BILANCIO
EUROPEO FRA RIGORE E…. MIOPIA ECONOMICA E POLITICA! Il Consiglio europeo ha varato il “budget di
crisi” 2014-2020
del Dott. Antonio Laurenzano
Separati
in casa! Chiusi tra opposti egoismi nazionali, lontani da ogni
apertura verso un progetto unitario, i 27 Capi di Governo hanno
varato nei giorni scorsi il bilancio dell’austerità 2014-2020, il
primo della storia dell’Unione a subire tagli: gli impegni di spesa
scendono a 960 miliardi, con una variazione in meno rispetto al
settennato precedente pari al 3,5%.
Da
Bruxelles è arrivata una cartolina di un’Europa politicamente
piccola e miope. Un “bilancio rattrappito” attorno all’1% del
Pil (negli USA supera il 22%), firmato dai Paesi membri dell’Ue
che -riducendo la…taglia del bilancio comunitario- hanno preferito
considerare i contributi nazionali più un costo che un investimento.
Assurdo! In una economia recessiva, mentre il mondo per superare la
crisi investe, l’Europa taglia! Con buona pace della crescita e
della disoccupazione (12%)! Il futuro…può attendere.
Tre
i fronti in scontro: il Nord rigorista guidato da Gran Bretagna,
Germania, Olanda, Svezia e Danimarca che chiedeva più tagli e difesa
degli “sconti” alla contribuzione europea, il Sud con Francia,
Italia e Spagna che voleva salvare la spesa per i fondi agricoli, il
fronte dell’Est con Repubblica Ceca e Polonia che voleva salvare i
fondi di coesione. Alla fine è’ prevalsa l’insolita alleanza
anglo-francese, tutti… contenti: sono calate le spese nella
ricerca, nelle infrastrutture tra paesi e nelle reti dell’energia.
A decidere quantità e qualità delle spese e delle entrate dell’Ue
non è stato un coerente e lungimirante progetto di costruzione
europea ma la semplice e disordinata sommatoria di interessi
nazionali in campo. Ancora una volta, a disegnare la rotta da seguire
è stata la Germania “uber alles” di Angela Merkel sempre meno
sensibile al valore aggiunto offerto dalla dimensione europea e
sempre più convinta che….”nazionale è bello”! La storia da
quelle parti non ha insegnato nulla!....
Quello
che ha più colpito gli analisti europei nell’equazione del rigore
contabile è stata la miopia delle scelte: ritoccate al ribasso tutte
le rubriche di spesa mirate a rilanciare crescita e competitività,
in grado cioè di mettere l’industria europea al passo con la
concorrenza globale. Abbassate le leve dello sviluppo, azzerate le
aspettative di aumento della produzione e quindi della occupazione
nella errata convinzione che gli investimenti interni agli Stati
membri rendano di più rispetto a quelli made in Europa, perché più
efficaci e controllati. Peccato che sia sfuggito un…particolare: ci
vogliono economie di scala europee per ammortizzare al meglio i mega
investimenti necessari per porsi all’avanguardia della innovazione,
in un mondo globalizzato.
Per
riprendere il cammino della crescita occorre affiancare infatti al
rigore del bilancio, affidato ai singoli Stati membri, la
realizzazione di importanti investimenti coordinati a livello
comunitario in quei settori strategici per i quali “l’unione fa
la forza”: infrastrutture, tecnologia e ricerca. Solo così l’Ue
potrà recuperare sui mercati internazionali credibilità all’esterno
e coesione sociale al suo interno, mettendo il suo bilancio al
servizio della solidarietà e della sostenibilità.
Sul
bilancio 2014-2020 incombe ora la bocciatura del Parlamento europeo.
Sono compatte le quattro principali famiglie politiche che compongono
l’Assemblea di Strasburgo: popolari, socialisti, liberali e verdi
per le quali “il compromesso raggiunto dal Consiglio europeo non è
assolutamente all’altezza delle sfide che ci attendono. Necessita
un bilancio capace di sostenere la ripresa europea e contribuire a
superare l’attuale crisi economica e finanziaria attraverso
investimenti nella ricerca, nella formazione, nell’educazione e
nella politica di sviluppo”. Eloquente il giudizio di Hannes
Swoboda, capo dei socialisti: “Questo bilancio fa morire di fame
l’Europa!”
Dal
voto dell’Europarlamento di Strasburgo, previsto in maggio, la
risposta per scongiurare l’esercizio provvisorio (approvazione di
bilanci annuali) e quindi l’azzeramento dei grandi progetti di
sviluppo pluriennale che hanno bisogno di prospettive di ampio
respiro.
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