Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 1 marzo 2009

"...COME ALTRI ANIMALI DALL'UNICORNO ALLA FENICE"

Dott. Pietro Vitale
Giornalista e scrittore

“ …bellezza…gli inglesi amavano le donne angeliche in cui la bellezza si allea con la morte. Francesi e tedeschi preferivano una sensualità più ferina e morbosa.”
Basilisco: animale reale o immaginario?

Rex est serpentium basiliscus
Cari amici, ci risiamo! I fatti si cercano con frenesia maniacale, si studiano, si inseguono, si leggono su libri o “riviste specializzate”, oppure pagine Web, cronache e relazioni che accomunano in un unico magico calderone: i Templari, l’Arca dell’Alleanza, il Santo Graal, i Rosa+Croce, l’Araba Fenice, gli Alchimisti i mitici Costruttori delle piramidi egizie e del Tempio di Salomone (arcani depositari di conoscenze riservate agli eletti), le sette filo esoteriche dell’antichità e/o del mondo musulmano, i Cateri, per finire con la Massoneria moderna, il tutto diligentemente collegato da un sottilissimo, quanto improbabile “filo rosso”. “Ascoltate”!!! Fratelli miei.

Si racconta che un giorno, un cavaliere riuscì ad uccidere un basilisco colpendolo con la sua lancia, ma il veleno percorse dalla punta insanguinata tutta l’asta fino a raggiungere il suo braccio, il suo corpo, uccidendo sia lui che il suo cavallo.
Continua la mia esplorazione del pensiero al limite dell’essere e del non essere, del visibile e dell’invisibile. Poco importa se non lo si era visto volare, se mai qualcuno l’avesse notato davvero rinchiuso in una gabbia di un mercante giunto da molto lontano; nel Medioevo la credenza fu quella che i basilischi esistessero davvero, in luoghi ancora sconosciuti e lontani, posti ai confini del mondo, come altri animali dall’Unicorno alla Fenice.

Descritto in antiche pergamene, in racconti pieni di leggende, disegnato in capolettera o nei grandi libri della natura - degli animali bestiari, dove venivano adombrati significati profondi e metafisici che l’uomo doveva interpretare (e la percezione tra reale e fantastico era molto sottile), “il basilisco” è animale e simbolo complesso. In questa entità vi è la tentazione ed il peccato; nel medioevo il basilisco rappresentava il diavolo, il peccato, la lussuria, la tempestività del gallo e l’astuzia del serpente o una figura del potere in riferimento alla sua corona, il re dei serpenti il piccolo re, emblema anche dell’intelligenza dell’uomo, ma soprattutto, da sempre, simbolo caro agli alchimisti: simbolo del fuoco che distrugge tutto ciò che è impuro (per poi nei vari processi alchemici arrivare all’ultimo stadio, quello della perfezione).
Furono proprio gli alchimisti a concepirlo vivo e reale di sangue e carne, non solo una miniatura dorata di una foglio di pergamena. Ermete Trismegisto vede le ceneri di basilisco come elementi fondamentali per trasformare l’argento in oro e Alberto Magno nel De animalibus descrive il suo sguardo assassino ma nega che un gallo potesse fare un uovo.
Scrive Plinio, che il basilisco è un serpente piccolo eppure la creatura più mortale in assoluto; il suo alito sopprime gli arbusti e brucia l’erba ma è anche un assassino in grado di uccidere con il solo sguardo. E’ un drago, sulla testa ha una corona d’oro con grandi ali spinose ed una coda di serpente, la testa di gallo ed è molto velenoso. Infatti le sue armi sono il fiato per mezzo del quale inaridisce la frutta, brucia e consuma ogni cosa mentre il suo sguardo riesce a spaccare le pietre. Alla sua vista anche i serpenti fuggono; ma non striscia come gli altri rettili, avanza, col corpo eretto a metà.
“Rex est serpentium basiliscus” scrive Sant’Agostino, rimarcando la natura diabolica di questa creatura.
Il basilisco risiede nel deserto e crea il deserto; intorno a lui non c’è più vita, cadono morti gli uccelli e marciscono i frutti. Piume, becco, cresta di gallo a forma di corona, dallo sguardo mortale e dall’alito che brucia pietre, alberi e prati, nato da un uovo deposto da un gallo non molto giovane dai 7 ai 14 anni, covato da una femmina di rospo, il basilisco creatura quasi fuoriuscita dall’inferno era un serpente da ali di gallo o più raramente un gallo coronato dalla coda di serpente; il suo sguardo racchiudeva la stessa potenza mortale di Medusa. Infatti per ucciderlo bastava mettere dinnanzi ad i suoi occhi uno specchio, vittima della sua stessa potenza, “metafora dell’uomo” , di chi rovina se stesso contemplandosi nei propri vizi.
Oppure, secondo altri racconti, per ammazzarlo occorreva il canto di un gallo o l’odore della donnola; la donnola è la sola arma contro questo mostro, una donnola che, lanciata dentro la sua tana, muore ma riesce nell’ardua impresa di uccidere il mostro.
L’immaginario si impadronì della realtà anche alla fine del XV secolo; in Germania si diffuse una malattia mortale, la sifilide, ed il basilisco ancora una volta fuoriuscì dalle miniature dei racconti e dai capitelli scolpiti su chiese e cattedrali. La sifilide venne “definita il veleno del basilisco”, del mostro lussurioso che contagia e confonde, il più enigmatico e malefico, che atterrisce da sempre l’uomo, che più visibile di ogni altra immaginata e favoleggiata creatura domina da sempre la realtà.
Concludo. Cari amici e fratelli. Mai concludere senza un fraterno abbraccio, a quelli di prima e a quelli del dopo, “miei cavalieri della luce” e veri figli, che desiderate dalla vita mortale alla vita spirituale, io non mi nasconderò più a lungo a Voi, e, a Voi, fin d’ora vedrete una parte dei miei segreti e delle cose sconosciute… (. ° .)-apprendista-