Ordini Cavallereschi Crucesignati

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domenica 9 marzo 2014

CONSIDERAZIONI SUL VOLUME "AMO LA CACCA".

Il Direttore del blog dottor Pietro VITALE, presenta il volume dell'autore: Paolo De Santis
  "Tu implori il tuo Dio che ha creato il Tutto, l'universo, io imploro il mio che ha creato il Nulla.
Ma sono cose molto vicine" (Buddha)

"Il sorriso e la satira sono appannaggio esclusivo delle società di cultura liberale. In Italia di liberale non è rimasto nulla. La mia generazione se ne porterà nella tomba solo il ricordo"
(Indro Montanelli)
Amici, quando un non addetto ai lavori accetti, quasi sempre da un amico, di fargli una presentazione del suo lavoro letterario, non compie mai un'azione prudente.
Giacché egli ha sempre solo da perderci. Se si mostra freddo o sincero, se suona il clarinetto o il violino, è facile che perda l'amico. Se invece s'infuoca o fa finta d'infuocarsi e da fiato alle tronbe, è sicuro che perda la faccia. Scomoda del tutto è in particolare la mia situazione, perchè non sono un recensore di mestiere e non ho nemmeno alcuna dimestichezza col vasto universo della letteratura in versi.
A mio parere credo che Paolo De Santis, non abbia bisogno di presentazione. Nell'agone della poesia è già entrato in illo tempore, sin dalle sue primissime raccolte. AMO LA CACCA, Paolo per tutta la vita, come egli esprime, ha ricercato i valori dell'esistenza e il senso della vita...nell'uomo universale, nelle religioni in particolare del Dio unico, compreso il Grande Architetto dell'Universo, infine il senso nobile dell'uomo.
Il poeta insomma, si rivela ai lettori attraverso uno stile semplice, spontaneo e incisivo che gli consente di tradurre in versi ogni suo sentimento ed ogni suo estemporaneo pensiero, esprimono l'ansia interiore e l'amore per l'Uomo, il desiderio o il sogno di una serenità sempre cercata e a volte faticosamente raggiunta.
Lo spagnolo Ortega Y Gasset scrisse che il poeta comincia dove finisce l'uomo Io non mi sento affatto di scindere il mio amico Paolo poeta dal Paolo uomo, perché il poeta è il frutto della forza interiore dell'uomo, della sua rabbia e del suo soffrire, delle sue passioni e delle sue attese, della sua continua ricerca, parafrasando la *Lanterna di Diogene.
Questa sua quarta raccolta di poesie ha qualcosa di più intimo, anche se i temi ricalcano un po' quelli del passato, ma qui c'è meno compiacenza nel denudare i sentimenti e la realtà dei suoi molteplici aspetti: è come se prendesse in mano la sua anima, con i turbamenti, le malinconie, le esaltazioni, la rabbia, la felicità, la conoscienza e soprattutto: l'immaginazione. Il Dio occulto. Riflessioni spirutuali da vero iniziato...che ne facesse dono considerandola l'unica parte vera e profonda della sua vita.
Quindi poesie di interiorità e di malinconica consapevolezza, poesia crepuscolare percorsa dal brivido delle illusioni don chisciottesche e del mistero: l'odio e l'amore, la bellezza, la delusione, la nostalgia, la solitudine, la stella guida, Cristo non è risorto, la Maddalena, l'uomo è figlio unico, porgi l'altra guancia...addentrati in questo caleidoscopio panorama dell'animus, ne cogliamo la luce più suggestiva e più segreta.
Paolo ha un segreto desiderio la tentazione di fermare il tempo, egli vibra in quasi tutta la sua poesia, simile a un sottofondo musicale di magiche sirene...egli pensa: COMBATTERO' LA NOTTE...PER RAGGIUNGERE UN SOGNO...FERMERO' IL TEMPO...ALL'OMBRA DEL BOSCO...Ma la sua limitatezza umana gli fa soltanto filtrare, attraverso come un ARCOBALENO, attimi fuggenti del passato e, forse per questo...”invoca: voglio tornare alla vita...voglio rivivere l'amore della mamma, ritornare nel tuo grembo in tutta sicurezza e in posizione fetale, nelle notti di luna piena, palpiti, silenti, tremori”.
Paolo parte dall'inferno per librarsi nell'empireo del cielo piu alto, ma la musica che accompagna quest'ultima sua fatica non sgorga da tube celestiali, la musica che ne segna i passi...IL NUOVO TERRITORIO:Sì ho vissuto assai velocemente, travolto dagli impegni della vita, a spada tratta ho dovuto lottare perchè aggredito da vili predatori, che mi hanno impedito osservare il giusto senso dell'esistenza” in questo intermezzo egli si definisce un uomo ruspante.
Non sono purtroppo capace di tanto, ne, forse, il mio amico Paolo lo merita. Per cui devo acconciarmi all'onesta fatica di leggere, rileggere, riflettere e ancora scrivere. Spero di essere all'altezza. Il libro contiene una lirica poetica di assoluto valore certo. La costante ispirativa è un gioioso, pieno, insaziabile, *Dionisiaco amore per la vita. Che mi ha richiamato subito alla mente i grandi poeti di quella Grecia del V secolo a.C. detta pagana perchè, per sua fortuna, antecedente a quel cristianesimo che sul senso di colpa e sul rimorso delle coscienze avrebbe edificato le sue fortune.
Non per nulla nel leggerle e nel rileggerle m'è parso più volte di trovarvi *Saffo. Saffo esprime la pena e l'ansia per l'amore non sempre corrisposto e il penoso tormento che questo le dà.
Questa lirica assume la forma di una preghiera in cui, con il richiamo di un incontro precedente, cerca di coinvolgere la dea in suo favore ed ella pronta interviene in maniera diretta con la promessa che Saffo si aspetta.
Dicendo ciò non vorrei essere frainteso, ma trattandosi di Paolo penso che il pericolo non incorra..., ma uguali nei due poeti sono la concezione dell'amore, della soavità e della sofferenza che esso genera nel cuore umano, uguali l'assoluto attaccamento alla vita e il rammarico per la sua brevità. Con unica differenza che Saffo temeva la morte, mentre il mio amico mi pare che va sostenedo di esserne fatto una ragione: “la morte come per dirla con Goethe: la prima notte di quiete...
Nel suo ultimo libro ho trovato spendide: L'animo dei giovani è come uno specchio riflette ciò che gli adulti mostrano! Il senso della poesia; Ma i giovani ce l'hanno l'anima ed è anche pulita; L'orgoglio nazionale; Ubiquista-Facoltà di essere contemporaneamente presente in luoghi diversi, propria di Dio. ; Il ragazzo Down; La legge della piramide; Non c'è pena maggiore per chi vede dove gli altri non riescono a vedere, che non essere creduto da chi non vede; L'occulto Dio; Segmento; Carta assorbente; L'amore dei vecchi; L'odio e l'amore; La stella guida; (in questo meraviglioso racconto io aggiungo che il destino dell'uomo sta nel proprio carattere); L'ultimo tratto;Ingombrante; Il Cinquettio dell'asino cip cip-oo cip oo cip oo cip oo.


*SAFFO:
C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi sulla nera terra
la cosa più bella, io invece dico che è ciò che si ama» (vedi l'ultimo canto di Saffo (Giacomo Leopardi)
La poetica di Saffo s'incentra sulla passione e sull'amore per vari personaggi e per tutti i generi. .

*DIONISIO «Le baccanti cominciano ad agitare il tirso per i loro riti... l'eccitazione si era trasmessa all'intero bosco, alle belve: non c'era più niente di fermo, tutto si agitava in frenesia.»Questo dio rappresenta in particolare lo stato di natura dell'uomo, la sua parte primordiale, animale, selvaggia, istintiva, che resta presente anche nell'uomo più civilizzato, come una parte originaria insopprimibile, che può emergere ed esplodere in maniera violenta se viene repressa, anziché compresa ed incanalata correttamente. l Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità..
 
*DIOGENE LAERZIO:
Alessandro Magno trapassò a Babilonia. 300/400 a.C.Plutarco riferisce: «Alessandro andò da Diogene. Lo trovò sdraiato al sole. Diogene, all'udire tanta gente che veniva verso di lui, si sollevò un poco da terra e guardò in volto Alessandro; questi lo salutò affettuosamente e gli domandò se aveva bisogno di qualcosa, che potesse fare per lui. "Scostati un poco dal sole", rispose il filosofo»
Un giorno il filosofo Diogene, tenendo in mano una lampada accesa, passeggiava nel Foro di Atene. Gli si avvicinò un amico e lo interrogò sul perché avesse acceso una lanterna pur essendo pieno giorno: “Cerco l’uomo”, risponde il filosofo. Aveva i comportamenti di un cane e lui voleva che gli umani si comportassero come i cani: mangiano d'ovunque, non si preoccupano dove dormono o dove defecano e inoltre, sanno riconoscere gli amici e i nemici... Il cane dice sempre il vero mentre l'uomo arriva ad ingannare anche se stesso... Questa più o meno è la sua filosofia.

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