Ordini Cavallereschi Crucesignati

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sabato 8 marzo 2008

"FACCIAMO L'UOMO A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA"

Dear Friend,
Dolore, dolore, sofferenza. Odio e violenza. Non c'è scampo! Sembra tutto implodere nella morte, in un grigio sciatto. Tutto non ha più senso. perché a volte diciamo così? La vita non ci sorride più? Sarà poi vero? O forse sbagliamo qualcosa? Abbiamo smarrito la chiave della vita e ci siamo chiusi dal di dentro in una stanza buia? Non siamo forse noi che non sorridiamo più alla vita? Ma come si fa a sorridere alla vita? È uno sforzo sovraumano! Non c'è più nulla che faccia sorridere! Non c'è più speranza! Questa è la Croce. La Sua Croce, le nostre croci. Tutti ne abbiamo, per tutti è un'esperienza difficile. Schiaccia e dissangua. Schiaccia e dissangua come ogni sofferenza, dalla più piccola alla più grande, vissuta al di fuori del Mistero Pasquale di Gesù. Gesù nel suo Mistero Pasquale ci ha dato la chiave per aprire la stanza buia in cui c'eravamo cacciati! Il Mistero Pasquale è il mistero di ogni uomo e di ogni donna fino alla fine del mondo. la storia è tutta li. O ci credi e risorgi o rifiuti e soccombi. O percorri la via dell'amore e vivi e vinci e sei nella gioia di chi è realizzato o la vita ti trascina e ti costringe a strapparle rimasugli di gioia pure questi privi di senso.Gesù non era un idealista utopico di quelli che appestano il mondo ma una persona concreta, con un grande senso pratico: è venuto nel mondo per salvarci ma come poteva estirpare il male dal mondo? Il male è troppo radicato nell'uomo, nell'umanità per essere estirpato con la forza, foss'anche quella di un Dio. Comunque sarebbe stata un'azione violenta, avrebbe violentato il cuore dell'uomo, incline ed intriso di male! Ma Dio non è violento è misericordioso! E così ci ha dato la Sua potenza, quella che ci ha mostrato Lui stesso nella Sua Pasqua, quella che ha percorso Lui per primo: la via dell'Amore. E' una via strana, passa senza paura attraverso la morte ed il fallimento e li sconfigge. Ha una potenza sovraumana, trasforma l'odio in amore, la sofferenza in pace, l'ingiustizia in giustizia. Non è una bacchetta magica, neanche una bomba, è un piccolo seme che si getta nel solco dell'umanità, di tutta l'umanità, ogniqualvolta si decida di percorrere la via dell'amore. Ogni qualvolta si accetta la Volontà del Padre. Ogni qualvolta crediamo in questa potenza. E' un seme buono che germina e diventa un albero grande, molto più grande, infinitamente più grande del seme che si è gettato. Un seme piccolo, insignificante: una piccola rinuncia per amore, un sì che costa, il non adirarsi per un nonnulla, il rispettarsi, il dire la verità, il bene dell'altro, degli altri prima del mio, il cedere il posto, il compiere il dovere e rispettare le regole con amore, il rinunciare all'astio, alla vendetta, il non rispondere all'ingiustizia con l'odio, alla menzogna con altra menzogna, all'odio con altro odio, alla violenza con altra violenza. Un seme piccolo, insignificante: il credere che l'amore vince, che la sofferenza e la morte non hanno l'ultima parola, non ce l'hanno più, nel credere che è più bello essere autentici e trovare la pace e Dio nel cuore che sfoggiare apparenza, il credere ad una giustizia superiore e più efficace all'occhio per occhio dente per dente. Un piccolo seme che sa di non cadere invano, che sa, pur piccolo ed insignificante, di essere ascoltato in alto, di essere prezioso, di essere in buone mani, nonostante la tempesta, l'odio, la violenza, il dolore, la sofferenza, il buio della vita, le sue lacrime. Sa bene che il male è inconsistente, è già vinto, tutto è pagato, siamo liberi! Non c'è più da temere. Chi ha fatto tutto questo ha scelto liberamente la Croce, non come noi che nelle croci ci incappiamo volenti o nolenti, Gesù ha scelto la Croce per dirci che se anche noi "scegliamo", accogliamo con Lui le croci, le sofferenze della vita, percorriamo con Lui la Via dell'Amore, come Lui siamo già vincitori, sulla sofferenza e sulla morte. E' solo questione di tempo, dobbiamo solo perseverare, resistere un po'! che cos'è un tempo in confronto all'eternità? E questa eternità la possiamo già vivere, sperimentare, a partire da qui, percorrendo la via dell'amore e diventando nuove creature, piccolo seme ogni giorno che germina portando luce e gioia a noi e all'umanità. E. se ogni dolore, ogni sofferenza umana vissuta con Gesù, con amore, si trasforma in questo prezioso seme che fa fiorire, noi, l'umanità. ecco il prodigio! ecco la vittoria sul male! ecco che anche la sofferenza ha un senso! e diventa persino preziosa. Questa è la Sua resurrezione, queste sono le nostre resurrezioni. Non resta che crederci e sperimentare!1) La "SINTESI" di Mary2) MESSAGIO DI SUA SANTITA' BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2008 Quanta gioia nel dare! Nel dare per amore. Le Scritture e le vite dei santi ne parlano e ci affascinano! Nel dare ciò che è superfluo, nel dare ciò che è essenziale; dare noi stessi per amore, solo per amore. Sembra strano ma è uno dei piaceri più grandi e gratificanti della vita, in grado, come per miracolo, di far ricircolare linfa di vita nuova, in arterie di noi, ormai atrofizzate da anni da antichi errori o da mai rimarginate ferite. Il piacere del donare gratuitamente fa parte dei gusti veri e forti della vita, da riscoprire assolutamente, nonostante la riluttanza che si prova all'idea del distacco da qualcosa di noi. Riluttanza dovuta a un sempre forte egoismo che vi è in tutti noi, alimentato senza ritegno da una società dei consumi. Egoismo che va ridimensionato, pena la nostra stessa felicità, la pienezza delle relazioni. La Quaresima è una bella occasione per fare allenamento, un tempo di grazia anche per questo. Un modo per allenare questo gusto del dare per amore è l'elemosina, ma il gusto del dare per amore soprattutto un dono di Dio, vittoria sul nostro egoismo, che si ottiene se con l'elemosina si unisce una richiesta fatta con fede al Signore nella preghiera"Cristo si è fatto povero per voi" (2 Cor 8,9)Ogni anno, la Quaresima ci offre una provvidenziale occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli. Nel tempo quaresimale la Chiesa si preoccupa di proporre alcuni specifici impegni che accompagnino concretamente i fedeli in questo processo di rinnovamento interiore: essi sono la preghiera, il digiuno e l'elemosina.L'elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall'attaccamento ai beni terreni. L'elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo: noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo.Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di san Giovanni: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3,17). Soccorrerle è un dovere di giustizia prima ancora che un atto di carità.Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell'elemosina cristiana: deve essere nascosta. "Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra", dice Gesù, "perché la tua elemosina resti segreta" (Mt 6,3-4). Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloria di Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di interesse personale o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell'ottica evangelica. Nella moderna società dell'immagine occorre vigilare attentamente, poiché questa tentazione è ricorrente. L'elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un'espressione concreta della carità, virtù teologale che esige l'interiore conversione all'amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso per noi. Come non ringraziare Dio per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà?Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall'amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia. L'elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.L'elemosina educa alla generosità dell'amore. San Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: "Non contate mai le monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l'elemosina la mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa medesima" (Detti e pensieri, Edilibri, n. 201). Al riguardo, è quanto mai significativo l'episodio evangelico della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio "tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,44). La sua piccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa.Questo episodio commovente si trova inserito nella descrizione dei giorni che precedono immediatamente la passione e morte di Gesù, il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9); ha dato tutto se stesso per noi. Alla sua scuola possiamo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo riusciamo a renderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì noi stessi. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell'esistenza, ma l'amore. Ciò che dà valore all'elemosina è dunque l'amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e le condizioni di ciascuno.Cari fratelli e sorelle, la Quaresima ci invita ad "allenarci" spiritualmente, anche mediante la pratica dell'elemosina, per crescere nella carità e riconoscere nei poveri Cristo stesso. Con l'elemosina regaliamo qualcosa di materiale, segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri con l'annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c'è la vita vera. Maria, Madre e Serva fedele del Signore, aiuti i credenti a condurre il "combattimento spirituale" della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell'elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito.3) Parola di vita di Marzo 2008 a cura di Chiara Lubich"Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34).Fare la volontà di Dio è cibo? Come può essere? Ma cos'è il cibo? Il cibo, preso in compagnia non è forse un qualcosa che dà gioia, pace, felicità, piacere, sazietà, riposo? Ecco che chi sperimenta nella propria vita il "fare la volontà di Dio", sperimenta proprio queste sensazioni! Perché? Perché fare la volontà di Dio, come il cibo buono, è come assimilare, trasformare nella propria essenza più vera la vita. E che prodigio è questo?! Prodigio di un Dio che ha fatto bene tutte le cose e che ci ha creati per la felicità piena, ognuno come fosse unico! Tassello di un mosaico, che è la strabiliante opera della creazione, in cui ognuno è parte essenziale e importante; ognuno è parte di una bellezza più grande, che a volte non si comprende. Per questo non è scontato fare la volontà di Dio, ci va la nostra volontà, il nostro impegno, un po' di allenamento. Merita un po' di tempo? Facciamo tante cose per il gusto pieno della vita che a volte non fanno altro che appesantirci, perché non provare una cosa nuova e registrare nel cuore le sensazioni che si provano? Basta volerlo!Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l'esistenza e l'esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l'opera che il Padre gli ha affidato.Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, "assimilandola", "mangiandola", identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.E qual è la volontà del Padre, l'opera sua, che Gesù deve portare a compimento?E' dare all'uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo - non è esagerato dirlo - di beatitudine.4) Meditazione: "Riscoprire il primo amore" ­ a cura dei CarmelitaniSolennità delle Palme di domenica 16 marzo 2008Ma che cosa dicono a noi gli avvenimenti di un profeta torturato e ucciso barbaramente 2000 anni fa? Apparentemente niente, eppure, questi avvenimenti, nella loro assurdità hanno varcato la storia e sono giunti intatti e vivi fino ad oggi. Perché? Perché proprio questo avvenimento? Di crudeltà la storia dell'umanità è piena e presto si dimentica, troppo presto. Ma questo avvenimento no! Non sarà perché dietro c'è qualcosa di più che tocca ogni vita umana? Che è una via? Una via nuova? Una via nuova per rinascere nuove creature in una storia, quella umana, nata vecchia e ripetitiva, intrisa di violenze, omicidi ed inganni fino dalla sua origine. Si, è la via nuova dell'amore! Via che porta alla vita eterna ed alla resurrezione, ad essere qui ora nuove creature. Creature che vivono in pienezza, nella gioia nella potenza di Dio, qui ed ora! Creature che vincono il mondo. non si fanno vincere dalle solite cose vecchie e brutte del mondo, ma le vincono creandone di nuove. Dal di dentro. Senza violenza, ma con forza. La forza debole di un Dio, che ha scelto la via dell'amore ad ogni costo. Ed il costo per Lui è stato elevatissimo. E' per noi, che Lui ha aperto la via. Non resta che percorrerla, è la via dell'amore aperta per noi. Con Lui sarà facile, e scoprirai una nuova vita, la gioia vera, la vittoria vera, la potenza di Dio, la potenza dell'amore. la vita eterna!Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.La Settimana Santa, settimana diversa dalle altre: siamo di fronte al mistero più profondo della nostra fede, di fronte alla suprema rivelazione dell'amore di Dio che si è manifestato in Gesù (Rom 8,38-39).Nell'Antico Testamento, in epoche di crisi, il popolo ritornava a meditare ed a rileggere l'Esodo. Nel Nuovo Testamento ritorniamo all'esodo rappresentato dalla passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Per le Comunità cristiane di tutti i tempi, la narrazione della passione, della morte e della risurrezione di Gesù è la fonte dove rinnoviamo la fede, la speranza e l'amore.Nella Settimana Santa, durante la lettura della Passione e Morte di Gesù, non conviene un atteggiamento di ricerca e di investigazione razionale. Conviene fare silenzio. Leggere diverse volte il testo Evangelico, avendo come guida unica i brevi titoli che cercano di essere una chiave per aiutare a sentire il testo ed a sperimentare di nuovo l'amore di Dio che si rivela negli atteggiamenti di Gesù dinanzi a coloro che lo prendono, lo insultano, lo torturano e lo uccidono. Nel corso della lettura, non pensiamo solo a Gesù, ma anche ai milioni e milioni di esseri umani che oggi sono in carcere, torturati, insultati ed uccisi.La Morte di Gesù: da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fa buio totale su tutta la terra. Perfino la natura sente l'effetto dell'agonia e della morte di Gesù! Appeso alla croce, privo di tutto, esce dalla sua bocca un lamento: "Eli! Eli! Lama Sabactani?" Cioè: "Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato?" E' la prima frase del Salmo 22(21). Gesù entra nella morte, pregando, esprimendo l'abbandono che sente. Prega in ebraico. Appeso alla croce, Gesù si trova in un isolamento totale. Anche se avesse voluto parlare con qualcuno, non gli sarebbe stato possibile. Rimase completamente solo: Giuda lo tradì, Pietro lo rinnegò, i discepoli fuggirono, le amiche stavano sicuramente lontano (v.55), le autorità lo schernirono, i passanti lo insultarono, Dio stesso lo abbandona, e neanche la lingua serve per comunicare. E' stato questo il prezzo che ha pagato per la fedeltà alla sua opzione di seguire sempre il cammino dell'amore e del servizio per redimere i suoi fratelli. Lui stesso dice: "Il Figlio dell'Uomo non è venuto per essere servito ma per servire, e per dare la sua vita in riscatto a favore di molti" (Mt 20,28). In mezzo all'abbandono ed all'oscurità, Gesù lancia un forte grido e spira. Muore lanciando il grido dei poveri, perché sa che Dio ascolta il clamore del povero (Es 2,24; 3,7; 22,22.26 etc). Con questa fede, Gesù entra nella morte, sicuro di essere ascoltato. La lettera agli Ebrei commenta: "Egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà" (Eb 5,7). Dio ascoltò il grido di Gesù e "lo esaltò" (Fil 2,9). La risurrezione è la risposta di Dio alla preghiera ed al dono che Gesù fa della sua vita. Con la risurrezione di Gesù, il Padre annuncia al mondo intero questa Buona Novella: Chi vive la vita come Gesù servendo i fratelli, è vittorioso e vivrà per sempre, anche se muore ed anche se lo uccidono! E' questa la Buona Novella del Regno che nasce dalla croce!Sul Calvario, siamo davanti ad un essere umano torturato, escluso dalla società, completamente isolato, condannato come eretico e sovversivo dal tribunale civile, militare e religioso. Ai piedi della croce, le autorità religiose confermano per l'ultima volta, che si tratta veramente di un ribelle fallito, e lo rinnegano pubblicamente (Mt 27,41-43). Ed in questa ora di morte rinasce un significato nuovo. L'identità di Gesù viene rivelata da un pagano: "Veramente costui era Figlio di Dio!" (Mt 27,54). D'ora in poi, se tu vuoi incontrare veramente il Figlio di Dio non cercarlo in alto, nel cielo lontano, né nel Tempio il cui velo si squarciò, ma cercalo accanto a te, nell'essere umano escluso, sfigurato, senza bellezza. Cercalo in coloro che, come Gesù, danno la loro vita per i fratelli. E' lì che Dio si nasconde e si rivela, ed è lì che possiamo incontrarlo. Lì si trova l'immagine sfigurata di Dio, del Figlio di Dio, dei figli di Dio. "Non c'è prova d'amore più grande che dare la vita per i fratelli!"Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa' che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa' che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen5) SPECIALE * Veglia Pasquale * Oscar Romero Che commuovente sentire parlare di Pasqua, di giustizia, di vittoria sulla violenza e sull'odio attraverso l'amore da Monsignor Oscar Romero, martire! Sentire parlare di Chiesa che dispensa ai cuori ed ai popoli la chiave della vita, la vittoria sulla tristezza e sulla morte, da chi ha amato fino a morire. Ha amato il suo popolo, la sua gente, ha cercato in tutti i modi di strappare i poveri ed i piccoli dall'inganno di una vita senza la Sapienza di Gesù, dall'inganno di una giustizia ottenuta attraverso la violenza. Monsignor Oscar Romero è il volto materno della chiesa, quello vero, quello che dà la vita per amore, che percorre fino in fondo la via dell'amore, ad ogni costo, come Gesù il suo Sposo. La percorre fino in fondo perché sa che la sua corsa non sarà vana, il suo non è idealismo utopico e sognatore, il suo sacrificio non sarà inutile ma vince le perversioni del mondo, le sue ingiustizie, le sue violenze più di tutti gli eserciti schierati. E la sua vita non andrà perduta, ma sarà preziosa, infinitamente preziosa agli occhi di Dio che non la lascerà nel sepolcro in eterno. Ogni parola di Monsignor Oscar Romero ha l'autorevolezza di una parola vissuta, incarnata! Così ognuno di noi, accompagnato nella via dell'amore dalla Chiesa che ha anche e soprattutto il volto d'amore di Oscar e di coloro che hanno seguito senza compromessi il Maestro, diventa gemma preziosa, luminosa, radiosa agli occhi di Dio. Che Dio non tarderà a soccorrere in tempo buoi ed ascolterà ed esaudirà come figlio amato.. Il triduo pasquale ci fa rivivere questo mistero, non perdiamocelo, ci aspetta in ogni comunità Cristiana!!!!La Parola di Dio che si rifà sino alle origini del mondo nella prima lettura della Genesi e che ha ripercorso alcuni capitoli della storia di salvezza, sta per culminare nel fatto che stiamo commemorando questa notte: la resurrezione del Signore.Però non terminò tutto 20 secoli fa, infatti l'ultimo capitolo lo stiamo scrivendo qui noi. Per questo, la mia povera parola incorporandosi alle letture della Parola di Dio, è per dire a voi e a me stesso, come ci ama il Signore.Dall'origine dell'uomo: "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", quello stesso uomo, non seppe mantenere la sua dignità, ma offendendo Dio, con il peccato, sfigurò la propria immagine di Dio. Il Figlio divino venne a ripararla ed è già compiuta l'opera della riparazione.Questa notte chiudiamo solennemente il Triduo Pasquale. Tre giorni, i più grandi dell'anno, che sono serviti per considerare i tre aspetti della nostra redenzione: la sofferenza, la passione del Redentore il Venerdì Santo; il silenzio della tomba dove giaceva il cadavere di Cristo, la speranza del sepolcro; e questa notte, il trionfo della resurrezione. Queste tre cose: la passione dolorosa, il sepolcro e la resurrezione, sono ciò che costituisce il mistero Pasquale.Non servirebbe a nulla tutto questo episodio della vita di Cristo, decisivo per la storia, se ognuno di noi non lo facesse proprio. Questo è il significato di questa notte: che quella passione dolorosa, quella fremente attesa del sepolcro e quel trionfo che stiamo commemorando questa notte, si faccia nostro, tutto ciò per mezzo del battesimo.IL VENERDÌ SANTO: La passione dolorosa di Cristo, la sua sofferenza. L'uomo di oggi fugge il dolore, non vuole la sofferenza e, senz'altro, nessuno come l'uomo di oggi è così convinto che la morte, il dolore siano invincibili; per quanto si possano inventare medicine, prevenzioni contro la sofferenza e contro il dolore, quest'ultimo sta regnando e la sofferenza è eredità dell'uomo, che lo si voglia o no. Quindi, il segreto sta nel dar senso a questo dolore.Questa notte possiamo offrirla al Divino risorto, incorporando nelle sue piaghe gloriose, tutta la nostra sofferenza. Chi di noi, non ha sofferenze? Quale cristiano non ha un problema nella sua coscienza? In questa notte Cristo c'invita ad unire nel suo dolore, alla sua croce, tutti i dolori per renderli divini, per illuminarli con la luce della Pasqua, per riempirli di Speranza. Una notte, fratelli e sorelle, in cui il miglior regalo che gli possiamo portare al Risorto è la nostra propria sofferenza, perché unita alla sua resurrezione si converta in un dolore di redenzione.IL SEPOLCRO SILENZIOSO MA NON PASSIVO: Il secondo aspetto della Pasqua è il sepolcro del Sabato Santo. Sepolcro silenzioso ma non passivo, perché la nostra fede ci dice che mente il corpo di Cristo trascorse nel suo sepolcro dal Venerdì Santo pomeriggio fino all'alba di questa notte, l'anima benedetta di Cristo stava lavorando. Era Domenica delle Palme dall'altra parte della storia: Cristo passò dal tunnel della morte dolorosa e la sua anima s'incontra con quelle dei beati dell'Antico Testamento: Adamo ed Eva, Abramo, Davide, i patriarchi, i profeti e tutti i santi che vissero prima di Cristo e che non potevano entrare in cielo perché chiuso, a causa del peccato dell'uomo; questo cielo adesso si è gia aperto. Proprio questo Cristo scende, come dice il nostro Credo: "discese agli inferi". È come dire, discese in luoghi di morte ed essi si riempirono di luce. Cristo è venuto a redimere tutti gli uomini, non solamente quelli che rinasceranno dopo di Lui, ma anche quelli che vissero prima, nella speranza di una Resurrezione. Il sepolcro silenzioso è la figura della nostra speranza. Qui in questa notte pasquale, questo sepolcro si trasforma in una tomba vuota ed è il miglior monumento alla speranza dei cristiani. Lui, sì, ha trionfato pienamente ma il genere umano deve vivere ancora di speranza. La speranza ci è necessaria!Fratelli, in queste ore in cui ci pare di vivere la storia come in una strada buia senza vie di uscita, la speranza illumina l'orizzonte dei cristiani. Il sepolcro di Cristo, dove sembrava che i nemici del Signore suggellassero la loro vittoria, ora, questa notte, rotte le catene ed i sigilli che avevano posto i nemici, grida: "Oh morte! Dov'è questa tua vittoria?"È urgente alimentare questa speranza, soprattutto in queste ore, fratelli, in cui molti pensano di dare una soluzione ai problemi politici, sociali ed economici unicamente organizzando la terra, solo con misure terreni. La redenzione ci comunica che la vera liberazione dell'uomo dev'essere il frutto di un Cristo trionfante e della Speranza che in Lui pongono gli uomini. Quanto più gravi sono i nostri problemi, tanto maggiori opportunità stiamo dando al redentore, tanto più grande dev'essere la nostra speranza. È una notte di Speranza, una notte di Pasqua, una notte di un sepolcro vuoto. IL TRIONFO: E ora dunque, fratelli, la terza fase della Pasqua: il trionfo.Questa è una notte di trionfo, una notte di vittoria. Ma non una vittoria che lascia schiacciati nell'odio, nel sangue, in mano ai nemici. Le vittorie che si conquistano con il sangue sono odiose; le vittorie che si ottengono con la forza bruta, sono animalesche; la vittoria che trionfa è quello della fede, la vittoria del Cristo che non venne ad essere servito ma a servire. Ed il trionfo del suo amore è questo trionfo pacifico (il trionfo della morte non fu definitivo) è il trionfo della vita sulla morte, il trionfo dell'allegria, il trionfo degli alleluia, il trionfo della resurrezione del Signore.Questa notte noi cristiani che andiamo a rinnovare il nostro battesimo sappiamo che la vittoria ha sia un margine di speranza, sia passa sopra il mondo la sua bandiera di sofferenza, morte, dolore e peccato. Non è che la morte e la resurrezione di Cristo siano fallite a causa della malvagità degli uomini; quello che accade è che questa è l'ora della Chiesa. Dalla resurrezione di Cristo fino alla sua seconda venuta, quanti secoli passeranno? Non lo sappiamo, ma se sappiamo che con la resurrezione di Cristo si è già siglata la vittoria sul peccato, sopra l'inferno, sopra la morte; e che Dio ha incaricato la sua Chiesa l'amministrazione della sua vittoria nel cuore di ogni uomo. Da qui parte il lavoro faticoso dell'evangelizzazione, la fatica di riconciliare gli uomini con Dio, la fatica di portare il sangue di Cristo a tutti, la fatica di seminare l'amore del Signore sopra tutti gli odi, la fatica di seminare la pace fra i popoli, la giustizia nelle relazioni umane, il rispetto ai diritti degli uomini che santificarono la redenzione del Signor.Questa notte è l'immagine della Chiesa in attesa dell'alba. Avete sentito nella preghiera pasquale quando si cantava la gloria di questo bellissimo cero, di questa grossa candela con una croce di gloria, acceso nel mezzo di questa assemblea. Questo cero è la figura di Cristo, è la Chiesa che illumina la notte con la luce di Cristo. Nella figura della Chiesa, mentre è notte essa arde aspettando la luce del mattino. Cristo che tornerà, il risorto che ancora non vediamo nello splendore della sua gloria ma che già, attraverso la sua Chiesa, predica, perdona, santifica, guida le anime di coloro che si lasciano guidare da lui.Questa notte non solo è splendida, perché Cristo è risorto, sul dolore e sulla tomba ma anche perché questa tomba, questo dolore, questa vittoria si sono fatte nostre, grazie al battesimo che Cristo inventò affinché ogni uomo che nasce dalla carne, per mezzo del battesimo sia incorporato a lui, sia figlio della redenzione, sia candidato alla gloria della vittoria ultima.6) La Passione di Gesù ­ Celebrazione della passione del Signore di Padre Raniero Cantalamessa OFM Cap. Ancora oggi questa pagina del Vangelo è vera, molto vera. C'è chi vive di testa e si rompe la testa e chi vive di cuore e il mondo non lo spaventa. E' una pagina molto realista: c'è chi scrive i Vangeli e chi li vive. C'è chi veniva servito (dalle donne) per consentirgli di imparare il Vangelo e chi il Vangelo lo viveva già senza bisogno di essere messo nelle migliori condizioni per ascoltare e assimilare. Assimilare con la testa! Ma il Vangelo non è una questione di testa, le donne evangeliche lo dimostrano: non hanno paura, hanno certezze. Certezze, di un cuore che di fronte alla morte e al fallimento non si fermano. Solo le donne erano certe della Resurrezione e non si davano pace, perché avevano capito il Vangelo della via d'amore. l'unica via che non si ferma di fronte alla morte al fallimento. L'unica via che dà la vera gioia, la vera vittoria. Le donne ci hanno creduto perché il loro cuore era pieno d'amore e l'amore è l'essenza di Dio, il significato del Vangelo ed il senso di ogni vita umana. La vera intelligenza è l'amore, perché va all'essenza delle cose. Perché allora non fare qualche sforzo per sviluppare l'amore? Se si trascura il cuore, si rischia di vivacchiare come con un arto atrofizzato, chiedendoci mille volte il perché di una incomprensibile infelicità di fondo. La sola pienezza è dall'amore, lo gioia vera è dall'amore. La via dell'amore è nella Vita e nelle Parole di Gesù."Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala" (Gv 19, 25). Per una volta lasciamo da parte Maria, sua Madre. La sua presenza sul Calvario non ha bisogno di spiegazioni. Era "sua madre" e questo spiega tutto; le madri non abbandonano un figlio, neppure condannato a morte. Ma perché erano lì le altre donne? Chi erano e quante erano?I Vangeli riferiscono il nome di alcune di esse: Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, Salòme, madre dei figli di Zebedeo, una certa Giovanna e una certa Susanna (Lc 8, 3). Esse avevano seguito Gesù dalla Galilea; lo avevano affiancato, piangendo, nel viaggio al Calvario (Lc 23, 27-28), sul Golgota erano state ad osservare "da lontano" (cioè dalla distanza minima loro consentita) e di lì a poco lo accompagnano, mestamente, al sepolcro, con Giuseppe di Arimatea (Lc 23, 55).Questo fatto è troppo accertato e troppo straordinario per passarvi sopra in fretta. Le chiamiamo, con una certa condiscendenza maschile, "le pie donne", ma esse sono ben più che "pie donne", sono altrettante "Madri Coraggio"! Hanno sfidato il pericolo che c'era nel mostrarsi così apertamente in favore di un condannato a morte. Gesù aveva detto: "Beato chi non si sarà scandalizzato di me" (Lc 7, 23). Queste donne sono le uniche che non si sono scandalizzate di lui.Si discute animatamente da qualche tempo chi fu a volere la morte di Gesù: se i capi ebrei, o Pilato, o entrambi. Una cosa è certa in ogni caso: furono degli uomini, non delle donne. Certo, Gesù morì anche per i peccati delle donne, ma storicamente esse solo possono dire in verità: "Noi siamo innocenti del sangue di costui!" (Mt 27, 24).Questo è uno dei segni più certi dell'onestà e dell'attendibilità storica dei Vangeli: la figura meschina che fanno in essi gli autori e gli ispiratori dei Vangeli e la figura meravigliosa che vi fanno fare a delle donne. Chi avrebbe permesso che fosse conservata, a imperitura memoria, la storia ignominiosa della propria paura, fuga, rinnegamento, aggravata in più dal confronto con la condotta così diversa di alcune povere donne, chi, ripeto, avrebbe permesso ciò, se non vi fosse stato costretto dalla fedeltà a una storia che appariva ormai infinitamente più grande della propria miseria? Ci si è sempre chiesti come mai le "pie donne" sono le prime a vedere il Risorto e ad esse viene dato l'incarico di annunciarlo agli apostoli. Questo era il modo più sicuro per rendere la risurrezione poco credibile. La testimonianza di una donna non aveva alcun peso in giudizio. Le donne sono state le prime a vederlo risorto perché erano state le ultime ad abbandonarlo da morto e anche dopo la morte venivano a portare aromi al suo sepolcro (Mc 16, 1).Dobbiamo chiederci il perché di questo fatto: perché le donne hanno resistito allo scandalo della croce? Perché gli sono rimaste vicine quando tutto sembrava finito e anche i suoi discepoli più intimi lo avevano abbandonato e stavano organizzando il ritorno a casa?La risposta l'ha data in anticipo Gesù, quando rispondendo a Simone, disse, della peccatrice che gli aveva lavato e baciato i piedi: "Ha molto amato!" (Lc 7, 47). Le donne avevano seguito Gesù per lui stesso, per gratitudine del bene da lui ricevuto, non per la speranza di far carriera al suo seguito. Ad esse non erano stati promessi "dodici troni", né esse avevano chiesto di sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel suo regno. Lo seguivano, è scritto, "per servirlo" (Lc 8, 3; Mt 27, 55); erano le uniche, dopo Maria la Madre, ad avere assimilato lo spirito del Vangelo. Avevano seguito le ragioni del cuore e queste non le avevano ingannate.In ciò la loro presenza accanto al Crocifisso e al Risorto contiene un insegnamento vitale per noi oggi. La nostra civiltà, dominata dalla tecnica, ha bisogno di un cuore perché l'uomo possa sopravvivere in essa, senza disumanizzarsi del tutto. Dobbiamo dare più spazio alle "ragioni del cuore", se vogliamo evitare che, mentre si surriscalda fisicamente, il nostro pianeta ripiombi spiritualmente in un'era glaciale. La grande crisi di fede nel mondo d'oggi è che non si ascoltano le ragioni del cuore, ma solo quelle contorte della mente.Al potenziamento dell'intelligenza e delle possibilità conoscitive dell'uomo, non va di pari passo, purtroppo, il potenziamento della sua capacità d'amore. Quest'ultima, anzi, sembra che non conti nulla, mentre sappiamo che la felicità o l'infelicità non dipende tanto dal conoscere o non conoscere, quanto dall'amare o non amare, dall'essere amato o non essere amato. Non è difficile capire perché siamo così ansiosi di accrescere le nostre conoscenze e così poco di accrescere la nostra capacità di amare: la conoscenza si traduce automaticamente in potere, l'amore in servizio.Una delle moderne idolatrie è l'idolatria dell'"IQ", del "quoziente di intelligenza". Si sono messi a punto numerosi metodi di misurazione. Ma chi si preoccupa di tener conto anche del "quoziente di cuore"? Eppure solo l'amore redime e salva mentre la scienza e la sete di conoscenza, da sole, possono portare alla dannazione.Da ogni parte emerge l'esigenza di fare più spazio alla donna. Noi non crediamo che "l'eterno femminino ci salverà" (4). L'esperienza quotidiana dimostra che la donna può "sollevarci in alto", ma può anche farci precipitare in basso. Anch'essa ha bisogno di essere salvata da Cristo. Ma è certo che, una volta redenta da lui e "liberata", sul piano umano, da antiche soggezioni, essa può contribuire a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano: violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita...Come dobbiamo essere grati alle "pie donne"! Lungo il viaggio al Calvario, il loro singhiozzare fu l'unico suono amico che giunse agli orecchi del Salvatore; mentre pendeva dalla croce, i loro "sguardi" furono gli unici a posarsi con amore e compassione su di lui. Sono eredi delle "pie donne" le tante donne, religiose e laiche, che stanno oggi a fianco dei poveri, dei malati di Aids, dei carcerati, dei reietti d'ogni specie della società. Ad esse - credenti o non credenti - Cristo ripete: "L'avete fatto a me" (Mt 25, 40).Non solo per il ruolo svolto nella passione, ma anche per quello svolto nella risurrezione le pie donne sono di esempio alle donne cristiane di oggi. Nella Bibbia si incontra da un capo all'altro l'imperativo "va!" o "andate!", cioè degli invii da parte di Dio. È la parola rivolta ad Abramo, a Mosè ("Va', Mosè, nella terra d'Egitto"), ai profeti, agli apostoli: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura".Sono, ahimé, tutti inviti indirizzati a degli uomini. C'è un solo "andate!" indirizzato a delle donne, quello rivolto alle mirofore (ndr: portatrici di aromi) il mattino di Pasqua: "Allora Gesù disse loro: "Andate ed annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno"" (Mt 28, 10). Con queste parole le costituiva prime testimoni della risurrezione, "maestre dei maestri" come le chiama un autore antico (9)."Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli" (Mt 28, 8). Donne cristiane, continuate a portare ai successori degli apostoli, a noi sacerdoti loro collaboratori, il lieto annuncio: "Il Maestro è vivo! È risorto! Vi precede in Galilea, cioè dovunque andiate! Non abbiate paura".7) San Casimiro: il principe di pace San Casimiro esercitò il suo potere in modo efficace percorrendo la via dell'amore. Non si diede a compromessi e credette che il Vangelo potesse dare la chiave del buon governo. E così fu, fu Principe di pace e di Giustizia, amato ed efficace nel suo governo. Solo apparentemente schivo, quasi claustrale, egli era nel cuore del mondo, perché chi percorre la via dell'amore è nel cuore del mondo. Solo apparentemente morto prematuro, con poco tempo per fare grandi cose: chi vive la via dell'amore è efficace ed ogni sua azione va a buon fine, lascia un segno indelebile nella storia umana. Casimiro pregava molto e pregando era unito a Gesù suo e nostro Maestro, era unito a Dio e così esercitava il suo potere con il potere conferitogli da Dio stesso. In ogni sua necessità era assistito, mai abbandonato da Dio che disponeva le cose al meglio perché Casimiro non aveva altro desiderio che percorrere la via dell'amore fino in fondo.Ricordati il 4 Marzo Cracovia, Polonia, 3 ottobre 1458 ­ Grodno, Lituania, 4 marzo 1484 Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al terzogenito l'incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire) Bizantini di cultura, i fratelli Cirillo e Metodio seppero farsi apostoli degli Slavi nel pieno senso della parola. La separazione dalla patria che Dio talvolta esige dagli uominiLa carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, é difficile dire o pensare.Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.8) La PREGHIERA. di San Giovanni di Dio.L'amore per i poveri, i malati i piccoli è via di incontro con Gesù! San Giovanni di Dio l'ha scoperto dopo lungo peregrinare. Gesù è vicino a noi nei poveri, negli ultimi ancora oggi. Perché? Perché Lui stesso dice "qualunque cosa l'avrete fatta ad uno di questi piccoli l'avrete fatta a me!". A me? Al Maestro? Al Re dell'Universo che assume le sembianze di un cencioso, di un malato? Perché? Per farci uscire dal guscio del nostro individualismo, del nostro egoismo e farci percorrere la via dell'amore. I poveri, i piccoli, gli ultimi, sono amati da Dio perché sono nel contempo porte d'accesso alla via dell'amore ed esperti della via dell'amore. Perché non provare ad aprire qualche porta invece di provarne ribrezzo? Magari la vera gioia e la vera pace può entrare nella nostra vita come è successo a San Giovanni di Dio!Ricordato l' 8 marzoMontemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 ­ Granada, Spagna, 8 marzo 1550Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infermi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 viene dichiarato Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infermieri e delle loro associazioni e, infine, patrono di Granada. (Avvenire)"Se guardassimo alla misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene tutte le volte che se ne offre la possibilità.Infatti quando per amor di Dio, passiamo ai poveri ciò che egli stesso ha dato a noi, ci promette il centuplo nella beatitudine eterna. O felice guadagno, o beato acquisto! Chi non donerà a quest'ottimo mercante ciò che possiede, quando cura il nostro interesse e ci supplica a braccia aperte di convertirci a lui e di piangere i nostri peccati e di metterci al servizio della carità, prima verso di noi e poi verso il prossimo? Infatti come l'acqua estingue il fuoco, così la carità cancella il peccato (cfr. Sir 3, 29).Confido in Cristo che conosce il mio cuore. Perciò dico: Maledetto l'uomo che confida negli uomini e non confida in Cristo. Volente o nolente gli uomini ti lasceranno. Cristo invece è fedele e immutabile. Cristo veramente provvede a tutto. A lui rendiamo sempre grazie. Amen."9) MariaQuanto amore in Maria! Ancora oggi per noi, vera esperta dell'Amore, madre stessa dell'Amore non può che esserci da Maestra nell'Amore. Una Maestra dolce e paziente, che non si stanca ad esortarci a spronarci a sollecitarci perché non cadano invano i doni di Dio. Ci vede a volte così infelici, spaventati, delusi, sofferenti e allora maternamente ci chiede la possibilità di soccorrerci. Lei, ci chiede di dare a Lei la possibilità di aiutarci, di farci del bene, di cancellare dai nostri cuori paura, tristezza, delusione, sofferenza. Lei ce lo chiede! A volte siamo così a terra che non sappiamo neanche come rialzarci e a chi chiedere aiuto. la Mamma è li, basta allungare una mano. Diamo la nostra mano alla Mamma e Lei ci accompagnerà, come bimbi, passo dopo passo, dolcemente, sulla via dell'amore, fino alla pienezza, fino alla gioia vera, piena, fino alla Pasqua. Alla nostra Pasqua. Non ci lascerà mai, a meno che noi non la lasciamo e sarà tutto più facile, più semplice!Come madre vi raduno perchè voglio cancellare dai vostri cuori quello che ora sto vedendo. Accettate l'amore di mio Figlio e cancellate dai vostri cuori la paura, il male, la sofferenza, la delusione. Che la vostra giornata sia intessuta di piccole ardenti preghiere per tutti coloro che non hanno conosciuto l'amore di Dio. Che Lui sia il senso della vostra vita e che la vostra vita sia un servizio all'amore divino di mio Figlio. Grazie figli miei.Per Lei ognuno è importante e nessuno è escluso dal suo piano. Lei vuole portarci tutti a suo figlio Gesù Cristo. Nel messaggio di questa sera la Madonna ci ammonisce sulla serietà del tempo della Quaresima in cui ci troviamo. In questa Quaresima Dio ci dà ancora un'occasione per correggerci, per continuare a convertirci. Dobbiamo essere concreti perché la preghiera è incontro dell'uomo vivo e concreto con Dio che è vivo e concreto. La Madonna ci dà i mezzi che ci aiuteranno nella nostra lotta: la preghiera e la rinuncia.Questa preghiera non deve essere solo una recitazione o ripetizione di parole, ma un rivolgersi veramente al Padre con tutto il cuore affinché venga il suo Regno. Dobbiamo essere perseveranti nella preghiera e aperti allo Spirito di Dio, che ci darà la forza ogni volta che le cose non andranno come noi pensavamo. La Madonna ci invita alla preghiera perché Lei stessa pregava e conosce meglio di noi l'importanza della preghiera. Lei, piena di grazia, all'offerta che Dio le fa dal Cielo, risponde con tutto il suo essere: "Ecco sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola".Il secondo mezzo importante per la crescita nella vita spirituale è la rinuncia. La rinuncia non deve essere fine a sé stessa, ma un'occasione per offrire a Dio tutto lo spazio del nostro essere, affinché Egli possa operare completamente in noi. Ogni rinuncia è segno di una crescita spirituale. Si deve rinunciare innanzi tutto a ciò che ha preso il posto che spetta a Dio: il primo. Questo può essere: la gente, la gloria, il potere, il denaro, il rispetto umano, noi stessi o qualcos'altro. Al primo posto dobbiamo sempre mettere Dio. Solo così tutto quello a cui abbiamo rinunciato acquista il suo vero senso. Siamo chiamati a pregare per coloro che sono stati scartati dalla società, per gli abbandonati, gli infelici, per i bambini abortiti, per le anime del purgatorio e per tutti quelli che hanno bisogno di preghiera.Attorno alla croce, grida di odio,ai piedi della croce, presenze di amore. Accanto, il discepolo amato, non altri.Solo l'amore ha saputo superare tutti gli ostacoli,solo l'amore ha perseverato fino alla fine,solo l'amore genera altro amore.Solo l'amore può custodire l'amore,solo l'amore è più forte della morte (Ct 8, 6).Nel cuore vivo di questa Quaresima, non demordiamo, insistiamo con ogni mezzo a disposizione per rinascere dall'alto! Non scendiamo a compromessi con nulla, la felicità piena, la gioia e la pace ci sono poste dinnanzi, se non siamo ancora nella felicità piena, nella gioia e nella pace, chiediamole a Dio, disponiamoci per riceverle. Non gettiamo via il tempo nel grigiume e nella mediocrità: la vita piena ci è stata donata da Gesù con la sua Pasqua. La gioia piena, la luce, la salvezza da tutte le nostre ferite, dai nostri errori, dalle nostre sofferenze ci è stata donata da Gesù nel Suo Mistero Pasquale. La chiave della vita, la potenza che vince il mondo e le sue brutture ci è stata donata attraverso la Croce di Gesù scelta per amore e con amore.Preghiamo gli uni per gli altri, noi pregheremo con tutte le nostre forze e con tutto il nostro amore e faremo pregare perché io, te, ogni uomo e ogni donna, possano percorrere la Via dell'Amore senza esitazione e rinascere dalla Croce di Gesù.Il nostro augurio fraterno è che la Quaresima che condurrà a breve nella Pasqua possa portare la sua gioia, la sua pace, il suo rinnovamento e la sua potenza a te ed a tutti i tuoi cari e a tutta l'umanità più sofferente. Mari e MAX

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