Dott. Pietro
VITALE (Storico, medievalista e scrittore)
direttore del blog international:
Ordini Cavallereschi Crucisegnati)
***
Aristotele
afferma:
"Nelle cose infatti in cui l'agire dipende da noi,
anche il non agire dipende da noi; e là dove siamo in grado di dire
no, possiamo anche dire sì. Sicché se il compiere un'azione bella
dipende da noi, dipenderà da noi anche non compiere un'azione brutta
... l'uomo è il principio e il padre dei suoi atti, come dei suoi
figli "e la scelta" è sempre accompagnata dalla ragione e
dal pensiero"
(Et. Nic., 111, 5, 111,3 b, 112 a 15-16)
Domanda:
Dott.
Laurenzano, tra
le varie, ci vuole spiegare che fine faranno le risorse finanziarie
sottratte ai consumi e quindi alle aziende, con una dannosa ricaduta
sull'economia attuale?
Con il tax-day di
fine anno versati dai contribuenti oltre 44 miliardi di euro - La
pressione fiscale ha raggiunto il 44% - Il “federalismo fiscale”
- I rilievi della Corte della dei Conti - La Legge di stabilità 2015
–
Le rispondo subito, Dott. VITALE. Per
il Fisco un fine anno con botto. Poco da festeggiare invece per il
contribuente sempre più vessato a causa di conti pubblici in …
profondo rosso per l’allegra finanza dei decenni passati. In
dicembre il contribuente ha dovuto fare i conti con un tour de force
di pagamenti, con una interminabile fila di scadenze, con
un’intrigata matassa di norme (non sempre chiare)e adempimenti
(tortuosi) che hanno sfiorato quota 200 come segnalato dalla stessa
Agenzia delle Entrate. La semplificazione è servita!... Fra acconti
di imposte (dirette e indirette) e tributi locali (IMU e TASI),
secondo la Cgia di Mestre, per il Fisco un en plein di oltre 44
miliardi di euro. Risorse finanziarie sottratte ai consumi e quindi
alla produzione, con una pericolosa ricaduta sulla recessione
economica in atto.
Continuano
le acrobazie per famiglie e imprese alle prese con bilanci sempre più
difficili da chiudere. E il futuro, al di là dell’ottimismo di
facciata di Palazzo Chigi, è strettamente legato al PIL, e cioè a
previsioni di crescita che potrebbero rivelarsi errate con
conseguente intervento della Commissione europea che ha messo Italia
e Francia sotto “osservazione”. In primavera il “redde
rationem”. Con la Legge di stabilità 2015 il Governo ha in
programma riduzioni fiscali per circa 13 miliardi di euro che
potrebbero non servire in termini di pressione fiscale, se non
saranno infatti accompagnati da un contestuale aumento del PIL.
Ma
la ripresa economica è resa ancor più difficile da un sistema
fiscale poco orientato alla crescita, che non premia chi investe e
chi scommette sull’innovazione e sulla ricerca. Il tutto
appesantito da livelli di prelievo sempre più insostenibili, con una
pressione fiscale sul PIL che raggiunge ormai il 44% (cinque punti
sopra la media Ue), che supera il 50% se si esclude l’economia
sommersa e che, secondo le stime del Sole 24 Ore, totalizza un
prelievo reale sulle Pmi pari a 68 euro ogni 100 euro di utile!
Sullo
sfondo, resta il lento cammino della delega fiscale, a meno di cento
giorni dal termine per l’attuazione della legge delega. Non più
prorogabile infatti un fisco diverso perché l’attuale ordinamento
tributario, con il crescente prelievo fiscale (un aumento del 40,4%
tra il 1995 e il 2013), genera sfiducia nel difficile rapporto fra
Fisco e contribuente e… alimenta evasone ed elusione. Senza fine
il “gioco delle due tasche”: da una parte si dà e dall’altra
si prende, magari solo cambiando il nome del “balzello”. E se
un’imposta non produce il gettito previsto ne scatta subito
un’altra. Malumori generali per un’azione amministrativa che
stravolge le regole del gioco, violando lo Statuto del contribuente.
E
in questo braccio di ferro a rimetterci è proprio il malcapitato
contribuente. Lo ha rilevato la Corte dei Conti nel recente Rapporto
sulla finanza pubblica 2013, segnalando “una mancanza di
coordinamento fra prelievo centrale e locale”. Clamorosamente
disattesa la Legge 42 del 2009 sul “federalismo fiscale” che
fissava il principio dell’invarianza della pressione fiscale: se
aumentano le addizionali IRPEF locali deve diminuire l’aliquota
dell’IRPEF nazionale. Secondo la Corte dei Conti “non solo non si
trovano tracce di compensazione fra fisco centrale e locale ma, anzi,
di pari passo con l’attuazione del federalismo fiscale, si è
registrata una significativa accelerazione sia delle entrate
territoriali sia di quelle centrali.
Non
è questa la strada per l’affermazione dei principi di civiltà
giuridica con cui uno Stato moderno deve relazionarsi con i propri
cittadini. ll nuovo Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella
Orlandi, ha illustrato la sua visione di ruolo e compiti
dell’Amministrazione finanziaria: “controlli sì, lotta
all’evasione certamente, ma anche più fiducia reciproca, meno
incertezza legislativa per un dialogo con il contribuente che punti,
nella trasparenza e nel rispetto dei ruoli, all’affermazione di un
reale rapporto di collaborazione”. Una svolta radicale se alle
parole seguiranno poi i fatti …. Di Antonio
Laurenzano.
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