Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 2 febbraio 2010

TORINO CAPITALE, COVO DI MASSONI

La città incarna le ragioni del laicismo contro quelle della chiesa.
[Da "La Padania", 18 agosto 2001]

Dopo la fine del sogno rivoluzionario quarantottino, a decine di migliaia gli esuli della libertà vanno a Torino, nuova e impensabile capitale italiana. Impensabile è la parola giusta: da sempre la classe dirigente torinese ha avuto il francese come eloquio privilegiato, esclusivo per le buone occasioni. Non è un caso che Cavour abbia fatto esercitazioni di italiano prima di affrontare i dibattiti in Parlamento.

Torino diventa la capitale morale d’Italia facendo proprie le ragioni del mondo civile contro quelle della barbarie medioevale, incarnate dalla Chiesa cattolica. Non solo: Torino diventa Gerusalemme. Il Paragone non sembra ardito a Roberto Sacchetti: "Torino saliva allora al colmo del suo splendore. Era stata forte e diventava grande - bella, balda di una gioia viva e seria come una sposa a cui preparano le nozze. La Mecca d’Italia diventava la Gerusalemme".

A Torino, nuova capitale morale e religiosa d’Italia, si trasferiscono, e non può che essere così, tutti i liberal-massoni (Free-Mason, Franc-Maçon, Libero-Muratore, liberalismo e Massoneria sono nell’Ottocento praticamente sinonimi) del resto d’Italia. I regnanti sardi offrono ai "fratelli" italiani un’accoglienza tanto calorosa da riservare loro (a tutto discapito dei locali) alcuni dei posti più prestigiosi nelle università, nei giornali, nella diplomazia, nello stesso Parlamento. Ecco come il siciliano Giuseppe La Farina, una delle più eminenti personalità massoniche emigrate a Torino, racconta l’accoglienza riservata agli esuli in una lettera alla "carissima amica" Ernesta Fumagalli Torti, spedita il 2 giugno 1848. "Arrivati appena a Torino - scrive - stavamo spogliandoci, quand’ecco il popolo preceduto da bandiere venire sotto le nostre dinestre, e farci una dimostrazione veramente magnifica. Mi affacciai alla finestra, ringraziai; fui salutato con mille prove ed espressioni d’affetto. La mattina seguente, dopo essere stati da’ ministri, ritorniamo a casa; e dopo un momento, chi viene a visitarci? Tutta la Camera de’ Deputati col presidente. Onore insigne, che i parlamentari non sogliono concedere né anco ai propri re".

L’accoglienza "regale" offerta alla generosa emigrazione italiana, permette ai Savoia di incassare un importante obiettivo politico: li rende preziosi e credibili alleati degli stati che contano. Offre garanzie ai liberali - protestanti e massoni di tutto il mondo - che sono intenzionati a fare sul serio. Che hanno davvero deciso di rompere con la tradizione cattolica del proprio stato e della nazione cui quello stato appartiene.

I Savoia per amore di regno e quindi per furto - come scrive D’Azeglio nei suoi ricordi - diventano fautori dell’ideologia massonica e della religione protestante che apertamente combattono la cultura e la religione nazionali. Grazie a questa scelta strategica che rende il Piemonte docile feudo della cultura inglese, americana, tedesca, di parte del Belgio e dell’imperatore Napoleone III, i Savoia godono dell’appoggio incondizionato dell’una o l’altra di queste potenze e realizzano l’unità d’Italia sfruttando fino in fondo e con grande spregiudicatezza l’unico elemento in proprio favore: la radicale disomogeneità culturale e religiosa con il resto della penisola.

L’anima massonica del regno sardo, e in particolare del Parlamento subalpino, viene mai apertamente alla luce? No, perché l’associazione è pluri-scomunicata e perché il primo articolo dello Statuto vincola i parlamentari all’ossequio della fede cattolica definita religione di stato. L’11 novembre 1848, però, un brillante intervento del deputato Cavallera rende palpabile la "fraternità" quasi come l’aria che si respira. Si sta discutendo di sollevare le finanze dello stato, esauste per la campagna militare, ricorrendo all’esproprio e alla vendita dei beni delle corporazioni religiose. Contrario alla proposta Cavallera fa un discorso brevissimo, allusivo, singolare e sintomatico insieme, che dopo un primo momento di sconcerto suscita la generale ilarità.

Ecco le poche battute del curioso intervento. Gli ordini religiosi - osserva il deputato - sono nati in Italia dove esistono da "più di dodici secoli". Bisogna dedurne che "necessariamente corrispondono ad un bisogno reale della società (rumori) [chiosa degli Atti del Parlamento subalpino]; e per conseguenza se si volessero abolire, altre se ne dovrebbero sostituire; infatti i moderni che vollero abolire i frati, vi sostituirono un’altra specie di frati: e cosa sono i circoli politici, se non vere fraterie? (Sorpresa e scoppio generale di risa prolungate). Perciò posto che non si sa stare senza frati, ai moderni preferisco gli antichi (Segue ilarità e mormorio di voci diverse)".

domenica 31 gennaio 2010

LA SHOA' 2010

Lions, Pietro VITALE - Giornalista e scrittore - Tessera Ordine Naz. dei Giornalisti n.116644

“…non ho tempo”, Spesso questa frase ricorre nel lessico comune, anche durante i nostri incontri Lions. In effetti, nella quotidianità, il tempo rappresenta una risorsa molto preziosa: chi ha tempo oggi è ricco, ma per chi ne ha poco è un assillo! Orbene. Baudelaire sosteneva che ”C’è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo” (Rivista The Lions)

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“Solo per servire”
D.G. Licia Bitritto Polignano

Sabato 30 gennaio, ore 10.30, Aula Magna del Liceo Scientifico “G. Salvemini”, Via Prezzolini, 9 (“Japigia”) si è svolta una Tavola Rotonda: “La Giornata della Memoria…per non dimenticare!” In ricordo di Gianfranco BRANCHI, ex deportato al Campo di Dachau (GE) Docente, Preside, Ispettore Superiore della P.I. Scrittore, Lions, Presidente Onorario ANSI-Bari.

L’evento è stato programmato dal Presidente A.N.S.I. (Comitato Provinciale di Bari) Dott. Terenzio FUSCO, in collaborazione con la referente Lions Prof.ssa Giovanna VALENTE POSCA, il L.S. “G. Salvemini” Preside Prof. Mario DE PASQUALE, e l’I.I.S.S. “E. Majorana” Preside Dott. Ing. Agnello SCURA.

Programma di interventi:

Apertura dei lavori e presentazione del Pres. ANSI Dott. Terenzio FUSCO.
Relazione sul tema -“La cultura del razzismo” del Past Dir. Inter. Lions Dott. Sergio MAGGI.
Intervento del V.G. Rocco SALTINO-“Le Giornate della Memoria”…per non dimenticare.
Concerto della Banda Militare Aeronautica, sotto l’alto profilo artistico del Maestro P..M Lgt Nicola COTUGNO, con le esibizioni orchestrali e la qualità dei programmi proposti, alternati da letture degli studenti.
Relazione del Dott. Gustavo Del Gado in ricordo del Prof. Gianfranco BRANCHI.
Intervento del Governatore Distrettuale Lions 108/Ab-Puglia.
Conclusioni del Dott. Terenzio FUSCO.
All’evento hanno partecipato numerosi Clubs Lions con i loro Presidenti.


Da “Lettere dall’inferno” –Lettere mai spedite di Gianfranco BRANCHI:
16° marzo 1944-“Sono diventato un numero. Duranti gli appelli quotidiani vengo chiamato soltanto con il mio numero di distintivo 12181, non più con il mio nome e il mio cognome….
1° marzo 1945 - Endlich freiheit! (finalmente liberi!)
…Quando ho visto il grande cancello di Dachau chiudersi alle mie spalle, non ho ppotuto frenare la mia grande gioia e la mia commozione. Ho pianto a lungo. Però resta ben visibile il gonfiore al viso e al collo e resta chiuso l’occhio sinistro. Faccio fatica a vedere con l’altro occhio.
Gli interventi dei relatori sono stati carichi di emozioni per la platea che li ha ascoltati sino all’ultimo. La banda militare ha suonato in sala, ha incorniciato l’evento, contribuendo notevolmente a creare una atmosfera di commozione e realismo.

Un commento:
di Pietro Vitale

“ Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?” E ancora: “Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose. Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svégliati, perché dormi, Signore? Déstati, non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia!” (Salmo 44,20.23-27).”
Un grido di dolore (rinnovato da Benedetto XVI) che invoca aiuto per quanti soffrono per amore della verità e della giustizia; verità e giustizia che dovrebbero appartenere al libero arbitrio di ogni persona che ha l’opportunità di godere del dono della vita; verità e giustizia che dovrebbero essere ordinate, non codificate da regole imposte, all’interno del comportamento di ognuno e della ricerca della libertà interiore che determina il rispetto per gli altri, tutti, e ricompone lo spirito di servizio che deve invadere quanti sono al servizio della società, della gente, del miglioramento della vita.
Pensare a questo giorno come semplice ricorrenza significa non responsabilizzarsi abbastanza; significa non sapere (come già tanti giovani hanno dimostrato con il loro non conoscere); significa continuare vivere senza il coordinamento tra passato e presente; significa non vivere la bellezza del tempo o vivere una vita altra. Ogni esperienza nasce da quella precedente e mai la stessa esperienza è utile per tutte le circostanze; ciò che è utile per tutti i tempi è la capacità razionale di identificare i fatti e collegarne i motivi che generano prevenzione e crescita, personale e collettiva.
Mi chiedo a che cosa serve elevare agli onori della cronaca immagini di persone sofferenti, addolorate, moribonde e imporle con la forza della emissione e della comunicazione durante i momenti intimi e delicati della vita personale permettendo al mostro dei tempi moderni di abbeverarsi e di sfamarsi delle nostre debolezze, dei nostri sfinimenti, dei nostri esaurimenti. Una esperienza agghiacciante quella delle immagini di un moribondo, delle mattanze familiari, degli scontri di civiltà e di religioni, della consumazione dei corpi per effetto della acquisita rottura della difesa immunitaria; non di meno appare quella delle esternazioni, pro e contro, originate soltanto da uno strano senso di appartenenza politica che appartenenza non è, come certe decisioni eclatanti che d’un colpo sembrano andare a cancellare ogni rispetto per la persona umana, ogni principio di misericordia, ogni sentimento di pietà.
La “Shoà” , ma non solo! Ci sono altri comportamenti dell’uomo, in genere, non escluso il modo di fare politica, che devono trarre insegnamento opportuno e tradurre il loro impegno come servizio sociale e non come apparato personale da utilizzare secondo i propri interessi. I tempi moderni sono intrisi di azioni dell’uomo non positive, che creano e indicano percorsi nuovi e nuove difficoltà che l’uomo deve conoscere e tentare di superare con un corretto comportamento e rispettando la persona umana, sempre irripetibile.
Occorre sempre fare i conti con la propria coscienza, quando ci accorgiamo che i deboli non riescono a comprendere le problematiche del presente, ma non prima di aver riorganizzato il proprio percorso di vita che, da quel momento, non sarà più il suo unico percorso, ma quella della continuità e della sua progenie.
E’ dovere di ogni uomo aiutare chi è in difficoltà (diversamente c’è da chiedersi a che cosa servono certe istituzioni), come è dovere di ognuno trasmettere i propri saperi a chi non sa (altrimenti a camminare saranno sempre di meno), ma c’è anche l’obbligo per tutti di non permettere il prolungamento della sofferenza, specialmente quando è insostenibile, secondo il principio cristiano della misericordia. Non è importante vivere, è importante vivere bene per onorare il dono della vita.Allora i sopravvissuti andarono quasi tutti in America ed in Palestina.Il capo degli arabi in Palestina allora era molto amico di Hitler, e, casualmente, sarebbe diventato il nonno di Arafat.Laggiù scoppiò un putiferio che dura sino ad oggi.E tutto per una città chiamata Gerusalemme, dove ci abitano almeno tre dei: il Dio degli ebrei, il Dio dei mussulmani, ed il Dio dei cristiani.E ggiu'bbotte in Nome del Nome Unico, Invisibile ed Eterno.