Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 1 febbraio 2016

LA TREGUA DI BERLINO


  
 Nel vertice Renzi-Merkel la volontà di Italia e Germania di difendere l’idea di Europa unita.
                                                    di  Antonio  Laurenzano
La quiete dopo la tempesta: “Non siamo d’accordo su tutto, ma siamo uniti”. Ribadita al recente vertice di Berlino tra Matteo Renzi e Angela Merkel la volontà di difendere l’idea di Europa unita e più forte. Dopo le inedite tensioni degli ultimi tempi con i forti accenti polemici del nostro premier sulla politica comunitaria, è prevalsa la necessità di un’intesa con la Germania e con la sua leader, al di là di significative divergenze su molti temi, in particolare quello economico legato alla flessibilità sui conti pubblici e quello spinoso delle migrazioni.
Un tema quest’ultimo che, con la sospensione in alcuni Paesi del Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione, rischia di sgretolare le fondamenta dell’Europa. La crisi dei profughi e dei tanti migranti che scappano giornalmente da guerre, violenze e povertà ha mutato totalmente lo scenario europeo mettendo a nudo impietosamente la mancanza di coordinamento, oltre che di guida da parte delle istituzioni comunitarie di Bruxelles  che, operando solo sulle dinamiche economiche e finanziarie dell’Unione, alimentano il populismo degli eruroscettici a caccia di facili consensi elettorali.
Un’Europa che non c’è. E il disordine sotto i cieli del Vecchio Continente è evidente: frontiere chiuse, muri e filo spinato a difesa dei confini nazionali. Un triste ritorno al passato e ai suoi tragici eventi che hanno segnato la storia del ventesimo secolo. E in questo quadro di grande incertezza Italia e Germania hanno interesse a preservare il sistema Schengen, seppure per motivi differenti. L’Italia, per evitare che chi arriva da noi sia costretto a rimanere, a causa della progressiva chiusura delle frontiere dei paesi confinanti. La Germania, per coerenza con la scelta politica dell’accoglienza dei profughi, una volta identificati al loro arrivo  in Europa.  Insieme, i due Paesi, a tutela di un’Europa solidale, potrebbero sollecitare la Commissione europea a rivedere il Trattato di Dublino e convincere i partner per una equa distribuzione dei profughi fra gli Stati membri e  proporre una polizia paneurpea per le frontiere esterne dell’Unione.
Un’Europa dunque da …. ridisegnare per essere più vicina agli interessi e ai bisogni dei cittadini. E fa bene Renzi ad alzare i toni e a puntare i piedi per rivendicare all’Italia, paese fondatore dell’Unione, un ruolo non marginale ma da protagonista ascoltata per un’Europa più equilibrata, affrancata dall’anacronistico direttorio franco-tedesco. Attenzione però a battere forte i pugni in Europa! Come hanno notato molti analisti, “per contare nell’Unione, non basata pubblicare editti, distribuire critiche, denunciare contraddizioni e conflitti d’interessi altrui”. Occorre una diversa politica per azzerare l’improvvisazione e la superficialità degli ultimi trent’anni perché non ha senso mettere sotto accusa leggi e accordi comunitari regolarmente approvati! Il protagonismo non si afferma con estemporanee dichiarazioni e attacchi alla governance europea. Non si può barattare il futuro dell’Europa per una manciata di voti!
 Più di parole e gesti, farciti di demagogia, sarebbe più utile approfondire le modifiche  dei Trattati Ue che l’Italia intende promuovere nel 2017 in occasione del 60° anniversario dello storico Trattato di Roma. Con l’ economa che stenta a riprendere, è destinato ad inasprirsi lo stato di crisi dell’eurozona che è alle origini delle tensioni ricorrenti nei rapporti tra Commissione europea e Paesi forti da un lato, e Paesi deboli dall’altro. Una crisi che sta nello stesso trattato istitutivo dell’Unione economica e monetaria: anche in assenza di un’Unione fiscale, e quindi di quella politica, si sperava che le regole definite a Maastricht e le loro successive modificazioni, in primis il “fiscal compact” con i vincoli sul debito pubblico, avrebbero consentito ai Paesi dell’eurozona una crescita forte ed equilibrata. Ma la crisi economica e finanziaria del 2008 ha confermato che senza una comune governance fiscale con meccanismi di mutualizzazione dei rischi e una banca centrale che funzioni come prestatore di ultima istanza ogni Paese risponde da solo dei propri debiti.  E per i Paesi più deboli, privati degli strumenti con cui, prima della moneta unica, affrontavano le crisi macroeconomiche (politica monetaria, svalutazioni competitive), il futuro economico sarà sempre più denso di incognite: aumenti dei tassi d’interesse, rarefazione del credito, arresto della crescita.
Italia e Germania, in un clima di ritrovata intesa fra …. soci fondatori, promuovano una strategia comune sul piano politico per risolvere il problema dello squilibrio economico nell’Unione per fermare in tempo fughe in avanti, con gravi pericoli per la tenuta democratica dell’Europa.    
              
   

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