Ordini Cavallereschi Crucesignati

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giovedì 21 giugno 2012

L'EUROPA A UN BIVIO STORICO


Dal summit di Bruxelles di fine mese le risposte alla crisi dell’euro. di ANTONIO LAURENZANO
Il giorno della verità si avvicina! Il 28 giugno, a Bruxelles, si conoscerà il destino dell’Europa. Il Consiglio Europeo, superando i bizantinismi del passato, dovrà dare risposte chiare alla crisi dell’euro. E’ a rischio il futuro del processo di integrazione comunitario. Occorrono segnali forti , espressione di un impegno solidale, per scongiurare la fine di un sogno, quello di un’Europa unita come la disegnarono i suoi Padri fondatori dopo i lutti e le rovine della seconda Guerra mondiale.
L’ Europa si trova davanti a un bivio di importanza storica: azzerare sessant’anni di vita comunitaria o rilanciare senza indugi un progetto grandioso, indispensabile per vincere la globalizzazione economica, finanziaria e politica. Nessuno oggi può permettersi il lusso di affondare l’euro e illudersi di uscirne indenni. Nemmeno la grande Germania che continua a esportare oltre il 60% nell’Unione e a detenervi il grosso dei suoi 6 mila miliardi di assets esteri!
La situazione in cui versa l’Europa evidenzia una profonda crisi politica. Le turbolenze finanziarie hanno messo a nudo le anomalie del sistema europeo: un sistema monetario comune privo di un unico quadro economico, fiscale, di bilancio, e soprattutto politico. Una moneta che non ha alle spalle una vera e propria banca centrale, di tipo federale, in grado di intervenire come prestatore di ultima istanza per salvaguardare in ogni situazione il valore e la solvibilità dei titoli governativi emessi. “Una moneta sintetica” prodotta dall’alchimia dei trattati europei, orfana di un’ Unione politica con un’ azione di governo autonoma rispetto ai singoli Stati.
Sono giunti al pettine i tanti nodi di una governance europea inesistente, di istituzioni comunitarie fragili, di interessi nazionali anacronistici. Si è perso troppo tempo nell’inseguire miseri compromessi intergovernativi perdendo di vista l’accelerazione del fenomeno della globalizzazione e il crescente iper-indebitamento di alcuni Paesi dell’eurozona che è alla base della crisi dell’euro.
La vera sfida attuale è “evitare che il presente uccida il futuro”! Il summit dei leader europei di fine giugno dovrà definire una road map dell’integrazione (unione politica): ricapitalizzare le banche, garantire i depositi bancari, trasferimento di quote maggiori di sorveglianza bancaria a livello europeo (unione bancaria), “mutualizzare” i debiti degli Stati membri attraverso una comune politica di bilancio (unione di bilancio), varare misure per la crescita e l’occupazione. O si trova la forza per una spinta all’integrazione federale o la crisi potrà essere fatale.
E la cessione di sovranità, dalla periferia al centro, è il vero tabù! I tatticismi di Berlino hanno una ragione ben precisa. La Germania di Angela Merkel, nella consapevolezza che lo sconquasso finanziario richiede una risposta politica e strutturale, ritiene che la “mutualizzazione” dei debiti pubblici o delle garanzie bancarie deve essere associata a un controllo sovranazionale da parte di istituzioni indipendenti. Meno sovranità e più comunità!
Berlino non intende cioè sobbarcarsi i debiti spagnoli o greci se il bilancio rimane prerogativa nazionale. In particolare, per la emissione di eurobond, le obbligazioni comunitarie sollecitate dagli altri partner, la cancelliera Merkel chiede garanzie concrete legate al processo di unione fiscale. Dopo il disastro ellenico, fatti e non parole!
La partita di Bruxelles si giocherà proprio su questo terreno. Il rilancio dell’integrazione europea, la costruzione dell’Unione politica, bancaria e di bilancio, funzionale alla crescita economica dell’Europa, passa attraverso la rinuncia di tasselli di sovranità nazionale sulle leve della spesa pubblica. E’ in gioco la sostenibilità del sistema europeo nel lungo periodo: maggiore coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche, riduzione dei disavanzi pubblici affinchè le generazioni future non siano costrette a pagare un prezzo molto elevato per la dissipatezza dei predecessori. La centralità delle istituzioni europee nel processo decisionale è fondamentale, ma la sua realizzazione sarà assicurata solo se gli Stati membri saranno in grado di esprimere finalmente quell’Unione politica tanto sperata. Ognuno dovrà fare la sua parte per dare all’Europa quel ruolo che le spetta nel concerto delle grandi potenze.
Il tempo delle parole è finito: dal summit di Bruxelles si attendono scelte coraggiose. Interrogativo di fondo: la politica europea saprà finalmente esprimere una leadership degna del passato?

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