Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 17 maggio 2011

150^ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA,MANIFESTAZIONE AVIOLANCISTICA. IN BARI

di Pietro Vitale, Pubblicista e scrittore
Carissimi,
siete tutti invitati ad assistere alla MANIFESTAZIONE LANCISTICA che avrà luogo a Bari. Per CELEBRARE i 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA - MANIFESTAZIONE AVIOLANCISTICA CHE SI TERRÀ IL 22 MAGGIO 2011 IN BARI AL PARCO DI LARGO 2 GIUGNO, CON INIZIO ALLE ORE 10,00. Organizzata dal paracadutista Franco Guzzo.

Oltre al succo dell'evento in sé, sarà un'ottima occasione per incontrarci tra paracadutisti in un contesto diverso dal solito cioè dall'Associazione. Farete cosa gradita se inoltrerete il messaggio a tutti i vostri amici e famigliari. Nel solco delle tradizioni e dei valori di cui è da sempre fiera portatrice, per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con lo spirito che le è proprio, la Sezione Provinciale di Bari dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Bari e del Comune di Bari, ha organizzato una manifestazione di lanci che, oltre al lancio di paracadutisti, coinvolgerà strutture ed organizzazioni sia militari che civili. In apertura dell’evento, il Tricolore d’Italia, scenderà dal cielo un esperto paracadutista. Esso sarà poi issato accanto al Monumento dedicato ai paracadutisti caduti nell’adempimento del loro dovere, sia in guerra che in missioni di pace, monumento eretto nel 1997 all’interno dello stesso Parco stesso.
A scopo divulgativo, in tale occasione sarà distribuito un opuscolo recante il testo integrale dell’Inno di Mameli, con una sua breve storia e l’esplicazione del testo stesso.

Mentre proseguono i festeggiamenti al Parco 2 giugno di Bari anche per i 150 anni dell'Unità d'Italia, mi piace opportuno ricordare e rivolgere ai giovani l'attenzione di uno spezzone di storia del Risorgimento Italiano. I luoghi che ho avuto modo di visitare in occasione di una mia visita a Roma. In particolare desidero parlarvi dell'arredo urbano celebrativo, ubicato sull'ottavo colle Capitolino. Il Gianicolo, dedicato a Garibaldi e a sua moglie Anita che, con i loro monumenti equestri, troneggiano tra le erme di tante famose "camice rosse". Oggi questi busti, realizzati pure da scultori famosi, se ne contano ben ottantaquattro e tra essi, per esaltare il concetto di un Risorgimento transnazionale, figurano anche l'inglese John Peard, il filandese Herman Zijkanen, il bulgaro Petko Voivoda e l'ungherese Istvan Turr, che fu aiutante di campo di Garibaldi e poi Governatore di Napoli.

Questi eroi di pietra, parlano a chi li sa osservare e ciascuno racconta una storia esaltante. L'idea di realizzare sulla sommità del Gianicolo un luogo della memoria da dedicare a Garibaldi ed ai suoi che "regalarono" all'Italia quasi mezzo Stivale, risale al 1884 quando l'amministrazione comunale della Capitale decise di collocare, sulla passaggiata gianicolense, le sculture di molti garibaldini che si erano distinti nella sfortunata difesa di Roma. La scelta del Gianicolo non fu casuale perchè la località, nel 1849, fu teatro dell'eroica resistenza della Repubblica romana contro i francesi del Generale Charles Victor Oudinot, che alla fine ne uscì vincitore nonstante le barricate ed il concorso di Garibaldi. Mentre le erme dei garibaldini sono sculture su pilastro con la testa a parte del busto dei vari personaggi che raffigurano: il munumento equestre dell'Eroe dei due mondi, una statua di bronzo posta su un grande piedistallo di marmo, ai cui lati sono scolpite allegorie dell'Europa, dell'America e bassorilievi di bronzo che ricordano lo sbarco a Marsala, la resistenza di Boiada e la difesa di Roma. Sui gradini del basamento c'è una corona di bronzea con squadra e compasso, per rammentare che Garibaldi fu il primo Maestro della Massoneria italiana, carica ottenuta a Firenze nel 1864. Durante il fascismo la corona fu sostituita con i simboli del regime, ma nel 1943 ne fu ricollocata una copia. Il momumento lo realizzò Emilio Gallori e fu inaugurato il 20 settembre 1895. Si racconta che l'artista aveva ideato un Garibaldi rivolto verso il Vaticano, ma poi per l'intervento della Santa Sede, per ovvi motivi, il suo sguardo fu voltato al Vittoriano. Il complesso monumentale dedicato a Garibaldi può definirsi "patetico verista" ed è caratterizzato da un eclettismo neorinascimentale rindondante di simboli.

Per quanto riguarda gli aspetti iconografici, abbiamo un Garibaldi "pacioso", cioè non il Condottiero dei mille ma piuttosto quello che gridava "Guerra alla guerra". Manca pertanto ogni aspetto bellicoso e di conseguenza la "grandezza" dell'Eroe è affidata unicamente all'impotenza dell'opera scultoria. Anche il cavallo è "fermo" e pur essendo proporzionato è privo di sottigliezze anatomiche. Di altro aspetto è invece il monumento equestre dedicato ad Anna Maria Riberio da Silva, detta Anita, moglie di Garibaldi. Si tratta di una scultura molto vivace ed è pù unica che rara, anche perchè ci porta indietro nel tempo, al periodo greco classico, quando tali composizioni artistiche avevano pure scopi funerari. Infatti, nel basamento della statua sono inumate le ceneri, provenienti da Nizza, di Anita, morta nel 1849, a soli ventotto anni e dopo sette di matrimonio con l'Eroe. I fondi per questo monumento furono raccolti con una pubblica sottoscrizione, alla quale contribuirono generosamente anche gli italiani delle Americhe e delle colonie. L'opera fu realizzata dalla scuotore Mario Rutelli, su disegno del Fontana. Anita è su un veloce cavallo, mentre tiene in braccio il figlio primogenito Menotti e nella mano destra impugna una pistola. La vicenda alla quale si riferisce l'artista, risale al 1840 ed accade a Mustarda presso S. Simon in Brasile. Anita, non ancora sposata con Garibaldi, ma già sua compagna dal 1839, diede alla luce Menotti. Mentre Garibaldi si allontanò per procurare alcune cose necessarie al neonato, le truppe del Colonnello Moringue rioccuparono San Simon seminando il terrore.

Anita mentre dormiva, si alzò di scatto, prese un cavallo e con il favore delle tenebre fuggì per salvare il primogenito e ritrovare il compagno. Il monumento, inaugurato il 4 giugno 1932, è di dimensioni contenute e presenta alcuni aspetti che risalgono alle sculture greche. Infatti, Anita è ritratta in atteggiamento minaccioso. Il cavallo, molto nervoso, è sollevato sulle gambe posteriori e sembra quasi di voler spiccare il volo come l'araba fenice. Questa scultura del Rutelli, a prescindere dei valori storici, potrebbe essere dedicata a tutte quelle mamme che quotidianamente sono costrette a correre in affanno lungo le strade, per "portare" i loro figli lontani dai pericoli della nostra società.

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