Introduzione e domanda: al dott. LAURENZANO:
Dal recente libro di Fini Massimo - Sudditi. Manifesto contro la democrazia (edito Marsilio coll. I Grilli)
Il cittadino invece gode di effettivi o anche solo formali diritti dallo stato, o per mezzo di esso.
I primi a potersi considerare tali a pieno titolo sono gli americani dopo la dichiarazione di indipendenza nel 1776, subito dopo i francesi...
Risposta del dott. LAURENZANO al Direttore VITALE.
Lo Statuto del contribuente: carta straccia. Cittadini o sudditi. Confusione fiscale! Il caos di questi giorni sul fronte degli acconti d’imposta e dell’abolizione (limitata) della seconda rata dell’IMU accredita sempre più la tesi che la “cultura tributaria” del nostro Paese sia gestita da un … alieno! Solita acrobazia interpretativa di norme scritte per fare gettito, solita acrobazia finanziaria per rispettare gli obblighi legati al versamento di imposte e tasse.
Certo, le ragioni di bilancio dello Stato sono fondamentali, ma la legislazione tributaria dovrebbe supportare l’azione di un Fisco poco rispettoso dei contribuenti. Con una crisi economica che continua a mordere imprese e famiglie, falcidiando l’occupazione, è indecoroso il “gioco delle due tasche”: da una parte si dà e dall’altra si prende! Senza dimenticare la fantasiosa “clausola di salvaguardia”, una sorta di “pronto soccorso” per i conti pubblici. Se un’imposta non produce il gettito previsto ne scatta subito un’altra (già votata e pronta … nel cassetto!). Cambiano le sigle, ma la pressione fiscale non diminuisce!
Causa disagi e malumori un’azione amministrativa che da troppo tempo stravolge le “regole del gioco”. Che fine ha fatto lo Statuto del contribuente? A tredici anni dalla sua emanazione si continua a violarne i principi base: dalla retroattività delle disposizioni tributarie alla loro scarsa chiarezza , alle norme tributarie inserite in “leggi omnibus”, con oggetti diversi. Non è pensabile un ordinamento tributario affidato alla causalità, all’incertezza e all’arbitrio. Quando fu varato lo Statuto dei diritti del contribuente nel luglio del 2000, dopo una sofferta gestazione parlamentare, si parlò del tentativo di “imporre il buon senso per legge”. Ma a distanza di tempo stenta a realizzarsi un pieno riequilibrio fra le parti in causa.
La sua ripetuta violazione è stata fortemente criticata in occasione del recente Congresso nazionale dell’ANTI (Associazione nazionale tributaristi italiani) tenuto a Milano. Lo spirito originario dello Statuto (“una diga a favore del contribuente contro gli abusi dell’Amministrazione finanziaria”) ha perso ormai il potenziale deterrente. Basti guardare le raffiche di provvedimenti che costringono contribuenti e professionisti a un estenuante slalom fra leggi, decreti legge, circolari e risoluzioni ministeriali: un vero ginepraio! Come sta accadendo in questi giorni con black-list, IMU, “speso metro”, acconti, comunicazioni finanziamento soci, scadenze di fine anno.
Da quando è in vigore, lo Statuto del contribuente è stato violato e … raggirato dai Governi, dallo stesso Legislatore e dalla Pubblica Amministrazione più di cinquecento volte a dimostrazione della incapacità di tale strumento legislativo (una legge ordinaria, derogabile, priva di rango costituzionale: questo il suo limite) di porre un argine realmente efficace alle scadenze ravvicinate, alle proroghe dell’ultima ora, alle indicazioni spesso tardive e non esaustive e soprattutto alla retroattività delle norme.
E con la Legge di stabilità in discussione in Parlamento, le violazioni sono destinate ad aumentare, sia per l’ambito erariale che per l’inesplorato labirinto della imposizione locale. Non è la strada migliore per l’affermazione dei principi di civiltà giuridica con cui uno Stato moderno deve relazionarsi con i propri cittadini. Da più parti è stata lanciata la provocazione di abolire lo Statuto dei diritti del contribuente in presenza di una costante sua delegittimazione. Carta straccia! L’auspicio, invece, è che lo Statuto recuperi presto e in toto la centralità che gli compete, attraverso adeguate innovazioni sul piano operativo, per assicurare trasparenza e credibilità al difficile rapporto fra Fisco e contribuente e superare ogni incertezza del diritto.