Dott. Pietro
VITALE, historique-médiéval
Jurnalist-ècrivain
Directeur de blog international
www.legestadellacavalleria.blogspot.com
Ti rendi
conto che i tuoi figli stanno crescendo quando smettono
di chiederti da dove vengono, e si rifiutano di dirti dove vanno. (Patrick Jake O'Rourke)
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Di Luca PANI
AIFA Editorial
23/02/2015 “Olivia,
la mia figlia più grande, si è presa il morbillo quando aveva sette anni.
Mentre la malattia compiva il suo decorso, ricordo che le leggevo dei libri
mentre era a letto e che non ero particolarmente allarmato. Poi, una mattina,
mentre già iniziava a stare meglio, ero seduto sul suo letto e le facevo vedere
come fare dei piccoli animali con degli scovolini colorati, e quando era il suo
turno ho notato che le sue dita e la sua testa non stavano lavorando le une con
l’altra, e che lei non riusciva a fare niente.
«Ti senti bene» le ho chiesto?
«Mi sento assonnata», mi ha
risposto.
Nel giro di un’ora aveva perso conoscenza. Dodici ore dopo era morta[i]”.Lo
scrittore per bambini Roald Dahl descriveva così nel 1986, con raggelante
sincerità, la malattia che aveva portato alla scomparsa, nel novembre del 1962,
dell’amata figlia Olivia, in una brochure della Sandwell Health
Authority
del Regno Unito, per spiegare ai genitori quanto fosse importante vaccinare i
propri figli.
Olivia morì per un’encefalite, complicanza non comune (1 su 1000) del
morbillo, rispetto alla quale, ancora oggi la medicina moderna è completamente
impotente. L’unica arma è la vaccinazione preventiva.
A oltre cinquant’anni di distanza un’epidemia di morbillo è in corso nel
Paese più potente e sviluppato del mondo, gli Stati Uniti, in cui negli ultimi
mesi sono stati segnalati oltre 121 casi in 17 stati, la maggior parte dei
quali collegati a un focolaio iniziato nel parco divertimenti di Disneyland in
California. Eppure,
solo 15
anni fa il
Center for Disease Control and Prevention (CDC) aveva
dichiarato l’eradicazione del morbillo endemico, della rosolia e della sindrome
da rosolia congenita.
Per quanto sta accadendo oltreoceano esiste una sola spiegazione, il ritorno
del morbillo è legato alla percentuale sempre più crescente di genitori
irresponsabili che rifiutano di far immunizzare i propri figli per obiezioni
fondate su ideologie di vario tipo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Nel 2014, negli USA, sono stati riportati 644 casi di morbillo, il numero più
elevato registrato negli ultimi due decenni, la maggior parte dei quali ha
riguardato soggetti non vaccinati (55%) o di cui era ignoto lo stato vaccinale
(31%) per un totale di oltre l’85%.
Più in generale capita, purtroppo anche nel nostro Paese, che tutte le
malattie prevenibili attraverso la vaccinazione [per esempio, difterite,
pertosse, tetano, morbillo, parotite e rosolia (MMR)] sono in aumento, e
diversi gruppi di genitori scelgono di ritardare la vaccinazione, di
immunizzare selettivamente i propri figli e, a volte, di non vaccinarli per
niente.
Le ragioni che determinano questo tipo di scelte sono varie: dai timori per
gli effetti avversi nei bambini sani (sebbene numerosi studi e revisioni
indipendenti non abbiano trovato alcuna relazione tra il vaccino MMR e
l'autismo, le preoccupazioni non sono state del tutto rimosse), al diritto di
scegliere per i loro figli, dal consenso informato sino alla libertà di
religione o di coscienza. Una piccola parte di genitori si oppone
categoricamente alle vaccinazioni e, dato che è noto che non si possono
convincere cervelli irrazionali tentando di usare argomenti logici e razionali,
bisognerebbe cercare di informare in modo più preciso e capillare almeno coloro
i quali hanno delle perplessità.
La nuova epidemia di morbillo ha ridestato una polemica storica sui valori
duraturi della salute pubblica, della libertà di scelta personale e dei diritti
dei genitori. In un recente
editoriale
pubblicato su JAMA, Lawrence O. Gostin, dell’
O'Neill Institute for National
and Global Health Law (Georgetown University, Washington, DC) ne analizza
le cause e fornisce degli spunti interessanti per un’Agenzia regolatoria come
l’AIFA.
In questa vicenda il diritto di ciascun cittadino di compiere in autonomia
le scelte che riguardano la propria salute e quella dei propri figli minorenni
si contrappone a quello della collettività di preservare i vantaggi, in termini
di prevenzione, conseguiti attraverso decenni di vaccinazione di massa. A ciò
si aggiunge il risentimento affiorante nei riguardi di chi, in nome
dell’autodeterminazione, rischia di compromettere il cosiddetto “effetto
gregge”, vanificando in parte gli sforzi per l’immunizzazione globale e
mettendo quindi a repentaglio la salute di tutti.
L’attenzione mediatica suscitata dal fatto che in un parco divertimenti come
quello Californiano di Disneyland famosissimo in tutto il mondo, siano stati
colpiti contemporaneamente decine di bambini non vaccinati ha stimolato una
reazione contro i loro genitori, che sono ora accusati di attentare, con i
propri comportamenti, alla tutela della salute pubblica.
Sebbene la politica vaccinale sia spesso fonte di divisione, la comunità
scientifica – ricorda Gostin – è unanime nel considerare che i vaccini per
l’infanzia siano sicuri ed efficaci e rappresentino una grande conquista del XX
Secolo. Si stima che tra il 1924 e il 2012, le vaccinazioni infantili abbiano
impedito più di 100 milioni di casi di malattie gravi, con reazioni avverse
molto rare.
Questi dati fanno tornare alla mente le parole storicamente attribuite a
Daniel Patrick Moynihan: “
ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma non
ai propri fatti”.
I fatti sono i seguenti: se il diritto di un individuo arriva al punto di
mettere in pericolo la sicurezza degli altri, è giusto che diversi Stati
consentano ai genitori di sottrarre i propri figli alla vaccinazione? L'attuale
“generoso” sistema di esenzione teoricamente rende possibile che i focolai di
malattie infettive continuino, si intensifichino e si espandano. Quasi tutti
gli Stati americani, infatti, concedono deroghe alle persone che per ideologie
religiose si oppongono alle vaccinazioni.
Venti
stati permettono esenzioni “filosofiche” per coloro che fanno obiezione
alla vaccinazione a causa di convinzioni personali, morali o di altro genere.
Queste differenze di approccio nella federazione americana rendono possibili
paradossi inimmaginabili. Mentre la California, lo Stato con il PIL più alto,
combatte con il ritorno dell’infezione, il
Mississippi,
uno degli Stati più poveri, conosciuto per la fragilità del suo sistema
sanitario (ha il tasso di mortalità infantile più alto degli USA), ha messo in
atto una campagna di vaccinazione capillare negli asili arrivando a immunizzare
il 99,7 per cento dei bambini. Il risultato? Ad oggi il Mississippi è
“measles-free”.
Quello che rileviamo più interessante è che i comportamenti anti-vaccinali
sia sul piano individuale che regionale iniziano a mostrare un’inversione di
tendenza rispetto al tasso di scolarizzazione e di alfabetizzazione della
popolazione generale. Molti “colletti bianchi”, professionisti e laureati rifiutano
di far vaccinare i propri figli. Questi aspetti del dibattito americano
dovrebbero far riflettere anche gli europei e in particolare noi italiani dove
la vaccinazione per il morbillo è stata messa in relazione con l’autismo da un
tribunale.
Quegli stessi fattori che, negli Stati Uniti, hanno innescato il movimento
anti-vaccinale potrebbero prendere piede pericolosamente in Europa riaprendo un
fronte che sembrava ormai prossimo alla conquista: il 2015 era infatti l’anno
fissato dalla Commissione Regionale Europea dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) nel 2010 per l’eradicazione di morbillo, rosolia e rosolia
congenita, obiettivo ritenuto una priorità di sanità pubblica per l’Europa e
per l’Italia (Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo e della Rosolia
congenita 2010-2015, “Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo e della
Rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015”) che, a questo punto, sarà impossibile
ottenere.
I dati più recenti non sembrano per niente rassicuranti. Nel corso del
meeting ETAGE (
European Technical Advisory Group of Experts on Immunization)
dell’OMS, che si è svolto il 30 gennaio 2015 a Copenaghen, è emerso che in
molti Paesi Europei (inclusa l’Italia), gli obiettivi di copertura vaccinale
(CV) necessari per l’eliminazione (≥95% nella popolazione) non sono raggiunti.
In Italia, la CV per la prima dose di vaccino per il morbillo (MPR) nei bambini
a 24 mesi di età nel 2013 (coorte del 2011), è stata pari al 90% circa e
temiamo che i risultati degli anni successivi possano essere anche peggiori,
presumibilmente con importanti differenze regionali.
Secondo l’European Centre for Disease Control (ECDC), da dicembre 2013 a
novembre 2014, sono stati segnalati 3.840 casi di morbillo da 30 Stati membri
dell’EU/EEA (il 65% dei quali confermati in laboratorio). L’Italia è il Paese
con il maggior numero e il più alto tasso di segnalazioni (n=1921, 32,2 casi
per milione di abitanti), seguita dalla Germania (n=348), dalla Francia (n=269)
e dai Paesi Bassi (n=250).
I dati nazionali confermano che il morbillo ha ancora un impatto di salute
elevato. Le coperture vaccinali per MPR non sono ottimali e pertanto sono
presenti sacche di persone suscettibili al morbillo, soprattutto tra gli
adolescenti e i giovani adulti. Nel 2014, secondo il sistema di sorveglianza
integrata del morbillo e della rosolia dell’Istituto Superiore di Sanità i casi
di morbillo segnalati sono stati 1674. L’incidenza dei casi di morbillo nel
2014 è stata pari a 2,8 casi per 100.000 abitanti. Il 58% dei casi si è verificato
nella fascia di età 15-39 anni (età mediana dei casi 23 anni), a dimostrazione
che, oltre a CV inadeguate nei bambini piccoli, sono ancora presenti nel nostro
Paese gruppi di popolazione suscettibili al morbillo nelle fasce di età degli
adolescenti e degli adulti. Per raggiungere l’eliminazione, quindi, –
sottolinea nel suo Rapporto l’Istituto Superiore di Sanità – sarà necessario,
non solo migliorare le CV nei bambini piccoli, ma anche vaccinare i
suscettibili in queste fasce di età, anche attraverso campagne straordinarie di
immunizzazione.
Una lettura di questi dati impone di non abbassare la guardia e di non
sottovalutare gli effetti delle nuove ideologie anti-vaccinali che ritornano
minacciosamente a far breccia nella popolazione.
Quanto più sarà frequente il numero di genitori che decidono, certamente in
buona fede e in alcuni casi animati da paure e obiezioni che meritano
comprensione, di non vaccinare i propri figli, tanto più sarà messo a
repentaglio l’enorme vantaggio sociale che abbiamo conquistato grazie
all’immunizzazione di massa. Rischiamo di trovarci in quello che Garrett
Hardin, in un articolo pubblicato su Science del 1968, descriveva come la
tragedia dei beni
comuni.
Come se fossero gli utilizzatori di un pascolo libero dell’esempio di
Hardin, padri e madri assillati da dubbi e spaventati da dati fraudolenti,
reagiscono massimizzando l’interesse e la libertà indivuale. Ma il vero
pericolo che si nasconde ai loro occhi è rappresentato dalla falsa percezione
che il bene comune (la salute) sia illimitato e sempre costante.
Se le scelte individuali continueranno ad essere preferite rispetto agli
interessi della collettività potremmo giungere presto ad una soglia critica,
oltre la quale, come la Storia insegna, c’è solo il fallimento del contratto
sociale e la ricomparsa di nemici potentissimi che pensavamo di aver sconfitto
molto tempo fa. Il Morbillo è uno di loro.
Luca Pani