Questo sito è a disposizione di tutti coloro che intendono inviare i loro pezzi, che dovranno essere firmati, articoli sulle gesta della Cavalleria Antica e Moderna, articoli di interesse Sociale, di Medicina,di Religione e delle Forze Armate in generale. Il sottoscritto si riserva il diritto di non pubblicare sul Blog quanto contrario alla morale ed al buon gusto. La collaborazione dei lettori è cosa gradita ed avviene a titolo volontario e gratuito, per entrambi.
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giovedì 25 ottobre 2007
Il Tempio Mausoleo della "Divina Costanza in Roma
E’ appunto alla “divina” Costanza, figlia prediletta di Costantino, dunque, che è dedicato a questo capitolo. Si noti che per l’omonimia con l’altra Costanza, sorellastra dell’imperatore Costantino, la nostra Costanza venne e viene comunemente chiamata col diminutivo di Costantina. Io, però, in questa mia opera preferisco chiamarla Costanza, anche perché non mi occupo affatto della sua omonima zia.
La “divina” Costanza, figlia del “divino” Costantino, nacque a Roma nel 318 circa. Nel 335, ancora diciassettenne, sposò il cugino Annibaliano, re del Ponto e della Cappadocia, che fu poi ucciso nella strage del 337 a Costantinopoli, avvenuta in seguito alla morte di Costantino. Tornata a Roma, passò in seconde nozze nel 351 sposando il figlio del fratello Costanzo II, un certo Gallo Costanzo, divenuto Cesare per l’impero d’Oriente nello stesso anno e che lei seguì in Antiochia. Se non che costui cadde in disgrazia del padre. Lei allora partì per Roma, sperando di riuscire ad intercedere per lui presso il proprio fratello. Ma durante il viaggio verso Roma morì nel 354 in Bitinia. Intanto il marito fu processato per i suoi misfatti e subì la pena capitale. E così la “divina” Costanza, figlia dell’imperatore Costantino, ormai vedova per la seconda volta, morendo alla giovane età di 36 anni, scomparve come una meteora dall’Olimpo fittizio riservato ai membri della famiglia imperiale.
Perchè il sarcofago e la tomba di Elena furono profanati?
Subito dopo la sua morte, i resti mortali di Elena furono inviati a Roma e sepolti nel tempio funerario o “Mausoleo” a lei intestato e dedicato, che era stato costruito a spese dell’erario imperiale accanto ad una sontuosa basilica anch’essa costruita per lei nella via Nomentana in Roma. Un sarcofago di porfido, prezioso capolavoro di arte egiziana, custodì i suoi resti mortali. Questi, però, non vi riposano in pace a lungo. Il sarcofago, per ordine del vertice ecclesiastico cattolico, fu profanato ed i suoi resti mortali furono infatti estratti, andando a finire non si sa con certezza. Abbiamo notizia che, nel 1256, papa Alessandro IV abbia fatto costruire un altare al centro del
“mausoleo” ed ivi abbia fatto deporre le ossa di Costanza. Allora fu compiuto per ordine di detto papa un grande pastrocchio. Furono, infatti, collocate accanto alle ossa di Costanza quelle di altri morti estratte dalle vicine catacombe di S. Agnese, che furono fatte passare per le ossa di quattro martiri, e cioè di Attica, Artemia, Saturnino e Sisinnio. E come questo non bastasse, vi furono inseriti alcuni “Capelli della Madonna” ed un frammento della “Veste di Gesù”. Tutte reliquie queste della cui autenticità non è difficile nutrire significati dubbi. Fu così che nel 1256 il “Mausoleo” fu trasformato ufficialmente in tempio cristiano dedicato ad una “cooperativa” di santi, presieduta dalla Madonna e dallo stesso Gesù Cristo. A questo punto è legittimo chiedersi: In base a quali motivi sia stata decisa questa indebita intrusione, che ha tutta l’apparenza di uno sfratto della padrona di casa, cioè della divina Costanza, costretta all’umiliante coabitazione? Che bisogno c’era di mescolare le sue ossa con quelle di altre quattro personaggi? Perché vi si aggiunsero addirittura due reliquie (poco importa se probabilmente fasulle) di personaggi di sommo rango, quali Cristo e sua Madre? E’ logico pensare che probabilmente il vertice supremo cattolico allora avesse ritenuto giusto il momento di scaricare definitivamente la divina Costanza, che già aveva subito un primo pesante declassamento dal livello di dea a quello di santa. Cosa avvenne successivamente del sarcofago di Elena?
Liberato dal suo contenuto iniziale, cioè dei resti mortali di Costanza, esso, per ordine papale, divenne oggetto di traslochi vari, come se fosse un pezzo di antiquariato qualsiasi e non già il sarcofago di un personaggio di tutto riguardo. Infatti, Paolo II, il 14 agosto del 1467, lo fece trasportare a Venezia in piazza S. Marco. Alcuni anni dopo, nel 1471, papa Sisto IV lo fece riportare nel “Mausoleo” di Costanza, dove però rimase soltanto per poco, finchè un altro papa, Clemente XIV nel 1791 lo fece trasportare nei Musei Vaticani, dove ancora oggi da allora si trova nella grande sala Clementina. Lo stesso papa l’anno dopo fece trasferire nel museo vaticano anche due giganteschi candelabri in dotazione del tempio mausoleo di Costanza. L’insulto e la degradazione inflitti alla divina Costanza non potevano essere più palesi e più solenni. Quale può essere stato il motivo per cui il tempio mausoleo, il sarcofago e le ossa di Costanza in esso contenute subirono un trattamento assolutamente privo del più elementare riguardo? La causa fondamentale, a mio giudizio, è data dal fatto che la divina Costanza con la sua presenza costituiva una chiara e forte testimonianza del periodo protocattolico della Chiesa Costantiniana, quando l’imperatore a tutti i membri della sua famiglia erano ritenuti dèi e come tale adorati. Allora questi personaggi erano pagani dalle testa ai piedi, non erano battezzati, e le basiliche ed i templi mausolei ad essi dedicati erano pagani. Si sa, infatti, con certezza che il tempio mausoleo di Costanza nacque pagano, in quanto destinato ad ospitare il corpo della pagana figlia dell’imperatore Costantino. Si noti bene che queste notizie sulla vita di Costanza e sulle peripezie del suo sarcofago sono certe e documentate. Abbiamo inoltre una conferma sia sull’estraneità di Costanza alla religione cristiana che sul carattere del tutto pagano del tempio mausoleo di Costanza. Infatti se il suddetto tempio mausoleo non fosse stato un edificio pagano, in seguito, quanto per ordine dell’imperatore Giuliano l’Apostata, notoriamente restauratore del paganesimo nell’impero romano, non avrebbe potuto ospitare la salma della moglie Elena, altra figlia dell’imperatore Costantino. E questo è testimoniato dallo storico Ammiano Marcellino quando scrive che l’imperatore Giuliano nel 360 inviò a Roma il corpo della defunta moglie Elena perché fosse sepolto nel mausoleo sito nel quartiere suburbano di via Nomentana, dove era già sepolta Costanza, sorella di lei e moglie del defunto Gallo Costanzo (Cfr. Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum lib. XXI 1.5).
E’ doveroso far notare che il tempio mausoleo della divina Costanza, nella sua struttura artistica ed architettonica, era un ambiente assolutamente pagano. Tutta la sua decorazione era chiaramente quella allegra e godereccia degna di un’ammiratrice o devota del dio Bacco. Il soffitto e le pareti sono decorate paganamente, ed al dio Bacco era dedicato il mosaico del pavimento, il chè è confermato dal fatto che per secoli si credette che questo “mausoleo” fosse un tempio dedicato al dio Bacco. Anche i motivi decorativi del soffitto e quelli del sarcofago sono desunti dall’uva e dalla pianta della vite. Del resto Costanza non era uno stinco di santa. Tutt’altro. Stando al quadro morale molto fosco che di lei traccia lo storico antiocheno suo contemporaneo, cioè Ammiano Marcellino, si è indotti a pensare che fosse stata una donna di animo violento, amorale e sanguinario non meno del suo degno marito, il cesare e vice imperatore Gallo Costanzo, e degna figlia dell’imperatore Costantino (Cfr. Amm. Marcellino, Rerum Gest. Libri, 14,1.2,7.4,9.3,11.6,22).
E’ inoltre da notare che la pianta e le linee architettoniche del “mausoleo” di Costanza sono identiche a quelle del “mausoleo” che l’imperatore Costantino, volle per sé in Costantinopoli, cioè a struttura circolare, con 12 coppie di colonne, al cui centro era collocato il suo sarcofago. Ma, col passare degli anni e dei secoli, in seguito alla totale scomparsa del potere dei tre figli maschi e successori dell’imperatore Costantino, ed anche per una profonda metamorfosi avvenuta nella Chiesa Protocattolica e Deuterocattolica, tutti i templi dedicati al culto di ognuno di essi, subirono profondi e sostanziali cambiamenti, i più importanti dei quali furono i seguenti: La statua della persona titolare dell’edificio, l’imperatore o un altro membro della sua famiglia e che abitualmente troneggiava al centro dell’abside, fu rimossa. Probabilmente fu fatta sparire, facendola a pezzi, come suole avvenire in tutti i radicali cambiamenti di regime. I resti di qualcuna di quelle enormi statue sono ancora visibili in tanti musei romani. Talvolte tal statue venivano interrate, come avvenne di fatto per quella dell’imperatore Costantino che troneggiava nelle Terme di Costantino, site nel quartiere Quirinale e che attualmente è nel portico della basilica di S. Giovanni in Laterano. Sappiamo, infatti, che detta statua fu rinvenuta al tempo di Paolo IV durante gli scavi per le fondamenta del Palazzo Mazzarini (oggi Rospigliosi). Fu allora trasportata insieme a quella dei suoi figli, cioè Costantino II e Costante, che pure furono ivi ritenute, nel Museo Capitolino. Da qui fu tolta e posta, per ordine di Clemente XII, nel posto dive si trova attualmente, cioè nel pronao della basilica romana di S. Giovanni in Laterano, Ed. Arcibasilica Lateranense, Roma 2001, p.55).
1) L’interno di ogni basilica, nei secoli successivi, subì una radicale trasformazione, consistente sostanzialmente nella estromissione dell’imperatore e della sua corte dall’abside, nella collocazione di un’altare dove prima c’era una statua dell’imperatore, e nella sistemazione del seggio vescovile attorniato dal suo clero, ala centro dell’abside, dove prima presiedeva l’imperatore.
2) Gli onori divini, che una volta erano tributati alla persona dell’imperatore e dei suoi familiari, anche attraverso l’immagine, furono qua e là dirottati verso il corpo di un martire locale ed in seguito verso un frammento o una piccola parte di esso e poi furono focalizzati soprattutto sull’immagine della Croce.
3) E’ da notare che il culto di adorazione, che nel secolo IV era espresso con il rito dell’incensazione, inizialmente tributato all’imperatore Costantino ed alla sua famiglia, in seguito all’estromissione dell’imperatore dall’abside, fu dirottato e trasferito all’altare e successivamente alla persona del vescovo.
Si noti bene che l’estromissione dell’imperatore e della sua famiglia dall’abside non avvenne improvvisamente nei secoli successivi. Fu una declassazione lenta, metodica e sistematica. Costantino e gli altri membri della sua famiglia, infatti, dal livello di Dèi, furono retrocessi a quello di semplici santi. E finalmente in epoche ancora posteriori furono cancellati dal novero dei santi e ridotti a semplici laici ed oscuri fedeli.
La Chiesa Deutoroccatolica e Cattolicocristiana continuò a celebrare per secoli la festa annuale di Santa Costanza il 25 febbraio. Ma successivamente smise di celebrarla. Anche il giorno dedicato alla festa di San. Costantino sino a qualche decennio addietro nella Chiesa Cattolica era l’11 marzo. Oggi il nome di San Costantino imperatore è scomparso del tutto. Come ho già detto, gli si è sovrapposto come in un palinsesto quello di un oscuro omonimo re di Cornovaglia. La Chiesa Ordotossa, invece, ne celebra ancora la festa in modo solenne.
La festa di Sant’Elena nella Chiesa Cattolica cade il 18 agosto, mentre nella Chiesa Ortodossa la si celebra ancora il 21 maggio.
4) E’ da notare che non sempre ed in ogni caso il programma di declassamento in un personaggio imperiale dal livello di dio a quello di semplice santo potè procedere con estrema facilità. Talvolta bisognava superare ostacoli notevoli, in quanto, mentre la divinizzazione di un membro della famiglia imperiale avveniva automaticamente ed indipendentemente dalla sua condotta morale, la sua canonizzazione o elevazione al livello di santa esigeva una certa integrità morale. E quando questa lasciava molto a desiderare, come nel caso di Costanza e di Costantino, bisognava fare ricorso all’intervento dei monaci, i quali sapevano inventare per ognuno agiografie esemplari più o meno patetiche, ma false. Mascono così i miracoli operati da Dio in favore di Costantino (la famosa croce che appare in cielo e la certezza della vittoria delle sue legioni, e la sua miracolosa guarigione dalla lebbra).
Ovviamente i solerti monaci medievali, probabili autori della Passio latina di S. Agnese e della Passio di S. Gallicano e dei santi Giovanni e Paolo, si diedero da fare per inventare anche per l’ex dea e futura santa Costanza un’edificante agiografia.
Così la donna mondana ed immorale quale ella era, Costanza fu trasformata in una povera lebbrosa, guarita da tale orribile malattia grazie ad un miracolo operato dalla martire Santa Agnese, le cui ossa giacevano nel cimitero contiguo al suo tempio mausoleo. Così truccata e conciata, la divina Costanza, dopo essere stata trasformata in una peccatrice pentita convertitasi al cattolicesimo, potè diventare finalmente santa anche lei. Ma nella terza fase trasformista della Chiesa Cattolica, in quella che io chiamo (continua il Prof. Angelo Scarpulla nel suo libro Architettura Arte e Religione) Cattolicocristiana, il vertice clericale decise di fare piazza pulita di tantissime favole e leggende fiorite per esigenze evolutive, facendo scomparire dalla circolazione tanti santi e sante fasulli, quali Costantino e Costanza. Sopravvive, però, ancora oggi uno strascico di colto per Sant’Elena e S. Costantino.
Quello che prima sopravvive, in quanto la statua gigantesca in marmo di Elena troneggia nell’angolo del transetto destro della basilica vaticana, e pertanto non può essere rimossa senza suscitare reazioni e problemi. E quello del secondo sopravvive in quanto S. Costantino in tutta la chiesa ortodossa ed orientale è ancora molto venerato.
5) C’è da aggiungere, ad onor del vero, che non è giusto affermare che il pubblico culto cattolico dei santi strani e molto discutibile come San Costantino, Santa Costanza e simili tragga origini dalla volontà del popolo, come si tende ad affermare da parte di certi cattolici preoccupati di fare apologia gratuita ad ogni costo.
Nel caso specifico di Santa Costanza, per esempio, è bene che si sappia che il titolo di santa non gli fu attribuita dal popolino, come qualcuno potrebbe credere o insinuare, ma bensì le provenne ufficialmente dalla suprema autorità cattolica, come può vedersi sia nel Liber Pontificalis, dove già nell’anno 865, papa Niccolò I parlando di Costanza le riconosce tale titolo. Nei secoli successivi abbiamo altri due riconoscimenti ufficiali e cioè allorché papa Innocenzo III (1198-1216), assegnando una somma di denaro per riparare il “mausoleo” di Costanza, la chiama anche santa. Inoltre papa Alessandro IV nel 1256, in presenza di tutta la curia, consacrò il nuovo altare nel Tempio mausoleo di S. Costanza. Ben a ragione esso ancora oggi è detto di Santa Costanza e no semplicemente Costanza.
6) Ed infine un’ultima osservazione sull’aspetto dell’immagine di questo monumento e sull’estremo disinteresse per esso da parte degli organizzatori del turismo locale e nazionale. E’ un vero peccato che le autorità ecclesiastiche romane, alle quali è affidata la custodia e la cura del “Mausoleo”, facciano di tutto per tenerlo in ombra.
Mi chiedo, quindi: Perché un vero gioiello dell’architettura e dell’arte antica viene trattato in tal modo?
Il motivo della sua degradazione, a mio avviso, è da ricercarsi nel fatto che esso è in rarissimo cimelio capace di documentare da solo gran parte della lunga metamorfosi a cui la curia romana sottopose tutte le basiliche e le strutture protocattoliche, risalenti in qualche modo all’imperatore Costantino.
Si noti bene che la lunga e meticolosa metamorfosi subita dalla dea Costanza, sia nei dati anagrafici e biografici riguardanti la sua persona che nei monumenti a lei dedicati, è molto simile a quella subita dagli altri personaggi imperiali, cioè da Costantino e da sua madre Elena, come abbiamo visto precedentemente, il che, collocato in un contesto più ampio e globale, assume maggior forza e più significativo valore.
E questo, come vedremo successivamente nel seguente trattao che dedicherò alla basilica di Santa Agnese in Via Nomentana in Roma, porterà un ulteriore contributo di chiarezza e non solo alla scoperta di una sconosciuta basilica dedicata ala culto della divina Costanza, ma anche anche alla storia delle altre basiliche protocattoliche sia nella città di Roma che di tante altre città.
Architettura Arte e Religione – di Angelo Scarpulla
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