Parte
la “campagna d’autunno”: con il redditometro caccia
all’evasore. Le incognite.
di
Antonio Laurenzano
Un
… “amore impossibile” quello fra fisco e contribuente!
Diffidenza ma soprattutto incomunicabilità alla base di un rapporto
che è andato nel tempo sempre più deteriorandosi. E’ rimasto
purtroppo inascoltato l’appello lanciato da Ezio Vanoni, storico
Ministro delle finanze degli Anni Cinquanta, per “un ordinamento
tributario conoscibile nelle forme e comprensibile nei contenuti”.
La mancanza di certezza della legge tributaria intesa come
prevedibilità delle conseguenze giuridiche e fiscali è divenuta
ormai una triste costante. Da una parte il Legislatore fiscale
costretto a rincorrere l’evoluzione dei rapporti economici per
individuare i presupposti di nuova ricchezza e quindi nuovo
imponibile da sottoporre a tassazione, dall’altra parte il
malcapitato contribuente vittima spesso di un caos legislativo che
non facilita certo l’interpretazione e la corretta applicazione
della normativa.
Da
anni si opera in presenza di una frantumazione della legislazione
tributaria, di un proliferare della normativa che è causa non solo
di uno scadimento qualitativo della legislazione ma anche della
potenziale ignoranza della legge, con grave pregiudizio di ogni
principio di diritto! Una situazione abnorme che provocò nel 1988 la
ben nota sentenza della Corte costituzionale in materia di “ignoranza
inevitabile”, un implicito riconoscimento del diritto del
contribuente in presenza di una legislazione criptica e
contraddittoria.
Dubbi
e timori si addensano ora con la nuova offensiva del Fisco. Con
grande risonanza mediatica, sta per iniziare la “campagna
d’autunno”: caccia all’evasore attraverso il redditometro. Un
restyling dell’accertamento sintetico. Si tende così a
ricostruire, con effetti dall’anno d’imposta 2009, la ricchezza
presunta del contribuente in base alle spese sostenute (effettive e
figurative) e rapportarla con quanto dichiarato. Una sfida, quella
del Fisco, che si inserisce in una stagione normativa che non conosce
tregua, con una semplificazione tutta ancora da scrivere e una
crescente pluralità dei livelli di tassazione nella prospettiva del
federalismo fiscale.
La
lotta all’evasione fiscale è la ragione d’essere di un sistema
tributario: chi non versa il dovuto fruisce di una rendita che altera
la concorrenza. Ma, osserva a riguardo Enrico De Mita, ordinario di
Diritto Tributario alla Cattolica di Milano, “una vera democrazia
si regge su un fisco equo: fiscalismo ed evasione sono due vizi che
si sorreggono a vicenda nell’ambito di un problema di cultura che
tocca il rapporto difficile fra cittadini e autorità”. Bisogna
arginare la “finanza creativa” del ministro di turno, riducendo
leggi e decreti, e abbassare il prelievo attraverso aliquote
sopportabili sia per le imprese che per le famiglie per propiziare
una vera “tax compliance”. Riduzione che difficilmente arriverà
a causa del crescente debito pubblico: il male di fondo della nostra
finanza pubblica.
Tanti
segnali a conferma che l’ordinamento tributario italiano presenta
gravi difetti per la mancanza di equità, efficienza, trasparenza e
certezza, cioè i presupposti di ogni corretta azione di
accertamento, individuati da Adam Smith, economista scozzese del
XVIII secolo, con buona pace dello Statuto del contribuente,
approvato nel 2000 con l’intento di garantire chiarezza e
trasparenza delle disposizioni tributarie. Un patto fra fisco e
contribuente più volte violato!
E
allora quali sono le prospettive del redditometro e della relativa
azione di contrasto ai fenomeni evasivi ed elusivi? E’ chiaro che
il successo dell’operazione, la sua credibilità, poggia
necessariamente sul recupero di un rapporto fisco-contribuente leale,
senza pregiudizi: contraddittorio e cooperazione significano inibire
all’Amministrazione finanziaria “scorciatoie” di comodo con
atti …”preconfezionati” e legittimare un equilibrato e
razionale riparto dell’onere della prova. Affidare cioè al
buonsenso l’azione di accertamento della capacità contributiva e
di spesa superiore al reddito dichiarato, avendo ben presente che
talune spese (incrementi patrimoniali) non sono sostenute con il
reddito conseguito nell’anno ma con il risparmio. In caso
contrario, si rischia di colpire non gli evasori ma i risparmiatori!
L’Amministrazione
finanziaria,attraverso le numerose ed efficienti banche dati, dispone
di un patrimonio informativo davvero notevole che le consente, in
prima battuta, di eseguire una selezione “intelligente” e
preventiva per individuare i contribuenti da sottoporre a controllo,
in un’ottica di efficienza ed economicità dell’azione
amministrativa. Un incrocio dei dati che se correttamente elaborati
costituisce una gabbia per l’evasore. Si ponga quindi fine alla
incessante richiesta di informazioni (spesometro, beni ai soci,
finanziamenti dei soci, elenchi black list, intrastat acquisti) che
creano alle imprese costi non riscontrabili in altri Paesi
del’Unione.
Conciliare
gettito tributario e diritti dei contribuenti è la grande sfida del
Fisco italiano. Una sfida di civiltà giuridica.