Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

mercoledì 16 aprile 2008

LA LEGGENDA DI SCANDERBEG

Narra una leggenda che Scanderbeg sul punto di morte ordinasse al figlio di sottrarsi dalla vendetta turca fuggendo in Italia; gli disse inoltre che appena fosse sbarcato sulla spiaggia avrebbe trovato un albero presso cui legare il suo cavallo e la sua spada e per sempre quando avesse soffiato il vento i turchi avrebbero sentito la spada di Skanderbeg volteggiare nuovamente nell'aria e il suo cavallo nitrire e, per paura, non lo avrebbero seguito.

CIRCOLI DI GIOVANI FIGLI DI MASSONI

La Massoneria è viva e operante, è una realtà storica, di cui comunque perfino in Italia - bisogna prenderne atto". (RIMA, 1969, 252).Così affermava, a Savona, il 15 giugno 1969, il Prof. Giordano Gamberini allora Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia (Palazzo Giustiniani) dal 15 luglio 1961.Ne avevamo preso atto da vario tempo e questo ci è stato autorevolmente confermato dalla presenza in Italia di 335 Logge Giustinianee (attualmente aumentate di almeno 22 Logge Massoniche) registrate dal volume "List of Lodges Masonic 1973" pubblicato a Bloomington, Illinois (U.S.A.) nel quale, peraltro, non sono notate le molte Officine Superiori Giustinianee, né i 15 "Circoli di Giovani Figli di Massoni" e i 5 "Capitoli della Stella d'Oriente", sempre dipendenti da Palazzo Giustiniani, né sono registrate, perché ritenute "irregolari", le altre Logge o Officine Superiori degli altri 4 Gruppi Massonici Italiani.Cominciamo col pubblicare questa breve monografia sul "Naturalismo massonico", cioè dall'elemento che qualifica questa Istituzione, prima che dall'elemento quantitativo che sarà dato dalla topografia massonica italiana, dal 1859 ad oggi.In questo lavoro ci riferiamo principalmente al Gruppo di Palazzo Giustiniani e poi a quelli cosiddetti "provenienti da Piazza del Gesù".Abbiamo aggiunto, molto parcamente, qualche richiamo alla dottrina cattolica, per non aumentare l'attuale confusione d'idee e per evitare ogni trasbordo ideologico inavvertito nei non pochi smaniosi di "dialogo" a qualunque costo, che trascurano così l'avvertimento pratico di Gesù Cristo: "I figli di questo secolo sono più accorti dei figli della luce, coi loro simili". (Lc. 16, 8).La lettura di questa monografia non sarà certamente molto... amena, perché ci siamo sforzati di essere spassionatamente obiettivi, facendo parlare non il Barruel e, tanto meno, il Taxil, né solamente i documenti massonici ottocenteschi, ma soprattutto le fonti massoniche recenti, senza nessuna polemica, o apologetica, delle quali non c'è assolutamente bisogno di fronte all'evidenza dei testi e dei fatti citati.Ai nostri lettori il giudizio e le osservazioni che ci riusciranno sempre gradite ed utili.

REAL CASA NORMANNA D'ALTAVILLA-DI SICILIA E NAPOLI

Storia.
I Normanni, antico popolo dell'Europa settentrionale guidato nelle sue terre, secondo la mitologia nordica, dal dio Odino fu stirpe fortissima di navigatori e di guerrieri, divisi in più ceppi che si chiamarono Dani, Sassoni, Angli, Svevi. Intorno al X secolo essi si stabilirono in Sicilia. L'alta aristocrazia normanna era costituita dalle famiglie che si vantavano discese dal dio Odino e da esse erano tratti i Re supremi (over kongar) e qualcuno dei Re tributari (unter kongar); i cadetti rimasti senza dominio si dedicavano alla pirateria con il titolo di Re del Mare (soe kongar) o all'amministrazione ed alla reggenza delle regioni marittime sulle coste predate (vikings). Per quanto riguarda i Re normanni di Danimarca, essi si vantavano di essere discesi da Skiold, figlio di Odino, ed erano contemporaneamente pontefici, giudici e generali. Nel VI secolo dopo Cristo vari capi locali, resisi indipendenti, devastarono il paese, finché il Re Widfarne li sconfisse nel 590, estendendo le sue conquiste fino alla Svezia. In seguito, questo regno declinò ed il Re Lodbrok Raghenar (794), nato in Norvegia ed imparentato con la stirpe regnante in Danimarca, dopo essersi distinto come comandante di una flotta che riportò moltissime vittorie, dopo aver assediato Parigi e combattuto in Northumbria, fu sconfitto e fatto prigioniero dal Re Aella di Northumbria e condannato a morte. I suoi figli Bjorn, Hvitserk, Sigurd e Ivar, tutti famosi guerrieri, guidarono i Normanni nell'East Anglia, nella Northumbria e nella Mercia, assediarono York, occuparono l'Inghilterra del Nord, sconfissero i Re locali della Mercia e del Wessex. II nipote di Re Raghenar, Gorm il Vecchio, riunì i vari stati danesi, sopra i quali regnò per primo suo figlio Araldo Dente Turchino (930-938).
Nella Svezia, Yugue, nipote di Odino, fondò il Tempio nazionale di Upsal, dove i suoi discendenti regnarono fino a Yugiald, che fu sconfitto dal danese Widfarne; un suo successore, Aroldo dalle Belle Chiome (Haarfager), ridusse tutti i principati della Norvegia in un solo regno (863) che trasmise ai suoi discendenti. Fra questi, Rogvaldo, Principe e Signore della Norvegia settentrionale, il cui figlio Rollone, primo Duca di Normandia e Signore della Neustria e di Bretagna per investitura di Carlo il Semplice, fu il capostipite della dinastia normanna detta d'Altavilla, per il possesso della città d'Hauteville, in Normandia. Da Rollone discese, in linea diretta, Tancredi, progenitore dei Re di Sicilia. Così come nelle guerre civili anglossassoni s'erano inseriti, dal sec. VIII, i Normanni scandinavi sospinti dalla povertà e dalle lotte della loro terra, così schiere di Normanni dalla Normandia, sovrappopolata e discorde, scesero nell'Italia meridionale, attratti dalle guerre e dalle rivolte (notissima quella antibizantina di Melo di Bari). Spesso questi Normanni erano cadetti che, a causa dell'istituto del maggiorascato, in uso nel sistema feudale franco, non possedevano terre ereditarie, ma speravano di conquistarle inserendosi nel complicato gioco delle rivalità. Al soldo del Principe di Capua fu Rainoldo Drengot che nel 1030, per primo, ottenne la terra di Aversa. Ma poco dopo i fratelli Altavilla (Hauteville), venuti anch'essi a cercare fortuna, si distinsero: Guglielmo Braccio di Ferro divenne Conte di Melfi, mentre Roberto il Guiscardo, vittorioso sui Bizantini, fu riconosciuto dal Papa come Duca di Puglia, di Calabria e della Sicilia. Tutta l'Italia meridionale divenne Signoria dei Normanni che, animati da più vaste ambizioni, portarono le armi anche in Balcania, a Malta e a Gozo. Nel 1139 Ruggero II, incoronato nove anni prima Re di Sicilia, unificò, in un vigoroso regno, tut¬te le conquiste normanne nell'Italia meridionale. Il carattere di quella monarchia fu, naturalmente, feudale, ma l'autorità del Sovrano si dimostrò capace di impedire ogni forza frazionatrice e di amalgamare, invece, i diversi gruppi etnici. Strappando la Sicilia al mondo arabo e riportandola nell'alveo della cultura latina, egli aveva, infatti, realizzato una creazione politica unitaria che sarebbe sopravvissuta, nei secoli, a tutte le vicende successive. Tornando ad esaminare più analiticamente l'albero genealogico della Casa Normanna d'Altavilla, ormai pronta a trasferirsi in Italia, troviamo, come detto, Tancredi, il quale ebbe due mogli, dalla prima delle quali, Mauriella, nacquero Guglielmo Bracciodiferro, Drogone, Umfredo, Goffredo e Serlone. Dalla seconda, Fresenda, ebbe molti altri figli, tra i quali Roberto il Guiscardo Duca di Puglia e di Calabria, da cui nacque Ruggero Duca di Puglia, Guglielmo, Signore del Cilento e Ruggero, che conquistò la Sicilia assumendone, nel 1061, la Contea. Questi generò Ruggero II, Conte di Sicilia nel 1130, padre a sua volta di Ruggero, Duca di Puglia, di Guglielmo I il Cattivo (da cui nacque Guglielmo il Buono, morto nel 1189) e di Costanza, moglie nel 1186 di Arrigo VI di Hohenstaufen, Imperatore di Germania, figlio di Federico Barbarossa, per il quale matrimonio la corona di Sicilia passò alla Casa Sveva.
Lo stemma dei Normanni regnanti in Sicilia era «d'oro, alla banda scaccata di due file di rosso e d'argento», inquartato con quello del Ducato di Normandia, che era «di rosso, ai due leoni passanti d'oro, l'uno sull'altro». Da Guglielmo, Signore del Cilento, detto anche Guglielmo «de Principato» (il Principato, o Principato esteriore, corrispondeva, grosso modo, all'attuale provincia di Salerno, posta al di qua del fiume Alento — cis Alentum — da cui Cilento, regione montuosa tra i golfi di Salerno e Policastro, i cui monti costituiscono il sub-Appennino lucano), discese Giovanni d'Altavilla, soprannominato «II Rosso» d'Altavilla, Signore del Cilento, padre a sua volta di Giovanni Antonio «de Cilento», Legato quale Viceré di Federico II di Svevia.
I di lui discendenti assunsero come cognome la denominazione del feudo, così come, ad esempio, avvenne per i Conti di Moriana, che assunsero il cognome Savoia per il possesso di questa località; per i Corradi, poi detti Gonzaga dal possesso di questo paese; per i discendenti di Bonifacio, Conte di Lucca, li quali, nel 981, l'Imperatore Ottone concesse la Signoria del Comune di Este, che dette poi il nome al loro casato. E ciò vale anche per moltissimi altri casi, che è qui inutile enumerare.Da Giovanni d'Altavilla, detto «II Rosso de Cilento» all'attuale Capo di Nome e di Arme del Casato, la serie genealogica discende ininterrottamente, recando, da tempo immemorabile o stemma: «partito: d'azzurro al monte di 3 cime d'argento sormontato da un Leone rampante d'oro; nel II d'azzurro, alla banda scaccata di rosso e d'argento» (quest'ultima in ricordo, appunto, della discendenza dagli Altavilla, aventi eguale arma). Illustri personaggi dei Cilento furono Andreotto, familiare di Re Ferdinando d'Aragona nel 1497; Giovanni, creato Conte Palatino nel 1566 dal Pontefice Pio V; Alessio, rinomato fisico; Saverio, famoso giureconsulto del XVIII secolo; Pietro, Camerlengo di Fonano nel 1671 e numerosissimi altri, fino a Salvatore, padre di Mario, padre a sua volta del Principe Cesare, che : con sentenza del Tribunale Civile di Napoli, IV Sezione, del 30 novembre 1949 e I Sezione del 30 luglio 1956, ha ottenuto di ornare in possesso dell'antico cognome d'Altavilla seu d'Hauteville e della relativa specificazione «di Sicilia-Napoli», abbandonando il cognome Cilento.
La di lui discendenza da Giovanni d'Altavilla, Signore del Cilento, fu accertata, sulla scorta della vastissima documentazione tratta dall'archivio familiare e da archivi pubblici, notarili ed arcivescovili, con una prima sentenza in data 10 ottobre 948, n. 23828/48 R.G. 5143 bis della VII Sezione della Pretura li Roma. Questa sentenza fu confermata anche nei successivi ; giudicati irrevocabili della Magistratura italiana fino al più alto grado della Suprema Corte di Cassazione (Sezione III penale, sentenza n. 2008 del 23 aprile 1959). Tutti i pronunciamenti giurisdizionali hanno accertato il diritto di S.A.R. il Principe Cesare, padre di S.A.R. il Principe Ruggero, a fregiarsi, quale diretto discendente della Dinastia Normanna già regnante in Sicilia ed a Napoli, di tutti i titoli e le qualità spettanti agli eredi di Casati già Sovrani. Nella specie, quelli di Principe Reale d'Altavilla seu d'Hauteville di Sicilia-Napoli, Pretendente e Curatore dei Troni di Sicilia e di Napoli, Principe di Taranto, Principe di Benevento, Principe e Duca di Bari, Principe di Antiochia, Duca di Capua, Duca di Perugia, Duca di Puglia, Conte di Lecce, Conte Palatino, con trattamento di Altezza Reale.

domenica 13 aprile 2008

FINALMENTESICOSTRUISCE

Il Past Governatore Avv. Pinuccio VINELLI presiede ai lavori di ricostruzione dei paesi terremotati molisani. Ecco le foto! Un grazie fraterno di tutti i Lions del Distretto 108/ Ab Apulia

Saluti da Casalnuovo Monterotaro,
anche a nome della Lions FG Host Arch. Pina Iacobbe, del Sindaco Dr.Pasquale De Vita e del Comandante dei Vigili Luigi Sannicandro.
Pinuccio Vinelli.

SCRITTI MASSONICI

Edizioni: Giuseppe Laterza Anno: 2006Pp: 109€ 10,00

Gli scritti che compongono la seguente opera sono nati in vari momenti dell’iter dell’autore, a partire dal 2000 ad oggi. “Nello stesso periodo hanno visto la luce opere come La sinagoga di Satana, fondamentale storia dell’antimassoneria, La via segreta, collage di scritti esoterici, Memorie di Atlantide ed altri racconti esoterici, in cui fantasiosamente viene descritta la via iniziatica ed i suoi rischi, quindi la serie di Toscana dei misteri e Firenze dei misteri. I suoi lettori richiedevano però precisi pronunciamenti sulle fondamenta della massoneria e dunque nascevano parallelamente ai libri anche questi saggi brevi […]. Apre la trattazione il tempo e la sua scansione con particolare attenzione verso i solstizi. I concetti di ciclicità e d’illuminazione introducono quindi ad uno studio specifico della Tradizione. Sembra che, passato attraverso il filtro di una società barbarica che ne ha modificato i connotati, tutto il più profondo significato della Tradizione sia stato violentato e, camuffato da altri fenomeni per poter sopravvivere, oggi sia giunto a noi come un complesso messaggio da decrittare. Le forme che lo soffocano devono essere rimosse per comprendere l’intimo valore celato. Poiché la massoneria basa i suoi fondamenti sulla Tradizione, fare in modo che questa riemerga è il lavoro più utile al fine di ben comprendere quale sia lo scopo della sua stessa esistenza. Questo è l’obiettivo di tutta la produzione latomistica di Luigi Pruneti. Attacca le tematiche specifiche variamente e quindi ne offre al lettore un’angolazione sempre diversa, mostrando così la polivalenza e l’attualità del fenomeno culturale massonico. Con saggezza e sistematicamente ripresenta più volte il problema della vera conoscenza, che può essere confusa con l’erudizione, e paziente, stimola il maestro interiore a farsi strada tra le brume della cultura d’accatto”. Dall’Introduzione di A. Giacomini
Giovanni Ghinazzi



Vita e pensiero di un Gran Maestro, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2006, pp. 298. Per ricordare Giovanni Ghinazzi Luigi Pruneti ha scritto questo prezioso e interessantissimo libro "Giovanni Ghinazzi, vita ed opere di un Gran Maestro". L'autore da anni uno dei più apprezzati studiosi di Massoneria ed merito suo se oggi esiste una storia della Gran Loggia d'Italia. Da oltre quindici anni le sue opere illuminano il nostro percorso e alcuni suoi libri come la "Tradizione Massonica Scozzese", "La Sinagoga di Satana" o "La Via segreta" sono diventate pietre miliari, punti di riferimento nel panorama degli studi specialistici. Questo ultimo volume a mio avviso per li supera tutti. Si tratta di un tomo costruito, oltre che su un'ampia bibliografia, su un numero incredibile di fonti, molte delle quali inedite, tratte per la prima volta dagli archivi regionali o da quello centrale di Roma della Gran Loggia d'Italia. Una tale ponderosa mole di notizie stata da Pruneti attentamente studiata, filtrata, verificata, confrontata con quanto gi scritto. Ne uscito un libro unico nel suo genere, agile, accattivante, godibile al pari di un romanzo e al tempo stesso ricchissimo di dati e di notizie come richiede un testo scientifico. La figura e il pensiero di Ghinazzi sono resi con estrema efficacia anche grazie, all'uso continuo di passaggi tratti dai suoi numerosi scritti. Inoltre il volume corredato da rare immagini e da un'appendice che da sola varrebbe una pubblicazione. L'autore, difatti, in virt di una ricerca certosina, ha impreziosito il suo lavoro con una cronologia degli eventi della Gran Loggia d'Italia durante il periodo di Giovanni Ghinazzi e con tante altre notizie che illuminano il passato recente della Comunione. Per concludere Giovanni Ghinazzi, vita ed opere di un Gran Maestro forse il miglior omaggio possibile reso alla memoria di una fulgida figura della Massoneria italiana, ad un Libero Muratore che, fra mille difficolt, seppe ricostruire e portare ad elevatissimi livelli la nostra gloriosa Comunione (dall'Introduzione di Luigi Danesin, Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia, Obbedienza di Piazza del Ges, Palazzo Vitelleschi).
Firenze dei misteri
Storie, leggende, curiosità e segreti all'Ombra del Cupolone, Le Lettere, Firenze 2006, pp. 285. Dopo il successo incontrato dalla Toscana dei misteri, Luigi Pruneti rivisita Firenze, per cercare di carpirne gli aspetti pi segreti. Come un leopardiano "passeggere" percorre strade, attraversa piazzette, varca ponti, interroga pietre e monumenti ed ecco che la citt mostra il suo secondo volto, quello segreto, tenuto celato ai pi. E' un viso di straordinaria bellezza, plasmato dallo scorrere incessante del tempo, modellato da eventi dimenticati, levigato da migliaia di vicende sepolte dai secoli. Chi lo scruta ne rimane stregato, entra in sintonia col passato, il sipario si alza e vede ombre, immagini indefinite, ascolta voci emerse dalla dimensione del sogno, conosce storie di sangue, bizzarre fantasie, miti collettivi, paure ancestrali, speranze incoffesate. Figure di santi, di poeti, di criminali, di martiri si mischiano a spettri, a diavoli, a streghe e alle altre creature dell'immaginario collettivo, per raccontare mille storie che sono lo spaccato di una civilt millenaria, segnata da un profondo senso di appartenenza e dalla coscienza della propria unicit (Dalla prefazione di A. Giacomini)..