La politica monetaria della BCE e i suoi riflessi
nell’eurozona
di ANTONIO LAURENZANO
L’anno
che sta per terminare verrà ricordato per gli effetti che la crisi
del debito sovrano europeo ha avuto sull’euro e per il
significativo indebolimento dell’economia europea. Ma sarà
ricordato anche per le risposte date a questa sfida dalla Banca
Centrale Europea, dai governi nazionali e dall’Unione europea. Un
impegno corale per salvare la moneta unica dai rischi di un rovinoso
default.L’artificiale
tranquillità dei mercati antecedente la crisi aveva permesso in
Europa, per lungo tempo, politiche economiche sbagliate o
semplicemente incoraggiato l’inazione in paesi che avevano profondo
bisogno di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali. Con
l’esplodere della crisi le debolezze di questi paesi sono presto
emerse facendo allontanare gli investitori e aumentare gli spread
sovrani.Nell’area
dell’euro il denaro è circolato sempre meno a causa della
diffidenza fra banche di paesi diversi alimentata dal dubbio sulla
sopravvivenza dell’euro. I governi dei paesi più deboli hanno
risposto con politiche di consolidamento di bilancio aggravando però
le prospettive di crescita dell’economia. Il che ha riproposto il
problema di sempre circa la strada da seguire per ridurre il deficit
e il debito con le minori conseguenze negative sul prodotto interno
dei paesi. La recessione in atto ha indicato in modo univoco la
soluzione: riduzione della spesa corrente e non aumento
indiscriminato delle tasse! Per
….dare ossigeno a una stagnante economia a nulla son serviti i
tagli dei tassi d’interesse operati dalla BCE. Nessun beneficio
per imprese e famiglie a conferma che nel sistema dell’euro si è
verificata una grave frammentazione del mercato finanziario unico. I
costi del finanziamento bancario sono ancora molto diversi nei vari
paesi: l’accesso al mercato interbancario dell’eurozona è stato
di fatto precluso a numerose banche europee con ricadute negative sui
singoli mercati interni.Questa
frammentazione ha causato una “polverizzazione” della politica
monetaria unica. Per questo motivo, i paesi più esposti alla crisi
di fiducia non hanno beneficiato dei bassi tassi di interesse e
questa interruzione della trasmissione della politica monetaria
europea ha messo a repentaglio la capacita della stessa BCE di
assicurare la stabilità dei prezzi e di governare la moneta unica.In
questo clima di incertezza è maturata la decisione di intervenire
sul mercato secondario dei titoli di Stato. La Banca centrale è
diventata “agente” del Fondo salva Stati per l’acquisto dei
bond dei Paesi sotto speculazione: uno scudo anti-spread fortemente
contestato dai “falchi del Nord”, Finlandia e Olanda. Chiaro
l’intento di Francoforte: fugare i timori sul futuro dell’euro e
creare un meccanismo di sostegno credibile in grado di scongiurare
scenari catastrofici e ripristinare la trasmissione della politica
monetaria.
E’
stato fatto il primo passo in direzione di una reale integrazione. Le
speculazioni dei mercati legate ai debiti sovrani di alcuni Paesi
dell’Eurozona hanno messo a nudo i limiti strutturali del sistema
europeo: un sistema monetario comune privo di un unico quadro
economico, fiscale, di bilancio, e soprattutto politico. Alla base
della crisi c’è “una moneta sintetica” prodotta dall’alchimia
dei trattati europei, orfana di un’ Unione politica con un’
azione di governo autonoma rispetto ai singoli Stati. Nell’area
dell’euro c’è una sola moneta e 17 politiche di bilancio non
coordinate fra loro! Uno scenario in cui alcune migliaia di
speculatori finanziari, americani ed europei, e qualche agenzia di
rating hanno preso in ostaggio i governi in Europa.La
sfida attuale è “evitare che il presente uccida il futuro”!
Occorre presto definire una road map dell’integrazione politica,
partendo dall’unione bancaria (o finanziaria) perché va spezzato
il legame perverso fra la debolezza degli Stati sovrani e quella dei
sistemi bancari che è al centro della crisi dell’eurozona. E lo
“storico accordo” dell’Ecofin della scorsa settimana sulla
“supervigilanza” bancaria attribuita alla BCE va nella direzione
di una stabile unione economica e monetaria, con un' unica autorità
di risoluzione delle crisi e di gestione delle emergenze. E’ una
significativa risposta alle fughe in avanti della speculazione dei
mercati.
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