Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 13 gennaio 2008

Esercito Italiano. Ipotesi di una strategia Politica

Di Matteo Cornelius Sullivan

Da quando le Forze Armate italiane sono, finalmente, divenute professioniste, la nostra classe politica si è trovata molto più interessata a partecipare alle “missioni di pace”, ovvero operazioni militari atte a difendere interessi nazionali e internazionali, in cui si omette la parola guerra. Il percorso per giungere alle Forze Armate professioniste non è stato dei più semplici, non tanto per le posizioni di qualche conservatore miope che avrebbe voluto continuare le tradizioni della leva militare ma soprattutto perché la storia della Repubblica Italiana non è esente da tentativi di colpo di Stato, e questo la classe politica se lo ricorda. Dunque si può ipotizzare che da quando le Forze Armate sono professioniste, sono un potenziale pericolo per uno Stato che si è trovato più volte in pericolo di colpo di Stato, quindi la ragione delle missioni di pace, che vedono impiegate molte delle truppe migliori, potrebbe essere una strategia politica per allontanare un potenziale pericolo per la classe politica stessa; Difatti anche la sinistra, che ha vinto le passate elezioni politiche contestando l’ultima missione militare, si è guardata bene dal ritirare le truppe... e ha anche confermato tutte le missioni militari all’estero, che non sono solo quelle pubblicizzate dai mass-media, ma sono una miriade, sebbene la maggioranza siano formate da “contingenti” piuttosto piccoli. La notizia che gli Stati Uniti d’America intendano rinnovare le proprie testate nucleari nella Repubblica Italiana, è un’altra di quelle cose che è passata in sottotono... In passato, solo sapere che gli U.S.A. avevano delle bombe atomiche in un Paese, il nostro, che ha votato no all’energia nucleare, avrebbe fatto esplodere la rabbia del popolo.... ma oggi il popolo è sempre più succube della classe politica, quindi quello che non è più un segreto, perché è stato rivelato da fonti private, passa nell’indifferenza e la Repubblica Italiana rimane una “colonia” americana. Con questo non si intende assumere una posizione antiamericana ma evidenziare che, in una situazione di politica internazionale in cui il Patto di Varsavia non esiste più, le truppe ex sovietiche hanno fatto i bagagli andandosene dagli ex Paesi satelliti, mentre quelle americane no, e in cui ci dovrebbe essere un vero Esercito Europeo... il fatto che la Repubblica Italiana accetti nuove bombe atomiche “N.A.T.O.” (leggi politica coloniale U.S.A.), significa che le istituzioni repubblicane intendono confermare il proprio stato di sudditanza, cosa che forse li fa sentire più sicuri dalla potenziale minaccia dei militari nazionali. È ovvio che la “potenziale difesa” N.A.T.O. dei politici è illusoria, perché una ingerenza di un esercito straniero in affari interni, significherebbe discredito totale U.S.A.. Rimane lecito pensare che le istituzioni repubblicane adottino la strategia di mantenere in Patria un esercito straniero, mentre si manda all’estero quello nazionale, al fine di garantire la propria impopolare sopravvivenza. E tutto questo si può condire con recenti fatti che avrebbero potuto preludere alla rivelazione di alcuni nomi che erano pagati in funzione di spie da Paesi esteri, cioè traditori che ricoprono altissime cariche istituzionali... Non tutti sanno che sono migliaia gli italiani che hanno accettato, in tempi di guerra fredda, lo stipendio di spia americana della C.I.A., o dell’equivalente sovietico, solo che con la fine della guerra fredda, molti di loro hanno continuato ad operare....
Tratto da La Circolare Spigolosa.

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