Circolo
Culturale Excalibur 1
SIGNORAGGIO
BANCARIO
L’origine
misteriosa del debito pubblico
di
Gianfredo Ruggiero
In
molti pensano che il debito pubblico sia il saldo negativo tra
entrate e uscite
del
bilancio statale causato da quei governi spendaccioni che negli
ultimi
decenni
ci hanno fatto vivere al di sopra delle nostre possibilità. Non è
così.
L’incapacità,
gli sprechi e le ruberie dei politici contribuiscono solo ad
alimentarlo. La causa è ben altra. All’origine del debito
pubblico, che ha generato nei conti dello Stato una voragine in
continuo aumento, vi è un meccanismo ben congeniato definito
“Signoraggio”. Un termine non a caso, come vedremo in seguito, di
estrazione medioevale. Partiamo dalla Banca d’Italia che non è la
Banca dello Stato Italiano, bensì unconsorzio di banche private(1).
Lo Stato è presente attraverso l’INPS e l’INAIL con un minuscolo
5,6%, questo per giustificare la definizione di Ente di Diritto
Pubblico. La Banca d’Italia - ora filiale della Banca
Centrale Europea, anch’essa privata(2) - svolge
sostanzialmente due compiti. Il primo è quello di organo di
controllo sull’operato degli Istituti di credito (in pratica le
banche controllano se stesse). Il secondo gli viene attribuito dallo
Stato che concede loro il diritto esclusivo di stampare banconote,
poi cedute al governo in cambio dei titoli di debito pubblico (BOT,
CCT, CTZ, ecc.). Queste “cambiali” sono a loro volta piazzate
dalle banche sui mercati finanziari internazionali a tassi stabiliti
dagli stessi mercati. In pratica l’entità del debito pubblico, da
cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i
governi bensì gli onnipotenti mercati. Ossia una dozzina di banche e
società finanziarie che attraverso potentissimi software, con un
clic del loro mouse fanno crollare intere economie al solo scopo di
incrementare a dismisura i loro guadagni e preparare il terreno per
il successivo indebitamento degli stati, e rattrista assistere al
timore reverenziale espresso nei loro confronti dai nostri politici
ed economisti.
Allo
Stato rimane la proprietà delle sole monete metalliche coniate dalla
Zecca, senza
interessi
e costi aggiuntivi, che valgono però solo il 2% della massa
monetaria
circolante.
Il meccanismo in sintesi è questo: la Banca d’Italia, che in
questo caso si comporta come una semplice tipografia, stampa una
banconota, ad esempio da 500 euro, il cui costo di produzione è di
circa 30 centesimi tra filigrana e inchiostro e la cede alla Stato,
non al costo di produzione maggiorato del suo guadagno, come logica
vorrebbe, IlCircolo Culturale Excalibur 2
bensì
al valore nominale della banconota stessa: 500 euro. E’ come se il
tipografo, cui
è
stata commissionata la stampa dei biglietti d’ingresso di un
cinema, si facesse
pagare
l’importo scritto sul biglietto.
Non
è finita: questo foglietto di carta colorata non è venduto allo
Stato, seppur ad un
prezzo
assurdo, bensì dato in affitto e, cosa ancora più scandalosa, senza
alcuna
possibilità
di riscatto. Lo Stato per tutta la sua esistenza pagherà alle banche
private
gli
interessi su delle monete che in teoria gli dovrebbero appartenere.
Riassumendo:
la nostra banconota da 500 euro (lo stesso vale per qualunque taglio)
alla
BCE è costata pochi centesimi di euro, mentre al popolo italiano
quel pezzetto di
carta
colorata senza alcun valore reale costa 500 euro più gli interessi
perenni. Un
gran
bell’affare, con c’è che dire…
Questa
è l’origine del debito pubblico su cui, volutamente, non vi è
alcuna
informazione
e dibattito.
La
sottostante tabella, riferita al periodo 1990/2008 e ricavata da dati
ISTAT(3), riporta i valori del debito pubblico e il relativo costo
degli interessi che lo Stato riconosce alle Banche attraverso
l’emissione dei titoli di stato.
Dati
in milioni di euro
Anno debito
consolidato (spese+
interessi) quota
di interessi sul
debito percentuale
degli interessi
sul debito
1990
667.848 70.837 10,6%
1991
755.011 157.373 20,8%
1992
849.920 255.666 30,1%
1993
959.713 361.045 37,6%
1994
1.069.415 461.104 43,1%
1995
1.151.489 570.995 49,6%
1996
1.213.508 686.429 56,6%
1997
1.238.170 783.964 63,3%
1998
1.254.386 873.456 69,6%
1999
1.282.062 947.844 73,9%
2000
1.300.341 1.024.072 78,8%
2001
1.358.333 1.102.737 81,2%
2002
1.368.512 1.176.565 86,0%
2003
1.393.495 1.246.003 89,4%
2004
1.444.604 1.312.749 90,9%
2005
1.512.779 1.379.632 91,2%
2006
1.582.009 1.447.500 91,5%
2007
1.598.971 1.525.210 95,4%
2008
1.663.353 1.605.543 96,5%
A
fine 2012, con il governo dei tecnici, il debito ha superato quota
2.000 miliardi di euro. Come
si può notare il debito pubblico, per effetto dell’anatocismo
(interessi sugli
interessi),
è costituito nella sua totalità da interessi in continua crescita
che il popolo
italiano
paga alle banche e agli speculatori finanziari (i cosiddetti mercati)
attraverso
l’incremento
della tassazione e la riduzione dei servizi sociali.
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Da
evidenziare inoltre che, sempre per l’effetto moltiplicatore degli
interessi, il debito
è
sempre aumentato a prescindere dai governi e dalle loro manovre
finanziarie, anche
di
quelle definite “lacrime e sangue”.
Se
lo Stato si riappropriasse del diritto di stampare moneta l’Italia
non avrebbe
debiti
e le risorse rese disponibili sarebbero impiegate esclusivamente
il benessere
del
popolo italiano. Dubito però che ciò possa avvenire, perlomeno
nell’attuale contesto politico dominato da partiti e politici
(praticamente tutti da destra a sinistra) accecati dal dogma del
libero mercato e, di conseguenza, proni agli interessi del sistema
bancario e speculativo di Wall Street.
Tornando
alla Banca d’Italia, gli immensi introiti che essa incamera
stampando
cartamoneta
in teoria li dovrebbe girare alla Stato italiano nella misura
oscillante tra il
70
e il 90%, in realtà rimangono a Bankitalia in quanto le banconote
emesse sono
iscritte
a bilancio al passivo, per cui i banchieri non versano allo Stato
italiano neppure un centesimo.
Le
monete emesse dalla Banca Centrale Europea, come del resto i dollari
stampati
dalla
privata Federal Reserve americana, sono - come detto - dei semplici
pezzi di
carta,
privi di alcun valore intrinseco. Questo perché dal 1971 l’America
ha abolito
l’obbligo
della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.
In
precedenza il valore effettivo della moneta era contenuto nella
moneta stessa (oro,
argento
e rame) successivamente, con l’avvento della moneta cartacea vi
era, per
ogni
banconota stampata, il corrispondente valore in oro custodito nei
caveau delle
banche
centrali.
Nel
1944 i grandi della terra decisero a Bretton Woods(4) che per le
transazioni
internazionali
il dollaro fosse l'unica moneta utilizzabile per i pagamenti fra
Paesi
aventi
valute diverse, il valore del dollaro fu a sua volta ancorato a
quello dell’oro
(sistema
aureo). Nixon accortosi che a Fort Knox di oro ve n’era rimasto ben
poco(5), il 15 agosto del 1971 a Camp David, annunciò, con decisione
unilaterale, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da
allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare
moneta anche se prive di controvalore (nelle nuove banconote,
infatti, non compare più la scritta "Pagabile a vista al
portatore", proprio perché non si attinge più alla riserva
aurea per creare moneta e, di conseguenza, non può essere convertita
in oro). In definitiva le Banche centrali emettono assegni a vuoto,
cioè titoli privi di copertura, che però noi accettiamo come buoni.
Come dicevamo la definizione di signoraggio ha origini medioevali. A
quei tempi, quando era ancora in vigore il baratto per i piccoli
scambi, chi possedeva del metallo prezioso per attribuirne un valore
ufficiale, spendibile come moneta, poteva portarlo presso la corte
del Signore dove veniva impressa l’effige del sovrano in cambio di
una percentuale sul valore della moneta. Da qui la definizione di
signoraggio a cui in tempi recenti è stato aggiunto il termine
bancario, per indicare che il beneficiario di questa graziosa
concessione non è più il principe medioevale, ma la moderna banca.
La differenza è che allora chi batteva moneta lo facevo su oro e
argento e il beneficiario era lo Stato, oggi chi batte moneta (le
banche) lo fa su semplici foglietti di carta colorata senza alcun
controvalore effettivo e i beneficiari sono le banche stesse. In
definitiva le banche creano denaro dal nulla, oltretutto senza alcun
costo di produzione essendo il 98% della massa monetaria circolante
di tipo scritturale (vale a dire virtuale come assegni, bancomat,
carta di credito etc.).
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Questo
perverso meccanismo che indebita i popoli e arricchisce i banchieri
inizia a
perfezionarsi
in Inghilterra nel lontano 1694 con la nascita della privata Bank of
England,
la prima autorizzata dal governo a battere moneta da prestare a
interesse al
governo
stesso. Karl Marx nel suo celebre testo “Das Kapital” nel 1885
anticipò, con
queste
parole, la situazione attuale:
«Fin
dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali
non sono
state
che società di speculatori priva che si affiancavano ai governi e,
grazie ai
privilegi
o"enu , erano in grado di an cipare loro denaro. Quindi
l’accumularsi del
debito
pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle
azioni di queste banche…».
Emblematica
è anche la frase detta nel 1773 dal capostipite della nota famiglia
di
banchieri
tedeschi A.M. Rothschild:
«la
nostra poli ca è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo
conferenze di pace, in modo che nessuna delle par in confli"o
possa avere benefici. Le guerre devono essere dire"e in modo
tale che entrambi gli schieramen sprofondino sempre più nel loro
debito e quindi, sempre di più so"o il nostro potere».
Ancora
più esplicito, con una punta di cinismo, è Henry Ford, il fondatore
dell’omonima casa automobilistica americana:
«è
un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro
sistema bancario e monetario perché, se accadesse, credo che
scoppierebbe una rivoluzione prima di domani ma-na».
Venendo
ai giorni nostri lapidaria è l’affermazione del premio Nobel per
l’economia
Maurice
Allais che nel 1988 disse:
«l’a"uale
creazione di denaro creata ex nihilo (dal nulla) dal sistema bancario
è
iden
ca alla creazione di moneta da parte dei falsari, i risulta sono gli
stessi. La sola
differenza
è che sono diversi coloro che ne traggono profi"o».
Chi
ha tentato di interrompere questo perverso meccanismo che concede al
mondo
finanziario
un potere enorme, ben maggiore di quello che possiamo immaginare, ha
fatto
una brutta fine. I presidenti americani che hanno iniziato o
annunciato di voler
stampare
cartamoneta di Stato sono morti assassinati. Nazioni come Italia e
Germania
che
negli anni trenta hanno visto esplodere la loro economia
riappropriandosi della
sovranità
monetaria nazionalizzando o ponendo sotto il controllo statale le
rispettive
Banche
centrali, hanno dovuto vedersela con le potenze capitalistiche ben
felici di
porre
fine a questi pericolosi precedenti.
Chi
tocca il Signoraggio muore
Così
pare se pensiamo a quello che è accaduto a ben quattro Presidenti
degli USA:
Abramo
Lincoln, James Garfield, William McKinley e John Fitzgerald Kennedy.
Tutti, durante il loro mandato presidenziale, si proponevano di
cambiare il sistema
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Culturale Excalibur 5
monetario
americano estromettendo la Banca Centrale, la privata Federal Reserve
Bank,
dall’esclusiva emissione monetaria. I primi tre avevano cominciato
a pensarlo,
Kennedy
lo stava mettendo in atto. Tutti e quattro furono assassinati.
Il
4 giugno 1963, il presidente John Fitzgerald Kennedy firmò l'ordine
esecutivo
numero
11.110 che ridava al governo USA il potere di emettere moneta senza
passare
attraverso
la Federal Reserve. Il provvedimento conferiva al Ministero del
Tesoro
americano
il potere di stampare direttamente nuova moneta garantita
dall’argento
depositato
nelle casseforti del Tesoro. In totale furono emessi oltre 4 miliardi
di dollari.
Kennedy
stava per mettere fuori gioco la Federal Reserve Bank quando, il 22
Novembre
dello stesso a Dallas, fu assassinato. Cinque mesi dopo finì
l’emissione della moneta di stato e le “banconote Kennedy”
ritirate. Una coincidenza? Può darsi. Io sono restio a dare credito
alle teorie complottistiche in questo caso però, vista la posta in
gioco, il dubbio rimane.
Anche
l’Italia tentò in tempi recenti di riappropriarsi della sovranità
monetaria
emettendo
direttamente banconote senza passare dalla Banca d’Italia, ne è
prova
l’emissione
delle 500 lire di carta che si affiancarono alle 500 lire d’argento.
Anche in
questo
caso la banconota di stato ebbe vita breve: stampata direttamente dal
Poligrafico
dello Stato fu ritirata dopo l’assassinio di Aldo Moro che ne aveva
autorizzata
l’emissione(6).
Come
le banche creano ulteriore denaro dal nulla
Altro
meccanismo che il sistema bancario si è inventato per creare
ulteriore denaro dal nulla su cui lucrare interessi e incassare
commissioni riguarda la cosiddetta “riserva frazionaria”.
Il
meccanismo è semplice: la somma depositata da un correntista, cui
viene
corrisposto
un interesse irrisorio, viene prestata più volte ad altrettanti
clienti a tassi
elevati,
contando sul fatto che non verranno mai richiesti in contanti tutti
insieme, ma
trasferiti
da banca a banca. Così di fatto quella somma s’incrementa a
dismisura.
La
banconota emessa dalla privata Federal Reserve e ceduta in affitto
allo
Stato
americano. La banconota emessa dello Stato USA senza costi aggiuntivi
e ritirata dopo l’assassinio di Kennedy. La banconota da 500 lire
di proprietà
dello
Stato Italiano.
La
banconota da 500 lire emessa dalla privata Banca d’Italia e
affittata alla
Stato
italiano.
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Culturale Excalibur 6
Vediamo
come. La riserva frazionaria corrisponde alla percentuale
(attualmente è il 2%) che a fronte di un versamento la banca è
obbligata a tenere disponibile sotto forma di contante o attività
facilmente svincolabili. Ad esempio, su un deposito di 100 euro, la
banca è tenuta per legge a bloccare come riserva 2 euro, i restanti
98 li può prestare. Questa somma, accreditata nella stessa o in
altra banca, può a sua volta essere nuovamente prestata trattenendo
il solito 2% e cosi via fino all’estinzione della somma di
partenza. Con questa progressione i 100 euro depositati sono prestati
fino a cinquanta volte e alla fine diventano, di fatto, 5.000 su cui
le banche realizzano interessi e incassano commissioni.
Tale
lucroso meccanismo (moltiplicatore monetario, come l’ha definito il
Nobel Paul
Samuelson)
è reso possibile dal fatto che i denari escono da una banca per
entrare in
un’altra,
se non addirittura nella stessa banca su un conto diverso. In pratica
rimango
sempre
all’interno del sistema bancario, un circuito chiuso in cui le
banche incassano
soldi
veri e prestano soldi virtuali.
Con
la prossima scomparsa della moneta fisica soppiantata dalla moneta
elettronica la
nostra
dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come
immenso sarà il
loro
potere.
Su
questi argomenti a livello politico non vi è alcuna informazione e
dibattito, neppure ora che siamo in piena campagna elettorale. Tutti
zitti, vuoi per ignoranza, vuoi per condivisione ideologica nessuno
ne parla(7). I politici si accapigliano sull’opportunità o meno di
eliminare l’IMU o di aumentare l’IVA quando basterebbe
riappropriarci della nostra sovranità monetaria per scrollarci di
dosso il pesante fardello del debito pubblico.
Con
rammarico non posso quindi che confermare il grande poeta economista
Ezra
Pound(8)
quando afferma che i politici sono “camerieri al servizio dei
banchieri”.
Gianfredo
Ruggiero, presidente del Circolo Culturale Excalibur - Varese
Note
(1)
I principali azionisti sono: Intesa San Paolo (30,3%), Unicredito
(15,7%), Banco di Sicilia (6,3%),
Assicurazioni
Generali (6,3%), Cassa di Risparmio di Bologna (6,2%), Banca Carige
(4%), Banca Nazionale del Lavoro (2,8%), Banca dei Monti dei Paschi
di Siena (2,5%), Fondiaria-SAI (1,3%), Allianz (1,3) ed altre banche
e società assicurative, tutte rigorosamente private.
(2)
Gli azionisti della BCE sono le banche centrali (private) europee tra
cui l’Italia con il 14,57%. Fatto paradossale è la presenza, tra i
maggiori azionisti (e beneficiari del signoraggio) con il 15,98%,
della Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’Euro, oltretutto
con una percentuale superiore di quella italiana. Ne fanno parte
altre due Nazioni estranee al sistema monetario europeo: Danimarca
con l’1,72% e la Svezia con il 2,66%.
Circolo
Culturale Excalibur 7
(3)
Fonte:
·
http://www.leprechaun.altervista.org/debito_pubblico_italiano.shtml
·
http:/ /www.cobraf.com/forum/coolpost.php?reply_id=123468613
·
http://www.portaldiritto.com/debito-pubblico-e-signoraggio-il-problema-delle-banchecentrali.
htm
(4)
Nel 1944, nell’ambito della conferenza di Bretton Woods (USA), i
ministri delle finanze delle future potenze vincitrici della seconda
guerra mondiale decisero le politiche da seguire in materia di
ricostruzione, finanza ed economia. Per la loro attuazione furono
fondate la Banca mondiale, (BIRS) e il Fondo monetario internazionale
(FMI). Al dollaro fu attribuito il ruolo di moneta di riferimento per
gli scambi internazionali. La conseguente emissione incontrollata di
moneta da parte degli USA, contestata inutilmente da Germania e
Francia, permise all’America di esportare la loro inflazione,
impoverendo così il resto del mondo. Gli accordi di
Bretton
Woods furono in seguito affossati da Nixon nel 1971 a causa
dell’enorme spesa pubblica, derivante dalla guerra del Vietnam, che
aveva assottigliato le riserve in oro americane. Anche in questa
circostanza l’America, a causa della sudditanza europea, ha
dimostrato di saper piegare le economie mondiali ai suoi esclusivi
interessi economici.
(5)
Nel 1970 l’OPEC, il cartello dei produttori di petrolio, non solo
aumentò il prezzo del greggio, ma pretese il pagamento in oro e non
in dollari. Gli Stati che avevano riserve in dollari cercarono di
cambiarli in oro, oro che si sarebbe dovuto trovare nei forzieri di
Fort Knox, ma scoprirono che la quantità di oro custodito negli USA
non corrispondeva minimamente alla massa monetaria stampata e messa
in circolazione dalla Banca centrale americana. Una stima effettuata
nel 1975 valutò in 200 mila tonnellate le riserve auree nel mondo,
mentre per coprire tutti i dollari circolanti ne sarebbero accorse 75
milioni di tonnellate, il che vuol dire che ogni moneta aveva una
copertura del suo valore pari allo 0,3% in oro, cioè carta straccia.
Salvatore
Tamburo, La Via Del Denaro, Nexus Edizioni, 2010.
(6)
La prima emissione fu normata con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 per
le 500 serie Aretusa. La seconda emissione fu regolata con il DPR
14-02-1974, per le 500 lire serie Mercurio.
(7)
Tra i pochi movimenti politici che hanno inserito nel proprio
programma elettorale la sovranità monetaria segnaliamo Casa Pound
Italia (al primo punto) e Forza Nuova. La sinistra, neppure quella
che si considera antagonista, su questo argomento è del tutto
assente.
(7)
Ezra Pound, non avendo commesso alcun reato, per il suo sostegno alla
Repubblica Sociale Italiana e per i suoi scritti contro l’usura
bancaria, alla fine della seconda guerra mondiale fu incarcerato
dagli americani in un manicomio criminale dopo essere stato esposto
per settimane in una gabbia all’aperto a Pisa alla maniera
medioevale, nonostante avesse 60 anni.
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