L’EURO
E’ SALVO? Le
misure anticrisi votate dall’Eurogruppo a Bruxelles
di
Antonio Laurenzano
“C’è
la volontà comune di fare tutto ciò che è necessario per
salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico
europeo verso il traguardo di una vera e propria unione economica e
monetaria.” Nella dichiarazione del premier Mario Monti, al
termine dell’Eurogruppo di lunedi scorso, la chiave di lettura
dell’ intesa raggiunta a Bruxelles per salvare l’euro e dare
risposte ai mercati per il superamento di “una crisi che ha
evidenziato la vulnerabilità del sistema bancario in Europa, con
conseguenze per l’intera economia”. Un
sofferto accordo politico che, sulla scia delle decisioni prese in
occasione dell’ultimo Consiglio europeo, prevede aiuti alla Spagna
per la ricapitalizzazione delle sue banche da tempo in… apnea e,
soprattutto, lo scudo anti-spread attraverso l’intervento della
Banca centrale europea quale “agente” del fondo salva Stati per
l’acquisto dei bond dei Paesi sotto speculazione. Una proposta made
in Italy fortemente contestata dai “falchi del Nord”, Finlandia e
Olanda. E’
il primo passo in direzione di una reale integrazione. Le
speculazioni dei mercati legate ai debiti sovrani di alcuni Paesi
dell’Eurozona hanno messo a nudo i limiti strutturali del sistema
europeo: un sistema monetario comune privo di un unico quadro
economico, fiscale, di bilancio, e soprattutto politico. Alla base
della crisi c’è “una moneta sintetica” prodotta dall’alchimia
dei trattati europei, orfana di un’ Unione politica con un’
azione di governo autonoma rispetto ai singoli Stati. Nell’area
dell’euro c’è una sola moneta e 17 politiche di bilancio non
coordinate fra loro! Uno scenario in cui alcune migliaia di
speculatori finanziari, americani ed europei, e qualche agenzia di
rating hanno preso in ostaggio i governi in Europa. La
road map per uscire dalla crisi dovrà passare attraverso l’unione
politica costruita su basi federali, l’unione bancaria per la
centralizzazione della sorveglianza e la garanzia unica per i
depositi bancari, l’unione fiscale e di bilancio per
“mutualizzare” i debiti degli Stati membri e sconfiggere lo
spread. Ma il grande ostacolo è la cessione di sovranità, dalla
periferia al centro, per sconfiggere i tatticismi Berlino e abbattere
lo spread. Meno sovranità e più comunità, ma anche più
responsabilità! L’euro è una questione irreversibile, un punto di
non ritorno! Significativo l’articolo del settimanale
tedesco Der Spiegel “Uno sguardo sull’abisso”: “il
salvataggio dell’euro, anche a caro prezzo, appare come il minore
dei mali, in presenza del rischio dell’aumento della
disoccupazione, della contrazione dell’economia e, più in
generale, dell’azzeramento delle conquiste entrate nel patrimonio
del cittadino europeo: il mercato unico, la libera circolazione”. La
tempesta non è passata ! I mercati sono ancora in fibrillazione, la
speculazione è sempre in agguato. Non è più procrastinabile
l’Unione finanziaria con un’autorità di vigilanza che operi
sulle banche. E la BCE, con l’italiano Mario Draghi nella cabina di
comando, è deputata ad avere in futuro un ruolo di primaria
importanza. Sulla sfondo il problema di sempre, ricordato di recente
dal Presidente emerito Ciampi sulle colonne del Sole 24 Ore:
“l’Europa paga il conto di non avere una
Costituzione che fissi i principi ispiratori dell’Unione e le
regole di governo, la questione europea va ricondotta nel suo alveo
naturale che è quello politico!” E proprio su questo terreno si
giocherà il futuro dell’Europa. Occorrono segnali forti sul piano
politico-istituzionale per convincere I mercati a credere nella
capacità decisionale delle istituzioni comunitarie! Occorre cioè
recuperare lo spirito originario per dare all’Europa una “voce
unica”!
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