Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 31 gennaio 2010

LA SHOA' 2010

Lions, Pietro VITALE - Giornalista e scrittore - Tessera Ordine Naz. dei Giornalisti n.116644

“…non ho tempo”, Spesso questa frase ricorre nel lessico comune, anche durante i nostri incontri Lions. In effetti, nella quotidianità, il tempo rappresenta una risorsa molto preziosa: chi ha tempo oggi è ricco, ma per chi ne ha poco è un assillo! Orbene. Baudelaire sosteneva che ”C’è un solo modo di dimenticare il tempo: impiegarlo” (Rivista The Lions)

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“Solo per servire”
D.G. Licia Bitritto Polignano

Sabato 30 gennaio, ore 10.30, Aula Magna del Liceo Scientifico “G. Salvemini”, Via Prezzolini, 9 (“Japigia”) si è svolta una Tavola Rotonda: “La Giornata della Memoria…per non dimenticare!” In ricordo di Gianfranco BRANCHI, ex deportato al Campo di Dachau (GE) Docente, Preside, Ispettore Superiore della P.I. Scrittore, Lions, Presidente Onorario ANSI-Bari.

L’evento è stato programmato dal Presidente A.N.S.I. (Comitato Provinciale di Bari) Dott. Terenzio FUSCO, in collaborazione con la referente Lions Prof.ssa Giovanna VALENTE POSCA, il L.S. “G. Salvemini” Preside Prof. Mario DE PASQUALE, e l’I.I.S.S. “E. Majorana” Preside Dott. Ing. Agnello SCURA.

Programma di interventi:

Apertura dei lavori e presentazione del Pres. ANSI Dott. Terenzio FUSCO.
Relazione sul tema -“La cultura del razzismo” del Past Dir. Inter. Lions Dott. Sergio MAGGI.
Intervento del V.G. Rocco SALTINO-“Le Giornate della Memoria”…per non dimenticare.
Concerto della Banda Militare Aeronautica, sotto l’alto profilo artistico del Maestro P..M Lgt Nicola COTUGNO, con le esibizioni orchestrali e la qualità dei programmi proposti, alternati da letture degli studenti.
Relazione del Dott. Gustavo Del Gado in ricordo del Prof. Gianfranco BRANCHI.
Intervento del Governatore Distrettuale Lions 108/Ab-Puglia.
Conclusioni del Dott. Terenzio FUSCO.
All’evento hanno partecipato numerosi Clubs Lions con i loro Presidenti.


Da “Lettere dall’inferno” –Lettere mai spedite di Gianfranco BRANCHI:
16° marzo 1944-“Sono diventato un numero. Duranti gli appelli quotidiani vengo chiamato soltanto con il mio numero di distintivo 12181, non più con il mio nome e il mio cognome….
1° marzo 1945 - Endlich freiheit! (finalmente liberi!)
…Quando ho visto il grande cancello di Dachau chiudersi alle mie spalle, non ho ppotuto frenare la mia grande gioia e la mia commozione. Ho pianto a lungo. Però resta ben visibile il gonfiore al viso e al collo e resta chiuso l’occhio sinistro. Faccio fatica a vedere con l’altro occhio.
Gli interventi dei relatori sono stati carichi di emozioni per la platea che li ha ascoltati sino all’ultimo. La banda militare ha suonato in sala, ha incorniciato l’evento, contribuendo notevolmente a creare una atmosfera di commozione e realismo.

Un commento:
di Pietro Vitale

“ Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?” E ancora: “Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose. Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svégliati, perché dormi, Signore? Déstati, non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia!” (Salmo 44,20.23-27).”
Un grido di dolore (rinnovato da Benedetto XVI) che invoca aiuto per quanti soffrono per amore della verità e della giustizia; verità e giustizia che dovrebbero appartenere al libero arbitrio di ogni persona che ha l’opportunità di godere del dono della vita; verità e giustizia che dovrebbero essere ordinate, non codificate da regole imposte, all’interno del comportamento di ognuno e della ricerca della libertà interiore che determina il rispetto per gli altri, tutti, e ricompone lo spirito di servizio che deve invadere quanti sono al servizio della società, della gente, del miglioramento della vita.
Pensare a questo giorno come semplice ricorrenza significa non responsabilizzarsi abbastanza; significa non sapere (come già tanti giovani hanno dimostrato con il loro non conoscere); significa continuare vivere senza il coordinamento tra passato e presente; significa non vivere la bellezza del tempo o vivere una vita altra. Ogni esperienza nasce da quella precedente e mai la stessa esperienza è utile per tutte le circostanze; ciò che è utile per tutti i tempi è la capacità razionale di identificare i fatti e collegarne i motivi che generano prevenzione e crescita, personale e collettiva.
Mi chiedo a che cosa serve elevare agli onori della cronaca immagini di persone sofferenti, addolorate, moribonde e imporle con la forza della emissione e della comunicazione durante i momenti intimi e delicati della vita personale permettendo al mostro dei tempi moderni di abbeverarsi e di sfamarsi delle nostre debolezze, dei nostri sfinimenti, dei nostri esaurimenti. Una esperienza agghiacciante quella delle immagini di un moribondo, delle mattanze familiari, degli scontri di civiltà e di religioni, della consumazione dei corpi per effetto della acquisita rottura della difesa immunitaria; non di meno appare quella delle esternazioni, pro e contro, originate soltanto da uno strano senso di appartenenza politica che appartenenza non è, come certe decisioni eclatanti che d’un colpo sembrano andare a cancellare ogni rispetto per la persona umana, ogni principio di misericordia, ogni sentimento di pietà.
La “Shoà” , ma non solo! Ci sono altri comportamenti dell’uomo, in genere, non escluso il modo di fare politica, che devono trarre insegnamento opportuno e tradurre il loro impegno come servizio sociale e non come apparato personale da utilizzare secondo i propri interessi. I tempi moderni sono intrisi di azioni dell’uomo non positive, che creano e indicano percorsi nuovi e nuove difficoltà che l’uomo deve conoscere e tentare di superare con un corretto comportamento e rispettando la persona umana, sempre irripetibile.
Occorre sempre fare i conti con la propria coscienza, quando ci accorgiamo che i deboli non riescono a comprendere le problematiche del presente, ma non prima di aver riorganizzato il proprio percorso di vita che, da quel momento, non sarà più il suo unico percorso, ma quella della continuità e della sua progenie.
E’ dovere di ogni uomo aiutare chi è in difficoltà (diversamente c’è da chiedersi a che cosa servono certe istituzioni), come è dovere di ognuno trasmettere i propri saperi a chi non sa (altrimenti a camminare saranno sempre di meno), ma c’è anche l’obbligo per tutti di non permettere il prolungamento della sofferenza, specialmente quando è insostenibile, secondo il principio cristiano della misericordia. Non è importante vivere, è importante vivere bene per onorare il dono della vita.Allora i sopravvissuti andarono quasi tutti in America ed in Palestina.Il capo degli arabi in Palestina allora era molto amico di Hitler, e, casualmente, sarebbe diventato il nonno di Arafat.Laggiù scoppiò un putiferio che dura sino ad oggi.E tutto per una città chiamata Gerusalemme, dove ci abitano almeno tre dei: il Dio degli ebrei, il Dio dei mussulmani, ed il Dio dei cristiani.E ggiu'bbotte in Nome del Nome Unico, Invisibile ed Eterno.

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