Il
destino della moneta unica priva di un comune quadro economico,
fiscale e di bilancio- Le responsabilità politiche di
Bruxelles e il ruolo della Bce nella vigilanza bancaria.
“La
bancarotta di Cipro e la sua uscita dall’euro, con imprevedibili
conseguenze per l’Eurozona, è stata fortunatamente evitata. Ma
abbiamo corso seri rischi….” Ha così commentato sulle colonne
del Sole 24 ore l’economista Alberto Quadrio Curzio la crisi
cipriota e il relativo salvataggio dell’Ue. Procedere a un
indiscriminato prelievo forzoso su tutti i depositi presso le banche
di Nicosia avrebbe generato una fuga dei capitali dai Paesi
traballanti, ponendo le basi di una sfiducia che alla lunga avrebbe
potuto dissanguare l’Europa. Un effetto domino disastroso.
Una
crisi che ha messo impietosamente a nudo i limiti strutturali del
sistema monetario europeo privo di un comune quadro economico,
fiscale e di bilancio. Un sistema all’interno del quale la crisi
del debito sovrano si salda pericolosamente con quella degli istituti
di credito che ne detengono i titoli. Tarda a concretizzarsi la nuova
governance rafforzata dell’euro, il rilancio della sua coesione e
credibilità. Resta inspiegabile come Cipro, noto Paese off-shore da
sempre, porto di approdo di capitali di provenienza illegale, sia
stato ammesso il 1° gennaio 2008 alla Eurozona senza un preventivo
monitoraggio dei suoi asset finanziari.
Il
caos cipriota sconta cioè l’inefficienza e i ritardi di una seria
politica economica europea: per finanziare un’economia minuscola
(0,2% del Pil totale) l’Europa brucia la sicurezza delle sue
garanzie sui depositi bancari, la certezza del diritto , tradisce la
fiducia dei suoi risparmiatori, sacrifica la libera circolazione dei
movimenti di capitali ma non trova ancora la forza di mettere fuori
legge dal mercato unico la concorrenza nella corsa al risparmio
altrui attraverso i differenziali di tassazione e rendimenti!
Misteri
di Bruxelles… Incompetenza al potere, improvvisazione diffusa!
Politici disattenti e tecnici … allo sbaraglio stanno trasformando
l’Europa in una “trappola mortale”. La colpa evidentemente non
è dell’idea di Europa e di chi con tenacia l’ha perseguita. La
costruzione europea resta un progetto straordinario, di rilevante
portata storica per il futuro del Vecchio Continente. Non è in
discussione l’integrazione politica dell’Europa, ma come essa
debba essere realizzata per tacitare un becero antieuropeismo. A
livello europeo è stata da tempo imboccata la strada sbagliata,
quella di un metodo intergovernativo inefficace.
Dalla
“trappola” si esce spingendo in avanti la costruzione dell’Europa
sul piano finanziario e fiscale, nella prospettiva dell’unità
politica. In una Unione con adeguata capacità fiscale, il livello
sovranazionale ha le risorse per stimolare le economie degli Stati
membri soffocate dalle misure di austerità che essi devono adottare
per contenere i propri debiti. In un’Unione politicamente integrata
le decisioni sono dell’Unione, non degli Stati più forti al suo
interno (Germania avvisata!).
La
crisi di Cipro, con il rischio di una deriva monetaria, ha dimostrato
quanto sia necessaria un’unione bancaria con la supervisione da
parte della Bce di Francoforte e con un meccanismo accentrato di
risoluzione delle crisi. Una maggiore integrazione finanziaria è
essenziale per rendere più forte l’Europa e più stabile l’euro,
soprattutto ora che la frammentazione dei mercati sta portando a una
divergenza nei costi di raccolta delle banche.
La
vigilanza unica, sotto l’egida della Bce, può aiutare a risolvere
due problemi di fondo: spezzare il legame perverso fra debito sovrano
e crisi delle banche (sarà il Fondo salva-Stati a ricapitalizzare
direttamente gli Istituti in difficoltà) e rimuovere l’ipoteca
della politica sulla supervisione delle banche (MPS docet!). Ma il
disegno di un’unione bancaria è tuttora ostaggio degli interessi
nazionali che lascia la moneta unica in balia degli speculatori e dei
mercati, con buona pace di chi sulle debolezze e sui dissesti
finanziari altrui rafforza la propria leadership economica e politica
in Europa.
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