Ordini Cavallereschi Crucesignati

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mercoledì 17 ottobre 2007

Concerto dei V.FF. di Bari

NOTA STAMPA del 17 ottobre 2007

Concerto del 16\10\2007, ore 20:30 presso il teatro Piccinni
banda del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco

Nel quadro delle iniziative che fanno da corollario al IV Convegno Scientifico Nazionale su “Sicurezza nei Sistemi Complessi”, martedì 16 ottobre 2007, alle ore 20:30, si è tenuto presso il Teatro Piccinni di Bari il concerto della Banda del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per la prima volta ospiti nella nostra città.

La banda, composta da oltre 60 esecutori provenienti dai vari Comandi Provinciali d’Italia, si esibisce in tutte le cerimonie ufficiali e non che riguardano il Corpo, è diretta magistralmente dal Maestro Donato di Martile.

Tra gli esecutori può vantare non solo diplomati presso i Conservatori ed Istituti Musicali Nazionali, ma anche la collaborazione di validi musicisti già fattisi valere in occasione di manifestazioni, sfilate e concerti.

Il concerto presentato dal bravissimo Gianni Ippolito è stato suddiviso in due tempi, con l’esecuzione di marce militari e pezzi d’opera del repertorio classico.
Presenti il capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ing. Giorgio Mazzini, il Comandante dei Vigili del Fuoco ing. Giovanni Micunco e numerosi personaggi del mondo imprenditoriale barese.

martedì 16 ottobre 2007

La Banda del Corpo Nazionale dei V.FF.

Comunicato Stampa
- Notizie Storiche –

La Banda del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nasce sul finire degli anni ’30, successivamente all’istituzione del corpo stesso avvenuta nel 1935.

L’organico del complesso si compone di 70 esecutori, in servizio permanente o discontinuo, provenienti dai vari Comandi Provinciale d’Italia.

Tra gli esecutori può vantare non solo diplomati presso i Conservatori ed Istituti Musicali Nazionali, ma anche la collaborazione di validi musicisti che già si sono fatti valere in occasione di manifestazioni, sfilate, concerti.

Infatti, caratteristica che la contraddistingue dalle altre formazioni, è che tutti i componenti della banda sono operativi, ossia svolgono servizio presso i Comandi Provinciali d’Italia.

Il repertorio abbraccia tutti i generi musicali (classico, lirico-sinfonico, leggero, jazz) con particolare attenzione alla musica originale per banda.

Attualmente la Banda del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è diretta dal Maestro Direttore Donato di Màrtile.

DONATO di MARTILE, nato a Pescara il 25 luglio 1974, si è diplomato in corno presso il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara con il Maestro Fiorangelo Orsini.

Svolge un’intensa attività concertistica con le più importanti istituzioni musicali italiane.

Numerosi sono i concerti tenuti all’estero in Paesi quali: Australia, Canada, U.S.A, Ecuador, Malesia, Francia, Belgio, Spagna, Ungheria, Slovenia, etc.

Ha conseguito il diploma in “Direzione di Banda” al corso triennale di perfezionamento presso l’Accademia Musicale di Pescara con il Maestro Fulvio Creux.

Nell’Anno Accademico 2005-6 ha conseguito il Diploma Accademico di Secondo Livello in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara.

Componente della Banda del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dal 1994, ha preso la direzione della stessa nel 2000.

Si esibisce con tale formazione nei più prestigiosi teatri italiani.

Comando Vigili del Fuoco di Bari

COMUNICATO STAMPA

Oggetto: Il comandante del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco al Politecnico di Bari per il “Master in Ingegneria della Sicurezza”.
I vertici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile hanno partecipato stamane, nell’aula Attilio Alto preso la Facoltà d’Ingegneria, alla IV edizione del Convegno Scientifico Nazionale su “Sicurezza nei Sistemi Complessi” organizzato dal Politecnico di Bari unitamente al Ministero dell’Interno - VV.F. di Bari ed al Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
A fare gli onori di casa il prof . Piero Masini (Politecnico) ed il preside della Facoltà d’Ingegneria Renato Cervini unitamente al comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Bari, ing. Giovanni Micunco.
Ospiti e relatori particolarmente qualificati il comandante del Corpo Nazionale dei VV.F. ing. Giorgio Mazzini, il vice Capodipartimento della Protezione Civile Fabrizio Colcerasa ed il Dirigente Generale della Direzione Centrale del Ministero dell’Interno ing. Antonio Gambardella.
Tra i partecipanti, oltre a numerosissimi conosciuti ed apprezzati professionisti locali, i comandanti provinciali VV.F. di Milano, Roma e Varese.
“Il Politecnico di Bari – ha spiegato il prof. Masini- da tempo ed in maniera specifica ha inteso sviluppare le tematiche della sicurezza ed in particolare della prevenzione incendi non solo dal punto di vista legislativo e normativo ma soprattutto relativamente alla definizione delle metodologie di analisi dei rischi da adottarsi nelle diverse realtà industriali”.

domenica 14 ottobre 2007

Il Tempio di Salomone : è falsa la melagrana

La gente è più propensa a credere alle storie che alla Storia (anonimo)

E’ falsa, secondo il quotidiano Haaretz, la delicata melagrana d’avorio esposta dal 1988 nel Museo Israel, che sarebbe appartenuta 3.000 anni fa ad un sacerdote del Tempio di Salomone a Gerusalemme (e che noi collochiamo su una delle Colonne che fiancheggiano l’accesso al Tempio Massonico) .

Il giornale aveva avanzato nove mesi fa forti dubbi circa la genuinità di quello che era considerato l’unico reperto del Tempio.
Altri considerano invece che siano ancora esistenti alcune vestigia appartenute, o riconducibili al Tempio di Salomone e agli accadimenti della tradizione giudaico-cristiana.

Ad esempio, i Copti credono di possedere l’Arca dell’Allenza, custodita in Etiopia, ad Axum, in una chiesa Cristiana alla quale può accedere solo un sacerdote, e nessun altro; come avveniva per il Debir – il Sancta Sanctorum – del Tempio di Salomone, al cui interno accedeva, un solo giorno l’anno, il solo Sommo Sacerdote. Il religioso copto è obbligato al segreto e non può lasciare mai la chiesa, se non per uscire all’aperto restando davanti al portone d’ingresso. Verrà sostituito alla sua morte con un altro sacerdote unico, e così via

La presenza nelle vicinanze di un’altra chiesa coeva, con evidenti simboli Templari, fa riaffiorare la leggenda che vuole che quei Cavalieri abbiano rinvenuto nei sotterranei del Tempio di Salomone l’Arca dell’Alleanza che poi avrebbero affidato agli Etiopi, quali eredi di re Salomone e della regina di Saba.

Il Vaticano ritiene di conservare la scala del Pretorio di Pilato che fu salita da Gesù. Il reperto è conservato in un apposito edificio sacro, voluto da Papa Sisto V, popolarmente chiamato la Scala Santa, sul cui frontale è stato inciso il motto: “Non esiste luogo più sacro di questo”.

Alcuni affermano - ma non ci sono prove né conferme al riguardo - che il Vaticano conservi in segreto la Grande Menorah d’oro, portata a Roma da Tito, che, nell’estate del 69 distrusse il Tempio di Salomone dopo aver conquistato Gerusalemme. La Grande Menorah è considerata ufficialmente scomparsa.

Non si contano reliquie della Croce, dei Chiodi, delle Spine e persino del prepuzio di Gesù Bambino, quest’ultimo, secondo la tradizione, era conservato nella chiesa di Calcata, suggestivo borgo “abbandonato” tra Roma e Viterbo.

Tratto dai quaderni di Serenamente - Alberto Vacca

Templi Hierosolymitani - O.S.M.I.T.H.

Il Pensiero di un Templare Intervento del Dott. Claudio Santori (Ordo Supremus Militaris - Gran Priorato d’Italia - Commenda di Roma), che ringrazio per il gradito e pertinente apporto.


Molti studiosi, pur partendo da presupposti diversi e argomentando da diversi punti di vista, hanno convenuto sul fatto che la Massoneria assunse le sue origini dal Templarismo.
D’altra parte, al di là di quanto generalmente affermato dalla tradizione storica, non appare credibile che i Templari, dei quali erano note le elevate attitudini e le capacità organizzative come pure l’alta qualità del loro addestramento, non siano sopravvissuti al processo promosso da Filippo il Bello agli inizi del Trecento e al successivo scioglimento (rectius: sospensione) dell’Ordine decretato nel concilio di Vienne del 1312 da Papa Clemente V.

Può essere invece verosimile che essi abbiano inizialmente operato nella clandestinità, continuando ad avvalersi di quelle tradizioni e conoscenze ‘segrete’ tramandate oralmente, di cui i cavalieri erano depositari e delle quali, come anche riferisce Barbara Frale nel suo recentissimo libro ‘I Templari’, ‘nella normativa ufficiale non esisteva altro che un’impercettibile allusione’.

Tra questi ‘segreti’ sono citati da ricercatori il rituale d’ingresso (assimilabile ad una ‘iniziazione’) nonché conoscenze che presumibilmente comprendevano quelle, scientifiche, di vecchi alchimisti e pratiche derivanti da tradizioni esoteriche orientali.

Anche la Massoneria, in origine, aveva riti di iniziazione solenni ed era interessata allo stesso tipo di conoscenze sulla geometria sacra, l’alchimia e l’occultismo di cui si occupavano i Templari, come si ricorderà più avanti.

Pare comunque acclarato che i primi riferimenti ufficiali della Massoneria risalgano ad epoca successiva al 1640, il che porterebbe ad avallare una soluzione di continuità tra quella e i Templari. Ma alcuni ricercatori (John J. Robinson, per esempio) riferiscono di prove dell’esistenza di ‘logge’ già nel 1380.

Ad ogni buon conto, un tipico esempio quanto meno della ‘comunanza’ di alcune componenti, anche se solo ‘ideologiche’, fra le due confraternite può essere rinvenuto nel simbolismo della Cappella Rosslyn, in cui fu sepolto uno dei cavalieri che combatté nella battaglia di Bannockburn (24 giugno 1314) a fianco di Robert Bruce, vinta dagli scozzesi contro gli inglesi.

Tutta la costruzione, infatti, pare progettata secondo i principi della geometria sacra e l’interno è scolpito di simboli che appartengono in parte al simbolismo massonico (vedi ad es. la ‘colonna dell’apprendista’), in parte a quello templare (pianta ispirata alla croce templare, sculture con l’immagine di due uomini su un solo cavallo).

In base a questi e ad altri elementi, spesso supportati da documenti storici utilizzati a base di argomentazioni a sostegno, si è addivenuti alla conclusione di una più o meno diretta discendenza fra i due Ordini. Non pare, tuttavia, comunque si valuti il contenuto di verità di singole teorie, che si possa tuttora operare sul terreno sicuro delle affermazioni scientifiche e verificabili. Tutto, ad oggi, resta e in ogni caso si sviluppa, sul piano, sempre incerto, della speculazione.

Alcune diramazioni della Massoneria continuano a dichiararsi discendenti dai Templari, segnatamente in Scozia, ma pochi storici hanno avallato tali pretese. Verosimilmente non c’è stato un vero e proprio passaggio di consegne, ma appunto la comunanza di molti saperi esoterici diversi potrebbe fare forse presumerne l’eredità.
Vale peraltro la pena di ricordare che all’interno di questi ‘saperi’ i Templari avevano sviluppato anche conoscenze, insolite per l’epoca, su materie quali la geometria e l’architettura sacra, dei cui principi troviamo applicazione nelle cattedrali gotiche, nonché sull’astronomia, la chimica, la cosmologia, la navigazione, la medicina e la matematica.

Tali conoscenze, che pare ricomprendessero anche l’alchimia, sul cui terreno si trattavano i segreti della vita e della rigenerazione fisica se non dell’immortalità, non erano comunque facili da acquisire: per cui chi intendeva guadagnarsi la conoscenza doveva assolutamente superare i difficili stadi dell’iniziazione progressiva.

D’altro canto – mi si perdoni il breve ‘fuori tema’ – se è pur vero che il ‘mistero iniziatico’ può generare sospetto, lo è altrettanto il fatto che all’enorme maggioranza della gente non appartiene il desiderio di conoscere. Basta osservare come vivono le persone, ciò che costituisce lo scopo della loro esistenza, qual’è l’oggetto dei loro desideri, delle loro passioni e aspirazioni, quali sono i loro pensieri, quali gli argomenti di loro interesse e di cosa generalmente parlano. Nessuno, io credo, nasconde nulla. Ma l’acquisizione della vera conoscenza esige partecipazione, grande fatica e grandi sforzi. E un esame obiettivo dell’uomo medio, dei suoi interessi, di ciò che riempie le sue giornate, ne dimostra evidentemente l’incapacità.

Ma, tornando al tema, e al di là dell’indubbio fascino che, diversamente da altri Ordini di natura pressoché simile, i Templari esercitano ancora oggi sulla gente, due loro idee continuano a vivere: 1) provenendo dalle più diverse regioni d’Europa per l’esecuzione di un compito comune, l’Ordine simboleggia, più di molte altre organizzazioni, un’Europa unita; 2) l’idea del cavaliere-monaco sopravvive, sia pure in forma molto diversa, in quella del militante del volontariato in Europa.

Oggi essere Templari rappresenta un modo di essere e di concepire i rapporti con gli altri fondati sul rispetto della personalità dell’uomo; è cercare di migliorare la società in cui viviamo con l’esempio del buon vivere; è, in un certo senso, fare e sviluppare cultura, che costituisce il più straordinario strumento di libertà; è anche mantenere alto uno spirito umanitario che significa solidarietà verso le persone che ne hanno bisogno.
Anche la Massoneria moderna, pur restando generalmente accomunata a quella antica dal substrato simbolico dell’Ordine, ha avuto una sua evoluzione, sviluppando una molteplicità di indirizzi, di cui quelli umanistici e fraterni paiono, allo stato, predominanti.

Questo scritto vuole essere un contributo di attenzione e di riflessione su un tema per certi versi anche intrigante, concernente due Ordini che, al di là delle rinvenute ‘comunanze’ hanno comunque esercitato un’enorme influenza sulla cultura occidentale. Ci si augura che possa essere di stimolo per ulteriori interventi: ‘hoc erat in votis?.
Tratto dai quaderni di Serenamente - Alberto Vacca

Massoni templari e/o Templari massoni?

IPSE DIXIT

Sulla Massoneria e sui Cavalieri del Tempio esistono così tante leggende ed ipotesi, non adeguatamente supportate da riscontri scientifici, che nulla vieta di aggiungerne altre, partendo da alcuni riscontri obiettivi e, transitando poi, tra le nebbie della suggestione.

I nove cavalieri che si presentarono a re Baldovino non erano guerrieri in senso stretto e, infatti, non furono aggregati alle truppe combattenti; non erano portatori di un messaggio religioso ed erano sconosciuti all’autorità ecclesiastica di Gerusalemme (non avevano, infatti, messaggi per essa) né si erano curati di intraprendere relazioni con i Cavalieri del Santo Sepolcro che già erano a Gerusalemme.

Erano cadetti di famiglie nobili che vestivano le insegne francesi ed esibivano la Croce di Lorena e, forse, cercavano un loro spazio all’estero. Furono alloggiati nelle stalle annesse al Tempio di Salomone e ben presto iniziarono a scortare i pellegrini che sbarcavano in Terra Santa, accompagnandoli ai luoghi sacri e contemporaneamente iniziarono a lavorare per migliorare la loro sede.

Uomini operativi, senza dubbio cavalieri, ma anche scudieri, cappellani, maniscalchi, factotum e, dal Sinodo di Troyes del 1128, grazie a San Bernardo di Chiaravalle che li doterà di una Regola, anche guerrieri cristiani (nova militia). Secondo Matthew Paris, parteciparono per la prima volta ad una battaglia contro i musulmani solo nel 1133.

Papa Eugenio III (1145-53) li autorizzò ad esibire la Croce cristiana e, grazie a ciò, poterono pienamente essere definiti “militia Christi”, assumendo, cioè, il titolo che Papa Urbano II (1088-99) aveva attribuito ai partecipanti alla prima Crociata.

I Cavalieri, che divennero abili e temuti combattenti, erano Templari “di prima categoria”, quelli che dovevano avere nobili origini e che pronunciavano i voti di castità, obbedienza e comunione dei beni.

L’Ordine, come qualsiasi esercito o comunità organizzata, non poteva sopravvivere senza la logistica, l’amministrazione, le relazioni pubbliche, lo sviluppo, i dirigenti ecc. e, come in qualsiasi esercito i vari reparti avevano un loro ruolo ed un loro spazio, creando un cameratismo interno che distingueva gli uni dagli altri. I guerrieri ed i capi, generalmente nobili di estrazione elitaria, rappresentativi della migliore società; gli altri, invece, scelti anche in virtù della capacità di soddisfare le esigenze concrete ed ordinarie della comunità.

Questo “sottobosco”, secondo alcuni, finì col dotarsi di regole proprie, parallele e segrete, alla stregua di quanto facevano, in quei tempi, le corporazioni di mestiere in Europa. Quando il loro esercito non servì più, per l’abbandono della Terra Santa, ed anzi fu malvisto da molti Signori dell’epoca che non gradivano un potere militare forte, alternativo a quello loro, furono proprio i rappresentanti non militari ad essere “meglio visti” e questi, vedendo esaltato il loro ruolo, penetrarono più facilmente nei ranghi della nomenclatura civile che diventava sempre più “borghese” e, in conseguenza della loro ascesa sociale, acquisirono anche all’interno dell’Ordine Templare quel prestigio che antecedentemente apparteneva solo ai Cavalieri.

Il passaggio successivo fu che i sapienti, gli scienziati, gli artigiani e gli operativi Templari, divennero contigui ai “colleghi” esterni, anch’essi sempre meglio inseriti nella società e, in modo particolare ai Liberi Muratori, la cui presenza, peraltro, era già diffusa all’interno dell’Ordine del Tempio, come dimostra la lapide ( ma non è la sola) con simboli Templari e Massonici, conservata al Museo Rockefeller di Gerusalemme, rinvenuta tra le rovine del castello templare di Athlit in Terra Santa, abbandonato dai Cavalieri nel 1291, e quindi, precedente a tale data. Anche a Teggiano (Campania) in una chiesa recentemente restaurata sono stati riscontrati evidenti simboli Templari e Massonici.

Due documenti, la Charta di Bologna del 1240, ed il Poema Regius del 1350 che fa riferimento a fatti già noti precedentemente, sono Statuti di corporazioni muratorie, dotate di regole non solo operative, tali da far identificare gli aderenti come precursori dei moderni Liberi Muratori = Massoni, cioè di associazioni che perseguivano sia la maestria del fare sia quella dell’essere.

Il Cavaliere cui appartenne la lapide di Athlit non doveva essere certamente un tagliapietre miracolosamente divenuto Cavaliere, ma un Muratore Accettato, cioè uno dei personaggi di elevate qualità che i Muratori affiliavano e iniziavano all’arte spirituale e metodologica massonica, ed era inoltre qualcuno che attribuiva tanta importanza alla Massoneria da desiderare che sulla sua lapide di Templare apparisse quel simbolo accanto a quello di Povero Cavaliere di Cristo.

Come dimenticare poi, il bassorilievo nella Cappella di Rosslyn (sotto riprodotto) in cui molti riconoscono un Templare che conduce un Massone all’Iniziazione? Il Templare lo conduce in qualità di Esperto (= ufficiale massonico); si ricordi inoltre, che l’Iniziazione Massonica può, e poteva, essere concessa solo da un Maestro Venerabile, unico autorizzato a conferire l’ Iniziazione Massonica.

I Templari non militari furono quelli che più facilmente si salvarono, grazie soprattutto alla loro minore visibilità e all’aiuto che ricevettero dai tanti amici e parenti e dalle Corporazioni di Mestiere che cominciavano ad affermarsi, in virtù delle ricchezze acquisite, come classe alternativa alla nobiltà ed al clero, anticipando l’inarrestabile futura crescita della borghesia. La capacità dei “sopravvissuti” Templari di inserirsi nella vita quotidiana della società cittadina, ricavando sostentamento e prestigio dalle loro abilità, fu determinante per la loro salvezza.

Questi Templari, meno noti e più facilmente confondibili al resto della popolazione, da soli o forse insieme ad alcuni Templari militari, sarebbero riusciti a fuggire, riparando in Scozia ove, secondo alcuni, ma non ho trovato riscontri in merito, ricostituirono, con la protezione della nobildonna Isabella di Becquart la loro associazione, che però non ebbe più finalità militari né possibilità di crescita esponenziale. Non risulta, peraltro, nessun documento ufficiale in cui re Robert di Scozia abbia ratificato lo scioglimento, o la sospensione, dei Cavalieri Templari esistenti nei suoi territori e sì che avrebbe avuto l’interesse e l’ opportunità, se l’avesse promulgato, a renderlo pubblico. (Baigent & Leigh).

Nel 1309, fatalmente, anche in Scozia iniziarono le persecuzioni: “fu tenuta un’inquisizione a Holyrood e comparvero soltanto due cavalieri perché gli altri erano impegnati a combattere nell’esercito di Bruce, contro gli inglesi”. (Bothwell Gosse). Ed ancora “ci dicono che avendo abbandonato il Tempio, si schierarono sotto le insegne di Robert Bruce e combatterono con lui a Bannockburn. Bruce, in cambio dei loro preziosi servigi, costituì questi Templari in un nuovo sodalizio”. (Haye)

Questo nuovo sodalizio vide l’affermazione dei Templari non militari, che non essendo stati coinvolti nelle guerre tra la Scozia e l’Inghilterra, si unirono ai loro congeneri in tutta la Gran Bretagna, accettando nel loro gruppo anche personaggi di diversa natura (nobili, borghesi, pensatori, ecc.).

Ricordo che, secondo Dom Augustin Calmet, John Claverhous visconte di Dundee era Gran Maestro dell’Ordine dei Templari in Scozia e, quando cadde nella battaglia di Kiliecrankie (1689) indossava la Gran Croce dell’Ordine originale (cioè anteriore al 1307), segno evidente che l’Ordine era a quella data esistente (come continuazione o nuova costituzione?). Il fratello del visconte di Dundee consegnò all’Abbé Calmet la Gran Croce (perché?) e, l’Abate, a sua volta, la consegnò a Lord Mar che succedette al visconte Dundee come Gran Maestro dei Templari di Scozia.

Questi ultimi, che non erano interessati né all’artigianato né al militarismo, favoriti dalla riservatezza cui erano costretti, ma della quale poterono anche giovarsi, trovarono nella sapienzialità e nella libertà di ricerca della conoscenza, il loro fattore unificante, osservando, com’era sempre stato costume dei Templari originari e dei liberi pensatori, abitudini e spiritualità non preconcette, quindi, aperte all’indefessa ricerca della Verità, liberi dai vincoli imposti “da ogni politica e religione” anticipando il futuro ecumenismo.

Conseguentemente il presunto idolo dei Templari, il Bafometto (o la Testa), non sembra essere stato un idolo religioso, piuttosto l’emblema di accoliti uniti dall’interesse per la conoscenza.

Il nome, infatti, deriverebbe etimologicamente da bafè (immersione) e da metis (saggezza) e accrediterebbe l’ipotesi che essi, una volta accolti nell’Ordine dopo aver bussato tre volte ad una porta chiusa (simbolo dell’ignoranza spirituale in cui la materialità ci fa vivere), ricevevano un nuovo “battesimo” simbolico, rinascendo alla fonte della conoscenza, disponendosi così, con l’impegno e l’osservanza del metodo che veniva loro insegnato, ad aspirare alla Conoscenza della Verità.

Anche la Massoneria, dopo che si sia bussato ad una porta chiusa, accoglie i profani nell’Ordine fornendo ad essi un “battesimo” iniziatico che insegnerà loro un metodo operativo: il buon utilizzo degli strumenti personali fisici e spirituali (forza, sensi, ragione, ecc.) allegorizzati da strumenti simbolici, per migliorare se stessi.

Questa metodologia massonica insegnerà all’iniziato, che saprà impegnarsi ed osservare le regole, ad edificare la costruzione del suo tempio spirituale, realizzato il quale potrà essere instradato sulla via che conduce alla ricerca della Conoscenza e della Verità.

Non esistono oggi, e non so se siano mai esistite realmente, promiscuità tra Templari e Massoni; vedo solo affinità, non escludendo che, a livello di singoli e non delle istituzioni, contatti ci siano stati. Entrambe le ideologie percorrono un sentiero ecumenico ed affermano principi e valori etico-solidali sovrapponibili, ma, i primi osservando la centralità dell’insegnamento di Cristo e la Sua Glorificazione, i secondi cercando la centralità spirituale dell’homo faber alla gloria di un difficilmente definibile Ente Supremo.
Tratto dai quaderni di Serenamente - Alberto Vacca

Preghiera del Corpo Militare dell'Ordine di Malta

- Il Corpo Militare SMOM è un Corpo Ausiliario dell’Esercito -

Dio Onnipotente ed Eterno, davanti al cui trono gli Angeli cantano in perpetuo un inno di gloria, ascoltaci!
Noi, soldati del Corpo Militare dell’Ordine di Malta, siamo oggi alla Tua presenza per implorare da Te protezione e per offrirTi il nostro servizio.
Come militari Ti chiediamo la forza invincibile, la fedeltà incrollabile, lo spirito di sacrificio. Come militari del Sovrano Militare Ordine di Malta, Ti promettiamo la fedeltà alla millenaria tradizione militense, l’impegno per la pace nel mondo, il servizio ai sofferenti e ai colpiti dalla sventura.
La Croce Ottagona sia l’Ideale! La Vergine di Fileremo sia la guida! L’eroismo di San Giovanni Battista sia l’esempio!
Amen.

Anniversario della Costituzione della Corazzata "Pinerolo"

IL COMANDANTE

Uomini e Donne della “Pinerolo”, il 13 novembre 1821 venne costituita la Divisione di Fanteria “Pinerolo”, oggi 13 novembre 2006 festeggiamo il 185° anno della costituzione della Brigata corazzata “Pinerolo”. Alle Bandiere di Guerra e allo Stendardo dei reparti che la costituiscono, rivolgo il mio rispettoso e deferente omaggio.
Mi inchino commosso al ricordo dei Caduti della Pinerolo, in tutte le guerre e su tutti i fronti.
E’ doveroso ricordare, fra le più importanti attività operative in cui la “Pinerolo” è stata chiamata ad operare, il sisma de1 1980 nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto nelle Province di Avellino, Salerno e Potenza, meritandosi la Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito, dove uomini di leva, consci della gravità del momento, per l’elevato senso del dovere e profonda sensibilità umana, rischiando talvolta la propria vita, si prodigarono per oltre tre mesi a rendere meno dolorose le sofferenze e i disagi di quella sfortunata popolazione.
Altissima prova di efficienza,elevato senso del dovere, notevole spirito di abnegazione, sacrificio e altruismo.
Dal 24 novembre 1992 al gennaio del 1994, la Brigata ha partecipato all’operazione “Vespri Siciliani” nella parte meridionale della Sicilia.
Nello stesso anno a seguito dell’emergenza profughi, in arrivo sulle coste pugliesi, unità della Brigata si sono dispiegate sulle coste pugliesi, nell’operazione “Salento”; successivamente in Calabria nell’ambito dell’operazione “Riace” , in concorso al controllo del territorio.
Nel contesto dell’operazione “Domino”, per ben 5 anni i reparti della Brigata si sono continuamente avvicendati, presso strutture sensibili dislocate nel Centro-Sud dell’Italia, al fine di prevenire possibili attentati di matrice terroristica.
Notevoli ed impegnative sono state le attività addestrative, presso poligono dislocati all’estero, Ungheria, Bulgaria, Egitto e Polonia.
Nel luglio del 2002 la Brigata, è stata chiamata ad operare in territorio Albanese, presso l’HEADQUARTERS di Tirana in Durazzo, per conto della missione KFOR.
Nel 2004 è stata impiegata in Kosovo, quale Comando della Multinational Brigade South West, nel corso dell’Operazione “Joint Guardian” fino alla primavera del 2005.
Dal 23 ottobre 2006, è di nuovo in Kosovo quale Comando della Multinational Task Force West nell’ambito dell’Operazione“Joint Enterprise”, per la durata di sei mesi.
Soldati della “Pinerolo”, in Patria e in Terra straniera, oggi con grande orgoglio, mi accingo a festeggiare con Voi l’Anniversario della Costituzione della nostra Brigata, siate orgogliosi del Vostro operato.
Grazie alla Vostra professionalità e alla Vostra sensibilità umana, pur consapevoli dei disagi a cui siete tante volte sottoposti, contribuite tutti insieme a tenere alta l’immagine della nostra Nazione e della Forza Armata.
A Voi e alle Vostre famiglie, a cui va il mio personale e sentito apprezzamento, esterno il mio plauso.
Sono certo che grazie al Vostro elevato senso del dovere unitamente allo spirito di sacrificio che sempre Vi contraddistingue, continuerete ad assolvere il Vostro compito con la massima dedizione, per il raggiungimento di un comune obiettivo, in Patria quello di assicurare la difesa della nostra amata Italia e la salvaguardia delle libere Istituzioni, all’Estero di contribuire al mantenimento della pace e della legalità a tutela della pacifica convivenza tra i popoli.
Viva l’Italia
Viva l’Esercito
Viva la“Pinerolo”


Belo Polje, 13 novembre 2006

firmato
Il Comandante della Brigata corazzata ”Pinerolo”
Gen. B. Attilio Claudio BORRECA

Brigata Corazzata "Pinerolo" - Bari

– PUBBLICA INFORMAZIONE –
Sede Stanziale
BARI
V. Vittorio Veneto 20
Telefono: (0039) 080 / 5278355 int. 221

Telefono Cellulare: 340 / 0094014
e-mail: uadpi@bpinerlo.esercito.difesa.it
dom.occhinegro@esercito.difesa.it


COMUNICATO STAMPA
ARZILLI COME BAMBINI DOPO 185 ANNI

Ricorre, il 13 novembre, l’anniversario della costituzione della Brigata PINEROLO.
Eredita, il 13 novembre del 1821, le tradizioni della Brigata “Saluzzo” le cui origini, che si identificano con quelle del reggimento “Savoiardo”, risalgono al 1672. L’unità partecipa a tutte e tre le guerre d’indipendenza. Nel 1871 viene sciolta e ricostituita nel 1881. Il primo conflitto mondiale la vede protagonista nei combattimenti dell’Altopiano d’Asiago, a Valbella ed a Vittorio Veneto. Nel 1926 assume la denominazione di XXIV Brigata di Fanteria. Nel 1934 assume il nome di 24a Divisione di Fanteria “Gran Sasso”, partecipando alla campagna in Africa Orientale. Nel 1939 si tramuta in Divisione di Fanteria “Pinerolo” su due reggimenti di Fanteria (il 13° ed il 14°) e su un reggimento di Artiglieria (il 18°) che partecipa alla seconda guerra mondiale combattendo sul fronte alpino occidentale e su quello greco – albanese. Nel 1943 viene sciolta e ricostituita ancora come Divisione il 15 aprile 1952. Nel 1962 si contrae in Brigata di Fanteria “Pinerolo”. Il 1° novembre 1975 la “Pinerolo”, per effetto della ristrutturazione dell’Esercito, si trasforma in Brigata motorizzata ed inquadra i seguenti reparti: il 13° btg. F. “Valbella”, il 9° btg. F. “Bari”, il 231° btg. F. “Avellino”, il 67° btg. Bersaglieri “Fagarè”, il 60° btg. carri “M.O. Locatelli”, il 47° gruppo A. “Gargano”, il btg. log. “Pinerolo” ed il Reparto Comando e Trasmissioni “Pinerolo”. Il 1° febbraio 1979 si trasforma in Brigata meccanizzata “Pinerolo”. Nel 1980 viene impiegata nelle operazioni di soccorso alle popolazioni della Campania e Basilicata, colpite da un terremoto, meritando una Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito. Negli anni ’90 la Pinerolo si articola su Comando Brigata, 9° rgt. f. “Bari”, 7° rgt. Bersaglieri, 31° rgt. carri, 21° rgt. a.t. “Trieste” e Reparto Comando e Supporti Tattici “Pinerolo”.
La Pinerolo è oggi impegnata in Bosnia con l’82° Reggimento Fanteria “TORINO”, con sede a Barletta, ed il Comando della Brigata che ha assunto lo scorso 23 ottobre la leadership della Multinational Task Force West in Kosovo nel contesto dell’operazione Joint Enterprise. Con una forza di circa 4500 tra uomini e donne rappresenta un’importante realtà del tessuto socio economico del territorio Pugliese.
Nei prossimi giorni anche l’ 11° Reggimento Guastatori, con sede a Foggia, fornirà una Compagnia di supporto per il teatro Kosovaro.
La commemorazione sarà vissuta in patria e nei Balcani con iniziative finalizzate a far conoscere, a i più giovani, la storia di questa Unità che è tra le più “vecchie” e prestigiose dell’Esercito Italiano.