Dott. Pietro VITALE, storico-medievalista
giornalista e scrittore
Direteur de bolg internationale
La felicità dovrebbe essere l'unica condizione della vita;
dove la felicità è caduta, l'esistenza rimane un folle esperimento di lamenti.
(George SANTAYANA)
***
Se il Papa parlerà di Genocidio Armeno, sarà un passo molto
significativo..."
Intervista a p. Ruyssen, autore di una raccolta di documenti storici
sull'intervento della Santa Sede in favore del popolo armeno durante il
Genocidio di un secolo fa
Gli armeni lo indicano come Metz Yeghern, il “Grande Male”. È
un massacro iniziato un secolo fa, esattamente il 24 aprile 1915, nei confronti
del popolo armeno allora residente nei confini dell’Impero ottomano.
Nell’ambito della commemorazione di questo evento, che costò la vita a
centinaia di migliaia di persone, papa Francesco celebrerà una Messa a San
Pietro alle ore 10.00 di domenica prossima. Il gesto del Santo Padre si innesta
in un percorso storico di attenzione e solidarietà concreta della Chiesa
cattolica verso questa tragedia e le sue vittime. Percorso che inizia fin dai
primi mesi della persecuzione attuata dal Governo dei Giovani Turchi, come
testimonia padre Georges Ruyssen S.I., docente presso il Pontificio Istituto
Orientale, autore della monumentale opera di raccolta di documenti storici La
Santa Sede e i massacri degli armeni (ed. Orientalia Cristiana). ZENIT lo
ha intervistato prima della Messa del Santo Padre.
Padre Ruyssen,
a cosa è dovuto il Suo interesse per questo tema?
La mia formazione è di canonista, non sono dunque né uno storico né un
archivista. Pertanto il mio interesse per la questione del Genocidio Armeno
nasce per altri motivi. Risale al 2001, quando studiavo a Ginevra al Concilio
ecumenico delle Chiese. È lì che conobbi un diacono armeno ortodosso, oggi
sacerdote a Marsiglia, con il quale divenni amico rimanendoci in contatto
anche una volta tornato a Roma. Poi, nel 2007, trovando un momento in cui avevo
più tempo a disposizione, decisi di sviluppare questo mio nuovo interesse
facendo qualche ricerca sui documenti della Santa Sede sul Genocidio Armeno. Mi
chiesi se esisteva già un’edizione che raccogliesse questi documenti. Domandai
allora a mons. Boghos Lévon Zékiyan (oggi arcieparca della Chiesa
cattolica-armena a Istanbul, ma allora non ancora vescovo), il quale mi rispose
che non era ancora uscito nulla in proposito.Questa risposta La
persuase ad occuparsene Lei?
Esatto. Allora andai all’Archivio segreto vaticano e iniziai a
raccogliere documenti su questo tema. Il fatto che non fossi uno storico o un
archivista mi penalizzò molto all’inizio, feci infatti diversi errori,
occupandomi per molto tempo di documenti che non erano inerenti. Ci volle del
tempo prima che assumessi le giuste competenze, ed ora conto di terminare
questo progetto editoriale (che consta di 7 volumi) entro il dicembre 2015, che
è l’anno del centenario del Genocidio Armeno. Dalla Sua raccolta si
evince che le persecuzioni turche verso gli armeni possono suddividersi in due
diverse fasi…Nei primi due volumi mi occupo dei cosiddetti massacri
hamidiani (1894-96), in cui perirono centinaia di migliaia di persone in
diverse regioni dell’Impero ottomano. Nella seconda parte, che è più
sostanziale abbracciando cinque volumi del mio progetto, si va dai pogrom del
1908 e del 1909 al Genocidio del 1915. Anzi, in realtà i documenti raccolti
(presso l’Archivio segreto vaticano, la Congregazione per le Chiese orientali e
l’Archivio storico della Segreteria di Stato vaticana) arrivano fino al 1930,
poiché le lettere e le testimonianze su questo tema proseguono oltre la fine
delle atrocità. Mi piace pensare al mio lavoro come a un tassello di un grande
puzzle: personalmente mi sono occupato dei documenti vaticani, altri si sono
occupati dei documenti, ad esempio, del ministero degli Esteri della Francia,
degli Stati Uniti, dell’Italia, etc… Se si mettono insieme questi lavori, si ha
un quadro completo del contesto diplomatico intorno al Genocidio Armeno…
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