Ordini Cavallereschi Crucesignati

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lunedì 25 agosto 2008

I RICORDI...DI VENANZIO TRAVERSA.

Il rischio che corre l’ironia è di trovare almeno un lettore o un ascoltatore incapace di capirla(Mark Twain)
IL MIO RICORDO DI ORONZO VALENTINI
STORICO DIRETTORE DELLA
"GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO"

Doveroso non meno commosso il mio ricordo di Oronzo Valentini, grande Direttore, uno dei miei Maestri in giornalismo. A lui devo molto della mia formazione ed attività professionale, di aver imparato cos'è e come si fa giornalismo, sempre, in ogni stagione della vita. Gli serbo profonda gratitudine per avermi dato fiducia. Credo di averla meritata, di aver corrisposto standogli accanto per circa quarant'anni (dieci nell'Ordine dei Giornalisti), coprendo con dedizione e costante impegno, con diligenza professionale i settori di cui volle mi occupassi. L'ho fatto dal 1953 nella storica sede di Piazza Roma, da collaboratore nelle pagine sportive del lunedì, sino al febbraio 1979 quando da Viale Scipione l'Africano fu rimosso con un golpe ben studiato al quale non furono estranei certi odierni laudatores..
Lo dico a chi non sa, a chi un giorno forse troverà questo ed altro nelle pagine di libri ancora tutti da scrivere. Da Oronzo Valentini, gli sono grato, non ho mai avuto e chiesto nulla che non fosse per ragioni di lavoro. L'unica mia promozione arrivò alla fine del 1979 quasi vent'anni dopo l' assunzione. Anche agli altri non ho chiesto mai nulla: per me, i miei figli, parenti o amici. Ne vado fiero perché posso e potrò parlare ad alta voce senza alcun timore, senza accuse di ingratitudine. Grazie Direttore per averti conosciuto e lavorato insieme. Il tuo ricordo, i preziosi insegnamenti, il tuo esempio li conserverò tra le cose a me più care.
Scusate, e chiudo. Da giornalista anziano, uno che non ha mai indossato anche altre divise, ho pensato che fosse gradito un breve ricordo con qualche riflessione. L'ho fatto una settimana fa con una lettera alla "Gazzetta". Ne attendo la pubblicazione. Non andrò a chiederne l'uscita nè a chiedere asilo non politico, giornalistico, ad altre testate. Mi basterà aver ricordato da questa mia piccola, personale tribuna, con alcune cose che andavano dette, il mio Maestro e Direttore.
La lettera inviata alla "Gazzetta".
Caro Direttore, consentimi una breve riflessione insieme al caro ricordo di Oronzo Valentini. Ritengo di poterla fare anche a nome di quei colleghi (alcuni non più tra noi) arrivati come me nel Giornale nei primissimi Anni Cinquanta, rimasti sempre fedeli alla testata. Giornalisti senza biglietti di andata e ritorno già in tasca, orgogliosi di essere cresciuti professionalmente, con Lui direttore, nella storica Redazione di Piazza Roma. Ti chiedo solo poche righe per richiamare alcuni singolari parallelismi d'una storia tutta vissuta dalle nostre parti. Storia anche amara, forse non piacerà, che non va nascosta sotto il tappeto delle ipocrisie in attesa che scenda per sempre il silenzio.
Maggio 1978 la fine terrena di Aldo Moro barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse. Meno d'un anno dopo il golpe di una minoranza insofferente e l'inattesa fine della Direzione e dell'attività professionale di Valentini. Da allora, per quindici anni sino a quando ho dovuto lasciare, nulla è stato più come prima. La corsa, tutta italiana, a saltare sul carro del vincitore. L'arrivederci di alcuni (già tornati) che lasciarono senza rimpianti diretti verso lidi più accoglienti e vantaggiosi. Le porte del Giornale sin troppo spalancate a chi seppe cogliere le occasioni e dove bussare. La faticosa risalita dei superstiti verso i precedenti livelli retributivi. L'emergere di certe nuove leve giunte con aria professorale da altre testate, da "scuole" diverse di formazione giornalistica. Chi continuò a servire il Giornale e chi se ne seppe anche servire. Spesso meriti e capacità professionali posposti a quelli esibiti da alcuni scarsodotati. Anche forme di "mobbing" (allora con altro nome) sulla pelle e sulla dignità di alcuni. Fatti e protagonisti che un giorno non potrà ignorare chi dovrà pur raccontare e scrivere la vera storia dal dopoguerra ai giorni nostri del giornalismo a Bari e in Puglia. Scusami, caro Direttore, se ho dato una piccola spolverata a qualche trascurata verità, di quelle che la dicono lunga sul nostro caro mondo della carta stampata. Un saluto e buon lavoro dal vecchio collega ed amico Venanzio Traversa

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