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mercoledì 11 gennaio 2012

ECONOMIA ,LA CRISI MONETARIA DELL'EUROPA

ECONOMIA LA CRISI ECONOMICA E MONETARIA DELL’EUROPA
“Unione di bilancio” per fermare il contagio dei debiti - “Regola aurea” del pareggio - Il problema del rilancio dell’economia - Lo “strappo della Gran Bretagna
di ANTONIO LAURENZANO
A venti anni da Maastricht, punto di partenza del progetto della moneta unica, l’Europa è divisa come allora, senza una governance politica, senza una bussola. Un’ Unione basata su una moneta comune ma con sovranità multiple. E questa fragilità istituzionale ha segnato l’ultimo vertice europeo di Bruxelles: sul tappeto la crisi del debito che da tempo scuote la zona euro.
Una crisi che parte da lontano, proprio da Maastricht, da quel Trattato firmato nella cittadina olandese che, a supporto di una moneta unica, non ha previsto una unica gestione del bilancio pubblico dei Paesi dell’eurozona. Politica monetaria e politica di bilancio sono legate a doppio filo: una finanza pubblica che accumuli deficit e debiti ingenera sfiducia, “infetta” la moneta, favorisce l’inflazione. La moneta unica può funzionare solo se anche il Paese è unico, se decisioni comuni presiedono sia alla gestione della moneta che alla gestione dei bilanci pubblici.
Nell’area dell’euro c’è una sola moneta e 17 politiche di bilancio non coordinate fra loro! La grande recessione economica ha fatto aumentare i deficit pubblici e ha messo a nudo il problema della moneta unica, orfana di una comune politica di bilancio espressione di una Unione politica con un’ azione di governo autonoma rispetto ai singoli Stati.
Meno sovranità e più comunità, dunque! In tale prospettiva, il Consiglio europeo di dicembre avrebbe dovuto ridisegnare l’assetto istituzionale fissato a Maastricht e recepito dal Trattato di Riforma di Lisbona del 2007. Ma, nonostante la gravità della crisi sempre più invasiva, ancora una volta è prevalsa la politica degli interessi nazionali, con una lettura miope della storia. Nessuna riforma dei Trattati, fortemente auspicata dai mercati, ma, a causa dell’opposizione della Gran Bretagna, un accordo intergovernativo fra i Paesi dell’Ue. E’ nata l’ “Europa a due velocità” per fare ordine nella finanza pubblica europea. Sono state definite una serie di misure per rafforzare la disciplina di bilancio, migliorare l’integrazione economica, potenziare gli aiuti finanziari generati per la crisi del debito.
E’ andata in scena da parte della … perfida Albione la politica del ricatto. Per accettare la riforma dei Trattati Londra, a difesa della City, ha chiesto l’unanimità per tutte le decisioni relative ai servizi finanziari, punto dolens dell’Ue. Una condizione inaccettabile. Tuttavia, lo “strappo” con la Gran Bretagna potrebbe rivelarsi un’occasione per rinvigorire la coesione tra i Paesi della moneta unica. Il processo di unificazione politica dell’Europa si è liberato forse di un fardello pesante che più volte ha impedito di volare verso gli Stati Uniti d’Europa….
Con l’obiettivo di rassicurare i mercati sulla solidità della zona euro è stato varato il “patto fiscale europeo” con la “regola aurea” del pareggio di bilancio da inscrivere nelle Costituzioni nazionali e la previsione di sanzioni in caso di deficit superiore al 3%. Un salto di qualità nel monitoraggio dei conti pubblici e nel controllo reciproco fra i Paesi della zona euro.
Resta l’amaro in bocca per un patto intergovernativo e non comunitario. Non è il trasferimento di sovranità dalla periferia al centro che la Germania avrebbe voluto per meglio controllare, attraverso istituzioni sovranazionali, le politiche dei singoli Stati membri, ma è pur sempre, attraverso la convergenza di bilancio, un passo in avanti verso il ”fiscal compact”, la fiscalità compatta auspicata dal Presidente della Bce, Mario Draghi. Un patto economico per i Paesi dell’area euro per “imbrigliare” tutti i suoi membri in una disciplina ferrea su risanamento dei conti pubblici e riforme strutturali e mettere quindi sotto tutela la zona euro dalle scorribande speculative dei mercati. Contrastata la speculazione, resta ora da affrontare il rilancio dell’economia in Europa. Una sfida che richiede una vera e coraggiosa leadership politica capace di coniugare il rigore con la crescita. L’anno che inizia segnerà il futuro dell’Europa.

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