Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 11 agosto 2008

LA PATRIA

Dott. Pietro Vitale
Il vicedirettore
Il *“Palazzuolo”
Bisceglie - Bari

“Non chiedete cosa può fare il Paese per voi: chiedetevi invece cosa potete fare voi per il Paese”

Così esordisce il Direttore della Rivista militare U.N.U.C.I. (Ass. Naz. Uff. d’Italia in congedo), Gen. Sq. A. Giovanni Tricomi.

Questa frase, con la quale ho pensato di aprire l’editoriale di questo numero della nostra rivista, fu pronunciata dall’indimenticabile Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, nel discorso inaugurale del proprio mandato nel 1961. Mi rendo conto di non aver scoperto nulla di nuovo; è una frase conosciuta e usata spesso da quanti cercano di far giungere un messaggio, un invito ad abbandonare, almeno per un momento, i ristretti interessi personali per allargare l’orizzonte al benessere generale della collettività alla quale si appartiene. Qualcuno sostiene che questa frase di Kennedy fosse addirittura il motto di Giovanni Falcone. Sembra che Falcone la custodisse trascritta su un foglietto che portava sempre nella sua agenda. Falcone, quindi apprezzava le idee del Presidente americano, ne condivideva gli ideali che muovevano la sua linea d’azione alla guida della più grande potenza mondiale. Kennedy e Falcone accomunati da un comune sentire e dalla stessa drammatica fine. Sappiamo tutti quanto abbiamo dato alla Patria – pur in contesti diversi – due grandi uomini come il Presidente americano e quel magistrato italiano. Sappiamo bene quale sia il prezzo altissimo da loro pagato per le idee nelle quali avevano sempre creduto e lottato. Il bene supremo: la loro stessa vita! Questo editoriale, queste mie riflessioni , cari Soci, cari Amici, vi giungeranno – visti i tempi e la periodicità della nostra rivista – ormai nel pieno dell’estate, cioè nel tempo della spensieratezza, delle ferie, delle gioie famigliari. O lo ritroverete, ritemprati dal breve, meritato ozio, al rientro dalle località di mare e di montagna. Ma va benissimo comunque, perché le cose che cercherò di dirvi – in modo semplice e sintetico, per non tediarvi – non hanno tempo, non passano di moda. Al contrario, divengono sempre più di stringente attualità, proprio perché, da qualche tempo, si manifestano pericolosi sintomi di allontanamento dal mondo dei valori. Egoismi, ricerca obbiettivi facili da conseguire con pochi sforzi e senza sacrifici, sembrano oggi l’unico modo di concepire la vita.
L’Italia, L’Europa, gli stessi Stati Uniti, il mondo intero stanno vivendo una stagione difficilissima: la crisi energetica, il costo dei carburanti, del pane, del latte, l’inflazione che aumenta, la stagnazione. Mentre si affaccia, prepotentemente e minaccioso, lo spettro della crisi economica che ricorda quella tremenda del 1929. Problemi e ricordi che fanno rabbrividire. Sono queste le difficoltà che quotidianamente dobbiamo affrontare. Eppure, paradossalmente, le autostrade della Penisola sono intasate, pieni i ristoranti, svuotati i conti bancari e i risparmi. L a quota di “iphon” moderno telefonino tuttofare, vero status-simbol, messo in vendita a metà luglio in italia (prezzo medio 490 euro), è stata esaurita in due giorni! Ma non siamo il Paese nel quale una larga fetta di famiglie non arrivano a fine mese? Questi comportamenti spesso incomprensibili, sono forse un segnale preoccupante di sconforto, di mancanza di fiducia nel futuro? Forse sto andando fuori tema e cerco di ritornare al messaggio che voglio trasmettervi. Voi Soci , Amici provenite tutti dal mondo militare, o con quel mondo avete un legame stretto e profondo, avete delle radici salde, quelle della Quercia che ho scelto come simbolo della nostra Unione. Voi, Noi, abbiamo tutti alle spalle un mondo di valori nei quali crediamo e per i quali ci battiamo con le nostre iniziative, i nostri programmi, e le nostre attività. Noi dobbiamo continuare a guardare, oggi a più che mai , a quei valori, a non tradirli, non abbandonarli, a far si che possano continuare a rappresentare il modo giusto di intendere la società. La comunanza dei valori, delle buone intenzioni, della sobrietà, della solidarietà, della laboriosità sono i mattoni e il cemento con i quali di costruisce i si rinsalda la Patria. E noi, nel nostro piccolo, siamo un parte importante della Patria. Il cerchio si chiude, rispondiamo alle brevi, importanti parole del Presidente Kennedy, cerchiamo di fare di più pèer la nostra Patria, cerchiamo di non disperdere le nostre energie inseguendo chimere e sogni di grandezza scritti sulla sabbia. Cominciando dalla nostra piccola Patria che si chiama Unuci .C’è allora molto da fare. C’è una scommessa da vincere è la posta in gioco è alta. Perché si tratta veramente di rafforzare in modo considerevole quel ruolo di “cinghia di trasmissione” fra società civile e mondo militare che l’associazionismo ha sempre avuto e che ora guarda in modo diverso rispetto al passato, con Forze Armate non più di massa e con il reclutamento volontario. Ma il mondo militare-e noi ne facciamo parte-è fatto per vincere le sfide, e saprà vincere anche quella della riscoperta e della riaffermazione dei valori. Basta poco per suggerire idee o mettere in atto iniziative capaci di attrarre fornire contributi di pensiero utili a tutti. Contributi di pensiero sarebbero utili anche al miglioramento della rivista, che no ha grandi mezzi e non può permettersi firme di autorevoli giornalisti. Certamente i Delegati regionali, i Presidenti di sezione, molti Soci, sono in grado di offrire-ciascuno nell’ambito di specifiche conoscenze-di offrire contributi validi alla causa comune. Sarei ben lieto di ospitare in ogni numero della Rivista, un “articolo di fondo” di un Delegato Regionale, di un Presidente di Sezione, di un Socio, di uno dei tanti Amici dell’UNUCI, per meglio caratterizzare la partecipazione corale al bene comune.
Sono certo (continua il Gen. Tricomi) che questo appello troverà risposte adeguate. Restiamo uniti intorno alla Quercia, siamo un’Unione e l’unione fa la forza. non siamo soli, nessun uomo è un’ isola, per dirla con il poeta inglese John Donne; “Nessun uomo resta solo…Il dolore di ogni uomo è il mio dolore. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Facciamo nostra questa idea, non perdiamoci d’animo, guardiamo al futuro con fiducia, con sana ostinazione, anche quando sembrano vacillare i più alti punti di riferimento. Ce lo chiedono i nostri padri che hanno lottato e sofferto, che si sono sacrificati per difendere la Patria: Ce lo chiedono gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, che stanno offrendo prove di coerenza, di coraggio, di umanità, di solidarietà e stanno meritando il consenso e la riconoscenza in campo internazionale. Loro credono nella Patria e meritano il nostro sostegno e la nostra vicinanza ideale.

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