domani”, mi ha riportato alla mente una leggenda metropolitana che da tempo circolava tra i magistrati. All’atto della istituzione del CSM e della costituzione della prima Conciliatura un aruspice rimasto ignoto formulò il vaticinio che ogni Conciliatura sarebbe stata peggiore della precedente, ma migliore della successiva. Orbene, auspico, spero, che questo vaticinio non si avveri.
Vi ringrazio.

martedì 17 maggio 2011

150^ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA,MANIFESTAZIONE AVIOLANCISTICA. IN BARI

di Pietro Vitale, Pubblicista e scrittore
Carissimi,
siete tutti invitati ad assistere alla MANIFESTAZIONE LANCISTICA che avrà luogo a Bari. Per CELEBRARE i 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA - MANIFESTAZIONE AVIOLANCISTICA CHE SI TERRÀ IL 22 MAGGIO 2011 IN BARI AL PARCO DI LARGO 2 GIUGNO, CON INIZIO ALLE ORE 10,00. Organizzata dal paracadutista Franco Guzzo.

Oltre al succo dell'evento in sé, sarà un'ottima occasione per incontrarci tra paracadutisti in un contesto diverso dal solito cioè dall'Associazione. Farete cosa gradita se inoltrerete il messaggio a tutti i vostri amici e famigliari. Nel solco delle tradizioni e dei valori di cui è da sempre fiera portatrice, per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con lo spirito che le è proprio, la Sezione Provinciale di Bari dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Bari e del Comune di Bari, ha organizzato una manifestazione di lanci che, oltre al lancio di paracadutisti, coinvolgerà strutture ed organizzazioni sia militari che civili. In apertura dell’evento, il Tricolore d’Italia, scenderà dal cielo un esperto paracadutista. Esso sarà poi issato accanto al Monumento dedicato ai paracadutisti caduti nell’adempimento del loro dovere, sia in guerra che in missioni di pace, monumento eretto nel 1997 all’interno dello stesso Parco stesso.
A scopo divulgativo, in tale occasione sarà distribuito un opuscolo recante il testo integrale dell’Inno di Mameli, con una sua breve storia e l’esplicazione del testo stesso.

Mentre proseguono i festeggiamenti al Parco 2 giugno di Bari anche per i 150 anni dell'Unità d'Italia, mi piace opportuno ricordare e rivolgere ai giovani l'attenzione di uno spezzone di storia del Risorgimento Italiano. I luoghi che ho avuto modo di visitare in occasione di una mia visita a Roma. In particolare desidero parlarvi dell'arredo urbano celebrativo, ubicato sull'ottavo colle Capitolino. Il Gianicolo, dedicato a Garibaldi e a sua moglie Anita che, con i loro monumenti equestri, troneggiano tra le erme di tante famose "camice rosse". Oggi questi busti, realizzati pure da scultori famosi, se ne contano ben ottantaquattro e tra essi, per esaltare il concetto di un Risorgimento transnazionale, figurano anche l'inglese John Peard, il filandese Herman Zijkanen, il bulgaro Petko Voivoda e l'ungherese Istvan Turr, che fu aiutante di campo di Garibaldi e poi Governatore di Napoli.

Questi eroi di pietra, parlano a chi li sa osservare e ciascuno racconta una storia esaltante. L'idea di realizzare sulla sommità del Gianicolo un luogo della memoria da dedicare a Garibaldi ed ai suoi che "regalarono" all'Italia quasi mezzo Stivale, risale al 1884 quando l'amministrazione comunale della Capitale decise di collocare, sulla passaggiata gianicolense, le sculture di molti garibaldini che si erano distinti nella sfortunata difesa di Roma. La scelta del Gianicolo non fu casuale perchè la località, nel 1849, fu teatro dell'eroica resistenza della Repubblica romana contro i francesi del Generale Charles Victor Oudinot, che alla fine ne uscì vincitore nonstante le barricate ed il concorso di Garibaldi. Mentre le erme dei garibaldini sono sculture su pilastro con la testa a parte del busto dei vari personaggi che raffigurano: il munumento equestre dell'Eroe dei due mondi, una statua di bronzo posta su un grande piedistallo di marmo, ai cui lati sono scolpite allegorie dell'Europa, dell'America e bassorilievi di bronzo che ricordano lo sbarco a Marsala, la resistenza di Boiada e la difesa di Roma. Sui gradini del basamento c'è una corona di bronzea con squadra e compasso, per rammentare che Garibaldi fu il primo Maestro della Massoneria italiana, carica ottenuta a Firenze nel 1864. Durante il fascismo la corona fu sostituita con i simboli del regime, ma nel 1943 ne fu ricollocata una copia. Il momumento lo realizzò Emilio Gallori e fu inaugurato il 20 settembre 1895. Si racconta che l'artista aveva ideato un Garibaldi rivolto verso il Vaticano, ma poi per l'intervento della Santa Sede, per ovvi motivi, il suo sguardo fu voltato al Vittoriano. Il complesso monumentale dedicato a Garibaldi può definirsi "patetico verista" ed è caratterizzato da un eclettismo neorinascimentale rindondante di simboli.

Per quanto riguarda gli aspetti iconografici, abbiamo un Garibaldi "pacioso", cioè non il Condottiero dei mille ma piuttosto quello che gridava "Guerra alla guerra". Manca pertanto ogni aspetto bellicoso e di conseguenza la "grandezza" dell'Eroe è affidata unicamente all'impotenza dell'opera scultoria. Anche il cavallo è "fermo" e pur essendo proporzionato è privo di sottigliezze anatomiche. Di altro aspetto è invece il monumento equestre dedicato ad Anna Maria Riberio da Silva, detta Anita, moglie di Garibaldi. Si tratta di una scultura molto vivace ed è pù unica che rara, anche perchè ci porta indietro nel tempo, al periodo greco classico, quando tali composizioni artistiche avevano pure scopi funerari. Infatti, nel basamento della statua sono inumate le ceneri, provenienti da Nizza, di Anita, morta nel 1849, a soli ventotto anni e dopo sette di matrimonio con l'Eroe. I fondi per questo monumento furono raccolti con una pubblica sottoscrizione, alla quale contribuirono generosamente anche gli italiani delle Americhe e delle colonie. L'opera fu realizzata dalla scuotore Mario Rutelli, su disegno del Fontana. Anita è su un veloce cavallo, mentre tiene in braccio il figlio primogenito Menotti e nella mano destra impugna una pistola. La vicenda alla quale si riferisce l'artista, risale al 1840 ed accade a Mustarda presso S. Simon in Brasile. Anita, non ancora sposata con Garibaldi, ma già sua compagna dal 1839, diede alla luce Menotti. Mentre Garibaldi si allontanò per procurare alcune cose necessarie al neonato, le truppe del Colonnello Moringue rioccuparono San Simon seminando il terrore.

Anita mentre dormiva, si alzò di scatto, prese un cavallo e con il favore delle tenebre fuggì per salvare il primogenito e ritrovare il compagno. Il monumento, inaugurato il 4 giugno 1932, è di dimensioni contenute e presenta alcuni aspetti che risalgono alle sculture greche. Infatti, Anita è ritratta in atteggiamento minaccioso. Il cavallo, molto nervoso, è sollevato sulle gambe posteriori e sembra quasi di voler spiccare il volo come l'araba fenice. Questa scultura del Rutelli, a prescindere dei valori storici, potrebbe essere dedicata a tutte quelle mamme che quotidianamente sono costrette a correre in affanno lungo le strade, per "portare" i loro figli lontani dai pericoli della nostra società.