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lunedì 17 febbraio 2014

EURO: DELUSIONE O SPERANZA? DOPO IL RIGORE LA CRESCITA E LO SVILUPPO.

di Antonio Laurenzano
La crisi finanziaria ed economica degli ultimi dodici mesi, generata dal blackout tra debiti sovrani e sistema bancario, ha evidenziato nell’area dell’euro una pericolosa asimmetria fra politica monetaria e politica economica. Le turbolenze finanziarie legate all’indebitamento di alcuni Paesi dell’Eurozona hanno messo a nudo i limiti strutturali del sistema europeo: un sistema monetario comune privo di un unico quadro economico, fiscale, di bilancio, e soprattutto politico.
Il problema dell’euro consiste nell’essere una moneta senza un governo, senza uno Stato, senza una banca in grado di intervenire come prestatore di ultima istanza per salvaguardare la solvibilità dei titoli governativi emessi. Una banderuola al vento. E’ il difetto di origine, l’anomalia di un’Europa unita sotto il segno della moneta, con la Banca centrale europea, unica istituzione federale, senza il sostegno di una vera politica economica comune e un coordinamento delle politiche fiscali e previdenziali. Manca cioè un Governo dell’economia europea espressione di una governance politica unitaria, capace di imporre agli Stati membri il rispetto degli equilibri dei conti pubblici e la realizzazione delle riforme strutturali interne previste dal Trattato di Maastricht
Una situazione di grande volatilità che rischia di azzerare il lungo e faticoso processo di integrazione monetaria del Vecchio Continente. La strada per disinnescare la crisi del debito sovrano e ridare fiducia a mercati e risparmiatori passa dunque attraverso un rilancio della costruzione politica dell’Europa. Una strada però che si presenta non facile a causa dei soliti particolarismi nazionali e delle resistenze tedesche.
Alla base della crisi c’è una moneta comune ma con sovranità multiple e debiti sovrani incontrollati! Nell’Eurozona una sola moneta ma … 18 politiche di bilancio non coordinate fra loro! Una situazione anomala che ha causato una grave frammentazione del mercato finanziario e la “polverizzazione” della politica monetaria con una pericolosa ricaduta sulla tenuta del sistema.
E il salvataggio dell’euro ha comportato politiche di austerità particolarmente “aggressive”. Un mix di rigore fiscale e finanziario imposto da Bruxelles per ricondurre i conti pubblici di taluni Paesi a una condizione di sostenibilità nel tempo. Ma che ha causato una recessione economica con caduta della produzione e dei livelli occupazionali. E per l’Italia, al di là di qualche debole segnale di ripresa, è forte il rischio “deflazione” che potrebbe aggravare la recessione in atto con la conseguente caduta dei prezzi e della redditività delle imprese.
Stop al rigore senza crescita e sviluppo! L’euro e l’Europa rischiano di diventare la bandiera dei risentimenti, dei disagi sociali, del populismo, della facile demagogia. L’Europa è vista come il feroce guardiano dei conti pubblici nazionali, il fautore di tasse e balzelli. Salvare l’euro è una questione irreversibile! In una economia globalizzata, l’euro è un punto di non ritorno! Nessuno oggi può permettersi il lusso di affondare la moneta unica e illudersi di uscirne indenni. Nemmeno la grande Germania che continua a esportare oltre il 60% nell’Unione e a detenervi il grosso dei suoi 6 mila miliardi di assets esteri! L’uscita dall’euro e un ritorno alla sovranità monetaria nazionale avrebbe forti probabilità di risolversi in una catastrofica dissoluzione di quasi tutto ciò che è stato costruito in oltre sessant’anni di integrazione europea. Per il nostro Paese, imprevedibili le conseguenze sul piano economico: disallineamento degli spread, insostenibilità del debito pubblico, esplosione dei costi energetici, illusione di maggiore export, inflazione a doppia cifra! L’Italia si ritroverebbe nelle condizioni di una … zattera alla deriva nel Mediterraneo, con gravi rischi per la coesione sociale e per la stessa democrazia.
La fine dell’euro sarebbe la fine dell’Europa! A pochi mesi dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, nella prospettiva del semestre a guida italiana, occorre ricondurre la questione europea nel suo alveo naturale che è quello politico. Un passaggio obbligato per mettere al riparo l’euro dagli atti di pirateria dei mercati e l’Europa da un becero qualunquismo!

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