Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
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giovedì 14 agosto 2008
UNUCI LOMBARDIA
UNUCI Lombardia ha intenzione di partecipare con una propria rappresentanza alla sfilata che si svolgerà il 2 novembre in abiti civili.
In funzione delle adesioni potrà essere organizzato un trasporto con pulmann.
Chi fosse intenzionato a partecipare è pregato di segnalare: Grado - Arma - Cognome - Nome - Sezione UNUCI di Appartenenza - mezzi propri/pulmann
Ulteriori informazioni di dettaglio saranno inviate quando rese disponibili.
Cordiali Saluti - Best Regards - Mit freundlichen Gruessen - mes meilleurs salutationsElio Pedica
Cap. Elio Pedica Ceremony Manager & Webmaster of UNUCI LombardiaVia Bagutta 12 - 20121 Milanomobile 335.7693638web: http://www.unucilombardia.org/ competizione "Lombardia"http://www.unucilombardia.org/unucilombardia/mainlombardia.htmemail: unucilombardia@unucilombardia.orgSede: Via Bagutta 12, Milanotel./fax +39.02.76008863
QUEL CODICE PIENO DI FALSITA' E PREGIUDIZI ANTICATTOLICI
io non so se il Codice da Vinci sia un libro apportatatore di verità o meno, sulla vita di Gesù... Non sta a me sentenziare. Io, in qualità di giornalista mi limito solo riportare le notizie sul blog, citando le fonti. E Dio solo sà dove sta la verità. Alla quale credo che non la sapremo mai. Buona lettura.
Quel Codice pieno di falsità e pregiudizi anticattolici
Riportiamo ampi stralci della recensione del libro pubblicata sul numero di marzo/aprile 2005 de “Il Massimalismo”. Nunzio Primavera
Pregiudizi anticattolici e antiche e mai dimostrate accuse contro la Chiesa e il suo vertice romano in tutte le epoche, trovano, ciclicamente, occasioni per rigenerarsi. Ad accenderli, nei tempi più recenti, sono editori compiacenti di giornali e televisioni in tutto il mondo, ma anche holding cinematografiche hollywoodiane disposte a finanziare a suon di miliardi trasposizioni di antiche imposture sul grande schermo con tanto di regista e attori da premio Oscar. Ogni deliberata accusa violenta, opportunamente manipolata o interpretata parzialmente e senza rispetto della storia, si consuma verso obiettivi diversi. Ora è addirittura l’interpretazione delle Scritture adattata ai fini più diversi. Ora è l’Opus Dei insultata e accusata di essere una setta con finalità ignobili e innominabili. Ma raccontiamo brevemente la trama del libro. La parte che anche l’autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato di Sion oggi si appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga, Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini, ma una criptologa che lavora per la polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – crede nella sua innocenza e lo aiuta a fuggire. Il lettore è indotto a credere che responsabile degli omicidi sia l’Opus Dei (sul cui conto si ripetono le più crude “leggende nere” – cento volte smentite, ma dure a morire – desunte dalla letteratura internazionale), ma le cose sono più complicate. Un nuovo Papa progressista ha deciso di rescindere i legami fra la Chiesa e l’Opus Dei che risalgono a Giovanni Paolo II, e il prelato dell’Opus Dei accetta la proposta che gli proviene da un misterioso “Maestro”: pagando a questo personaggio una somma immensa, potrà ricattare la Santa Sede impadronendosi delle prove del segreto del Priorato di Sion – cioè della “verità” su Gesù Cristo – e minacciando di rivelarle al mondo. Un ex-criminale ora numerario dell’Opus Dei è “prestato” al Maestro, ed è quest’ultimo che lo spinge a commettere una serie di crimini. In realtà, il “Maestro” lavora per se stesso: è un ricchissimo studioso inglese, anti-cattolico, che vuole rivelare il segreto al mondo e accusa il Priorato di tacere per timore della Chiesa. Tra morti ammazzati, enigmi e inseguimenti Robert Langdon e Sophie – tra cui nasce anche l’inevitabile storia d’amore – finiscono per scoprire la verità: la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall’esoterista e massone presidente francese François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della stessa Sophie, che è dunque l’ultima discendente di Gesù Cristo.LA MADDALENA, COSTANTINO E I MISTERI DEL PRIORATO DI SIONI in pratica questa storia abbastanza debole e nemmeno troppo originale raccontata nel Codice, svela che Costantino imperatore (280-337) avrebbe inventato un cristianesimo diverso rispetto a quello autentico, sopprimendo l’elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo d’imperio ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea. Una menzogna davvero debole che non tiene conto che molto prima di Costantino, all’epoca del Canone Muratoriano (che risale circa al 190 d.C.), il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato; quindi ben novant’anni prima che Costantino nascesse e potesse compiere le falsificazioni indicate dal Codice, alle quali poi ne dovrebbero essere seguite altre. Infatti successivamente, Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, avrebbe proseguito l’opera costantiniana riscrivendo completamente parti sostanziali dei vangeli, cambiando o espellendo in alcune parti completamente il ruolo di Maria di Magdala che invece sarebbe stata compartecipe della divinità di Cristo stesso in quanto sua sposa. Il Codice giunge ad asserire che da Maria Maddalena, fuggita in Francia dopo la Resurrezione niente meno che con Giuseppe di Arimatea, sarebbe nata una stirpe regale, quella dei Merovingi, e il Santo Graal altro non sarebbe, in francese arcaico, che il Sang Real, il Sangue Regale di Gesù trasmesso attraverso la Maddalena; anzi addirittura lei stessa sarebbe il Santo Graal.Insomma, per mantenere saldo il potere, in più fasi, questa la storia che viene narrata nel Codice, l’imperatore Costantino al Concilio di Nicea e, quasi tre secoli dopo, Gregorio Magno avrebbero cancellato un Gesù Cristo che aveva affidato la Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile a sua moglie Maria Maddalena e non all’apostolo Pietro. Ma soprattutto sarebbe stato espulso addirittura il concetto di un Cristo che non aveva mai preteso di essere Dio e il tentativo di soppressione fisica della sua discendenza. Il primo scopo sarebbe stato conseguito scegliendo quattro vangeli “innocui” fra le decine che esistevano, e proclamando “eretici” gli altri vangeli “gnostici”, alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena.Insomma sarebbero stati cancellati, tra Costantino e papa Gregorio, un Gesù coniugato con tanto di figli e una Maddalena capo della nuova religione, addirittura nemica di Pietro. Poi la Chiesa avrebbe proseguito nel suo intento criminale anti femminile nei secoli combattendo strenuamente contro la stirpe regale dei Merovingi. Questi, sul trono di Francia in quanto presunti eredi diretti della Maddalena e di Gesù, saranno sterminati dai Carolingi loro nemici, comandati da Pipino il Breve e Carlo Magno, soprattutto fedelissimi al Papa, che li gratificherà della corona imperiale che andrà a Carlo.C’è poi nel racconto del Codice un’organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, che sarebbe stato creato per proteggere il segreto della discendenza di Gesù rappresentata dagli ultimi Merovingi. Al Priorato sono collegati i Templari (per questo perseguitati) e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) – hanno lasciato indizi della presunta verità segreta nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, avrebbe completato la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe e il rogo per cui cinque milioni di donne sono state eliminate.Il racconto de Il Codice da Vinci non si ferma a una finzione letteraria, che già sarebbe ardita e in se stessa eretica per la fede cattolica, ma ha la pretesa di narrare e di citare fonti storiche che addirittura definisce verificabili. Su questi temi sono usciti allo scoperto in tanti in tutto il mondo, pronti a giurare che si tratta della verità. Vengono tirate fuori concordanze con i vangeli gnostici, tracce in chiese ed edifici nella campagna francese che celerebbero la tomba perduta della Maddalena e verifiche addirittura sul Cenacolo di Leonardo dove Maria di Magdala sarebbe raffigurata proprio alla destra di Cristo (senza tenere conto che esistono schizzi preparatori del Cenacolo di mano dello stesso Leonardo dove è evidente che il personaggio raffigurato alla destra di Gesù è di sesso maschile e rappresenta Giovanni l’apostolo più giovane di tutti).CAPI VERI E PRESUNTI E DOMANDE SENZA RISPOSTEMa a questo punto, anche se volessimo per una sola volta accettare che tutta questa storia non sia una bestemmia (perché, sia chiaro, che si bestemmia trattando questi temi con leggerezza e senza conoscerli approfonditamente), ci sarebbe da porsi alcune legittime domande. Perché mai Papa Gregorio, o chi per lui, che quindici o sedici secoli fa avrebbe messo in piedi tale immensa impostura completando il lavoro iniziato da Costantino, avrebbe dato via libera a un San Pietro, il capo designato da Gesù stesso e primo Papa, fin troppo umano e addirittura traditore per tre volte del suo Maestro, debole e incapace di stare ai piedi della croce con le donne, incredulo alla rivelazione della avvenuta resurrezione? Perché nella presunta mistificazione Papa Gregorio ha definito un modello così vulnerabile e fin troppo umano del primo capo della Chiesa? Perché mai avrebbe lasciato un privilegio tanto importante come l’annuncio della resurrezione a una donna che viene definita come ex prostituta, se accettiamo per vero il presunto intento di montare una religione che intendeva espellere le donne dal proprio governo? Perché, poi, mostrare gli apostoli in fuga durante la crocifissione e increduli della resurrezione, con addirittura un Tommaso che vuole la prova della mano nel costato? Non sarebbe stato più conveniente, per dare forza al papato e credibilità alla guida maschile della Chiesa, per Papa Gregorio disegnare un Pietro ancora più “Roccia” nel momento più difficile e apostoli che non tentennano? Perché, visto che a quanto pare l’impegno principale era quello di mistificare un vangelo su misura lasciarlo così debole riguardo ai “comprimari” e, soprattutto, con personaggi tanto vulnerabili?Invece, l’unica a non tentennare nei momenti più difficili descritta dai vangeli canonici senza mezzi termini è proprio Maria di Magdala che unge Gesù con oli preziosi quando è ancora vivo e che lui stesso sceglie come testimone della propria resurrezione, chiedendole di serbare gli unguenti per la sua sepoltura. È sempre la Maddalena, come una della famiglia, insieme a Maria Vergine e a sua sorella Maria di Cleofe, a piangere ai piedi della croce. Se avessero dovuto mistificare qualcosa, se avessero dovuto defraudarla da un ruolo perché, allora lasciarle presenze e posizioni tanto importanti, addirittura cruciali, nei vangeli canonici?Queste sono domande che chi incensa Il Codice da Vinci si guarda bene dal porsi e il libro alla fine si riduce a un romanzo giallo che finisce con l’essere l’ennesimo pamphlet contro la Chiesa e contro l’Opus Dei. Quest’ultima accusata di essere una sorta di società segreta agli ordini del Papa per mantenere il potere e non fare trapelare il segreto, nemica giurata del Priorato di Sion che invece sarebbe detentore, attraverso i secoli, della verità del Santo Graal e di Maria di Magdala come dea madre.Non si può accettare nemmeno quale giustificazione quella addotta da più parti che i quattro vangeli non negano da alcuna parte che Gesù e Maria di Magdala fossero sposati e si amassero. D’altra parte non si ricorda che ci sia da qualche parte un versetto che neghi che San Pietro fosse un cavallo. Il fatto che manchino affermazioni di questo genere non possono avvalorare tanto una condizione coniugale di Gesù con la Maddalena, quanto quella equina di San Pietro.LE VERITÀ DEI VANGELI GNOSTICI E DI QUELLI APOCRIFI. Ma, bando alle inezie e ai sofismi, perché è su questo che molta parte della polemica internazionale si basa, oltre che su asserzioni dei vangeli gnostici, scritti intorno al secondo secolo (tra il 120 e il 200) e ritrovati solo intorno al 1946 a Nag Hammadi in Egitto. Chiunque si trovi a leggerli - e chi scrive lo ha fatto nella edizione del 1999 pubblicata in Italia da Adelphi - si trova di fronte a testi difficilmente comprensibili con un linguaggio ermetico, ricco di simboli e di caratteri esoterici.Nei primi anni del cristianesimo nelle numerose comunità pullulavano le eresie con interpretazioni che pretendevano tutte il privilegio dell’autorità e si identificavano in varie sette, gruppi, scuole di apocalittici, ebioniti, gnostici, manichei, marcianiti. Tutte ritenevano di essere detentrici della verità e gli insegnamenti erano tramandati per lo più oralmente. Forte si sentiva, quindi, la necessità di fermare nella memoria la verità e le testimonianze su Gesù. Va ricordato anche che nel 70 la Palestina viene messa a ferro e fuoco dalle legioni romane e questo fatto è cruciale nella formazione delle prime comunità cristiane. Le testimonianze scritte su Gesù pullulavano e alcune di queste avevano il tono della fiaba popolare arcaica o addirittura della leggenda che si mescolava con le tradizioni delle popolazioni presso cui il cristianesimo cominciava a mettere radici. Nei vangeli arabi dell'infanzia, durante il periodo in Egitto, Gesù appare capriccioso e discolo, e "il miracolo" è chiamato in causa di continuo e si mescola, quale ingenuo lustrino, al povero realismo degli scenari. Ma anche questa visione è condizionata dalla cultura araba e non si può pensare di accreditarle un minimo di veridicità. Sono miracoli penosi, senza accento spirituale, ma solo con il peso del potere. Un ragazzo urta Gesù bambino e Gesù lo fa secco, i genitori del morto si lamentano e lui li acceca. Gesù rompe una brocca ma porta ugualmente l'acqua a sua madre dentro il mantello. Il culmine della grottesca meccanicità del miracolo si ha nel racconto sulla morte di Maria. Gli Apostoli accorrono al capezzale con nuvole apposite, tipo jets personali. Giuseppe è un altro personaggio degli apocrifi sempre imbarazzato dal proprio ruolo, quasi avesse coscienza del rischio di apparire come una macchietta. Fanno contrasto con le piccinerie appena descritte, alcune liriche immagini del protovangelo di Giacomo. Maria bambina viene allevata nel Tempio come una colomba che riceve il cibo dalle mani di un angelo, e quando chiede in che modo concepirà e partorirà, si sentirà rispondere: "Ti coprirà come un'ombra la Potenza del Signore". E ancora la descrizione del silenzio cosmico che accompagna, con una magica sospensione dello scorrer del tempo, l'avvento della nascita del Salvatore.LA VITA DI GESÙ, I VANGELI CANONICI E QUMRANM a quali sono i Vangeli veri, le testimonianza più accettabili, le fonti certe e accettate? Nel 300 dopo Cristo, Origene afferma che quattro sono i Vangeli della Chiesa, tutti gli altri sono eretici.Senza dubbio sono attendibili i racconti più diretti, quelli di Matteo e di Giovanni proprio perché dello stesso Gesù erano apostoli e amici, ma anche quello di Marco che aveva un testimone diretto in Pietro che aveva seguito e forse accompagnato a Roma, e quello di Luca che si riferiva direttamente a Paolo del quel era stato compagno in più viaggi. Poi ci sono gli Atti degli Apostoli scritti da Luca, le Lettere di Paolo e le Lettere Cattoliche di Pietro, Giacomo, Giovanni e Giuda.Marco e Luca non si discostano molto da quanto Matteo afferma e infatti i loro tre Vangeli vengono detti sinottici. Il vangelo di Giovanni è la testimonianza toccante e profonda dell’apostolo che Gesù più di tutti amava, che è tra i primi a seguirlo ai piedi della croce e che prende con sé Maria Vergine come fosse la propria madre. E più dei sinottici, il Vangelo di Giovanni cerca di focalizzare la propria attenzione mettendo in luce il senso della vita, delle opere e della predicazione di Gesù.E se non bastassero queste indicazioni a dare attendibilità storica al Nuovo Testamento ci sono i rotoli di Qumran che provengono da una comunità di esseni del primo secolo e cioè proprio i primi anni della predicazione cristiana dopo la resurrezione, quasi tre secoli prima di Costantino e sei rispetto a Gregorio Magno. I frammenti di vangelo ci consegnano elementi chiari, definiti e ben rintracciabili del Nuovo Testamento che testimoniano che la stesura di questi è stata completata ben prima delle presunte mistificazioni e delle purghe antifemministe e molto prima degli gnostici, che sono del secondo secolo. I frammenti di Qumran del vangelo di Marco (6,52-53) risalgono ad anni in cui ancora molti dei testimoni dei fatti avvenuti erano viventi e avrebbero potuto ben contestare o modificare quanto in essi raccontato. E poi ci sono da Qumran anche i due frammenti della prima lettera di San Paolo a Timoteo (3,16 - 4,3) ad avvalorare che già nei primi anni dopo la Resurrezione alcuni dei documenti (vangelo di Marco e lettere di San Paolo) che faranno parte del Nuovo Testamento erano conosciuti tra le comunità cristiane che iniziavano a formarsi. Documenti chiari e datati con certezza dagli scienziati dei quali bisognerebbe tenere conto, insieme al fatto che il testo di Marco e la prima lettera a Timoteo devono per forza risalire a prima del 68 d.C., quando Qumran, con la sua comunità di pii esseni che custodivano i rotoli ritrovati oggi e molti altri testi di carattere religioso, fu occupata e distrutta dai Romani, conservando per noi fino a oggi i preziosi frammenti.E SE INVECE DI GESÙ IL “CODICE” RACONTASSE DI BUDDHA?Ma talvolta è così gratificante per alcuni diffamare la Chiesa, opporsi alla sua millenaria storia di pace e di fratellanza tra tutte le persone di buona volontà che aggiungere l’ennesimo tassello di diffamazione diviene un fatto ovvio, normale e al quale in pochi sono in grado di opporsi efficacemente. Se lo scenario fosse un altro e il romanzo non fosse Il Codice da Vinci, ma avesse per protagonista il principe Siddharta e raccontasse un’altra storia, quella del Buddha, che dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso da pochi anni - che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) - era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio. Certamente l’atteggiamento verso un romanzo del genere sarebbe ben diverso da quello registrato verso Il Codice da Vinci. Autorità di tutte le religioni denuncerebbero l’odiosa mistificazione anti-buddhista e l’incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione sicuramente sarebbe vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui fosse proposta una versione per il grande schermo, caccerebbero a pedate l’autore, considerando l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto. E Ron Howard, Richard Geere e Tom Hanks sarebbero in prima linea a sottoscrivere appelli per il Dalai Lama offeso, vilipeso e tradito nella sua fede e a raccogliere fondi per finanziare campagne in suo favore.Questa certamente sarebbe la reazione di fronte a uno scenario del genere. E sarebbe la reazione giusta e condivisibile. Ma perché quando è la Chiesa Cattolica al centro della diffamazione le cose cambiano totalmente? Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo mediocrissimo prodotto letterario è solo un’altra prova del fatto che l’anti-cattolicesimo è “l’ultimo pregiudizio accettabile” (è il titolo di un libro di Jenkins: The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003).
SAN JOSEMARÍA
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ARCHIVIO 21 giugno 2008
lunedì 11 agosto 2008
LA PATRIA
Il vicedirettore
Il *“Palazzuolo”
Bisceglie - Bari
“Non chiedete cosa può fare il Paese per voi: chiedetevi invece cosa potete fare voi per il Paese”
Così esordisce il Direttore della Rivista militare U.N.U.C.I. (Ass. Naz. Uff. d’Italia in congedo), Gen. Sq. A. Giovanni Tricomi.
Questa frase, con la quale ho pensato di aprire l’editoriale di questo numero della nostra rivista, fu pronunciata dall’indimenticabile Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, nel discorso inaugurale del proprio mandato nel 1961. Mi rendo conto di non aver scoperto nulla di nuovo; è una frase conosciuta e usata spesso da quanti cercano di far giungere un messaggio, un invito ad abbandonare, almeno per un momento, i ristretti interessi personali per allargare l’orizzonte al benessere generale della collettività alla quale si appartiene. Qualcuno sostiene che questa frase di Kennedy fosse addirittura il motto di Giovanni Falcone. Sembra che Falcone la custodisse trascritta su un foglietto che portava sempre nella sua agenda. Falcone, quindi apprezzava le idee del Presidente americano, ne condivideva gli ideali che muovevano la sua linea d’azione alla guida della più grande potenza mondiale. Kennedy e Falcone accomunati da un comune sentire e dalla stessa drammatica fine. Sappiamo tutti quanto abbiamo dato alla Patria – pur in contesti diversi – due grandi uomini come il Presidente americano e quel magistrato italiano. Sappiamo bene quale sia il prezzo altissimo da loro pagato per le idee nelle quali avevano sempre creduto e lottato. Il bene supremo: la loro stessa vita! Questo editoriale, queste mie riflessioni , cari Soci, cari Amici, vi giungeranno – visti i tempi e la periodicità della nostra rivista – ormai nel pieno dell’estate, cioè nel tempo della spensieratezza, delle ferie, delle gioie famigliari. O lo ritroverete, ritemprati dal breve, meritato ozio, al rientro dalle località di mare e di montagna. Ma va benissimo comunque, perché le cose che cercherò di dirvi – in modo semplice e sintetico, per non tediarvi – non hanno tempo, non passano di moda. Al contrario, divengono sempre più di stringente attualità, proprio perché, da qualche tempo, si manifestano pericolosi sintomi di allontanamento dal mondo dei valori. Egoismi, ricerca obbiettivi facili da conseguire con pochi sforzi e senza sacrifici, sembrano oggi l’unico modo di concepire la vita.
L’Italia, L’Europa, gli stessi Stati Uniti, il mondo intero stanno vivendo una stagione difficilissima: la crisi energetica, il costo dei carburanti, del pane, del latte, l’inflazione che aumenta, la stagnazione. Mentre si affaccia, prepotentemente e minaccioso, lo spettro della crisi economica che ricorda quella tremenda del 1929. Problemi e ricordi che fanno rabbrividire. Sono queste le difficoltà che quotidianamente dobbiamo affrontare. Eppure, paradossalmente, le autostrade della Penisola sono intasate, pieni i ristoranti, svuotati i conti bancari e i risparmi. L a quota di “iphon” moderno telefonino tuttofare, vero status-simbol, messo in vendita a metà luglio in italia (prezzo medio 490 euro), è stata esaurita in due giorni! Ma non siamo il Paese nel quale una larga fetta di famiglie non arrivano a fine mese? Questi comportamenti spesso incomprensibili, sono forse un segnale preoccupante di sconforto, di mancanza di fiducia nel futuro? Forse sto andando fuori tema e cerco di ritornare al messaggio che voglio trasmettervi. Voi Soci , Amici provenite tutti dal mondo militare, o con quel mondo avete un legame stretto e profondo, avete delle radici salde, quelle della Quercia che ho scelto come simbolo della nostra Unione. Voi, Noi, abbiamo tutti alle spalle un mondo di valori nei quali crediamo e per i quali ci battiamo con le nostre iniziative, i nostri programmi, e le nostre attività. Noi dobbiamo continuare a guardare, oggi a più che mai , a quei valori, a non tradirli, non abbandonarli, a far si che possano continuare a rappresentare il modo giusto di intendere la società. La comunanza dei valori, delle buone intenzioni, della sobrietà, della solidarietà, della laboriosità sono i mattoni e il cemento con i quali di costruisce i si rinsalda la Patria. E noi, nel nostro piccolo, siamo un parte importante della Patria. Il cerchio si chiude, rispondiamo alle brevi, importanti parole del Presidente Kennedy, cerchiamo di fare di più pèer la nostra Patria, cerchiamo di non disperdere le nostre energie inseguendo chimere e sogni di grandezza scritti sulla sabbia. Cominciando dalla nostra piccola Patria che si chiama Unuci .C’è allora molto da fare. C’è una scommessa da vincere è la posta in gioco è alta. Perché si tratta veramente di rafforzare in modo considerevole quel ruolo di “cinghia di trasmissione” fra società civile e mondo militare che l’associazionismo ha sempre avuto e che ora guarda in modo diverso rispetto al passato, con Forze Armate non più di massa e con il reclutamento volontario. Ma il mondo militare-e noi ne facciamo parte-è fatto per vincere le sfide, e saprà vincere anche quella della riscoperta e della riaffermazione dei valori. Basta poco per suggerire idee o mettere in atto iniziative capaci di attrarre fornire contributi di pensiero utili a tutti. Contributi di pensiero sarebbero utili anche al miglioramento della rivista, che no ha grandi mezzi e non può permettersi firme di autorevoli giornalisti. Certamente i Delegati regionali, i Presidenti di sezione, molti Soci, sono in grado di offrire-ciascuno nell’ambito di specifiche conoscenze-di offrire contributi validi alla causa comune. Sarei ben lieto di ospitare in ogni numero della Rivista, un “articolo di fondo” di un Delegato Regionale, di un Presidente di Sezione, di un Socio, di uno dei tanti Amici dell’UNUCI, per meglio caratterizzare la partecipazione corale al bene comune.
Sono certo (continua il Gen. Tricomi) che questo appello troverà risposte adeguate. Restiamo uniti intorno alla Quercia, siamo un’Unione e l’unione fa la forza. non siamo soli, nessun uomo è un’ isola, per dirla con il poeta inglese John Donne; “Nessun uomo resta solo…Il dolore di ogni uomo è il mio dolore. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Facciamo nostra questa idea, non perdiamoci d’animo, guardiamo al futuro con fiducia, con sana ostinazione, anche quando sembrano vacillare i più alti punti di riferimento. Ce lo chiedono i nostri padri che hanno lottato e sofferto, che si sono sacrificati per difendere la Patria: Ce lo chiedono gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, che stanno offrendo prove di coerenza, di coraggio, di umanità, di solidarietà e stanno meritando il consenso e la riconoscenza in campo internazionale. Loro credono nella Patria e meritano il nostro sostegno e la nostra vicinanza ideale.
domenica 10 agosto 2008
UN BARLETTANO DOC.DELL' 82 R.G.T.-TEN.COL. SAVERIO PISTILLO
Public Affairs Office
KOSOVO Villaggio Italia
COMUNICATO STAMPA
Spettabile redazione in allegato comunicato stampa.
Gli uomini e le donne dell’82° Reggimento di Barletta hanno realizzato, in prima persona, un’importante struttura che migliorerà la vita di tutti i militari impegnati in Kosovo oggi come domani.
Vi saremmo grati se vorreste accordarci uno spazio per gratificare il loro lavoro.
Distinti saluti
Cap. Domenico Occhinegro-(giornalista militare)
I BARLETTANI RICOSTRUISCONO UNA MENSA IN KOSOVO
In una calda serata d’estate, sotto un cielo stellato, fra le lussureggianti colline balcaniche presso la base Hunter’s House (Casa del Cacciatore ) si è svolta una breve ma intensa cerimonia di inaugurazione della nuova mensa e dell’ adiacente gazebo attrezzato con barbecue e forno a legna.
L’opera dei Barlettani è stata fondamentale per la realizzazione della struttura che ha migliorato sensibilmente la qualità della vita dei militari.
Dopo settimane di intenso lavoro si può definire “realizzato” l’ambizioso progetto che ha visto concretizzato l’acume creativo del team della cellula S4 (logistica) della Task Force Aquila su base 82° fanteria “Torino”, che ha sede a Barletta.
Tutti gli spazi interni della mensa sono stati utilizzati e ottimizzati con buon gusto e ingegno, come se ci fosse stato un tocco di bacchetta magica, rendendo confortevole un ambiente che armonizza sia le attrezzature che gli arredi . La struttura tutta in legno, così come l’attiguo gazebo, accoglie gradevolmente il personale che vi dimora e che assicura quotidianamente la sicurezza del Patriarcato di Pec/Peje dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
La struttura regala piacevoli momenti di ritrovo grazie a un ambiente “caldo” simile al focolare famigliare.
Le tendine gialle e azzurre, così come le colorazioni dei copri tavoli, richiamano i colori del Reggimento di Barletta ( il cui stemma viene riprodotto sulle vetrofanie applicate ai vetri ) comandato dal Colonnello Graziano GIRONACCI che con i suoi uomini ha realizzato un ‘opera necessaria e funzionale apprezzata da tutti.
Tutte le aree verdi, che coronano e attorniano la base, si diramano lungo la recinzione perimetrale, con tagli artistici e impareggiabile maestria, merito dell’ineguagliabile team “infrastrutture”.
Hanno presenziato alla cerimonia d’inaugurazione il Comandante della Multinational Task Force West Generale di Brigata Agostino BIANCAFARINA e i Comandanti di tutte le Task Force presenti in Kosovo.
Un Barlettano DOC. Ten Col Saverio PISTILLO