Ordini Cavallereschi Crucesignati

Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.

venerdì 25 aprile 2014

BARI: GRANDE SUCCESSO PER LA MOSTRA DEI CARABINIERI.

 SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA MOSTRA COMMEMORATIVA DEI CARABINIERI ALLA SALA MURAT
Comunicato stampa CC
Ha registrato un notevole successo e un continuo afflusso di visitatori la mostra dedicata all’Arma dei Carabinieri allestita nella prestigiosa Sala Murat dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari con la collaborazione della Commissione Cultura del Comune di Bari che ha anche promosso una serie di incontri tra rappresentanti dell’Arma ed alcune scuole primarie e secondarie della città,  allo scopo di diffondere, anche tra i più giovani, la coscienza delle regole e la cultura della legalità.
Un percorso artistico che illustra i duecento anni di vita della Benemerita che ha accompagnato, con la sua presenza vigile e rassicurante, generazioni di italiani, vivendo da protagonista tutti gli eventi storici che hanno caratterizzato la vita del Regno Sabaudo prima e del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana poi: dagli albori del Risorgimento alle Guerre d’Indipendenza, dalle Campagne per l'Unità alla lotta al brigantaggio, dalla Grande Guerra a quella di Liberazione, dal contrasto della mafia alla lotta al terrorismo negli "anni di piombo", fino agli impegni internazionali odierni per la pace e la sicurezza nel mondo.
L’Arma dei Carabinieri è stata partecipe di tutti i mutamenti del Paese, quale insostituibile presidio della pubblica e privata sicurezza, affrontando nel corso dei due secoli di vita i momenti più difficili e talvolta drammatici, seguendo percorsi di fedeltà alle Istituzioni e di servizio alla collettività ispirato a valori quali onestà, impegno sociale e civile, senso del dovere, disciplina e tenacia, senso di giustizia e scrivendo pagine di eroismo  e di incondizionata dedizione al bene comune.
Il tutto si concluderà, il 30 Aprile pv con una manifestazione presso l’Aula Consiliare del Comune di Bari, nel corso della quale verranno premiati gli istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa e che hanno realizzato dei lavori (disegni, poesie, testi letterari)  ispirati all’Arma ed a ciò che essa rappresenta  nella società odierna.

giovedì 24 aprile 2014

SUPERVISIONE DELLA BCE, IL SECONDO PILASTRO DELL'UNIONE BANCARIA?

RISPARMIATORI TUTELATI CON L’UNIONE BANCARIA EUROPEA
Ok definitivo del Parlamento di Strasburgo: di Antonio Laurenzano
 Il risparmio privato, entro il limite dei 100 mila euro, viene sempre tutelato. Depositi bancari garantiti, nessun rischio di azzeramento dei conti in banca a causa di rovinosi default. L’Europarlamento di Strasburgo, nella sua ultima seduta plenaria prima del voto del 25 maggio, ha dato il via libera all’Unione bancaria a livello europeo con l’approvazione del “meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie” e del “fondo di risoluzione”. E’ il secondo pilastro dell’Unione bancaria , dopo quello già in funzione relativo alla “supervisione della Bce” sui 130 maggiori gruppi bancari dell’Eurozona. Finisce così, dopo un tormentato iter, la folle politica dei salvataggi bancari e dei conti in rosso pagati dallo Stato, e quindi dai contribuenti. E’ stata cioè rimossa la causa principale della crisi finanziaria ed economica legata ai debiti sovrani che ha sconquassato mezza Europa con la conseguente austerità imposta dall’Ue per ricondurre i conti pubblici di taluni Paesi a una condizione di sostenibilità nel tempo.In futuro le crisi bancarie saranno gestite in modo completamente diverso: le banche saranno chiamate a rispondere delle loro perdite e dei loro rischi. Il tutto per evitare che possa accadere nuovamente quanto accaduto dal 2008 al 2010 nei Paesi dell’Ue quando la crisi dei derivati subprime statunitense, legata al fallimento di Lehman Brothers, ha affossato molte banche europee innescando un sistema di aiuti pubblici che ha fatto decollare il debito pubblico dell’Unione dal 60 all’80% del Pil in solo due anni!Lo Stato, ovvero i cittadini non potranno più essere coinvolti in prima istanza in un salvataggio bancario, ma solo per un crac superiore all’8% del passivo bancario. Il nuovo sistema introdotto sulla risoluzione delle crisi bancarie stabilisce che dal 2016 siano gli investitori privati (“bail-in”) a rispondere per le perdite bancarie, prima del ricorso a fonti esterne di finanziamento. E cioè i proprietari della banca (gli azionisti) , i creditori (gli obbligazionisti) e i depositanti per le giacenze superiori a 100 mila euro. I “privati” dovranno necessariamente coprire il default bancario per un ammontare almeno pari all’8% degli attivi della banca. Oltre tale soglia interverrà in seconda battuta il Fondo di risoluzione (finanziato dal sistema bancario), peraltro per un ammontare fino al 5% degli attivi bancari.Il Fondo di risoluzione, perno dell’Unione bancaria, avrà una disponibilità di 55 miliardi di euro, creata gradualmente nel corso di otto anni attraverso un prelievo bancario pari all’1% dei depositi garantiti. Solo dopo l’utilizzo delle risorse di tale fondo, qualora dovessero necessitare ulteriori risorse, i governi potranno intervenire a livello nazionale, previa autorizzazione e vigilanza comunitaria. Fino alla data di applicazione del “bail-in” le crisi bancarie saranno gestite sulla base delle regole in vigore in ogni singolo Stato.Prende corpo dunque l’Unione bancaria europea il cui primo obiettivo è stato quello di creare in Europa un sistema creditizio solido, unificando a livello continentale le attività di vigilanza sui più importanti istituti finanziari nazionali. Ora si aggiunge il secondo obiettivo, strategicamente molto rilevante: tagliare il legame che si è creato negli anni tra i crack bancari e i debiti degli Stati. Stop quindi agli interventi statali con le pesanti ricadute sul debito pubblico e sulla tenuta stessa del sistema monetario europeo, a danno dei contribuenti. Un passo in avanti in direzione di una gestione unitaria delle crisi bancarie a sostegno della credibilità dell’euro sui mercati internazionali nel segno della responsabilità solidale. E’ il superamento della storica contraddizione di una moneta unica con sistemi bancari diversi all’interno dell’Eurozona, non coordinati fra loro.

mercoledì 23 aprile 2014

AI MARGINI DELLA RECENTE VISITA DI OBAMA IN EUROPA...

Se l’Europa fa marcia indietro sui diritti e le tutele. Tutti i rischi del nuovo accordo con gli Usa Daniela Francese Giornalista e scrittrice  Ai margini della recente visita di Obama in Europa, è passata quasi sotto silenzio la notizia della proposta all’attenzione della Commissione e del Parlamento europei per un nuovo accordo bilaterale con gli Stai Uniti. Si chiama Transatlantic Trade and Investment Partnership ed ecco perché non c’è da stare molto tranquilli


08 APR - Se dovessimo stilare una classifica delle parole più usate in quest’ultimo periodo credo che riforma occuperebbe senza alcun dubbio la prima posizione. È tutto da cambiare: rottamando, tagliando, bloccando e, naturalmente, riformando. Cosa, come, e soprattutto con quale obiettivi, non sempre è chiaro. Ciononostante abbiamo riforme, o intenzioni di riforme, per tutti i gusti. Istituzionali in primis, quindi politico-sociali; economico-finanziarie; didattico-formative. Riforme di modo e maniera. Di facciata e sostanziali. Reali e fittizie, perché la parola d’ordine è rivoluzionare. Un tempo, che non sarebbe lontano, ma per quanto accaduto in questi ultimi trent’anni sembra un’era geologica fa, le rivoluzioni si facevano per un’idea, anzi – diciamo pure questa “parolaccia” – per un’ideologia. Oggi tutti si affrettano a rassicurare l’opinione pubblica che il proprio programma non è ideologico. Ma è davvero una garanzia non sapere verso quale direzione ci si sta incamminando? È davvero opportuno per risollevare questo nostro Paese dimenticare persino in quale ala del Parlamento ci si siede? Destra e sinistra non sono due facce della stessa medaglia,o almeno non dovrebbero esserlo. Aboliamo pure le ideologie, ma il liberismo sfrenato non può sposarsi con un’idea di sinistra, questa sì riformista, che qualcuno qualche decennio fa aveva già delineato. Perché essere un politico vuol dire essere capace di guardare oltre l’orizzonte, di predisporre oggi quanto servirà domani, non stamattina o, peggio, ieri. Ma tutto ciò è storia, e in un’epoca dominata dall’istante trova degno spazio nelle biblioteche, magari in un documentario, ma non nelle visioni e nei programmi di un partito.
Alla storia si preferisce la cronaca, il fatterello spiccio, il proclama fulminante, l’immagine dirompente. La sintesi ha avuto la meglio sull’analisi e sull’approfondimento, e la conoscenza, che ha invece bisogno del tempo dello studio e della riflessione, è sempre più frammentata, distorta, parziale, facilmente fuorviata da un’informazione che ha privilegiato “rassicurazioni di maniera” come Edmondo Berselli definì le troppe voci che soffocarono mediaticamente la crisi finanziaria, quindi industriale e sociale, spargendo nubi soporifere di omissioni e false verità. I dialoghi sono sempre più monologhi a più voci, i confronti sempre più sono subordinati ad aut aut in nome, ad esempio, dell’Europa che ci chiede, del lavoro da salvare, dello spread da contenere, del fiscal compact da rispettare. Viene da chiedersi se c’è l’intenzione di porre un limite a quanto siamo disposti a perdere in termini di dignità, equità, solidarietà per guadagnare, forse, qualcosa in pseudo crescita. Pseudo perché qualsiasi forma di “crescita” che non rispetti i diritti umani e i principi ad essi legati, al di là dei proclami, non è progresso, non è benessere, non è sviluppo. È rapacità. Che avvenga in nome di un possibile successo elettorale, dell’arricchimento personale, dell’appartenenza alle lobby, poco importa. Si tratta sempre e comunque di corruzione, della forma più grave, quella che intacca l’anima a che ha incassato la più dura reprimenda di Papa Francesco.Occorre riscoprire “il carattere nobile dell’azione politica che può rinascere solo dall’etica”, ha incitato Alain Tourraine, sociologo francese tra i più acuti, nel corso di una recente intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica, affinché si superi quella commistione tra società ed economia che ci ha traghettati in un'epoca post sociale, dove urge riprendere in mano i diritti e la loro difesa perché essi "stanno al di sopra delle leggi", in quanto rappresentano i pilastri su cui posa la costruzione di uno stato democratico. Purtroppo la cronaca, questa volta dobbiamo ricorrere a lei perché i fatti sono recentissimi, ci indica soluzioni che si muovono in tutt’altra direzione politica. Non la tutela dei diritti ma del mercato; non del corpo-persona ma del corpo-merce; non del lavoro che genera futuro ma che alimenta il profitto; non della promozione della creatività individuale ma di cartelli d’imprese e multinazionali. Sopra le nostre teste sta passando un accordo che potrebbe cambiare radicalmente le nostre vitee che sembra ridurre l’influenza esprimibile da ordini professionali, sindacati, think tank accademici a quella esercitata da una riunione scout del giovedì pomeriggio all’oratorio. I giochi sono in atto a Bruxelles e sono tanto importanti da aver rappresentato uno dei motivi della visita del presidente Obama, che in Italia e in Europa è venuto a ribadire la sua intenzione di “migliorare le condizioni comuni di prosperità e sicurezza”. La traduzione di questo intento che ridisegnerà la mappa dei diritti e delle tutele, e che, inspiegabilmente, è stato pressoché ignorato dai media, è Ttip, ovvero Transatlantic Trade and Investment Partnership: un accordo di libero scambio che il commissario europeo al commercio Karel De Gucht ha definito il più grande accordo commerciale della Ue. E non potrebbe essere altrimenti visto che stiamo parlando di un’area del mondo (Unione Europea e Stati Uniti) che nel suo insieme rappresenta più del 40% del Pil mondiale. L’accordo è segretato e passerà dalla Commissione al Parlamento solo per l’approvazione o il rifiuto, ma nessun emendamento sarà possibile.

Come è stato ripreso dall’Ansa, durante il viaggio nel Vecchio Continente Obama ha puntualizzato che una delle “principali priorità, nel rapporto con l’Europa, è quella di concludere il Transatlantic Trade and Investment Partnership. Un successo del Ttip avvicinerebbe ulteriormente le nostre economie, renderebbe i nostri Paesi più competitivi nell’economia globale, spingerebbe la crescita e sosterrebbe la creazione di nuovi posti di lavoro”, per questo, ha concluso, “confido nella presidenza italiana che inizierà in estate per raggiungere questi obiettivi” e “sono fermamente convinto che arriveremo in porto”. Buone notizie, dunque? Vediamo. Nella traduzione del rapportoA Brave New Transatlantic Partnership, curata da Attac Torino e usata per le informazioni che seguono, si legge che lo sdoganamento di una più accesa competizione tra settori americani ed europei potrebbe accrescere ancora il divario tra il centro e la periferia in Europa, anche a causa del forte abbassamento del livello di tutela del consumatore. Potrebbe aprirsi l’accesso ad organismi geneticamente modificati, carne agli ormoni e polli disinfettati con il cloro; mentre la normativa europea, attualmente più rigorosa di quella statunitense riguardo al benessere degli animali o all’uso in agricoltura di pericolosi pesticidi, dovrebbe adeguarsi al ribasso. Procedendo verso il minimo comune denominatore si troverebbe in pericolo la moratoria in vigore nella Ue sulla controversa estrazione del gas di scisto e il regolamento europeo per la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (R.E.A.C.H.), rendendo più agevole aggirare “l’obbligo di sperimentazione per migliaia di prodotti tossici”.
 Sul fronte dei diritti civili, potrebbe palesarsi una nuova minaccia, come già avvenne con l’Acta, l’Accordo anti-contraffazione nel commercio, che il Parlamento europeo respinse perché accolse la tesi sottolineata dal suo relatore, il deputato David Martin, secondo cui le libertà civili sono sempre prioritarie rispetto alla protezione del diritto di proprietà. Fondamentale per tale risultato fu anche la forte mobilitazione internazionale contro la ratifica di un atto che secondo i critici  dalla lotta alla pirateria avrebbe sconfinato nel controllo sulla produzione di farmaci e vaccini generici a basso costo. Ma questa volta il negoziato è a porte chiuse, fuori dalla supervisione parlamentare, per cui il rischio che i cittadini non riescano a tutelare i loro diritti civili è più che verosimile.Per gli aspetti strettamente legati alla tutela del diritto alla salute,che la crisi finanziaria e le conseguenti politiche di austerità hanno già messo a dura prova, vi è il rischio che il Ttip non faccia altro che accelerare la spinta regressiva. Con l’apertura alla concorrenza di operatori privati d’Oltreoceano i costi sanitari potrebbero aumentare riducendo ulteriormente le possibilità di accesso alle cure. Allo stesso tempo, il rafforzamento dei diritti di proprietà intellettuale potrebbe mettere alcuni farmaci fuori dalla portata economica dei pazienti, anche perché farmaci equivalenti meno costosi non potrebbero essere ammessi sul mercato. Se l’Unione Europea dovesse cedere a questa forte pressione dell’industria non sarebbero più possibili vittorie come quella registrata ad aprile dello scorso anno dall’India, contro cui la Novartis aveva avviato una causa nel 2006 per non avergli concesso un brevetto per una nuova versione di un farmaco oncologico. La Corte Suprema indiana nel suo verdetto ha infatti stabilito che l’industria locale può produrlo come farmaco generico low cost perché non è una nuova invenzione ma una semplice riformulazione di uno stesso prodotto.Ma non è tutto.I cosiddetti provvedimenti di composizione delle controversie tra investitori e governi, per cui la Commissione si sta adoperando affinché siano inseriti nell’accordo, darebbero alle multinazionali nuovi poteri per denunciare le politiche volte a tutelare il pubblico interesse. Le imprese americane che investono in Europa sarebbero autorizzate ad aggirare i tribunali Ue e a citare direttamente in giudizio i governi davanti a tribunali extra-territoriali ogniqualvolta ritengano che le leggi riguardanti la salute pubblica, l’ambiente o la protezione sociale condizionino i loro profitti. Esempio ne è la citazione in giudizio dell’Uruguay  e dell’Australia, accusati dal gigante Usa del tabacco Philip Morris di essere causa della sua perdita di profitti per le restrittive leggi nazionali anti-fumo.

Un’altra vittima del Ttip, come abbiamo detto, sarebbe anche il Reach, simbolo della legislazione comunitaria sulla sicurezza chimica, che negli Stati Uniti molti consumatori e movimenti per la salute e l’ambiente hanno tentato di imitare e che, in base al “principio di precauzione”, permette alla European Chemical Agency di imporre restrizioni sulle modalità con cui i prodotti chimici vengono realizzati, venduti e utilizzati, al fine di proteggere la salute pubblica e l’ambiente. Negli Usa invece le norme sui prodotti chimici sono più permissive e l’Us Toxic Substances Control Act (Tasca) attribuisce poteri molto limitati alla Environment Protection Agency (Epa).Attualmente circa 30.000 prodotti chimici associati all’aumento dei casi di cancro alla mammella e ai testicoli, di infertilità maschile, diabete e obesità, sono ancora in commercio negli Usa, ma non hanno fatto il loro ingresso in Europa per la vigenza di norme rigorose che potrebbero avere vita breve. È del tutto improbabile infatti che la progettata “regolamentazione armonizzata” tra le due parti del Ttip porti a norme più rigide sui prodotti chimici, mentre è plausibile il contrario, proprio come avvenne con il Nafta (North American Free Trade Agreement), che portò a indebolire le tutele sanitarie negli Usa e che con la sua entrata in vigore nel 1994 consentì a una multinazionale di intentare una causa legale multimilionaria contro il Canada per aver voluto proteggere il suo servizio sanitario dal pericolo di cadere in mano al business.Il quadro che si prospetta non è roseo. Basterà a far capire a tutti noi cittadini che non c’è più tempo, che occorre organizzarsi e costruire – subito – una barriera contro l’espropriazione dei diritti, in corso con il placet dei governi, affinché opportunità non si coniughi con speculazione, tutela con protezionismo, libertà con assenza di regole e profitto a ogni costo?
 Daniela FranceseGiornalista e scrittrice



IL PRESIDENTE A.S.I. AVV. ROBERTO LOI. TORINO, CANDIDATA AL MOTORISMO E DEL DEGIN STORICO.

UFFICIALIZZATA LA CANDIDATURA DI “TORINO CAPITALE MONDIALE DEL MOTORISMO STORICO E DEL DESIGN” IL 14 APRILE ALLA PRESENZA DEL SINDACO PIERO FASSINO

E’ stata presentata ufficialmente venerdì 14 marzo nella sala Colonne del Municipio di Torino la candidatura all’UNESCO di “Torino Capitale Mondiale del Motorismo Storico e del Design”, alla presenza del sindaco della città subalpina Piero Fassino. Nell’occasione è emerso il ruolo essenziale dell’ASI che, grazie all’intuizione e alla perseveranza del suo presidente, Robeto Loi, ha fatto da traino a questa iniziativa, che ha trovato una risposta efficace da parte della città. La conferenza stampa è stata introdotta da Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura del Comune di Torino: “Si è trattato di un lavoro di squadra – ha detto Braccialarghe – che ha coinvolto l’Automotoclub Storico Italiano, Fiat Chrysler Automobiles, il Museo dell’Automobile, gli enti che si occupano delle tutela dei beni paesaggistici e scuole di design come Istituto Europeo di Design e l’Istituto d’Arte Applica di Arte e di Design”.“Torino – ha continuato l’assessore – si merita questo riconoscimento internazionale perché ha fatto la storia del design. All’eventuale riconoscimento della candidatura, seguirà un lavoro incessante che punterà ad attuare una serie d’iniziative per valorizzarla. Alcune di queste sono già in cantiere, come la nuova sede dell’ASI e l’organizzazione della rievocazione del Circuito del Valentino nel giugno del 2015”.Nel suo intervento Loi ha ribadito il ruolo internazionale dell’ASI. “Una federazione tra le più considerate al mondo. La storia di Torino è legata in modo profondo al design automobilistico. L’idea di unire la cultura del motorismo storico al design è un’intuizione che ho avuto fin dall’inaugurazione di Villa Rey. L’ASI è oggi un realtà di 266 club Federati e 210.000 tesserati. Un ente che tutela tutti i veicoli storici: tra poco probabilmente anche le biciclette, la cui storia merita di essere evidenziata, entreranno a far parte del nostro mondo”Giorgio Andrian, il consulente dell’Asi incaricato di promuovere e realizzare la documentazione da presentare all’UNESCO, ha invece parlato della genesi della candidatura. “L’idea di inserire Torino nel circuito delle ‘creative cities’ è stata ben chiara fin dall’inizio: la città sabauda è veramente l’unica al mondo che può vantare questa concentrazione di sapere relativo alla cultura dell’auto e del design ad essa collegato. Una realtà dove il passato influenza costantemente il presente e il futuro”.
Andrian ha poi evidenziato i vari protagonisti che hanno collaborato alla creazione de dossier di presentazione, citando l’ASI, il Mauto, Fiat Chrysler Automobiles, le sovrintendenze, il Politecnico, Ied, Iaad, il Centro ricerche Fiat e il centro di ricerca GM Powertrain.Non sono stati trascurati gli aspetti legati alla “dimensione urbana, legati soprattutto alle zone dove sono inserite le università Piero Fassino ha sottolineato il ruolo della città nel settore dell’auto: “Fin dall’inizio – ha detto il Sindaco di Torino – Torino ha saputo fondere la produzione industriale con la cultura del design. Tanti carrozzieri hanno inventato di fatto un concetto di stile che ha permesso alla nostra città di primeggiare in questo campo. E’ opportuno ricordare, per esempio, che la Toyota Yaris è stata disegnata e Torino e che l’Italdesign è ormai il centro stile del gruppo Volkswagen”. Fassino ha poi posto l’accento sul ruolo della Fiat Chrysler Automobiles: “Il gruppo – ha detto il Sindaco – ha modificato la sua missione, concentrandosi di fatto sulla produzione di vetture d’alta gamma. L’esperienza positiva della Maserati a Grugliasco, rappresenta un modello di sviluppo che sarà poi applicato anche all’Alfa Romeo”. Il primo cittadino ha parlato dell’esperienza di Torino nel campo della promozione del design e della formazione: “La nostra città – ha detto Fassino – è stata Capitale Mondiale del design” nel 2008 e l’esistenza di poli formativi come il Politecnico (con i corsi di Architettura e di Design) e scuole come lo Ied e lo Iaad rappresentano sicuramente un punto di forza. Con questa candidatura – ha detto Fassino – abbiamo dimostrato la nostra capacità di ‘fare sistema’, un’esperienza utile anche per la creazione delle ‘città metropolitane’ di cui tanto si parla in questo periodo”.
Il dossier è stato quindi inviato agli uffici UNESCO di Parigi il 20 marzo. Una risposta in merito è prevista per il prossimo mese di settembre.



IL CARA ED I CIE DI BARI, AL COMANDO DELLA BRIGATA "PINEROLO"


OPERAZIONE “STRADE SICURE” LA PINEROLO SOSTITUISCE LA MARINA MILITARE PRESSO I CARA ED I CIE IN PUGLIA.

Foggia, 23 aprile 2014. Ieri, personale della Brigata “PINEROLO” ha avvicendato la Marina Militare che, dall’inizio dell’operazione “Strade Sicure” nel 2008, ha prestato servizio presso i CARA (Centro d’Accoglienza Richiedenti Asilo) ed i CIE (Centro Identificazione ed Espulsione) dislocati a Bari e Brindisi.In particolare, militari dell’82° Reggimento “TORINO”, di Barletta, e del 10° Reggimento Trasporti, di Bari, hanno assunto la responsabilità di affiancare le Forze di Polizia nel controllo del CARA e del CIE di Bari, mentre il Reparto Comando della Brigata presso il CIE di Brindisi. Il Raggruppamento Interforze su base 21° Reggimento artiglieria terrestre “TRIESTE” di Foggia, della Brigata “PINEROLO”, comandato dal Col. Gaetano RICCIARDELLI, è responsabile dell’operazione “Strade Sicure” in Puglia dal 29 dicembre 2011. Significativi sono i risultati conseguiti dall’assunzione di responsabilità dell’operazione da parte del 21° Reggimento, in particolare sono state effettuate 16673 pattuglie congiunte con le Forze di Polizia, controllate 111985 persone, 284 accompagnate in questura, 67 indagate in stato di libertà, 178 denunciate e 58 tratte in arresto. Inoltre sono stati controllati 11800 veicoli, rinvenuti 50 veicoli rubati, sequestrati 77 ed elevate 797 contravvenzioni per violazioni del Codice della Strada.


martedì 22 aprile 2014

BARI: PRESSO LA SALA MURAT UNA MOSTRA COMMEMORATIVA DEI CARABINIERI

 Dal Regno Sabaduo alla lotta al terrorismo: I CARABINIERI
Domani, 23 Aprile 2014, presso la Sala Murat, verrà allestita una mostra dedicata all’Arma dei Carabinieri. Un percorso artistico che illustrerà i duecento anni di vita della Benemerita che ha accompagnato, con la sua presenza vigile e rassicurante, generazioni di italiani, vivendo da protagonista tutti gli eventi storici che hanno caratterizzato la vita del Regno Sabaudo prima e del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana poi: dagli albori del Risorgimento alle Guerre d’Indipendenza, dalle Campagne per l'Unità alla lotta al brigantaggio, dalla Grande Guerra a quella di Liberazione, dal contrasto della mafia alla lotta al terrorismo negli "anni di piombo", fino agli impegni internazionali odierni per la pace e la sicurezza nel mondo.L’Arma dei Carabinieri è stata partecipe di tutti i mutamenti del Paese, quale insostituibile presidio della pubblica e privata sicurezza, affrontando nel corso dei due secoli di vita i momenti più difficili e talvolta drammatici, seguendo percorsi di fedeltà alle Istituzioni e di servizio alla collettività ispirato a valori quali onestà, impegno sociale e civile, senso del dovere, disciplina e tenacia, senso di giustizia e scrivendo pagine di eroismo  e di incondizionata dedizione al bene comune.L’iniziativa nasce da un’ idea della Commissione Cultura del Comune di Bari, che ha promosso una serie di incontri tra rappresentanti dell’Arma ed alcune scuole primarie e secondarie della città,  allo scopo di diffondere, anche tra i più giovani, la coscienza delle regole e la cultura della legalità, il consolidamento di relazioni interpersonali, una migliore percezione della realtà e l’integrazione sociale e quindi di far conoscere l’Arma dei Carabinieri, la sua storia, il suo percorso tra tradizione ed innovazione. Nel corso degli incontri i ragazzi si sono confrontati ponendo domande ed esprimendo  opinioni personali. Tante le tematiche affrontate: dal rispetto per i compagni e delle norme scolastiche, agli argomenti di forte risonanza sociale come lo spaccio di sostanze stupefacenti e gli effetti dei social network sulle giovani generazioni. Il tutto si concluderà, il 30 Aprile pv con una manifestazione presso l’Aula Consiliare del Comune di Bari, nel corso della quale verranno premiati gli istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa e che hanno realizzato dei lavori (disegni, poesie, testi letterari)  ispirati all’Arma ed a ciò che essa rappresenta  nella società odierna.