Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
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sabato 8 marzo 2008
"FACCIAMO L'UOMO A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA"
Dolore, dolore, sofferenza. Odio e violenza. Non c'è scampo! Sembra tutto implodere nella morte, in un grigio sciatto. Tutto non ha più senso. perché a volte diciamo così? La vita non ci sorride più? Sarà poi vero? O forse sbagliamo qualcosa? Abbiamo smarrito la chiave della vita e ci siamo chiusi dal di dentro in una stanza buia? Non siamo forse noi che non sorridiamo più alla vita? Ma come si fa a sorridere alla vita? È uno sforzo sovraumano! Non c'è più nulla che faccia sorridere! Non c'è più speranza! Questa è la Croce. La Sua Croce, le nostre croci. Tutti ne abbiamo, per tutti è un'esperienza difficile. Schiaccia e dissangua. Schiaccia e dissangua come ogni sofferenza, dalla più piccola alla più grande, vissuta al di fuori del Mistero Pasquale di Gesù. Gesù nel suo Mistero Pasquale ci ha dato la chiave per aprire la stanza buia in cui c'eravamo cacciati! Il Mistero Pasquale è il mistero di ogni uomo e di ogni donna fino alla fine del mondo. la storia è tutta li. O ci credi e risorgi o rifiuti e soccombi. O percorri la via dell'amore e vivi e vinci e sei nella gioia di chi è realizzato o la vita ti trascina e ti costringe a strapparle rimasugli di gioia pure questi privi di senso.Gesù non era un idealista utopico di quelli che appestano il mondo ma una persona concreta, con un grande senso pratico: è venuto nel mondo per salvarci ma come poteva estirpare il male dal mondo? Il male è troppo radicato nell'uomo, nell'umanità per essere estirpato con la forza, foss'anche quella di un Dio. Comunque sarebbe stata un'azione violenta, avrebbe violentato il cuore dell'uomo, incline ed intriso di male! Ma Dio non è violento è misericordioso! E così ci ha dato la Sua potenza, quella che ci ha mostrato Lui stesso nella Sua Pasqua, quella che ha percorso Lui per primo: la via dell'Amore. E' una via strana, passa senza paura attraverso la morte ed il fallimento e li sconfigge. Ha una potenza sovraumana, trasforma l'odio in amore, la sofferenza in pace, l'ingiustizia in giustizia. Non è una bacchetta magica, neanche una bomba, è un piccolo seme che si getta nel solco dell'umanità, di tutta l'umanità, ogniqualvolta si decida di percorrere la via dell'amore. Ogni qualvolta si accetta la Volontà del Padre. Ogni qualvolta crediamo in questa potenza. E' un seme buono che germina e diventa un albero grande, molto più grande, infinitamente più grande del seme che si è gettato. Un seme piccolo, insignificante: una piccola rinuncia per amore, un sì che costa, il non adirarsi per un nonnulla, il rispettarsi, il dire la verità, il bene dell'altro, degli altri prima del mio, il cedere il posto, il compiere il dovere e rispettare le regole con amore, il rinunciare all'astio, alla vendetta, il non rispondere all'ingiustizia con l'odio, alla menzogna con altra menzogna, all'odio con altro odio, alla violenza con altra violenza. Un seme piccolo, insignificante: il credere che l'amore vince, che la sofferenza e la morte non hanno l'ultima parola, non ce l'hanno più, nel credere che è più bello essere autentici e trovare la pace e Dio nel cuore che sfoggiare apparenza, il credere ad una giustizia superiore e più efficace all'occhio per occhio dente per dente. Un piccolo seme che sa di non cadere invano, che sa, pur piccolo ed insignificante, di essere ascoltato in alto, di essere prezioso, di essere in buone mani, nonostante la tempesta, l'odio, la violenza, il dolore, la sofferenza, il buio della vita, le sue lacrime. Sa bene che il male è inconsistente, è già vinto, tutto è pagato, siamo liberi! Non c'è più da temere. Chi ha fatto tutto questo ha scelto liberamente la Croce, non come noi che nelle croci ci incappiamo volenti o nolenti, Gesù ha scelto la Croce per dirci che se anche noi "scegliamo", accogliamo con Lui le croci, le sofferenze della vita, percorriamo con Lui la Via dell'Amore, come Lui siamo già vincitori, sulla sofferenza e sulla morte. E' solo questione di tempo, dobbiamo solo perseverare, resistere un po'! che cos'è un tempo in confronto all'eternità? E questa eternità la possiamo già vivere, sperimentare, a partire da qui, percorrendo la via dell'amore e diventando nuove creature, piccolo seme ogni giorno che germina portando luce e gioia a noi e all'umanità. E. se ogni dolore, ogni sofferenza umana vissuta con Gesù, con amore, si trasforma in questo prezioso seme che fa fiorire, noi, l'umanità. ecco il prodigio! ecco la vittoria sul male! ecco che anche la sofferenza ha un senso! e diventa persino preziosa. Questa è la Sua resurrezione, queste sono le nostre resurrezioni. Non resta che crederci e sperimentare!1) La "SINTESI" di Mary2) MESSAGIO DI SUA SANTITA' BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2008 Quanta gioia nel dare! Nel dare per amore. Le Scritture e le vite dei santi ne parlano e ci affascinano! Nel dare ciò che è superfluo, nel dare ciò che è essenziale; dare noi stessi per amore, solo per amore. Sembra strano ma è uno dei piaceri più grandi e gratificanti della vita, in grado, come per miracolo, di far ricircolare linfa di vita nuova, in arterie di noi, ormai atrofizzate da anni da antichi errori o da mai rimarginate ferite. Il piacere del donare gratuitamente fa parte dei gusti veri e forti della vita, da riscoprire assolutamente, nonostante la riluttanza che si prova all'idea del distacco da qualcosa di noi. Riluttanza dovuta a un sempre forte egoismo che vi è in tutti noi, alimentato senza ritegno da una società dei consumi. Egoismo che va ridimensionato, pena la nostra stessa felicità, la pienezza delle relazioni. La Quaresima è una bella occasione per fare allenamento, un tempo di grazia anche per questo. Un modo per allenare questo gusto del dare per amore è l'elemosina, ma il gusto del dare per amore soprattutto un dono di Dio, vittoria sul nostro egoismo, che si ottiene se con l'elemosina si unisce una richiesta fatta con fede al Signore nella preghiera"Cristo si è fatto povero per voi" (2 Cor 8,9)Ogni anno, la Quaresima ci offre una provvidenziale occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli. Nel tempo quaresimale la Chiesa si preoccupa di proporre alcuni specifici impegni che accompagnino concretamente i fedeli in questo processo di rinnovamento interiore: essi sono la preghiera, il digiuno e l'elemosina.L'elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall'attaccamento ai beni terreni. L'elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo: noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo.Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di san Giovanni: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3,17). Soccorrerle è un dovere di giustizia prima ancora che un atto di carità.Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell'elemosina cristiana: deve essere nascosta. "Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra", dice Gesù, "perché la tua elemosina resti segreta" (Mt 6,3-4). Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloria di Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di interesse personale o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell'ottica evangelica. Nella moderna società dell'immagine occorre vigilare attentamente, poiché questa tentazione è ricorrente. L'elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un'espressione concreta della carità, virtù teologale che esige l'interiore conversione all'amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso per noi. Come non ringraziare Dio per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà?Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall'amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia. L'elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.L'elemosina educa alla generosità dell'amore. San Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: "Non contate mai le monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l'elemosina la mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa medesima" (Detti e pensieri, Edilibri, n. 201). Al riguardo, è quanto mai significativo l'episodio evangelico della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio "tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,44). La sua piccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa.Questo episodio commovente si trova inserito nella descrizione dei giorni che precedono immediatamente la passione e morte di Gesù, il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9); ha dato tutto se stesso per noi. Alla sua scuola possiamo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo riusciamo a renderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì noi stessi. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell'esistenza, ma l'amore. Ciò che dà valore all'elemosina è dunque l'amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e le condizioni di ciascuno.Cari fratelli e sorelle, la Quaresima ci invita ad "allenarci" spiritualmente, anche mediante la pratica dell'elemosina, per crescere nella carità e riconoscere nei poveri Cristo stesso. Con l'elemosina regaliamo qualcosa di materiale, segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri con l'annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c'è la vita vera. Maria, Madre e Serva fedele del Signore, aiuti i credenti a condurre il "combattimento spirituale" della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell'elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito.3) Parola di vita di Marzo 2008 a cura di Chiara Lubich"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34).Fare la volontà di Dio è cibo? Come può essere? Ma cos'è il cibo? Il cibo, preso in compagnia non è forse un qualcosa che dà gioia, pace, felicità, piacere, sazietà, riposo? Ecco che chi sperimenta nella propria vita il "fare la volontà di Dio", sperimenta proprio queste sensazioni! Perché? Perché fare la volontà di Dio, come il cibo buono, è come assimilare, trasformare nella propria essenza più vera la vita. E che prodigio è questo?! Prodigio di un Dio che ha fatto bene tutte le cose e che ci ha creati per la felicità piena, ognuno come fosse unico! Tassello di un mosaico, che è la strabiliante opera della creazione, in cui ognuno è parte essenziale e importante; ognuno è parte di una bellezza più grande, che a volte non si comprende. Per questo non è scontato fare la volontà di Dio, ci va la nostra volontà, il nostro impegno, un po' di allenamento. Merita un po' di tempo? Facciamo tante cose per il gusto pieno della vita che a volte non fanno altro che appesantirci, perché non provare una cosa nuova e registrare nel cuore le sensazioni che si provano? Basta volerlo!Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l'esistenza e l'esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l'opera che il Padre gli ha affidato.Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, "assimilandola", "mangiandola", identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.E qual è la volontà del Padre, l'opera sua, che Gesù deve portare a compimento?E' dare all'uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo - non è esagerato dirlo - di beatitudine.4) Meditazione: "Riscoprire il primo amore" a cura dei CarmelitaniSolennità delle Palme di domenica 16 marzo 2008Ma che cosa dicono a noi gli avvenimenti di un profeta torturato e ucciso barbaramente 2000 anni fa? Apparentemente niente, eppure, questi avvenimenti, nella loro assurdità hanno varcato la storia e sono giunti intatti e vivi fino ad oggi. Perché? Perché proprio questo avvenimento? Di crudeltà la storia dell'umanità è piena e presto si dimentica, troppo presto. Ma questo avvenimento no! Non sarà perché dietro c'è qualcosa di più che tocca ogni vita umana? Che è una via? Una via nuova? Una via nuova per rinascere nuove creature in una storia, quella umana, nata vecchia e ripetitiva, intrisa di violenze, omicidi ed inganni fino dalla sua origine. Si, è la via nuova dell'amore! Via che porta alla vita eterna ed alla resurrezione, ad essere qui ora nuove creature. Creature che vivono in pienezza, nella gioia nella potenza di Dio, qui ed ora! Creature che vincono il mondo. non si fanno vincere dalle solite cose vecchie e brutte del mondo, ma le vincono creandone di nuove. Dal di dentro. Senza violenza, ma con forza. La forza debole di un Dio, che ha scelto la via dell'amore ad ogni costo. Ed il costo per Lui è stato elevatissimo. E' per noi, che Lui ha aperto la via. Non resta che percorrerla, è la via dell'amore aperta per noi. Con Lui sarà facile, e scoprirai una nuova vita, la gioia vera, la vittoria vera, la potenza di Dio, la potenza dell'amore. la vita eterna!Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.La Settimana Santa, settimana diversa dalle altre: siamo di fronte al mistero più profondo della nostra fede, di fronte alla suprema rivelazione dell'amore di Dio che si è manifestato in Gesù (Rom 8,38-39).Nell'Antico Testamento, in epoche di crisi, il popolo ritornava a meditare ed a rileggere l'Esodo. Nel Nuovo Testamento ritorniamo all'esodo rappresentato dalla passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Per le Comunità cristiane di tutti i tempi, la narrazione della passione, della morte e della risurrezione di Gesù è la fonte dove rinnoviamo la fede, la speranza e l'amore.Nella Settimana Santa, durante la lettura della Passione e Morte di Gesù, non conviene un atteggiamento di ricerca e di investigazione razionale. Conviene fare silenzio. Leggere diverse volte il testo Evangelico, avendo come guida unica i brevi titoli che cercano di essere una chiave per aiutare a sentire il testo ed a sperimentare di nuovo l'amore di Dio che si rivela negli atteggiamenti di Gesù dinanzi a coloro che lo prendono, lo insultano, lo torturano e lo uccidono. Nel corso della lettura, non pensiamo solo a Gesù, ma anche ai milioni e milioni di esseri umani che oggi sono in carcere, torturati, insultati ed uccisi.La Morte di Gesù: da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fa buio totale su tutta la terra. Perfino la natura sente l'effetto dell'agonia e della morte di Gesù! Appeso alla croce, privo di tutto, esce dalla sua bocca un lamento: "Eli! Eli! Lama Sabactani?" Cioè: "Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato?" E' la prima frase del Salmo 22(21). Gesù entra nella morte, pregando, esprimendo l'abbandono che sente. Prega in ebraico. Appeso alla croce, Gesù si trova in un isolamento totale. Anche se avesse voluto parlare con qualcuno, non gli sarebbe stato possibile. Rimase completamente solo: Giuda lo tradì, Pietro lo rinnegò, i discepoli fuggirono, le amiche stavano sicuramente lontano (v.55), le autorità lo schernirono, i passanti lo insultarono, Dio stesso lo abbandona, e neanche la lingua serve per comunicare. E' stato questo il prezzo che ha pagato per la fedeltà alla sua opzione di seguire sempre il cammino dell'amore e del servizio per redimere i suoi fratelli. Lui stesso dice: "Il Figlio dell'Uomo non è venuto per essere servito ma per servire, e per dare la sua vita in riscatto a favore di molti" (Mt 20,28). In mezzo all'abbandono ed all'oscurità, Gesù lancia un forte grido e spira. Muore lanciando il grido dei poveri, perché sa che Dio ascolta il clamore del povero (Es 2,24; 3,7; 22,22.26 etc). Con questa fede, Gesù entra nella morte, sicuro di essere ascoltato. La lettera agli Ebrei commenta: "Egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà" (Eb 5,7). Dio ascoltò il grido di Gesù e "lo esaltò" (Fil 2,9). La risurrezione è la risposta di Dio alla preghiera ed al dono che Gesù fa della sua vita. Con la risurrezione di Gesù, il Padre annuncia al mondo intero questa Buona Novella: Chi vive la vita come Gesù servendo i fratelli, è vittorioso e vivrà per sempre, anche se muore ed anche se lo uccidono! E' questa la Buona Novella del Regno che nasce dalla croce!Sul Calvario, siamo davanti ad un essere umano torturato, escluso dalla società, completamente isolato, condannato come eretico e sovversivo dal tribunale civile, militare e religioso. Ai piedi della croce, le autorità religiose confermano per l'ultima volta, che si tratta veramente di un ribelle fallito, e lo rinnegano pubblicamente (Mt 27,41-43). Ed in questa ora di morte rinasce un significato nuovo. L'identità di Gesù viene rivelata da un pagano: "Veramente costui era Figlio di Dio!" (Mt 27,54). D'ora in poi, se tu vuoi incontrare veramente il Figlio di Dio non cercarlo in alto, nel cielo lontano, né nel Tempio il cui velo si squarciò, ma cercalo accanto a te, nell'essere umano escluso, sfigurato, senza bellezza. Cercalo in coloro che, come Gesù, danno la loro vita per i fratelli. E' lì che Dio si nasconde e si rivela, ed è lì che possiamo incontrarlo. Lì si trova l'immagine sfigurata di Dio, del Figlio di Dio, dei figli di Dio. "Non c'è prova d'amore più grande che dare la vita per i fratelli!"Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa' che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa' che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen5) SPECIALE * Veglia Pasquale * Oscar Romero Che commuovente sentire parlare di Pasqua, di giustizia, di vittoria sulla violenza e sull'odio attraverso l'amore da Monsignor Oscar Romero, martire! Sentire parlare di Chiesa che dispensa ai cuori ed ai popoli la chiave della vita, la vittoria sulla tristezza e sulla morte, da chi ha amato fino a morire. Ha amato il suo popolo, la sua gente, ha cercato in tutti i modi di strappare i poveri ed i piccoli dall'inganno di una vita senza la Sapienza di Gesù, dall'inganno di una giustizia ottenuta attraverso la violenza. Monsignor Oscar Romero è il volto materno della chiesa, quello vero, quello che dà la vita per amore, che percorre fino in fondo la via dell'amore, ad ogni costo, come Gesù il suo Sposo. La percorre fino in fondo perché sa che la sua corsa non sarà vana, il suo non è idealismo utopico e sognatore, il suo sacrificio non sarà inutile ma vince le perversioni del mondo, le sue ingiustizie, le sue violenze più di tutti gli eserciti schierati. E la sua vita non andrà perduta, ma sarà preziosa, infinitamente preziosa agli occhi di Dio che non la lascerà nel sepolcro in eterno. Ogni parola di Monsignor Oscar Romero ha l'autorevolezza di una parola vissuta, incarnata! Così ognuno di noi, accompagnato nella via dell'amore dalla Chiesa che ha anche e soprattutto il volto d'amore di Oscar e di coloro che hanno seguito senza compromessi il Maestro, diventa gemma preziosa, luminosa, radiosa agli occhi di Dio. Che Dio non tarderà a soccorrere in tempo buoi ed ascolterà ed esaudirà come figlio amato.. Il triduo pasquale ci fa rivivere questo mistero, non perdiamocelo, ci aspetta in ogni comunità Cristiana!!!!La Parola di Dio che si rifà sino alle origini del mondo nella prima lettura della Genesi e che ha ripercorso alcuni capitoli della storia di salvezza, sta per culminare nel fatto che stiamo commemorando questa notte: la resurrezione del Signore.Però non terminò tutto 20 secoli fa, infatti l'ultimo capitolo lo stiamo scrivendo qui noi. Per questo, la mia povera parola incorporandosi alle letture della Parola di Dio, è per dire a voi e a me stesso, come ci ama il Signore.Dall'origine dell'uomo: "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", quello stesso uomo, non seppe mantenere la sua dignità, ma offendendo Dio, con il peccato, sfigurò la propria immagine di Dio. Il Figlio divino venne a ripararla ed è già compiuta l'opera della riparazione.Questa notte chiudiamo solennemente il Triduo Pasquale. Tre giorni, i più grandi dell'anno, che sono serviti per considerare i tre aspetti della nostra redenzione: la sofferenza, la passione del Redentore il Venerdì Santo; il silenzio della tomba dove giaceva il cadavere di Cristo, la speranza del sepolcro; e questa notte, il trionfo della resurrezione. Queste tre cose: la passione dolorosa, il sepolcro e la resurrezione, sono ciò che costituisce il mistero Pasquale.Non servirebbe a nulla tutto questo episodio della vita di Cristo, decisivo per la storia, se ognuno di noi non lo facesse proprio. Questo è il significato di questa notte: che quella passione dolorosa, quella fremente attesa del sepolcro e quel trionfo che stiamo commemorando questa notte, si faccia nostro, tutto ciò per mezzo del battesimo.IL VENERDÌ SANTO: La passione dolorosa di Cristo, la sua sofferenza. L'uomo di oggi fugge il dolore, non vuole la sofferenza e, senz'altro, nessuno come l'uomo di oggi è così convinto che la morte, il dolore siano invincibili; per quanto si possano inventare medicine, prevenzioni contro la sofferenza e contro il dolore, quest'ultimo sta regnando e la sofferenza è eredità dell'uomo, che lo si voglia o no. Quindi, il segreto sta nel dar senso a questo dolore.Questa notte possiamo offrirla al Divino risorto, incorporando nelle sue piaghe gloriose, tutta la nostra sofferenza. Chi di noi, non ha sofferenze? Quale cristiano non ha un problema nella sua coscienza? In questa notte Cristo c'invita ad unire nel suo dolore, alla sua croce, tutti i dolori per renderli divini, per illuminarli con la luce della Pasqua, per riempirli di Speranza. Una notte, fratelli e sorelle, in cui il miglior regalo che gli possiamo portare al Risorto è la nostra propria sofferenza, perché unita alla sua resurrezione si converta in un dolore di redenzione.IL SEPOLCRO SILENZIOSO MA NON PASSIVO: Il secondo aspetto della Pasqua è il sepolcro del Sabato Santo. Sepolcro silenzioso ma non passivo, perché la nostra fede ci dice che mente il corpo di Cristo trascorse nel suo sepolcro dal Venerdì Santo pomeriggio fino all'alba di questa notte, l'anima benedetta di Cristo stava lavorando. Era Domenica delle Palme dall'altra parte della storia: Cristo passò dal tunnel della morte dolorosa e la sua anima s'incontra con quelle dei beati dell'Antico Testamento: Adamo ed Eva, Abramo, Davide, i patriarchi, i profeti e tutti i santi che vissero prima di Cristo e che non potevano entrare in cielo perché chiuso, a causa del peccato dell'uomo; questo cielo adesso si è gia aperto. Proprio questo Cristo scende, come dice il nostro Credo: "discese agli inferi". È come dire, discese in luoghi di morte ed essi si riempirono di luce. Cristo è venuto a redimere tutti gli uomini, non solamente quelli che rinasceranno dopo di Lui, ma anche quelli che vissero prima, nella speranza di una Resurrezione. Il sepolcro silenzioso è la figura della nostra speranza. Qui in questa notte pasquale, questo sepolcro si trasforma in una tomba vuota ed è il miglior monumento alla speranza dei cristiani. Lui, sì, ha trionfato pienamente ma il genere umano deve vivere ancora di speranza. La speranza ci è necessaria!Fratelli, in queste ore in cui ci pare di vivere la storia come in una strada buia senza vie di uscita, la speranza illumina l'orizzonte dei cristiani. Il sepolcro di Cristo, dove sembrava che i nemici del Signore suggellassero la loro vittoria, ora, questa notte, rotte le catene ed i sigilli che avevano posto i nemici, grida: "Oh morte! Dov'è questa tua vittoria?"È urgente alimentare questa speranza, soprattutto in queste ore, fratelli, in cui molti pensano di dare una soluzione ai problemi politici, sociali ed economici unicamente organizzando la terra, solo con misure terreni. La redenzione ci comunica che la vera liberazione dell'uomo dev'essere il frutto di un Cristo trionfante e della Speranza che in Lui pongono gli uomini. Quanto più gravi sono i nostri problemi, tanto maggiori opportunità stiamo dando al redentore, tanto più grande dev'essere la nostra speranza. È una notte di Speranza, una notte di Pasqua, una notte di un sepolcro vuoto. IL TRIONFO: E ora dunque, fratelli, la terza fase della Pasqua: il trionfo.Questa è una notte di trionfo, una notte di vittoria. Ma non una vittoria che lascia schiacciati nell'odio, nel sangue, in mano ai nemici. Le vittorie che si conquistano con il sangue sono odiose; le vittorie che si ottengono con la forza bruta, sono animalesche; la vittoria che trionfa è quello della fede, la vittoria del Cristo che non venne ad essere servito ma a servire. Ed il trionfo del suo amore è questo trionfo pacifico (il trionfo della morte non fu definitivo) è il trionfo della vita sulla morte, il trionfo dell'allegria, il trionfo degli alleluia, il trionfo della resurrezione del Signore.Questa notte noi cristiani che andiamo a rinnovare il nostro battesimo sappiamo che la vittoria ha sia un margine di speranza, sia passa sopra il mondo la sua bandiera di sofferenza, morte, dolore e peccato. Non è che la morte e la resurrezione di Cristo siano fallite a causa della malvagità degli uomini; quello che accade è che questa è l'ora della Chiesa. Dalla resurrezione di Cristo fino alla sua seconda venuta, quanti secoli passeranno? Non lo sappiamo, ma se sappiamo che con la resurrezione di Cristo si è già siglata la vittoria sul peccato, sopra l'inferno, sopra la morte; e che Dio ha incaricato la sua Chiesa l'amministrazione della sua vittoria nel cuore di ogni uomo. Da qui parte il lavoro faticoso dell'evangelizzazione, la fatica di riconciliare gli uomini con Dio, la fatica di portare il sangue di Cristo a tutti, la fatica di seminare l'amore del Signore sopra tutti gli odi, la fatica di seminare la pace fra i popoli, la giustizia nelle relazioni umane, il rispetto ai diritti degli uomini che santificarono la redenzione del Signor.Questa notte è l'immagine della Chiesa in attesa dell'alba. Avete sentito nella preghiera pasquale quando si cantava la gloria di questo bellissimo cero, di questa grossa candela con una croce di gloria, acceso nel mezzo di questa assemblea. Questo cero è la figura di Cristo, è la Chiesa che illumina la notte con la luce di Cristo. Nella figura della Chiesa, mentre è notte essa arde aspettando la luce del mattino. Cristo che tornerà, il risorto che ancora non vediamo nello splendore della sua gloria ma che già, attraverso la sua Chiesa, predica, perdona, santifica, guida le anime di coloro che si lasciano guidare da lui.Questa notte non solo è splendida, perché Cristo è risorto, sul dolore e sulla tomba ma anche perché questa tomba, questo dolore, questa vittoria si sono fatte nostre, grazie al battesimo che Cristo inventò affinché ogni uomo che nasce dalla carne, per mezzo del battesimo sia incorporato a lui, sia figlio della redenzione, sia candidato alla gloria della vittoria ultima.6) La Passione di Gesù Celebrazione della passione del Signore di Padre Raniero Cantalamessa OFM Cap. Ancora oggi questa pagina del Vangelo è vera, molto vera. C'è chi vive di testa e si rompe la testa e chi vive di cuore e il mondo non lo spaventa. E' una pagina molto realista: c'è chi scrive i Vangeli e chi li vive. C'è chi veniva servito (dalle donne) per consentirgli di imparare il Vangelo e chi il Vangelo lo viveva già senza bisogno di essere messo nelle migliori condizioni per ascoltare e assimilare. Assimilare con la testa! Ma il Vangelo non è una questione di testa, le donne evangeliche lo dimostrano: non hanno paura, hanno certezze. Certezze, di un cuore che di fronte alla morte e al fallimento non si fermano. Solo le donne erano certe della Resurrezione e non si davano pace, perché avevano capito il Vangelo della via d'amore. l'unica via che non si ferma di fronte alla morte al fallimento. L'unica via che dà la vera gioia, la vera vittoria. Le donne ci hanno creduto perché il loro cuore era pieno d'amore e l'amore è l'essenza di Dio, il significato del Vangelo ed il senso di ogni vita umana. La vera intelligenza è l'amore, perché va all'essenza delle cose. Perché allora non fare qualche sforzo per sviluppare l'amore? Se si trascura il cuore, si rischia di vivacchiare come con un arto atrofizzato, chiedendoci mille volte il perché di una incomprensibile infelicità di fondo. La sola pienezza è dall'amore, lo gioia vera è dall'amore. La via dell'amore è nella Vita e nelle Parole di Gesù."Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala" (Gv 19, 25). Per una volta lasciamo da parte Maria, sua Madre. La sua presenza sul Calvario non ha bisogno di spiegazioni. Era "sua madre" e questo spiega tutto; le madri non abbandonano un figlio, neppure condannato a morte. Ma perché erano lì le altre donne? Chi erano e quante erano?I Vangeli riferiscono il nome di alcune di esse: Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, Salòme, madre dei figli di Zebedeo, una certa Giovanna e una certa Susanna (Lc 8, 3). Esse avevano seguito Gesù dalla Galilea; lo avevano affiancato, piangendo, nel viaggio al Calvario (Lc 23, 27-28), sul Golgota erano state ad osservare "da lontano" (cioè dalla distanza minima loro consentita) e di lì a poco lo accompagnano, mestamente, al sepolcro, con Giuseppe di Arimatea (Lc 23, 55).Questo fatto è troppo accertato e troppo straordinario per passarvi sopra in fretta. Le chiamiamo, con una certa condiscendenza maschile, "le pie donne", ma esse sono ben più che "pie donne", sono altrettante "Madri Coraggio"! Hanno sfidato il pericolo che c'era nel mostrarsi così apertamente in favore di un condannato a morte. Gesù aveva detto: "Beato chi non si sarà scandalizzato di me" (Lc 7, 23). Queste donne sono le uniche che non si sono scandalizzate di lui.Si discute animatamente da qualche tempo chi fu a volere la morte di Gesù: se i capi ebrei, o Pilato, o entrambi. Una cosa è certa in ogni caso: furono degli uomini, non delle donne. Certo, Gesù morì anche per i peccati delle donne, ma storicamente esse solo possono dire in verità: "Noi siamo innocenti del sangue di costui!" (Mt 27, 24).Questo è uno dei segni più certi dell'onestà e dell'attendibilità storica dei Vangeli: la figura meschina che fanno in essi gli autori e gli ispiratori dei Vangeli e la figura meravigliosa che vi fanno fare a delle donne. Chi avrebbe permesso che fosse conservata, a imperitura memoria, la storia ignominiosa della propria paura, fuga, rinnegamento, aggravata in più dal confronto con la condotta così diversa di alcune povere donne, chi, ripeto, avrebbe permesso ciò, se non vi fosse stato costretto dalla fedeltà a una storia che appariva ormai infinitamente più grande della propria miseria? Ci si è sempre chiesti come mai le "pie donne" sono le prime a vedere il Risorto e ad esse viene dato l'incarico di annunciarlo agli apostoli. Questo era il modo più sicuro per rendere la risurrezione poco credibile. La testimonianza di una donna non aveva alcun peso in giudizio. Le donne sono state le prime a vederlo risorto perché erano state le ultime ad abbandonarlo da morto e anche dopo la morte venivano a portare aromi al suo sepolcro (Mc 16, 1).Dobbiamo chiederci il perché di questo fatto: perché le donne hanno resistito allo scandalo della croce? Perché gli sono rimaste vicine quando tutto sembrava finito e anche i suoi discepoli più intimi lo avevano abbandonato e stavano organizzando il ritorno a casa?La risposta l'ha data in anticipo Gesù, quando rispondendo a Simone, disse, della peccatrice che gli aveva lavato e baciato i piedi: "Ha molto amato!" (Lc 7, 47). Le donne avevano seguito Gesù per lui stesso, per gratitudine del bene da lui ricevuto, non per la speranza di far carriera al suo seguito. Ad esse non erano stati promessi "dodici troni", né esse avevano chiesto di sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel suo regno. Lo seguivano, è scritto, "per servirlo" (Lc 8, 3; Mt 27, 55); erano le uniche, dopo Maria la Madre, ad avere assimilato lo spirito del Vangelo. Avevano seguito le ragioni del cuore e queste non le avevano ingannate.In ciò la loro presenza accanto al Crocifisso e al Risorto contiene un insegnamento vitale per noi oggi. La nostra civiltà, dominata dalla tecnica, ha bisogno di un cuore perché l'uomo possa sopravvivere in essa, senza disumanizzarsi del tutto. Dobbiamo dare più spazio alle "ragioni del cuore", se vogliamo evitare che, mentre si surriscalda fisicamente, il nostro pianeta ripiombi spiritualmente in un'era glaciale. La grande crisi di fede nel mondo d'oggi è che non si ascoltano le ragioni del cuore, ma solo quelle contorte della mente.Al potenziamento dell'intelligenza e delle possibilità conoscitive dell'uomo, non va di pari passo, purtroppo, il potenziamento della sua capacità d'amore. Quest'ultima, anzi, sembra che non conti nulla, mentre sappiamo che la felicità o l'infelicità non dipende tanto dal conoscere o non conoscere, quanto dall'amare o non amare, dall'essere amato o non essere amato. Non è difficile capire perché siamo così ansiosi di accrescere le nostre conoscenze e così poco di accrescere la nostra capacità di amare: la conoscenza si traduce automaticamente in potere, l'amore in servizio.Una delle moderne idolatrie è l'idolatria dell'"IQ", del "quoziente di intelligenza". Si sono messi a punto numerosi metodi di misurazione. Ma chi si preoccupa di tener conto anche del "quoziente di cuore"? Eppure solo l'amore redime e salva mentre la scienza e la sete di conoscenza, da sole, possono portare alla dannazione.Da ogni parte emerge l'esigenza di fare più spazio alla donna. Noi non crediamo che "l'eterno femminino ci salverà" (4). L'esperienza quotidiana dimostra che la donna può "sollevarci in alto", ma può anche farci precipitare in basso. Anch'essa ha bisogno di essere salvata da Cristo. Ma è certo che, una volta redenta da lui e "liberata", sul piano umano, da antiche soggezioni, essa può contribuire a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano: violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita...Come dobbiamo essere grati alle "pie donne"! Lungo il viaggio al Calvario, il loro singhiozzare fu l'unico suono amico che giunse agli orecchi del Salvatore; mentre pendeva dalla croce, i loro "sguardi" furono gli unici a posarsi con amore e compassione su di lui. Sono eredi delle "pie donne" le tante donne, religiose e laiche, che stanno oggi a fianco dei poveri, dei malati di Aids, dei carcerati, dei reietti d'ogni specie della società. Ad esse - credenti o non credenti - Cristo ripete: "L'avete fatto a me" (Mt 25, 40).Non solo per il ruolo svolto nella passione, ma anche per quello svolto nella risurrezione le pie donne sono di esempio alle donne cristiane di oggi. Nella Bibbia si incontra da un capo all'altro l'imperativo "va!" o "andate!", cioè degli invii da parte di Dio. È la parola rivolta ad Abramo, a Mosè ("Va', Mosè, nella terra d'Egitto"), ai profeti, agli apostoli: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura".Sono, ahimé, tutti inviti indirizzati a degli uomini. C'è un solo "andate!" indirizzato a delle donne, quello rivolto alle mirofore (ndr: portatrici di aromi) il mattino di Pasqua: "Allora Gesù disse loro: "Andate ed annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno"" (Mt 28, 10). Con queste parole le costituiva prime testimoni della risurrezione, "maestre dei maestri" come le chiama un autore antico (9)."Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli" (Mt 28, 8). Donne cristiane, continuate a portare ai successori degli apostoli, a noi sacerdoti loro collaboratori, il lieto annuncio: "Il Maestro è vivo! È risorto! Vi precede in Galilea, cioè dovunque andiate! Non abbiate paura".7) San Casimiro: il principe di pace San Casimiro esercitò il suo potere in modo efficace percorrendo la via dell'amore. Non si diede a compromessi e credette che il Vangelo potesse dare la chiave del buon governo. E così fu, fu Principe di pace e di Giustizia, amato ed efficace nel suo governo. Solo apparentemente schivo, quasi claustrale, egli era nel cuore del mondo, perché chi percorre la via dell'amore è nel cuore del mondo. Solo apparentemente morto prematuro, con poco tempo per fare grandi cose: chi vive la via dell'amore è efficace ed ogni sua azione va a buon fine, lascia un segno indelebile nella storia umana. Casimiro pregava molto e pregando era unito a Gesù suo e nostro Maestro, era unito a Dio e così esercitava il suo potere con il potere conferitogli da Dio stesso. In ogni sua necessità era assistito, mai abbandonato da Dio che disponeva le cose al meglio perché Casimiro non aveva altro desiderio che percorrere la via dell'amore fino in fondo.Ricordati il 4 Marzo Cracovia, Polonia, 3 ottobre 1458 Grodno, Lituania, 4 marzo 1484 Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al terzogenito l'incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire) Bizantini di cultura, i fratelli Cirillo e Metodio seppero farsi apostoli degli Slavi nel pieno senso della parola. La separazione dalla patria che Dio talvolta esige dagli uominiLa carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, é difficile dire o pensare.Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.8) La PREGHIERA. di San Giovanni di Dio.L'amore per i poveri, i malati i piccoli è via di incontro con Gesù! San Giovanni di Dio l'ha scoperto dopo lungo peregrinare. Gesù è vicino a noi nei poveri, negli ultimi ancora oggi. Perché? Perché Lui stesso dice "qualunque cosa l'avrete fatta ad uno di questi piccoli l'avrete fatta a me!". A me? Al Maestro? Al Re dell'Universo che assume le sembianze di un cencioso, di un malato? Perché? Per farci uscire dal guscio del nostro individualismo, del nostro egoismo e farci percorrere la via dell'amore. I poveri, i piccoli, gli ultimi, sono amati da Dio perché sono nel contempo porte d'accesso alla via dell'amore ed esperti della via dell'amore. Perché non provare ad aprire qualche porta invece di provarne ribrezzo? Magari la vera gioia e la vera pace può entrare nella nostra vita come è successo a San Giovanni di Dio!Ricordato l' 8 marzoMontemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 Granada, Spagna, 8 marzo 1550Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infermi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 viene dichiarato Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infermieri e delle loro associazioni e, infine, patrono di Granada. (Avvenire)"Se guardassimo alla misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene tutte le volte che se ne offre la possibilità.Infatti quando per amor di Dio, passiamo ai poveri ciò che egli stesso ha dato a noi, ci promette il centuplo nella beatitudine eterna. O felice guadagno, o beato acquisto! Chi non donerà a quest'ottimo mercante ciò che possiede, quando cura il nostro interesse e ci supplica a braccia aperte di convertirci a lui e di piangere i nostri peccati e di metterci al servizio della carità, prima verso di noi e poi verso il prossimo? Infatti come l'acqua estingue il fuoco, così la carità cancella il peccato (cfr. Sir 3, 29).Confido in Cristo che conosce il mio cuore. Perciò dico: Maledetto l'uomo che confida negli uomini e non confida in Cristo. Volente o nolente gli uomini ti lasceranno. Cristo invece è fedele e immutabile. Cristo veramente provvede a tutto. A lui rendiamo sempre grazie. Amen."9) MariaQuanto amore in Maria! Ancora oggi per noi, vera esperta dell'Amore, madre stessa dell'Amore non può che esserci da Maestra nell'Amore. Una Maestra dolce e paziente, che non si stanca ad esortarci a spronarci a sollecitarci perché non cadano invano i doni di Dio. Ci vede a volte così infelici, spaventati, delusi, sofferenti e allora maternamente ci chiede la possibilità di soccorrerci. Lei, ci chiede di dare a Lei la possibilità di aiutarci, di farci del bene, di cancellare dai nostri cuori paura, tristezza, delusione, sofferenza. Lei ce lo chiede! A volte siamo così a terra che non sappiamo neanche come rialzarci e a chi chiedere aiuto. la Mamma è li, basta allungare una mano. Diamo la nostra mano alla Mamma e Lei ci accompagnerà, come bimbi, passo dopo passo, dolcemente, sulla via dell'amore, fino alla pienezza, fino alla gioia vera, piena, fino alla Pasqua. Alla nostra Pasqua. Non ci lascerà mai, a meno che noi non la lasciamo e sarà tutto più facile, più semplice!Come madre vi raduno perchè voglio cancellare dai vostri cuori quello che ora sto vedendo. Accettate l'amore di mio Figlio e cancellate dai vostri cuori la paura, il male, la sofferenza, la delusione. Che la vostra giornata sia intessuta di piccole ardenti preghiere per tutti coloro che non hanno conosciuto l'amore di Dio. Che Lui sia il senso della vostra vita e che la vostra vita sia un servizio all'amore divino di mio Figlio. Grazie figli miei.Per Lei ognuno è importante e nessuno è escluso dal suo piano. Lei vuole portarci tutti a suo figlio Gesù Cristo. Nel messaggio di questa sera la Madonna ci ammonisce sulla serietà del tempo della Quaresima in cui ci troviamo. In questa Quaresima Dio ci dà ancora un'occasione per correggerci, per continuare a convertirci. Dobbiamo essere concreti perché la preghiera è incontro dell'uomo vivo e concreto con Dio che è vivo e concreto. La Madonna ci dà i mezzi che ci aiuteranno nella nostra lotta: la preghiera e la rinuncia.Questa preghiera non deve essere solo una recitazione o ripetizione di parole, ma un rivolgersi veramente al Padre con tutto il cuore affinché venga il suo Regno. Dobbiamo essere perseveranti nella preghiera e aperti allo Spirito di Dio, che ci darà la forza ogni volta che le cose non andranno come noi pensavamo. La Madonna ci invita alla preghiera perché Lei stessa pregava e conosce meglio di noi l'importanza della preghiera. Lei, piena di grazia, all'offerta che Dio le fa dal Cielo, risponde con tutto il suo essere: "Ecco sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola".Il secondo mezzo importante per la crescita nella vita spirituale è la rinuncia. La rinuncia non deve essere fine a sé stessa, ma un'occasione per offrire a Dio tutto lo spazio del nostro essere, affinché Egli possa operare completamente in noi. Ogni rinuncia è segno di una crescita spirituale. Si deve rinunciare innanzi tutto a ciò che ha preso il posto che spetta a Dio: il primo. Questo può essere: la gente, la gloria, il potere, il denaro, il rispetto umano, noi stessi o qualcos'altro. Al primo posto dobbiamo sempre mettere Dio. Solo così tutto quello a cui abbiamo rinunciato acquista il suo vero senso. Siamo chiamati a pregare per coloro che sono stati scartati dalla società, per gli abbandonati, gli infelici, per i bambini abortiti, per le anime del purgatorio e per tutti quelli che hanno bisogno di preghiera.Attorno alla croce, grida di odio,ai piedi della croce, presenze di amore. Accanto, il discepolo amato, non altri.Solo l'amore ha saputo superare tutti gli ostacoli,solo l'amore ha perseverato fino alla fine,solo l'amore genera altro amore.Solo l'amore può custodire l'amore,solo l'amore è più forte della morte (Ct 8, 6).Nel cuore vivo di questa Quaresima, non demordiamo, insistiamo con ogni mezzo a disposizione per rinascere dall'alto! Non scendiamo a compromessi con nulla, la felicità piena, la gioia e la pace ci sono poste dinnanzi, se non siamo ancora nella felicità piena, nella gioia e nella pace, chiediamole a Dio, disponiamoci per riceverle. Non gettiamo via il tempo nel grigiume e nella mediocrità: la vita piena ci è stata donata da Gesù con la sua Pasqua. La gioia piena, la luce, la salvezza da tutte le nostre ferite, dai nostri errori, dalle nostre sofferenze ci è stata donata da Gesù nel Suo Mistero Pasquale. La chiave della vita, la potenza che vince il mondo e le sue brutture ci è stata donata attraverso la Croce di Gesù scelta per amore e con amore.Preghiamo gli uni per gli altri, noi pregheremo con tutte le nostre forze e con tutto il nostro amore e faremo pregare perché io, te, ogni uomo e ogni donna, possano percorrere la Via dell'Amore senza esitazione e rinascere dalla Croce di Gesù.Il nostro augurio fraterno è che la Quaresima che condurrà a breve nella Pasqua possa portare la sua gioia, la sua pace, il suo rinnovamento e la sua potenza a te ed a tutti i tuoi cari e a tutta l'umanità più sofferente. Mari e MAX
EUROPA:UN SOGNO PROIBITO?
di ANTONIO LAURENZANO-Comitato Scientifico
E’ difficile immaginare il futuro politico-istituzionale dell’Unione. L’Europa non fa più sognare! Il “modello europeo” è da tempo avvolto in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni. Un modello che alimenta inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità nazionali. Si pagano a caro prezzo i tanti compromessi al ribasso di una Costituzione caduta nel dimenticatoio dopo la bocciatura di Francia e Olanda. Una Costituzione a metà strada fra un’Europa federale e un’Europa intergovernativa, senza un vero governo capace di rispondere con politiche adeguate alle attese dei cittadini. E se l’Europa non avanza, retrocede! Si sta miseramente sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’ Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario spirito comunitario dei Padri fondatori.
“L’Europa della malinconia” l’ha recentemente definita il neo ministro dell’economia, Tommaso Padoa-Schioppa. Ma pur incompiuta, l’Europa è comunque un’opera davvero nuova e grandiosa, ricca di prospettive. Un’opera da completare, che chiede e merita sforzi e sacrifici. “Non una previsione o una sfida, ma un obiettivo e un proposito. Un punto di riferimento professionale, culturale, politico e civile da adottare senza riserve!”
Nel suo confronto fra sogno americano e sogno europeo Jeremy Rifkin esamina i due primattori della globalizzazione e della politica internazionale. Attraverso un’analisi dei loro sistemi economici e modelli di società, egli afferma che gli Stati Uniti sono il vecchio mondo, l’Europa il nuovo. “L’Europa, è questo il messaggio finale di Jeremy Rifkin, è intenta a prepararsi per una nuova era, mentre l’America cerca disperatamente di restare aggrappata a quella vecchia”.
E’ comunque profondo il disagio percepito in gran parte dell’Unione. Euroscetticismo e nazional-populismo dominano da tempo la scena europea. L’unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante. E’ sconcertante osservare come le forze europeistiche siano incapaci di reagire. I governi nazionali appaiono divisi e privi di volontà, intenti solo a difendere anacronistiche rendite di posizione nazionali. E sullo sfondo, emerge chiara l’incapacità delle istituzioni europee nell’affrontare i problemi economici, sociali e politici di dimensione europea e globale. Istituzioni comunitarie prive di legittimazione costituzionale sancita dal voto dei cittadini europei.
Per superare con equilibrio e lungimiranza le sfide del Terzo Millennio, per trovare la via del futuro, di un futuro sostenibile e innovativo per l’Europa, non basta l’unità delle monete, dei mercati, delle banche centrali. Deve nascere un’Europa dei cittadini che nutra dei suoi valori e delle sue tradizioni migliori un progetto di futuro forte e avanzato, finalmente in sintonia con Lisbona 2000!
L’Europa deve riscoprire e valorizzare la propria identità culturale ed economica, fatta di coesione sociale, di qualità e dignità del lavoro, di una visione dei processi economici che riconosce una funzione insostituibile al mercato ma punta a correggerne e orientarne le dinamiche.
Due sono i pilastri di una solida costruzione europea. Prima di tutto l’unità politica: l’Europa unita non può essere soltanto quella dei mercati e dell’euroburocrazia, deve fondarsi su istituzioni dotate di una forte legittimità democratica. E poi quel fitto tessuto di autonomie, di identità territoriali distinte che, come in un mosaico, vanno a comporre una più generale identità europea.
L’anima dell’Europa, da riscoprire e valorizzare, è proprio in questa miscela di unità e diversità, in una nozione dell’identità che si basa non sull’appartenenza etnica ma sulla comunanza di bisogni, di interessi, e anche di valori: i valori della solidarietà, della sussidiarietà, del dialogo, dell’integrazione tra etnie, religioni e culture diverse.
Non esiste alternativa oggi all’essere “europei ed europeisti”! L’europeismo deve tornare ad avere un’anima e a rappresentare le legittime aspettative dei popoli europei. Per il Vecchio Continente, è questa la grande sfida politica e culturale del XXI secolo. Chi saprà raccoglierla?
mercoledì 5 marzo 2008
SCIENZA E SOCIETA' NON VANNO SEMPRE D'ACCORDO CON LA FEDE.
Gli italiani e la scienza, rapporto di odio o amore?
La scienza, è amica o nemica? Risolve i problemi o ne crea a ritmo esponenziale? E, soprattutto, come ne si rapportano gli italiani? Per rispondere a questi ed altri quesiti, è stato stilato “Gli italiani e la scienza”, il primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica, realizzato dalla Observa - Science in Society e presentato nel mese di febbraio a Torino.
Da questo studio è emerso di come gli italiani dimostrino un certo interesse verso le varie discipline scientifiche, in particolare se presentate in tv e sui quotidiani. Due terzi delle persone leggono sporadicamente articoli inerenti alla scienza e tecnologia, l’80% ne segue trasmissioni televisive e più di uno su due acquista di tanto in tanto una rivista di divulgazione. Meno diffusa, invece, è la frequentazione di musei e mostre.
Un dato confortante che traspare è il livello di analfabetismo scientifico, che risulta essere non particolarmente elevato, e piuttosto in linea con la media europea. Infatti tre intervistati su quattro sono in grado di identificare il Dna come l’elemento caratteristico degli elementi viventi mentre, invece, quattro su dieci sono convinti che il Sole sia un pianeta anziché una stella.
L’immagine di scienza che generalmente prevale è positiva. La stragrande maggioranza delle persone ne riconosce i benefici ed il ruolo centrale nello sviluppo economico. Da rilevare che gli scienziati spiccano come gli interlocutori più credibili, quando scienza e tecnologia diventano socialmente rilevanti, seguiti da ambientalisti e associazioni civiche, mentre la politica appare in grave deficit di credibilità.
Le ambivalenze, tuttavia, non mancano, in particolare su aspetti più specifici dell’organizzazione della ricerca. Un numero non trascurabile di italiani condivide un giudizio critico sia sulla permeabilità della ricerca nei confronti degli interessi economici, sia sulla trasparenza delle procedure di reclutamento. Ancor più diffusa è la sensazione che la ricerca sia penalizzata dai condizionamenti della politica.
Nel complesso, gli atteggiamenti verso la scienza possono essere riassunti in quattro diverse tipologie: l’antiscientista disinformato (26,8% poco attento e scettico, è più diffuso tra le persone meno istruite e anziane), lo scientista informato (13,6% risulta essere la categoria più interessata e fiduciosa, prevalentemente costituita da giovani, maschi ed istruiti), il pragmatico informato (15,8% con una visione utilitaristica della scienza, che apprezza per le implicazioni pratiche) ed il critico ottimista (43,8% nutre fiducia verso le implicazioni della scienza, ma è perplesso sulle logiche organizzative dei laboratori).
E' LA DONNA CHE FA L'UOMO
Festeggiare la donna nella parte migliore di se
Ci poniamo molti interrogativi sulla condizione e sulla autonomia femminile; parliamo spesso di donne in carriera, qualche volta di donne impegnate nell’arte e nella politica, molte altre volte di donne frivole: argomento preferito da molti uomini. Poi parliamo di donna pubblicità, della donna giornalista e della colta presentatrice. Talvolta parliamo della donna oggetto, ma chiamiamo diva persino la indecente (col rispetto delle donne perbene), ma senza verificarne l’efficacia e la regia occulta dell’azione. E poi, si sussurra molto e si fanno apprezzamenti di ogni genere
La passione è per l’uomo l’origine della sua vita, del suo essere diverso, della sua arte, del suo agire eroico, così come l’enigma femminile è un motore essenziale nella vita di ognuno. La cosa più semplice che l’uomo compie è dimostrare la forza distruttrice che si oppone alla forza generatrice della donna, ma di certo l’agire nel pianeta donna è un agire, fatte le dovute eccezioni, più complesso, ma anche più regolare, più disciplinato, più organizzato di quello dell’uomo, ma anche più distaccato e certamente più consapevole. Nel mondo contemporaneo è difficile creare un sentiero nella ponderatezza e nella equità di vedute e del diritto. Qualche considerazione in merito va fatta, almeno bisogna tentare di farla, rapportando la tangibilità fisica a quella linguistica e spirituale.
Una qualsiasi bontà ha sempre valore soltanto se coniugata bene alle condizioni altre, nel senso che la bellezza fisica è nulla se non è collegata alla bellezza razionale, intellettiva, di pensiero, di contegno. Ogni sistema deve essere correlato all’altro e tutti insieme far avanzare un individuo persona, diversamente si crea una certa distorsione che fa emergere il lato negativo delle cose.
Occorrono metafore linguistiche e metafore visive, debitamente comprese. La metafora linguistica crea collegamenti diversi con l’agire della persona; le metafore visive creano, costruiscono sistemi articolati di influenza che, nel caso della pubblicità e del commercio e della vendita scorretta, non sono affatto solidi e disturbano la quiete interiore di molte persone.
La lingua dei media ha cambiato profondamente il modo di comunicare e quindi di intendere. Nella pubblicità, il profumo Chanel associato all’immagine di Catherine Deneuve vuole appropriarsi delle connotazioni dell’artista: la bellezza e l’eleganza. Cosi Banca 121 con Sharon Stone.; Quando si collega la birra con una bella immagine di donna, e poi l’aperitivo con la donna macho, e poi la vettura con una tipologia diversa di donna, allora si vuole soltanto catturare le difficoltà comprensive della gente attraverso codici che si rivelano attraenti, accattivanti e convincenti se trasferite nell’oggetto; pare che questo abbia maggiore successo se avviene tramite la donna, da sempre espressione del desiderio, della passione, dell’amore, della realizzazione dell’uomo, ma anche, a volte, della sua rovina e del suo successo… non vogliamo parlare di certe emittenti!
Già Leonardo non aveva paura del libero pensiero della donna e affermava che l’impulso della passione non si può domare, ritenendolo un istinto innato e non prevedibile, un nemico sempre in guardia. L’arte è un settore in cui meglio si manifesta la creatività della donna! L’ideale femminile serve speso per confrontare le difficoltà interiori, oppure tutto se stesso, come per identificarsi e ispirarsi.
Forse in questo si custodisce il segreto della coppia, il cui fantastico rappresenta il completamento reciproco di uomo e donna e forse va a determinare quell’unismo di uomo, in cui c’è l’uomo, ma anche la donna.
La donna genera per natura e per natura può estendere le sue attitudini dalla famiglia al mondo esterno. Questo passaggio può causare delle forti ripercussioni sulla vita sociale, ma certamente si potrebbe parlare di trasferimento di dolcezze dalla sfera privata alla sfera sociale.
Nel mondo greco e romano la donna-dea possedeva una dimensione impareggiabile e inarrivabile; nel medioevo ha ispirato la letteratura cavalleresca; nel seicento ha prodotto la letteratura cortese ed ha creato la femme précieuse alla quale era dedicata la gloria dell’uomo e nei cui salotti venivano lette le opere prima di essere pubblicate. Ella era riferimento preciso di ascolto, di critica, e di influenza. La donna riesce a sollevare l’uomo o ad affossarlo; ad esaltarlo e a deprimerlo; a renderlo giocattolo o uomo. Comprendere la donna, significa comprendere l’uomo stesso e la umanità intera. Uomo e donna sono speculari, si completano, basta introdurre la sapienza, la comprensione, il rispetto e la consapevolezza che in due si avvia la rivoluzione.
La storia ci ha insegnato, giusto o sbagliato, che è la donna ad essere tacciata di impudicizia e ad essere assoggettata all’opinione pubblica e questo è un dato che fa riflettere, ma che ci rimanda alla responsabilità stessa della donna e, allo stesso tempo, alla consapevolezza che la donna, contrariamente all’uomo, riesce a dominare meglio i suoi istinti e anche il suo corpo. L’allontanamento da questa consapevolezza genera il peccato e il degrado umano, ritengo non soltanto della donna, ma anche dell’uomo, e su questo piano si incontrano le responsabilità dell’uomo e della donna: la vera dimensione convergente dell’essere uomo e dell’essere donna. Quando questo non avviene si entra nel buio e si brancola alla meno peggio, quasi sempre alla maniera peggiore, con le conseguenze visibili di un vivere che procura tristezza, perdizione, drammi, crolli continui di uomini e di figli che perdono tutta la loro serenità, la loro guida, la loro speranza del domani.
martedì 4 marzo 2008
POLITICA NUOVA? NO...LAVATA CON PERLANA...
Il concetto di nuovo è un concetto sicuramente relativo: è nuova una macchina dopo sei mesi, è nuova una casa dopo cinque anni, è nuovo un capo di vestiario la prima volta che lo si indossa. Insomma, nel dire comune, il nuovo si dilata e si restringe nel tempo a seconda di vari fattori, ma per ogni cosa o fatto –se ci pensiamo- riusciamo a delineare un concetto di nuovo riferito al tempo. Orbene, in questi giorni –in cui il dibattito politico si acuisce- i vari schieramenti sbandierano il concetto di “Nuovo”; ognuna delle parti in causa si sente nuova rispetto alle altre.
Il dato può essere positivo, pensando che, se tutti suppongono di essere nuovi, vuol dire che ritengono necessaria una novità -una svolta- ritengono quindi il vecchio insufficiente per risolvere i problemi del Paese. Il dichiararsi “Nuovi” sembra una sorta di presa di coscienza, sulle condizioni della politica italiana: tutti evidentemente sono convinti della necessità di un cambiamento, che può avvenire solo attraverso “Il nuovo”.
Ma qui, chi vi scrive, non riesce più a dare un concetto temporale al nuovo: se vediamo i leader di partito, indipendentemente se di estrema destra, centrodestra, centro, centrosinistra o estrema sinistra, nessuna faccia nuova, nessun cambiamento reale, ne nelle persone e neanche nei fatti. Guardando il panorama politico italiano torna in mente una pubblicità televisiva ormai diventata un tormentone:”Nuovo? No lavato con perlana”. Stesse persone, stessi concetti e stesso “marketing elettorale”. Il tutto “rilavato” con nomi di schieramenti diversi o quando ciò non è possibile con “Nuove” idee sul come fare politica.
Nuovo? La ricetta sembra sempre la stessa: prima delle elezioni tutti convinti che bisogna dare, dal giorno successivo, tutti preoccupati che per dare bisogna prima avere e per avere bisogna prima prendere, quindi l’asse del problema è spostato su cosa prendere, da chi e in che modo. Il dare, ovviamente, diventa secondario.
Quindi nessuna reale novità ma solo promesse stantie e qualche lifting che di fatto non cambia la sostanza. Nuovo sarà chi avrà il coraggio di dire come stanno le cose, quali sono i sacrifici che ci attendono per rimettere a posto il paese.
Ebbene si, ho parlato di sacrifici, da parte di tutti, ma di questo termine almeno prima delle elezioni è Tabù. Nessuno ne parla, è più comodo parlare del dare…. Del prendere, indipendentemente da chi ci governerà, ci saranno cinque anni per parlarne…
LA.MA
I CAVALIERI DEL FUOCO DI MUNGIVACCA ANCORA IN AZIONE A MOLFETTA
Salgono a cinque le vittime della tragedia sul lavoro alla Truck center, un’azienda di medie dimensioni della zona industriale di Molfetta. a Molfetta, in provincia di Bari. All'alba, infatti, si è spento anche il quinto operaio rimasto intrappolato nella cisterna. Il giovane era stato ricoverato presso l’ospedale di Monopoli in un disperato tentativo di strapparlo alla morte dopo il soccorso provvidenziale dei Vigili del Fuoco. Si chiamava Michele Tasca, operaio di appena vent'anni, che insieme al titolare dell'azienda "Truck Center" Vincenzo Altomare, a Guglielmo Mangano di 44 anni, a Biagio Sciancalepore di 24 anni ed a Luigi Farinola di 37, stava lavando un'autocisterna che aveva trasportato zolfo per un'azienda chimica della zona. Gli operai e il titolare erano rimasti intossicati dai gas di zolfo. Ma sarà l'autopsia a fare completa luce sulle cause che hanno portato alla morte dei cinque operai. Un sesto operaio della Truck Center rimasto coinvolto nell'incidente, Cosimo Ventrella di 57 anni, nonostante la forte intossicazione è stato giudicato fuori pericolo dai sanitari. La dinamica della tragedia di Molfetta ricalca la tragica fatalità di altri incidenti simili sul lavoro, anche se è la prima volta che i gas di zolfo provocano un numero così elevato di vittime. Il primo operaio, entrato nell'autoarticolato per pulirla, si è sentito male per le esalazioni: a soccorrerlo è intervenuto il titolare della ditta, Vincenzo Altomare, che immediatamente veniva colto anch’egli da malore. Poi, a catena, gli altri soccorritori si sono sentiti male man mano che entravano nella cisterna trasformatasi in una trappola mortale. Sul posto intervenivano speciali unità del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Bari che, adoperando sofisticate attrezzature in dotazione, riuscivano ad estrarre i corpi dall’interno della cisterna. Tre dei sei operai erano ancora vivi. Purtroppo il quarto, ricoverato stesso a Molfetta, decedeva quasi subito mentre, all’alba di stamane, presso il San Giacomo di monopoli, è morto anche l’operaio più giovane. Su questa disgrazia la Procura di Trani ha immediatamente aperto un fascicolo. L’ipotesi di reato formulata dal PM Giuseppe Maralfa per l'incidente alla Truck center è omicidio colposo.
domenica 2 marzo 2008
IL NUOVO GRAN MAESTRO DI PIAZZA DEL GESU'
Intervista a Luigi Pruneti / Il nuovo Gran Maestro di Gianni Fossati
Luigi Pruneti è stato eletto Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro della Massoneria di Piazza del Gesù. Pruneti, 59 anni é docente, saggista e scrittore, è stato iniziato il 10 dicembre 1974 dalla Loggia “Aristotele” di Firenze. Succede a Luigi Danesin che ha retto l’Obbedienza dal 2002. Incontriamo il Prof. Pruneti nella suggestiva cornice di Palazzo Vitelleschi a Roma, davanti ai Templi della Torre Argentina. Con lui cerchiamo di capire gli scopi della Massoneria italiana al di là dei pregiudizi che la circondano perché ancora pochi ne parlano e molti la temono.Dove e quando nasce la Massoneria Moderna?La massoneria moderna nacque in Inghilterra agli inizi del XVIII secolo quando giunse a termine un processo, già in essere da tempo, di trasformazione dell’antica libera muratoria medioevale. La data emblematica di siffatta evoluzione fu il 24 Giugno 1717, in quel giorno dedicato al San Giovanni d’Estate, quattro logge londinesi la “The Goose and Griridion”, la “The Crown”, la “The Apple Tree”, la“ The Rummer and Grapes” si unirono, costituendo la Gran Loggia di Londra. Nel 1723 poi, il pastore presbiteriano James Anderson mise a punto “Le Costituzioni dei massoni, comprendenti la storia, i doveri, le regole di questa antica e venerabile confraternita”. L’opera, pubblicata in quello stesso anno, ebbe notevole fortuna e dette una definitiva solidità al primo nucleo della massoneria moderna.Voi Massoni, con la vostra riservatezza e i vostri riti non accreditate la convinzione di un contesto di scarsa trasparenza?La scarsa trasparenza attribuita alla massoneria è un falso mito ad arte sollevato da forze visceralmente antimassoniche che, in modo ricorrente, hanno scatenato, soprattutto in Italia, articolate campagne volte a demonizzare la massoneria. Questi ciclici attacchi, supportati dalla strategia del sospetto e da mistificazioni di ogni genere, si sono sempre risolti in un niente, ma hanno inciso profondamente sull’immaginario collettivo, contribuendo a costituire quanto mi chiede. I nostri riti sono palesi, essendo pubblicati in testi facilmente reperibili in qualsiasi libreria ben fornita. Per quanto concerne la riservatezza la massoneria, o almeno la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. di Palazzo Vitelleschi, si limita a tutelare la privacy dei suoi iscritti, secondo le leggi vigenti. La stessa tutela è garantita da ogni associazione operante in Italia, dai partiti politici ai sindacati. L’unica differenza, fra noi ed altre organizzazioni è che, in Italia, ad intervalli di tempo pressoché ciclici, sono state pubblicate arbitrariamente e in dispregio della tutela dei dati sensibili, le liste dei nostri iscritti. Il quotidiano “L’Unità”, ad esempio, nel 1993, divulgò con grande evidenza, loggia per loggia, i nomi dei massoni fiorentini. Infine, non contenta, editò, un librettino “La Toscana delle logge”, un vero è proprio manualetto per individuare i massoni vicini di casa o colleghi di lavoro. In ultima istanza le faccio presente che le nostre sedi sono note a tutti, il loro indirizzo lo si può rintracciare sugli elenchi telefonici. Siamo presenti sulla rete in modo palese e ogni anno organizziamo convegni pubblici: nel 2007, ad esempio, ne abbiamo approntati numerosi su Garibaldi, Carducci, Fajani, D’Annunzio. Nonostante alcuni passi in avanti la Chiesa Cattolica guarda con diffidenza alla vostra Istituzione: perché?La Chiesa cattolica guarda con ostilità la massoneria fin dal 1738, quando Clemente XII promulgò la prima scomunica contro la nostra associazione. In seguito i documenti pontifici avversi alla libera muratoria si sono moltiplicati, basti pensare alle encicliche “Ubi primum” di Leone XII o “Humanum Genus” di Leone XIII. Poi negli anni Settanta sembrò aprirsi nel vallo di condanna una crepa. Mi riferisco alla dichiarazione di Lichtenau e alla lettera del Cardinale Seper, prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, al Cardinale John Joseph Krol, arcivescovo di Filadelfia. Il 25 Gennaio 1983 fu quindi pubblicato il testo del nuovo Codice di Diritto Canonico che per la prima volta dal 1738 non comminava la scomunica ai massoni. Molti considerarono il fatto un evento epocale: la caduta definitiva delle preclusioni nei nostri confronti. Tali speranze furono però gelate pochi mesi più tardi quando una dichiarazione della Congregazione della dottrina della fede, presieduta dall’attuale Pontefice, precisava che niente era cambiato: coloro che facevano parte della massoneria erano da considerarsi in stato di peccato grave “… et ad Sacram Communionem accedere non possunt”. Le motivazioni dell’ostracismo verso la massoneria sono mutate nel volgere dei secoli, oggi ad esempio si insiste sul fatto che essa sia una sorta di scuola della critica corrosiva, volta a distruggere l’autorità della fede e il dogma. In realtà non è così, la massoneria non é né una religione né una filosofia. Non costringe nessuno fra i parametri di un pensiero precostituito, ognuno è libero di credere in ciò che vuole e a rispettare i capisaldi della fede alla quale appartiene. Infine non è “una dottrina del dubbio”, piuttosto mira a promuovere l’io pensante, di Cartesio, in modo tale che ciascuno sia veramente indipendente, nella propria coscienza, di ottemperare le scelte che ritiene opportune. Ci dispiace per queste pregiudiziali della Chiesa, noi desideriamo solo portare il nostro contributo per costruire un futuro di maggior libertà, cooperazione, giustizia, uguaglianza. Siamo aperti al dialogo e al confronto con tutti coloro che lo desiderano, se qualcuno rifiuta questa opportunità è un problema suo non nostro.La vostra Obbedienza ha annoverato sua Maestà il defunto re Hussein di Giordania che fu tra i principali protagonisti del processo di pace in Medio Oriente. Il dialogo con ebrei, cristiani e musulmani è ancora tra gli obiettivi principali della istituzione?Certo che lo è. Uno degli obiettivi principali della massoneria è quello di abbattere le barriere di ogni sorta e natura che dividono e contrappongono gli uomini. Non a caso la Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. di Palazzo Vitelleschi annovera a Beirut delle officine dove convivono, in uno spirito di perfetta fratellanza, massoni appartenenti alle più disparate confessioni religiose. Non solo, la nostra Comunione è la fondatrice e la coordinatrice permanente dell’Unione Massonica del Mediterraneo, un organismo internazionale che riunisce obbedienze massoniche dei paesi bagnati da questo mare. La finalità dell’Unione è, fra le altre, quella di facilitare il dialogo fra fedi e culture diverse, cercando sempre di esaltare il tanto che unisce e non il poco che divide. L’Europa può favorire una visione più equilibrata della Massoneria nel nostro Paese?Sicuramente. Nella maggior parte dei paesi che fanno parte della Unione Europea non esiste un pregiudizio antimassonico così radicato come nel nostro, inoltre in molti stati, con un antico e consolidato passato democratico, vi è un rispetto per la libertà di pensiero e di associazione molto più solido e diffuso che da noi. Tutto questo servirà sicuramente a favorire anche in Italia una visione della massoneria più equilibrata e rispondente al vero. D’altra parte il 2 Agosto del 2001 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannò all’unanimità lo Stato italiano per aver consentito il mantenimento della legge 34/96 della Regione Marche, violando di conseguenza l’articolo 11 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo e delle Libertà fondamentali. Tale legge, è bene ricordarlo, all’articolo 5, recitava che gli aspiranti alla nomine in organi regionali “dovranno presentare dichiarazione di non appartenenza alle logge massoniche”. Su questo articolo liberticida e discriminatorio fu sollevata in Parlamento un’interrogazione alla quale rispose l’Onorevole Sergio Zoppi, sottosegretario alla funzione pubblica e affari regionali. Egli, in modo stupefacente, confermò la legittimità del prefato articolo “al fine di accertamenti utili ad individuare situazioni di segretezza dell’associazione”. In tal modo un esponente del governo non solo dimenticava almeno gli articoli 13, 18 e 21 della Costituzione ma attribuiva alla Regione Marche anche la funzione riservata alla magistratura inquirente. Si spera che la contestualizzazione europea, contribuisca ad impedire nel futuro nuovi pasticci del genere.Lei è autore con altri di un “ Manifesto Massonico” per il Triennio 2007-2010 che l’ha portata al vertice della Gran Loggia d’Italia. Ce ne può riassumere brevemente gli elementi qualificanti?Il “Manifesto massonico” alla quale fa riferimento è un documento abbastanza complesso e articolato steso, oltre che dal sottoscritto, dai Fratelli che poi sono stati eletti insieme a me al vertice della Comunione. Inoltre si è avvalso dei contributi di numerosi altri iscritti, insomma è nato da un confronto e da un dibattito corale e coinvolgente. I suoi punti chiave riguardano l’organizzazione e la conduzione dell’Istituzione che deve essere condivisa, trasparente e supportata da una normativa chiara, rispettosa dei principi fondanti dell’Istituzione. Vi è poi un forte richiamo agli aspetti iniziatici della massoneria e alle sue finalità di promozione umana e di difesa di valori come la libertà di pensiero, la solidarietà, la pace, la giustizia, la difesa degli oppressi e delle minoranze. Particolarmente significativo e qualificante, specie in questo contesto, mi sembra sia pure il ruolo propulsivo che si vuol dare alla ricerca nella sfera dell’etica, all’attenzione sui modelli educativi e più in generale alla necessità di impegnarsi sul piano della cultura. La massoneria deve essere, in vero, anche una piattaforma di incontro, di analisi e di riflessione che contribuisca, attraverso il dialogo e la discussione, alla crescita dell’intera società.
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l’addetto Stampa:
Lions Pietro Vitale
Le nostre riunioni di Club
Corpo Militare
S.M.O.M.
Ausiliario Speciale dell’E.I.
di Pietro VITALE.
Il 25 febbraio u.s. si è tenuto presso la sala arupe –Parco Di Cagno Abbrescia la sede ufficiale del Lions Club Bari Host, una conversazione promossa dal presidente Pasquale Di Ciommo dal titolo: all’ombra di due Bandiere: i cavalieri dell’Ordine di Malta e il Corpo Militare Ausiliario Speciale dell’Esercito Italiano. I relatori: Avv. Ugo Patroni Griffi Nobile di Faivano, per i cavalieri, e il Dott. Pietro Vitale, per il Corpo Militare dell’A.C.I.S.M.O.M.
Pochi, pochissimi conoscono forse la storia e le attività di un Corpo Militare ausiliario del nostro Esercito – del Regio Esercito prima e dell’Esercito Italiano dopo, – che diede il suo prezioso contributo, nel campo della assistenza sanitaria, ai reparti in armi nel corso di tutti i conflitti cui l’Italia prese parte, dalla Grande Guerra ad oggi. E’ una di quelle realtà poco conosciute ma molto attive che offrirono uomini e mezzi con abnegazione e spirito di sacrificio per alleviare la sofferenze dei combattenti: Il CORPO MILITARE DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA.
Il compito istituzionale del Corpo Militare SMOM prevede il suo intervento a sostegno del Corpo Sanitario dell’Esercito Italiano sia all’interno del territorio nazionale sia all’estero, ove operino contingenti delle Forze Armate Italiane.
Il marzo 1876 nasce la prima Convenzione tra lo stato italiano e il Sovrano Militare Ordine di Malta per la “Cooperazione del Servizio Sanitario dell’Esercito in guerra”
Il 29 gennaio 1877 viene costituito il Corpo Militare “con il precipuo scopo di provvedere all’assistenza sanitaria dei malati e dei feriti in guerra”. L’atto costitutivo fu suggellato da una convenzione firmata per l’Italia dal Ministro della Guerra, Generale Emilio FERRERO, e per l’Ordine di Malta dal Principe MARIO CHIGI della ROVERE.
Una nuova Convenzione precisa che il personale del Corpo Militare SMOM mobilitato verrà sottoposto, durante l’impiego presso le Armate, alle leggi e regolamenti militari e riceverà idonea indennità giornaliera.
Nel dicembre del 1908 il terribile terremoto che sconvolse le due città dello Stretto, Reggio e Messina, costituisce il vero banco di prova per il corpo Militare che nella circostanza impiega tutti i suoi mezzi sanitari, salvando centinaia di vite umane.
Una “Baracca Ospedale” capace di oltre 125 letti e completa di strumentazioni chirurgiche e di personale medico e infermieristico raggiunge la città di Messina ove si provvede pure all’impianto di una cucina da campo che fornirà gratuitamente tremila pasti al giorno alla popolazione rimasta senza casa. Da treni ospedale vengano adibiti al trasporto dei feriti dal campo di raccolta allestito a pochi km da Reggio fino a Roma. Per il suo tempestivo intervento e per i meriti acquisiti, S.M. Vittorio Emanuele III concede al Corpo Militare l’uso dell’uniforme grigioverde e delle stellette (circolare .156 il Giornale Militare Ufficiale del 9 aprile 1909)
Il 28 maggio 1911 veniva inoltre conferita la Medaglia d’oro per il terremoto calabro-siculo.
Solo altre otto bandiera ebbero questa ricompensa: l’Arma dei Carabinieri. L’Arma del Genio, quattro reggimenti di Fantaria e due Artiglieria.
Con la guerra di Libia (1911-1912) lo Stato Maggiore dell’Esercito chiede il supporto sanitario dello SMOM, assegnando al Corpo Militare la nave “Regina Margherita” che, trasformata che, trasformata e adattata a nave.ospedale, effettuerà la spola tra Napoli, Palermo e i porti del Nord-Africa trasportando e curando a bordo migliaia di feriti.
Il Corpo interviene ancora il 13 gennaio 1915 in occasione del terremoto della Marsica che rade al suolo la città di Avezzano.
Nel 1915 l’Esercito si mobilità per la Prima Guerra Mondiale e con esso il Corpo Militare. Vengono mobilitati 4 treni ospedale, posti di soccorso di prima linea, Ospedali da campo e Ospedali territoriali. S.A.R Tommaso di Savoia, Duca di Genova e Luogotenente Generale del Re emana il Decreto legge 29 Dicembre 1915 n. 1950 con il quale “gli iscritti al Corpo Militare sono considerati militari a tutti gli effetti e sono soggetti, in ragione di grado a cui a norma di regolamenti si trovano equiparati, alla disciplina militare, sia nei rapporti tra loro, sia reciprocamente nei rapporti con i militari del Regio Esercito e della Marina”.
Nel corso del conflitto i treni ospedale trasporteranno e cureranno a bordo ben 448.000 infermi, percorrendo 560.000 km per un totale di 641 viaggi. I posti di soccorso e gli Ospedali Territoriali cureranno circa 200.000 tra malati e feriti.
Il Gen. Armando Diaz, Duca della Vittoria, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito invia il 16 febbraio 1919 il seguente encomio al Corpo Militare:
“Mentre i servizi delle benefiche Associazioni di soccorso, compiutasi con la vittoria e l’unità della Patria, si vanno smobilitando, mi è grato rivolgere a codesto SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA, un pensiero memore, il commosso ringraziamento mio e dell’Esercito mobilitato. Fedele alle sue nobili tradizioni, codesto insigne Ordine ha portato, nell’aspra e vittoriosa guerra, un largo e apprezzamento contributo di nobili intenti e di generose opere, ed ha provveduto, con l’ausilio dei ricchi mezzi onde è dotato, e con lo zelo e la fede dei suoi ufficiali e dei suoi militi, ad integrare l’opera delle unità sanitarie mobilitate, dando prova di rara sapienza, di organizzazione, di nobile slancio e di alto sentimento di fratellanza. E’ pertanto con viva gratitudine ch’io porgo agli ufficiali e militi del Sovrano Militare Ordine di Malta, il fervido saluto dei combattenti d’Italia”.
Il 23 ottobre 1921 veniva concesso al Corpo Militare del Sovrano Militare Ordine di Malta, l’uso di un labaro di modello analogo a quello stabilito per il Corpo Sanitario del Regio Esercito (R.D. n. 1418). Alcuni giorni dopo, veniva concessa al labaro la Croce al Merito di Guerra, con la seguente motivazione:
“Per i servizi resi durante la guerra, per le prove sicure e continue di abnegazione, di ardore, e di elevato sentimento del dovere, e ovunque spiegate, 1915-1918”.
A questa Croce, andava ad aggiungere una Medaglia d’Oro al Merito della Sanità.
Il 10 giugno 1940, allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale, il Corpo Militare su determina del Capo di Stato Maggiore Generale – mobilita nuovamente tutti i suoi reparti ed interviene a fianco della Sanità Militare con tutti i suoi uomini e mezzi, contribuendo in maniera sostanziale all’assistenza sanitari con treni-ospedale, Ospedali da campo e ben 19 Ospedali territoriali.
I treni ospedale si dimostreranno preziosissimi durante le campagne di Grecia, Albania, di Jugoslavia e di Russia trasportando migliaia di feriti ed ammalati dai vari fronti verso gli ospedali territoriali fornendo loro cure e assistenza sanitaria e rinnovando le nobili gesta di carità e soccorso spirituale profuse nel corso della Grande Guerra. Per l’opera prestata con estrema abnegazione durante gli avvenimenti bellici e per l’estremo sacrificio di molti Ufficiali, Sottufficiali e Soldati, il Labaro del Corpo Militare SMOM viene decorato sul campo con una Medaglia D’Argento, una di Bronzo e una di Croce di Guerra al Valor Militare, oltre a due Croci di Guerra al Merito, alla Medaglia d’Oro al Merito della Sanità e alla citata Medaglia d’Oro per il terremoto Calabro-Siculo.
Nell’immediato dopoguerra il Corpo Militare si occupò, tramite una convenzione con il Ministro della Difesa, della riabilitazione dei reduci dalla prigionia, ai quali vennero successivamente aggiunte anche le vittime civili della guerra. Questa attività impegnò duramente il Corpo Militare, vedendolo impegnato in ben 18 Ospedali Territoriali, sparsi ovunque nella penisola, per un totale di 5.485 posti letto, attività che durò fino al 1961.
Nel 1947, al fine di scongiurare la demolizione di trentasei veicoli da trasporto S.M. 82 in dotazione all’aeronautica Militare Italiana come previsto dalle clausole del Trattato di pace firmato il 17 febbraio che prevedeva la drastica riduzione dei veivoli militari, su decisione del Ministro della Difesa Italiana e del Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica gli aerei vengono ceduti allo SMOM che ne diviene formalmente il proprietario.
La croce ottagona sostituirà le insegne italiane garantendo l’intoccabilità dei veivoli, avvalendosi delle prerogative sovrane dell’Ordine e voleranno con le insegne dell’Ordine di Malta fino al 1956, impegnati in ogni tipo di emergenza e in ogni tipo di pubblica calamità. Arriveranno fino in Marocco, in occasione del terremoto di Agadir.
Il Corpo Militare interviene in soccorso delle popolazioni colpite da calamità naturali nel 1971, in occasione del terremoto di Tuscanica, nel 1976 in occasione del terremoto del Friuli e nello stesso anno in occasione dell’alluvione del Polesine con l’allestimento di un campo profughi a Calabrone, presso Pisa. Negli ultimi decenni il Corpo Militare opera in occasione del terremoto dell’Irpinia nel 1980 e del terremoto che colpisce l’Umbria e le Marche nel 1997. Nello stesso anno il Corpo Militare assicura l’assistenza sanitaria al campo profughi di Cassano delle Murge (Ba) impegnando 30 tra Ufficiali medici e personale di assistenza e assistendo 4 posti di soccorso con ambulanze, shelters sanitari e tende.
Nel 1999 è intervenuto presso il campo profughi di Crotone allestendo 2 posti di soccorso e di guardia medica e sei ambulatori specialistici ed effettuando centinaia di interventi di primo soccorso, pediatrici, ostetrici-ginecologici, cardiologici, odontoiatrici, urologici..
Dal 1992 al 1998 ha effettuato interventi a favore dei Paesi dei Balcani con l’invio di autocolonne di rifornimenti che trasportano viveri, vestiario e materiale sanitario, spesso sotto il fuoco di fazioni belligeranti. Per questi interventi è stata conferita al Corpo la Medaglia della Nato.
Con legge 2 agosto 1999 n. 276, in riconoscimento dei suoi meriti di guerra ed in pace, il Corpo Militare ha avuto assegnata la Bandiera di Guerra in sostituzione del vecchio Labaro.
Il 19 maggio 2000 il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, alla presenza di S.A.E., Fra Andrei Bertie, Gran Maestro dell’Ordine, nel corso di una cerimonia svoltasi presso la scuola di Fanteria di Cesano R.M.), ha consegnato al Corpo Militare la Bandiera di Guerra, madrina la signora Laura Ambrosio, sorella del tenente Vincenzo Ambrosio, Medaglia d’Oro al V.M. caduto sul fronte greco-albanese nel 1942.
Nel 2001 la bandiera del Corpo Militare viene decorata di Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito e della Medaglia d’Oro al Merito Civile.
ORGANIZZAZIONE ATTUALE DEL CORPO MILITARE SMOM
Attualmente il Corpo Militare dispone di un treno sanitario con tutte le apparecchiature diagnostiche di una moderno ospedale, una carrozza chirurgica, comprensiva di reparto di anestesia e rianimazione, una carrozza day.hospital, una carrozza polivalente (conferenze, refettorio e cappella), una carrozza cucina e magazzino, una carrozza con generatore di corrente che rende il convoglio completamente autonomo.
Il Corpo dispone inoltre di un’autocolonna sanitaria composta da automezzi da ricognizione, autocarri medi, shelters e ambulanze per il trasporto di feriti e malati.
All’interno di ogni shelters figura un ambulatorio di circostanza: chirurgia d’urgenza, ortopedia, cardiologia, pediatria, ginecologia, otorino e oculistica.
L’organico del Corpo Militare prevede un’aliquota di militari in servizio permanente effettivo, istituita come nucleo permanente di mobilitazione composta da Ufficiali, Sottoffuciali e Truppa amministrati dal Ministero della Difesa con lo stesso trattamento economico dei pari grado dell’Esercito.
Il personale volontario è distinto nel Ruolo Speciale e Ruolo Normale.
Al primo appartengono tutti i volontari che hanno ancora obblighi verso l’esercito Italiano, al secondo appartengono o transitano coloro che non hanno più tali obblighi.
Il personale volontario viene richiamato in servizio con apposito precetto per esigenze di esercitazione, aggiornamento, emergenze e guerra. All’atto del richiamo in servizio i volontari acquisiscono lo status di militari a tutti gli effetti e sono soggetti al regolamento di disciplina e ai codici militari di pace e di guerra. Il personale del Corpo Militare SMOM afferisce a tre distinti Reparti opportunamente decentrati sul territorio italiano:
Il 1° Reparto con sede a Milano presso la caserma del Reggimento di Artiglieria a Cavallo, con giurisdizione per l’Italia settentrionale fino al fiume Po.
Il 2° Reparto con sede a Roma presso la caserma “Artale” sede della Scuola di Sanità e Veterinaria Militare, con giurisdizione fino all’Abruzzo, compresa la Sardegna.
Il 3° Reparto con sede a Napoli, avente giurisdizione per l’Italia meridionale e Sicilia.
Infine, Teramo, è operativo un distaccamento d’emergenza del secondo Reparto dotato di mezzi e moderne strutture sanitarie.
Il Comando Generale del Corpo Militare SMOM si trova a Roma, presso la Scuola di Sanità Militare alla Cecchignola.
APPUNTI SULL’ORDINE DI MALTA
900 anni di storia sono molti, qualcosa significheranno!
Le caratteristiche dell’Ordine
- servizio per i “Signori malati”
- difesa della Santa Religione
- dal servizio per i Signori malati il concetto si estende alle opere di bene in genere. Non è anacronistico parlare di “opere di bene”, in un’epoca in cui lo Stato provvede in maniera quasi totale ad ogni necessità? No
- innanzi tutto lo Stato non può provvedere a tutto e le emergenze che nascono in modo più veloce di quanto la vischiosità delle strutture riesca a far fronte
- il volontariato ha comunque sempre un aspetto di partecipazione umana superiore a quanto i dipendenti di un qualsiasi Ente riescano a fare
- impegnarsi a favore degli altri è comunque occasione di crescita personale l’Ordine di Malta e la Nobiltà
- Nei secoli la nobiltà ha scelto l’Ordine di Malta come luogo privilegiato per il proprio servizio sia di volontariato, sia di impegno globale e totale.
- Far parte dell’Ordine di Malta era un onore e un motivo di distinzione (non è così oggi per il balli della Croce Rossa, che pure son ben poca cosa in confronto?)
- Nelle nostre case si conservano ritratti di antenati con la grande croce ad otto punte sull’armatura o sul mantello: essi sono un richiamo, un ammonimento che parla ancora attraverso i secoli: ecco il valore della tradizione
- La nobiltà ha altri luoghi di ritrovo esclusivi (basti pensare al Club del Whist) perché la nobiltà ha saputo mantenere dei legami di affinità spirituale essendo comunque una sorta di casta che si è venuta formando attraverso i secoli
- La nobiltà è stata l’elite di governo dell’Europa, ed era contraddistinta da alcuni elementi comuni:
- Internazionalità
- Attaccamento alla religione
- Aiuto reciproco
Superamento con dignità delle sanguinose rivoluzioni (oltre alla rivoluzione francese si pensi agli eccidi nella Russia del 1917) che solo oggi vengono riscoperte nei loro aspetto sanguinari e ignoranti
Capacità di riprendere un ruolo di leadership nella società.
Profondo senso di carità (basti pensare a Torino alla marchesa di Barolo o al canonico Faa di Bruno, alle fondazioni Taparello d’Azeglio, Alfieri Carrù e tante altre)
Alcuni di questi aspetti si sono persi, soprattutto il ruolo di leadership, ma gli altri valori si sono mantenuti e si ritrovano nell’Ordine di Malta. E sono gli aspetti che fanno della nobiltà, a parte i romanzetti rosa che vedono solo il mondo dorato fatto di castelli e carrozze, un qualcosa di ancora vivo e valido come proposta per tutti.
Del resto lo diceva già Giovanale nella sua satira ottava:
“Che fanno gli stemmi? A che serve, o Pontico, essere quotato per antico sangue ed ostentare quadri di antenati, se poi davanti ai Lepidi si vive male? A che pro tante effigi di guerrieri, se sotto gli occhio dei conquistatori di Numanzia si gioca ai dadi tutta la notte? A che pro, se incominci a dormire quando si leva la stella del mattino, all'ora in cui quei condottieri movevano le insigne dell'accampamento? Nobilitas sola est atque unica virtus.”
E il Parini aggiungeva:
E voi dell'altro secolo feroci
Ed ispid'avi, i vostri almi nipoti
Venite oggi a mirar.
(con quel che segue)
Mi piace ancora citare Michel de Saint-Pierre (1916 - 1986) e il suo libro Les Aristocrates.
Essi vogliono assolutamente farsi uccidere in tutte le guerre. Hanno un gusto contagioso per delle cose che sembrano inutili. Che dirti ancora? Hanno a volte la tentazione di disprezzare e il gusto di servire. Ovunque essi siano, Filippo, il livello cresce. Non vedi questa piccola armata dai bei nomi che marciano su tutta la tappezzeria della storia e delle tradizioni? Voglio dirti una cosa ancora: quando la Francia avrà perduto questa gente, sarà morta.
Dunque gente un po’ particolare, che aveva in alcuni aspetti precipui i suoi punti di forza.
In particolare
L’attaccamento alla religione
Il coraggio
Il senso di carità
L’internazionalità
E’ su questi valori che si fonda ancora oggi l’Ordine.
Il Gruppo Giovani.
Ancora una osservazione: il ruolo di grande momento formativo che ha per il nutrito gruppo di giovani facenti parte dell’Ordine.
Troppo spesso si pensa ai ragazzi di oggi come giovani privi di valori. L’Ordine di Malta proprio con il servizio ai Signori malati propone un impegno che commuove, quando si vedono ragazzi e ragazze che vanno in pizzeria, a prendere un gelato con malati su carrozzelle e barelle. E per questo ci vuole coraggio.
E l’esempio dei padri, ma anche dei nonni e degli antenati che parlano dai ritratti di famiglia, certamente invogliano i ragazzi a questo tipo di impegno. Ho detto!