Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 23 ottobre 2007

Siamo Pietre che squadrate possiamo dare forma alle Opere?

Cari Amici,
non possiamo non ricordare l’appena trascorso 20 settembre.
Il pensiero razionale e Liberale che contribuì in modo essenziale alla caduta del potere temporale dei Papi.
In realtà fu una vittoria anche per la Chiesa perché quella battaglia perduta le evitò di perdere la guerra, cosa che sarebbe certamente accaduta se potere temporale e potere spirituale avessero continuato a procedere di pari passo.
Ora però è del nostro Equinozio d’Autunno che vogliamo parlare.

Si narra come, in un’epoca lontanissima, l’asse terrestre fosse perpendicolare al piano dell’orbita che la Terra descrive intorno al Sole.
La durata del giorno era uguale a quella della notte e non c’erano stagioni.
Un cataclisma apocalittico spostò l’asse.
Oggi, infatti, dal più lontano ieri, l’asse terrestre è inclinato sul piano dell’orbita con un angolo di 66° 33’, con divario di durata tra il giorno e la notte e variazioni climatiche stagionali.
Sul piano dell’orbita abbiamo quindi 4 punti in opposizione che corrispondono ai 2 Solstizi e ai 2 Equinozi.
Oggi si chiude il Solstizio d’Estate e subito si apre l’Equinozio d’Autunno. Ricordiamo allora insieme le quattro date corrispondenti.
Il 21 marzo cade l’Equinozio di Primavera, il numero delle ore di luce è uguale alle ore di buio, ma la durata della luce comincia a prevalere sulla durata del buio. Questa crescita è sinonimo di Nascita.
Il 21 giugno coincide con il Solstizio d’Estate, è il giorno più lungo, la luce comincia a decrescere, ma è sempre più forte del buio. E’ un tempo di luce piena, è un tempo di Crescita.
Il 23 settembre, domani, che già è oggi, festeggiamo l’Equinozio d’Autunno, le ore di luce tornano ad essere uguali a quelle di buio, ma ora è il buio che comincia a prevalere sulla luce. Sembra un Declino.
Il 21 dicembre cade il Solstizio d’Inverno, è la notte più lunga, il buio comincia a cedere il suo tempo alla luce.
E’ l’incontro con la Morte, ma già stringiamo nel pugno la certezza della Rinascita.
Il periodo alle nostre spalle ha visto fermi i Lavori Massonici, ma è stato sempre in piena luce e, l’abbiamo detto, solo domani comincerà a lasciar predominare il buio. E’ stato quindi un periodo che ha consentito a ciascuno di noi la propria crescita individuale, un periodo di messi e di frutti, che ora attendono di essere consumati, di alimentarci nel corso dei nostri futuri Lavori.
L’Equinozio d’Autunno è, da un punto di vista spirituale, un passaggio importante, con la Natura che si addormenta noi guarderemo in noi stessi, senza timore, sereni per i doni accumulati, ansiosi di dividerli con tutti. Con i nostri Fratelli, ma anche con chiunque avvicineremo.
Fratelli, il mondo intero è un Tempio; questo nostro Tempio è l’intero mondo; ogni singolo Massone è il Tempio.
Troppi però non sanno né leggere né scrivere e spesso nemmeno compitare.
E’ necessario che ciascuno si adoperi lavorando soprattutto su sé stesso.
E’ il suo miglioramento, la sua stessa crescita che, unitamente a quella dei Fratelli, darà vita e sostanza ai nostri Templi, per contribuire alla costruzione del Tempio Universale.
Siamo tutti desiderosi di salire qualche gradino, ma: ...finché un gradino non è stato salito, il successivo rimane nascosto.
E i nostri Antichi Maestri ammoniscono: ...finché la Luce che ci è stata concessa non viene utilizzata, non si ottiene maggiore illuminazione.
E’ giusto ancora ricordare, Carissimi Fratelli, che la Massoneria è ed opera nel Mondo, ma non è di questo Mondo.
Ed ora vorrei rammentare la storia dei 3 scalpellini, che pure ho letto o sentito.
C’erano dunque 3 scalpellini che, nel corso dell’erezione di una Cattedrale, erano intenti al loro lavoro sulle grezze pietre.
Fu chiesto al primo: - cosa stai facendo?
Lui rispose: - mi sto guadagnando il pane.
Fu chiesto al secondo: - cosa stai facendo?
Lui rispose: - sto lavorando per mantenere la mia famiglia.
Fu chiesto al terzo: - cosa stai facendo?
Lui rispose: - sto costruendo una grande Cattedrale.
Tutti avevano giustamente risposto, ma solo l’ultimo aveva compreso che non si fatica solo per i giusti bisogni nostri e di chi amiamo, ma anche per una visione del futuro che appaghi la mente e lo spirito.
Ma ancora, aveva visto come il suo umile lavoro era un contributo necessario per la realizzazione della grande costruzione e aveva intuito che ogni lavoro, piccolo o grande che sia, ha pari dignità.
(Dai quaderni di Serenamete)

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