LETTERA APERTA AL PRESIDENTE CONTE
di
Antonio Laurenzano
Caro Presidente, quale cittadino
italiano, La ringrazio per la “difesa dell’interesse dell’intero popolo
italiano” che da avvocato si accinge a fare, come ha solennemente dichiarato in Parlamento con
il discorso programmatico per il voto di fiducia. “Con umiltà e determinazione”
sarà il “garante dell’attuazione del contratto per il Governo del cambiamento”,
al di là della retorica dissertazione storica sul concetto di populismo fatta
in aula con i toni propagandistici della campagna elettorale.
Ma prima di indossare la toga nei
consessi europei, dica ai Suoi “assistiti” che per considerare “l’Europa la
nostra casa” è necessario tenerla in ordine e rispettarne il … regolamento
condominiale. Con misure fiscali espansive e impegni gravosi di bilancio risulta
contraddittorio “rivendicare un’Europa più forte e anche più equa, con un’Unione
economica e monetaria garanzia di responsabilità e di solidarietà”. Clamorosamente
ignorati nel Suo intervento i vincoli e i Trattati europei, sfiorato con
inquietante leggerezza il nodo del debito pubblico, ipotizzata una fantasiosa
crescita economica per ridurlo. Meno di tre righe riservate in tutto al
problema centrale del Paese: la finanza pubblica. Nessuna indicazione sulla copertura
delle tante spese di un atipico “contratto di governo”, a conferma della crescita
in deficit!
Un sussulto di responsabilità avrebbe
dovuto suggerire una diversa conclusione: blindare i conti pubblici per inviare
segnali importanti ai mercati e allontanare i fantasmi della fuoriuscita dall’eurozona. Evitare cioè
che le tensioni finanziarie degenerino e si trasferiscano all’economia reale.
Preservare la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli investitori è
condizione necessaria per il proseguimento della crescita. L’enorme debito
pubblico è fonte di vulnerabilità per l’economia e non ci sono scorciatoie per
abbassarlo: non sono le regole di Bruxelles la nostra gabbia, è la logica
economica. L’impegno al rispetto dei patti europei non può limitarsi a uno
sterile esercizio verbale, ma richiede politiche coerenti con i patti e i
principi sottoscritti. L’alternativa è quella di accentuare il volto arcigno
dell’Europa.
Caro
Presidente avvocato, supporti la Sua difesa con un vero cambiamento, firmato
non dai “barbari” disegnati da Financial Times! Alla demagogia populista di un
illusorio “contratto di governo” risponda con la saggezza del cultore di
diritto. Spieghi che, per non rischiare un rovinoso default, bisogna evitare
gli errori del passato: debito, sprechi, clientelismo, corruzione. Il Paese Le
sarà grato!