Ordini Cavallereschi Crucesignati

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martedì 6 gennaio 2015

L'INCUBO DELLE TASSE: FISCO PIGLIATUTTO!

Dott. Pietro VITALE (Storico, medievalista e scrittore)
direttore del blog international:
Ordini Cavallereschi Crucisegnati)
                                    ***                
 
  Aristotele afferma:
"Nelle cose infatti in cui l'agire dipende da noi, anche il non agire dipende da noi; e là dove siamo in grado di dire no, possiamo anche dire sì. Sicché se il compiere un'azione bella dipende da noi, dipenderà da noi anche non compiere un'azione brutta ... l'uomo è il principio e il padre dei suoi atti, come dei suoi figli "e la scelta" è sempre accompagnata dalla ragione e dal pensiero"
(Et. Nic., 111, 5, 111,3 b, 112 a 15-16)




 Domanda:

Dott. Laurenzano, tra le varie, ci vuole spiegare che fine faranno le risorse finanziarie sottratte ai consumi e quindi alle aziende, con una dannosa ricaduta sull'economia attuale?
Con il tax-day di fine anno versati dai contribuenti oltre 44 miliardi di euro - La pressione fiscale ha raggiunto il 44% - Il “federalismo fiscale” - I rilievi della Corte della dei Conti - La Legge di stabilità 2015 –
Le rispondo subito, Dott. VITALE. Per il Fisco un fine anno con botto. Poco da festeggiare invece per il contribuente sempre più vessato a causa di conti pubblici in … profondo rosso per l’allegra finanza dei decenni passati. In dicembre il contribuente ha dovuto fare i conti con un tour de force di pagamenti, con una interminabile fila di scadenze, con un’intrigata matassa di norme (non sempre chiare)e adempimenti (tortuosi) che hanno sfiorato quota 200 come segnalato dalla stessa Agenzia delle Entrate. La semplificazione è servita!... Fra acconti di imposte (dirette e indirette) e tributi locali (IMU e TASI), secondo la Cgia di Mestre, per il Fisco un en plein di oltre 44 miliardi di euro. Risorse finanziarie sottratte ai consumi e quindi alla produzione, con una pericolosa ricaduta sulla recessione economica in atto.
Continuano le acrobazie per famiglie e imprese alle prese con bilanci sempre più difficili da chiudere. E il futuro, al di là dell’ottimismo di facciata di Palazzo Chigi, è strettamente legato al PIL, e cioè a previsioni di crescita che potrebbero rivelarsi errate con conseguente intervento della Commissione europea che ha messo Italia e Francia sotto “osservazione”. In primavera il “redde rationem”. Con la Legge di stabilità 2015 il Governo ha in programma riduzioni fiscali per circa 13 miliardi di euro che potrebbero non servire in termini di pressione fiscale, se non saranno infatti accompagnati da un contestuale aumento del PIL.
Ma la ripresa economica è resa ancor più difficile da un sistema fiscale poco orientato alla crescita, che non premia chi investe e chi scommette sull’innovazione e sulla ricerca. Il tutto appesantito da livelli di prelievo sempre più insostenibili, con una pressione fiscale sul PIL che raggiunge ormai il 44% (cinque punti sopra la media Ue), che supera il 50% se si esclude l’economia sommersa e che, secondo le stime del Sole 24 Ore, totalizza un prelievo reale sulle Pmi pari a 68 euro ogni 100 euro di utile!
Sullo sfondo, resta il lento cammino della delega fiscale, a meno di cento giorni dal termine per l’attuazione della legge delega. Non più prorogabile infatti un fisco diverso perché l’attuale ordinamento tributario, con il crescente prelievo fiscale (un aumento del 40,4% tra il 1995 e il 2013), genera sfiducia nel difficile rapporto fra Fisco e contribuente e… alimenta evasone ed elusione. Senza fine il “gioco delle due tasche”: da una parte si dà e dall’altra si prende, magari solo cambiando il nome del “balzello”. E se un’imposta non produce il gettito previsto ne scatta subito un’altra. Malumori generali per un’azione amministrativa che stravolge le regole del gioco, violando lo Statuto del contribuente.
E in questo braccio di ferro a rimetterci è proprio il malcapitato contribuente. Lo ha rilevato la Corte dei Conti nel recente Rapporto sulla finanza pubblica 2013, segnalando “una mancanza di coordinamento fra prelievo centrale e locale”. Clamorosamente disattesa la Legge 42 del 2009 sul “federalismo fiscale” che fissava il principio dell’invarianza della pressione fiscale: se aumentano le addizionali IRPEF locali deve diminuire l’aliquota dell’IRPEF nazionale. Secondo la Corte dei Conti “non solo non si trovano tracce di compensazione fra fisco centrale e locale ma, anzi, di pari passo con l’attuazione del federalismo fiscale, si è registrata una significativa accelerazione sia delle entrate territoriali sia di quelle centrali.
Non è questa la strada per l’affermazione dei principi di civiltà giuridica con cui uno Stato moderno deve relazionarsi con i propri cittadini. ll nuovo Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha illustrato la sua visione di ruolo e compiti dell’Amministrazione finanziaria: “controlli sì, lotta all’evasione certamente, ma anche più fiducia reciproca, meno incertezza legislativa per un dialogo con il contribuente che punti, nella trasparenza e nel rispetto dei ruoli, all’affermazione di un reale rapporto di collaborazione”. Una svolta radicale se alle parole seguiranno poi i fatti …. Di Antonio Laurenzano.














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