Ordini Cavallereschi Crucesignati

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venerdì 12 novembre 2010

ANTONIO PITARO, MEDICO DEI BUONAPARTE

di Vincenzo Pitaro, GdS, 4/10/2007
Nella Francia dell’Ottocento, diede lustro alla Calabria e all’Italia intera. Da noi, invece, è pressoché sconosciuto. «Ma com’è possibile», si domandano alla Sorbona di Parigi con non poco stupore «che l’Italia non abbia ancora sentito il dovere di valorizzare e far conoscere, quantomeno agli stessi conterranei, un personaggio come Antonio Pitaro?».
Eppure, Antoine Pitarò (come lo chiamano i francesi) è stato un personaggio di notevole rilievo a livello europeo che avrebbe dovuto costituire un vanto enorme per l’intera nazione. Scienziato, accademico, docente alla Sorbona, giacobino, massone (risulta essere iscritto col grado di maestro alla Loggia «Les élèves de Minerve»), amico di Giuseppe Mazzini e medico personale della famiglia di Napoleone Bonaparte, Antonio Pitaro finanche in Calabria è finito per essere dimenticato, se non addirittura ignorato. A Borgia (CZ), dove nacque nel 1767, gli è stata intitolata una via e un suo busto marmoreo campeggia nella villa comunale. Per il resto, niente di niente. Mai un convegno, mai una manifestazione celebrativa.
Al contrario, la città di Parigi lo ricorda con un monumento eretto in una villa cittadina ed una celebrazione che si tiene ogni anno ai primi di giugno per iniziativa del Grande Oriente di Francia. Ma quel che più contano, sono le innumerevoli citazioni nelle prestigiose enciclopedie francesi, che lo menzionano sia come protagonista della Repubblica Partenopea, che come scienziato, poeta, ecc.
Si occupò anche di fisica e di chimica. Nel «Monitore Napoletano» si parla, nel 1799, in termini elogiativi del contributo che Pitaro diede alla «Repubblica», definendolo una «validissimo chimico», inventore di una portentosa bomba incendiaria che, riprodotta in tantissimi esemplari, venne data in dotazione all’ammiraglio Caracciolo. Grazie a quell’ordigno, che scagliato da lunghe distanze mandava in frantumi le navi nemiche, i patrioti repubblicani tennero lungamente testa all’incessante cannoneggiamento della flotta inglese. Nonostante gli sforzi dei repubblicani, Napoli però cedette e Pitaro uscì dal Regno per cercare esilio in Francia. Non si sa precisamente in quali condizioni Antonio Pitaro partì da Napoli, ma egli risulta essere a Lione già nell’ottobre del 1799, come riporta una vecchia edizione dell’enciclopedia francese Larousse.
Nella città di Parigi, poi, si dedicò interamente ai suoi studi prediletti, conquistando nel contempo una meritata reputazione.
Dopo aver frequentato assiduamente la famiglia di Napoleone Bonaparte, per essere stato il medico personale della madre di quest’ultimo, Maria Letizia Ramolino, prestò servizio come archiatra a corte, facendosi ammirare dalla nobiltà e dall’intellighenzia parigine. Infine, gli fu conferita una cattedra presso la facoltà di scienze della prestigiosa Università della Sorbona. Nella capitale francese, egli ebbe modo di conoscere un altro proscritto come lui, l’ancor giovane Giuseppe Mazzini, nel momento in cui questi stava dirigendosi alla volta di Lione.
Dopo aver abitato in un primo momento in Rue Montblanc n. 24 di Parigi, si trasferì in Rue Henite Ville n. 2, dove si spense il 28 luglio del 1832, nel mentre la sua celebrità aveva valicato i confini d’Europa.
Vincenzo Pitaro, Gazzetta del Sud, pag. Cultura, Giovedì 4 Ottobre 2007
Archivio: www.gazzettadelsud.it - www.vincenzopitaro.it

giovedì 11 novembre 2010

LA PUGLIA DEI MISS-STERI.

La Puglia insanguinata
Una regione bellissima, piena di sole e bagnata dal mare, terra di gente generosa e lavoratrice, sta vivendo un periodo di angoscia per il delitto di Sarah, una ragazza di soli quindici anni ma che seppur così giovane aveva già suscitato tanti sentimenti contrastanti: indubbiamente l’affetto dei suoi genitori e il desiderio morboso di uno zio acquisito, l’ammirazione platonica dei ragazzi suoi coetanei e l’invidia delle altre giovani donne. Basta osservare le immagini che il video ci bombarda quotidianamente con ossessione per intuire quanto fiele covasse nell’animo di alcune congiunte di questa ragazza per il contrasto della sua bionda e snella figura e la goffaggine delle altre , e un minimo di conoscenza della psicologia femminile ci spiega come a volte sotto una ipocrita carezza si può nascondere la voglia di strangolare e di sfregiare l’oggetto dell’ammirazione altrui.La stessa regione che ci ha regalato Padre Pio una delle figure popolari più amate dalla gente semplice, ci propina oggi a puntate come un romanzo d’appendice, le fasi dell’inchiesta per scoprire chi effettivamente abbia soppresso questa giovane donna, lasciando anche a noi spettatori del dramma il dubbio di tante domande inevase, come ad esempio come mai, a soli quindici anni questa vittima predestinata avesse già riempito tanti metri di pellicola col suo volto pur bello di natura eppure così pesantemente truccato.L’invadenza dei media specie della televisione che dopo il delitto di Cogne e dopo la strage di Erba ha finalmente trovato pane per i suoi denti, continua a sollecitare la curiosità patologica degli ascoltatori e non mancherà di accompagnarci ancora a lungo per la gioia delle masse che tra un piercing alla narice e una borchia sulla lingua gettano uno sguardo al video per sapere se anche un’altra parente,come per un rito pagano collettivo,ha tirato la corda intorno al collo della povera piccola Sarah.
Tratto da La Circolare Spigolosa-Altern Monarchica. Reggente: Matteo Cornelius Sullivan